della piazza e del calendario

20/05/07

Parto da un mio vecchissimo articolo (lo trovate qui) che ha ritrovato per me una persona che mi stima molto (ipse dixit, però mentre me lo diceva puzzava di vino, tant'è...). Un articolo vecchio di 4-5 anni e di cui io stesso avevo perso memoria però, come dissi quando iniziai, qui è tutto autocelebrativo, come ogni blog.

Parto da quell'articolo in realtà per dire tutt'altro e parlare di due concetti.

Il primo è quello della piazza. La Piazza, doveroso metterla maiuscola, è un luogo urbano. Non tanto uno spazio, né un concetto architettonico-urbanistico, quanto quello di luogo. Dove vai e vedi di tutto e da tutti sei visto. Il forestiero che entra in città se ne rende conto quando, passate le mura, si ritrova nella prima Piazza, non nella prima strada. La strada è movimento, la piazza è luogo di arrivo/di partenza. La Piazza, se la frequenti, significa che sei democratico. Tutti ti vedono, incontri, parli, sai e loro sanno, dici e vedono, comprendi e sei frainteso come in ogni migliore piazza [ormai non capisco più se scriverlo maiuscolo o minuscolo, tant'è...]. In Piazza bisogna andare e significa che si fa politica, che vuol dire occuparsi della polis e l'agorà è piazza, così come lo è il mercato, solo le religioni tendono a rinchiudersi in luoghi chiusi e raramente scendono in piazza. Nella piazza si vive, si svolge una vita a cui i milanesi sono poco abituati: sotto la Madonnina credo sia rimasta solo una piazza come dico io che è quella di San Lorenzo. La Piazza più bella del mondo è, SENZA DUBBIO, Santo Stefano a Bologna. Ma senza ombra di dubbio. La Piazza conosce la ciclicità del giorno e della notte, delle stagioni. Vi si sedimentano archtietture secolo dopo secolo.

La ciclicità del calendario è, invece, uno dei misteri più incredibili della vita. Il calendario è sempre o stesso e sempre cambia. Pensate al Natale, quando anno dopo anno ti ritrovi a pranzo/cena coi parenti. E ogni anno ti aggiorni, ti aggiornano di storie, di scuole che avanzano anno dopo anno "ma come sei cresciuto" "ti sei fatta proprio bella" "ma sei già all'università??? mi ricordo che eri alto così" "sembra ieri che ti sei sposato". E gli anni passano e il Natale arriva tutte le volte, inesorabile.

E quindi ieri ero in una Piazza per una ricorrenza da Calendario. E si intersecano in una volta storie vecchie e vecchissime e persone che non immaginavi le ritrovi nella stessa piazza con persone che invece immaginavi benissimo. E il Calendario è sempre lo stesso e la Piazza sempre quella e gli anni passano e tutto sommato te l'aspettavi e tutto sommato non ci avresti creduto. E insomma, so che non sto rispettando le regole di grammatica italiana ma non sono io che insegnerò quella disciplina. E insomma, tutto questo riassume in un solo passaggio due concetti altissimi, affascinanti bellissimi: la piazza ed il calendario.

Due concetti che resteranno, rispettivamente, nello spazio e nel tempo arricchendo lo spazio-tempo di significazioni umane perché, di questo ne sono sicuro, è il senso quello che fa la differenza.




Dico una preghierina e chiedo clemenza al mio gestore di telefonia, ma oggi mi sento vodafone.

1 commenti:

Anonimo 21 maggio 2007 alle ore 22:28  

Già, sono bei concetti. Affrontati e riaffrontati. Li riaffronterei volentieri in qualche osteria dalle parti di S.Stefano.

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