chiusura d'anno

31/12/08

Riprendo i due post di un anno fa, con l'augurio di S. Stefano 2007 e con l'aforisma con cui chiusi il 2007.

"L'abito non fa il monaco... però intanto i monaci usano tutti lo stesso abito per farsi riconoscere".

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a proposito di Povia e gli omosessuali

E' da tempo che seguo la polemica e questa intervista mi offre il pretesto per scriverne, cercando di districarmi tra pregiudizi e facili banalizzazioni. Senza pretendere di disegnare un quadro completo, ecco alcune osservazioni puntuali:
- trovo sbagliato che l'ArciGay (e in generale i Gay) monti la polemica senza ancora sapere il testo della canzone. Come dice Povia, sembra veramente di toccare un tasto intoccabile, che appena pronunci il tema subito sei attaccato, da destra o sinistra a seconda di dove sei collocato. Si tratta di un segno di immaturità culturale, un provincialismo per cui si attacca Povia solo perché parla del tema, quando invece bisognerebbe sentire cosa dice sul tema. Se si fosse maturi, si saprebbe replicare alle critiche, al contrario qui lo stanno aggredendo negandogli la libertà di parola. Mi pongo come Voltaire dicendo che difendo il diritto di parola (di canto) di Povia, sebbene dichiari apertamente di non condividerne le idee (ma le canzoni mi piacciono).
- come per l'immigrazione, sono convinto che l'omosessualità sia un fenomeno ormai complesso e sufficientemente consolidato per cui non lo si può ridurre a una sola categoria. Non si possono generalizzare i giudizi sugli omosessuali in una sola categoria, sono un fenomeno con tali differenziazioni e articolazioni per cui la categoria "gay" è ormai un'etichetta generica, valida per sotto-categorie sociali diverse tra loro. Sarebbe come dire "tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni", la risposta è no perché c'è gente che lavora (come ci sono gay assolutamente irreprensibili e di alta qualità), così come ci sono i fannulloni (gay su cui il giudizio diventa più severo). In altre parole, gay non è più una qualità/difetto, ma una caratteristica neutra ed il giudizio sulle persone non deve dipendere dall'orientamento sessuale, come d'altronde ci sono uomini e donne su cui ho giudizi positivi, altri negativi eccetera.
- Povia, in quanto cantante, ha una responsabilità sociale. Nel cantare al pubblico si trasmettono dei valori, bisogna averne consapevolezza. La sua partecipazione al Family Day, il suo comunque essere sostenuto da movimenti come CL (che gli piaccia o no) gli assegna una certa responsabilità nel momento in cui fa quel mestiere. E' una responsabilità con cui deve confrontarsi. Credo abbia risposto con senno alla polemica (leggendo quell'intervista mi sembra intelligente quello che dice), ma non può esimersi dall'affrontare la responsabilità che deriva dal ruolo di cantante-artista che ha scelto.
Detti questi punti, non credo di aver tracciato un quadro completo, ma solo fornire spunti di riflessione per cercare di disegnare questo quadro.

Sottolineo la mia tesi di fondo: la realtà omosessuale in Italia è più complessa ed articolata di quanto si pensi, non la si può ridurre a una semplice categoria per cui essere "pro" o "contro".

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In questa fine anno

Wluomoprotagonistadelrealityshownellapalude!

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il nodo del partitodemocratico

Dopo l'interessante discussione politica di ieri sera, ho focalizzato un (il?) nodo del PD.
Veltroni è stato investito del suo ruolo in maniera sostanzialmente plebiscitaria (non dimentichiamo che il ruolo di Presidente resta vacante...), il problema è che cerca di imporre il suo controllo gerarchico al Partito, sostenendo i suoi candidati in tutte le posizioni chiave e cercando di far fuori chi potrebbe fargli le scarpe o, comunque, potrebbe rappresentare una forza centrifuga in un momento difficile del partito.
Dall'altra parte si gioca ora a essere "più veltroniani del Walter", ora si malsopportano le sue decisioni, anche perché (e questo è il nodo) Veltroni è stato eletto lui, non il suo entourage, non i suoi uomini. La sua elezione è personale, è stata la "sua" vittoria, non della sua corrente o della sua fazione. Quelle primarie hanno dato la vittoria solo a lui, alla sua linea, ma non ai suoi uomini i quali dovrebbero conquistarsi la fiducia sul campo e non sulla base della loro appartenenza alla linea. Fedeli alla linea, ma poco concreti.
La scelta di Veltroni è dettata dalla paura di forze centrifughe, di un partito di marmellata o, peggio, dell'emergere di incontrollati potentati locali basati su clientelarismi ingestibili da Roma. Milano ne è il caso più evidente: non contano i continui fallimenti, conta che il partito sia in linea con la linea nazionale (quale sia questa linea poi non mi è chiaro, ma diciamo che mi metto tra gli osservatori "distratti"). Conta che a Milano ci siano segretari i Mirabelli e i Majorino, non che si vincano le elezioni con un progetto serio per la città; che a Firenze non ci siano sbandamenti dalla linea ufficiale eccetera... Curioso il caso di Torino e del Piemonte dove il partito gode sia della forza dei risultati sia della protezione di Fassino, non ho mai capito quanto esplicita, per cui può crescere a patto che non invochi altri posti nazionali, nonostante ci siano ottimi amministratori-dirigenti politici.
La personalizzazione della leadership porta a questi effetti, la "deriva" di ForzaItalia è proprio questa: un partito-accozzaglia fatto di potentati locali (o settoriali) tenuti assieme da un sol uomo che ne garantisce che si spartiscano tutti la loro fetta di torta senza farsi dispetti l'un l'altro. Eppur funziona, perché nonostante le televisioni Berlusconi da solo non potrebbe arrivare dov'è.
Il modello federale di partito che il PD potrebbe (dovrebbe) scegliere di accettare, dall'alto, che i livelli locali abbiano autonomia, creino le loro coalizioni, strategie, dinamiche sotto regole superiori, ma non sotto leadership nazionali.

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passocarraio

Sono ripassato per quel passocarraio dove, dopo averla accompagnata, aspettavo il suo messaggino, quello giusto, quello decisivo della "giusta" buonanotte. Quel passocarraio dov'ero rimasto nela macchina fredda e buia e dove, invece, il messaggino arrivò ma non era quell giusto.
Mesto, ripartii verso casa.

Storie passate, col senno di poi il risultato non è stato negativo, anzi. Riguardavo quel piccolo scivolo urbano col portone maestoso dinnanzi, niente di particolare: la circonvallazione milanese. E poi ritrovarsi a bere una birra come niente fosse, anzi giustamente più forti dall'anno passato. E allora, si vada avanti così, senza rimpianti.

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dell'immigrazione

Di questo tema so obiettivamente poco, oltre al fatto che c'è e che è sempre di più. Quello che però ho capito e vorrei diffondere è che la categoria "immigrati" è ormai eccessivamente vaga, piaccia o no il fenomeno ha assunto dimensioni e sfaccettature tali per cui dire "immigrati" significa cose troppo diverse tra loro. E' un termine talmente vago da essere abbastanza insignificante a fronte di un fenomeno diversissimo, complicato e complesso, articolato e differenziato a livello difficili da ridurre alla sola categoria "immigrazione".
Se si iniziasse ad avere la consapevolezza che il fenomeno è così complesso e che non lo si può trattare come un tutt'uno, sono convinto che si farebbe un significativo passo avanti. Tutti.

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[senza titolo]

28/12/08

Su 'nu picculo fragmento chino sto a lavorarlolo nell'ifreddo inbierno, qui nega la joia della gnieve.

Ripienso alla mia Bicocca del tempo bello; ripienso al ponte ch'io attraversìa sovente, al viento et alla nuvola che errabonda mi accompagnìa in terra altra, altera, anglìa.

Gusto l'aroma del dopo-pasto et la tranquillitate del Domino dìa. Volgo il mio pensier alla terra del sole saliente, at le sue istrade strette et perigrose; volgo il pensier alla cittade de' due fiumi, at le sue luci et lo suo santuario et lo re qui regna sur la piazza de'la Bella Corte.

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Natale '08

24/12/08

Questo Natale di preghiera lo dedico a tutti i Migranti, perché se oggi è facile essere Milanesi a Londra, pensi a com'era cent'anni fa, a chi si spingeva a New York, Buenos Aires, Bruxelles e giù a Sidney e Auckland.

Penso a Noi popolo di Migranti per secoli che oggi fatichiamo ad accettare gli immigrati, quell'incapacità di dialogo con i nuovi arrivati che colpisce quella stessa gente che ieri, invece, accoglieva a Milano i popoli di quello che allora era Terzo Mondo, a quei popoli che ieri si chiamavano Veneti, Calabresi, Siciliani, Pugliesi e che oggi sono Albanesi, Curdi, Ucraini, Rumeni e popoli dell'Africa sub-Sahariana fino all'Ecuador ed allo Sri Lanka. In questo Natale, confido nella buona stella che salvi la Patria dei migranti da quel fascio-leghismo razzista strisciante percheé il Natale, nel suo senso Cristiano vero, non di identità razziale, è per tutti, è universale, è catholicos.

In quest'ottica, la figura che più mi affascina è quella di San Giuseppe, che accolse Maria gravida senza ripudiarla, accettanto la Volontà del Signore al di là delle maldicenze che si possono facilmente immaginare. Uomo buono, Giuseppe migrò per registrare la sua famiglia al censimento imperiale, accettò il figlio non suo, allevandolo a bottega come un buon padre ed accettandone la volontà. San Giuseppe è, forse, una figura tanto centrale quanto marginale nel Cristianesimo. Uomo buono anche in questo.

E quindi che questo Natale sia per i migranti, che la geografia è destino e abbandonare la propria terra non è mai facile, tornarvi ancora meno. Il Cardinale richiama la centralità del Dialogo, difficile prezioso lungo faticoso. Il Dialogo è la base della convivenza, la chiave di volta per cui la Geografia non diventa condanna, ma opportunità.

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il mio posto è (di) là

20/12/08

Alcuni segnali del rientro fanno capire qual è la direzione giusta da prendere.

Primo, torni e controlli se nella lunga assenza ti è arrivata posta, ma il dubbio è presto risolto perché ora non hai più manco la casella di posta: l'etichetta col tuo nome è stata strappata. Poi, i tuoi capi e colleghi ti accolgono a braccia aperte dicendo "bene che sei tornato, così ci dai una mano a far insediare la nuova collega nel tuo vecchio ufficio". Prima ci rimani un po' disorientato, poi vedi che la nuova collega si trova perfettamente a suo agio nella tua (ormai ex) scrivania. Infine, torni e finalmente rivedi quelle persone che a lungo hai sentito via Messenger, ti avevano pure chiamato prima per essere sicuri che ci fossi. E poi pare che senza la finestrella fatichino a riconoscerti.

Se tre indizi fanno una prova, allora forse meglio andarsene di là, cordialmente e senza polemica. Un di là dove sorridi ogni volta che ricevi una lettera nella tua casella (sperando che non sia né pubblicità né la banca...) o almeno una mail che abbia il .it alla fine, dove sei sorpreso di avere una camera accogliente dove poter dormire ogni sera in terra straniera e risvegliarti imparando a riconoscere la luce dalla finestra e dove ogni persona é un potenziale nuovo contatto con cui ridere o eventualmente non vedersi mai più.

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quadro chiaramente contro-intuitivo

19/12/08

Ci sto pensando da parecchio, ora il quadro mi appare tanto chiaro quanto contro-intuitivo. La mia riflessione ha inizio con un articoletto piccolo piccolo che aveva destato la mia curiosità: pare che a Seregno ci sia una parentopoli familistico-collusiva che denuncia il degrado della politica e della sua collusione con gli affari anche al Nord.
Poi, leggi bene l'articolo e scopri che con toni accusatori/censori vengono condannate poche briciole, ovvero che in un comune di (relativamente) poche anime (40.000, secondo quanto dice wikipedia) un consigliere comunale avrebbe piazzato una sorella nel CdA di una municipalizzata e che un assessore avrebbe messo il figlio nell'altra e un cugino nella terza, o qualcosa del genere. I dettagli vengono affogati nel clima accusatorio. Dimenticando che forse per Seregno di gente ce n'è poca, che in Comuni così piccoli alla fine sono un po' tutti imparentati, soprattutto tra le persone di cui ti fidi e che hanno voglia di stare in questi organi.

Mi spiego con due titoli di giornali:
- "Il Sindaco ha sistemato il suo amico nel CdA della municipalizzata X", oppure
- "Per avere un controllo più efficace, il Sindaco ha nominato nel CdA di X uno dei suoi più stretti collaboratori".
Che differenza c'è? Il fatto é lo stesso, la notizia cambia radicalmente: dall'amministratore virtuoso che sceglie con cura i suoi collaboratori, al politicante becero che sistema i suoi clientes. Tutti fatti senza nessuna rilevanza penale (per legge, un Sindaco effettua le nomine su persone di sua fiducia), ma dove un organo di stampa condanna, insinua dubbi morali e penali su decisioni politiche legittime.

Proseguo il ragionamento, potete andare a vedere i casi di Firenze, Napoli e gli altri che ora abbondano sui giornali e dovrete fare attenzione a capire che i reati di accusa, se ci sono, sono lontani dall'essere dimostrati. Una telefonata con un cognome discutibile basta a presentare l'ombra di una potenziale accusa giudiziaria che equivale a una condanna mediatica immediata. Due casi, per par condicio: Report, un anno fa, Milano (PdL), basta fare un affare con un signor Ligresti che sei connivente, mentre altri palazzinari (che fanno lo stesso gioco) van bene; Firenze, oggi, il Sindaco fa un progetto che non piace ad una parte politica coinvolgendo sempre questo Ligresti e quindi è da condannare lui e la sua morale, non che forse il progetto fa schifo (o comunque non è condiviso) a prescindere da chi lo firmi (detto questo, non mi interessa né il merito del progetto né effettivi risvolti giudiziari tutti da dimostrare e quant'altro...).

Mi sono chiesto come fosse possibile tutto ciò: perché tante giunte che vengono scoperte proprio ora? Perché questa coincidenza? Perché a Napoli quel che fa Romero è turbativa d'asta, a Milano c'è "sussidiarietà" tra la Regione e la Compagnia delle Opere? Attenzione che il sistema è lo stesso, la soglia dell'illegalità è per molti versi infinitesimale, potrebbe bastare un dettaglio o una leggerezza: ricordate le vicende del Dottor Poggi Longostrevi di un 10 anni fa? Uguali uguali a Romero oggi a Napoli, cambia solo il... contesto, il quadro di riferimento. Ecco cosa stavo dimenticando. Mi spiego.

Crisi economica feroce, gravissima, la disoccupazione imperversa nelle aziende, il Governo rischia tensioni sociali, per evitare di perdere il consenso attacca l'opposizione, delegittimandola e presentandosi come unica guida credibile, al di là di tutto (es. prometti al G20 una manovra dove spenderai 80mln e ne approvi una dove ne risparmierai 3,5). Controlla i mezzi di comunicazione, non tanto in termini diretti (pericoloso usarli ora in maniera troppo strumentale) piuttosto sa benissimo come usarli, sa quali micce accendere per scatenare questo tipo di dibattiti (es. Santoro e Travaglio funzionano benissimo). Il Governo sa di essere quello che detta l'agenda pubblica, ci marcia sapendo che l'opposizione è debole. E intanto l'opposizione si indebolisce ancora di più e il Governo distrae l'opinione pubblica, oltretutto rafforzandosi e facendo capire che è l'unico in grado di guidare il paese. Poi, poco importa che le accuse siano fondate, tanto nessuno legge le sentenze, basta una puntata di PortaaPorta e uno è un criminale, al limite alla fine si trova un qualche caprio espiatorio, un signor Malaussene di turno e si sistema tutto.

E' contro-intuitivo, ma a me inizia ad apparire chiaro. Machiavelli proponeva una guerra per distrarre l'opinione interna dalle carestie, qui siamo a un piano molto più raffinato.

PS a scanso di equivoci
Con questo, non voglio dire che non ci siano corrotti, che il malaffare e le illegalità non ci siano, ma solo spiegare perché si scoprano proprio ora e proprio ora abbiano tanto risalto.

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solo

17/12/08

Solo le donne, solo alcune di esse sanno portare il gravoso peso del mondo con la ragionevole certezza che sia in buone mani. Guai arrivano quando ci provano gli uomini. Solo le donne sanno portare il gravoso peso del mondo; solo le donne....

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veloce nota politica

16/12/08

In Abruzzo il risultato era scontato (certa la vittoria del PdL), ma se si guardano i numeri si capisce che bisogna fare molta attenzione.

Il crollo del PD e l'ascesa dell'IdV era per molti versi attesa e prevedibile, un segnale allarmante per i dirigenti nazionali che dovrebbero trovare maggiore slancio, sperando che questa sia la volta in cui hanno toccato il fondo. Che Di Pietro andasse bene era prevedibile, così come la sconfitta dopo le porcate fatte da Del Turco. Ma attenzione: il PdL ha avuto una vittoria molto più risicata del previsto.

Io mi aspettavo che, dopo tutto quel che è successo e la strategia iper-aggressiva di Berlusconi, Chiodi superasse facile facile il 60% (non è arrivato manco al 50%!), toccando percentuali degne di una piccola Lombardia o Sicilia. E' vero che sapevano di vincere, ma l'astensionismo ha colpito molto anche il PdL, che si sa che se non si vota per Berlusconi fa fatica a andare a votare. Si aggiunga che non si può dire che l'Abruzzo sia una regione "di Sinistra", in quanto Del Turco l'aveva appena strappata al centro-destra.

Credo che per questa ragione, il Governo non stia pompando troppo la vittoria abruzzese; lo sta facendo ma molto meno di quanto pensassi perché - credo - erano convinti di vincere molto più largamente, di ottenere quel plebiscito bulgaro che consacrasse il Governo nazionale. Ma quel plebiscito non c'è stato: sia chiaro che il PD non deve solo leccarsi le ferite, ma ricorrere al gesso e altre cure pesanti (molto pesanti...), ma forse come giustamente sottolineano su Repubblica, la crisi di fiducia è più trasversale di quanto si pensi ed è questo il vero risultato di queste elezioni.

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un rapido sguardo

15/12/08

Drogata dalle magie di Ibra e distratta dal tempo, sono assolutamente sorpreso di vedere un'Italia assolutamente ignara della gravità della crisi economica, affrontata con grave superficialità e preoccupante dilettantismo.
L'indicatore che mi fa affermare tutto ciò è che solo oggi (e comunque in maniera timida timida) il leader dell'opposizione inizia a incalzare il Governo su questi temi. Una metodologia grezza per capire la stato di una Democrazia è guardare il comportamento dell'opposizione, su cosa incalza il Governo al fine di cercare di costruire un consenso che la (ri?)porti al potere. Obama ha compiuto il suo miracolo elettorale incalzando il preceedente Governo su questo, Gordon Brown per cercare disperatamente di conservare il consenso lavora su questo. In Italia ci si affanna a sgomitare per vedere meglio le magie di Ibra o le treccine di Dinho. Altro indicatore sono le preoccupazioni di quella parte più "attenta" di opinione pubblica, capace di distinguere problemi più complessi.
In Italia trovo una superficialità che mi preoccupa. Dicono che a breve termine sia la Spagna quella che soffrirà di più a causa di un modello di sviluppo economico basato non sull'economia ma sullo sviluppo stesso (una crescita auto-alimentata dall'euforia di appartenere finalmente alla schiera dei grandi paesi avanzati, una crescita basata solo sull'apertura del suo nuovo mercato e non sulla generazione di risorse endogene). Ma subito dopo c'è un'Italia che viene paragonata all'Argentina d'Europa, i miei professori inglesi sono seriamente preoccupati perché tracimasse l'economia spagnola si potrebbe contenere, per l'Italia si teme il peggio. E lo dice gente che non deve cercare di portare voti a casa, non lo dice gente di un'opposizione flebile flebile.

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head

14/12/08

I turn my head on the right. I look forward. I scratch my beard, touch my hairs back. The artificial light make me nervous, but quiet in my soul. I'm riding a brown horse. Images...

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Ad'ma r'cord: Mi ricordo, sì io mi ricordo...

10/12/08

Mi ricordo la spiaggia d'inverno: il vento, il mare, Fellini che parla camminando tra quel che l'inverno lascia degli ombrelloni. Credo di non aver mai capito i Romagnoli, quelli veri, quelli di prima che arrivassero i milanesi ed il turismo, quelli di prima che la Romagna fosse un'agognata conquista stagionale, quelli di prima che si pensasse che i Romagnoli fossero solo dei "conquistadores".

Dei miei ricordi rispondo, a loro rispondo e se qualcun altro mi domanda di loro, fatico a non rispondere.

Non pretendo la ragione, pretendo solo di conservare e riconoscere la mia versione delle cose, accettando (e che sia accettata) la faziosità nel rispetto delle diverse versioni. Mi ricordo, sì io mi ricordo e mi chiedono come faccia a ricordarmi così bene, anche se ormai il tempo lo dobbiamo misurare in anni. Quella sera... quel caffè... quella discussione... Una dovizia di particolari che solo il mare, abituato ad avere a che fare con la sabbia, può curare. Tosto-tosto-pappamoscia, e da bambino giocavo con la sabbia sulla spiaggia, tornavo a casa e mia Nonna mi mostrava in TV il grande maestro Fellini. Non capivo e mi mangiavo la mia cotoletta. Ora ritorna il ricordo di quando mia Nonna apprese della morte di Fellini, il contegno di sangue emiliano in terra romagnola di fronte a un maestro che si spegne, a qualcuno che ha fatto film che le sono piaciuti tanto, che sono il segno della giovinezza di una nonna. Ma ho perso il conto di quanti anni siano passati da quando Fellini non c'è più, preferisco ricordarlo che parla mentre cammina tra gli ombrelloni sulla spiaggia invernale col mare, il vento e le onde. I colori sfuocati, come quelli dei ricordi.

Ho risposto a domande sui miei ricordi, sebbene costasse un certo sacrificio; un prezzo da pagare di cui altri faticano a capirne entità, quantità, ma soprattutto senso.

E la spiaggia e le onde sul mare. D'inverno si va in spiaggia con le scarpe, che poi si inzuppano di sabbia; quella stessa che usavo per cucinare quand'ero bimbo e fare ricette impossibili. Sabbia preziosa, accogliente, dorata, ché a Milano abbiamo lo Zafferano ma non la sabbia. Con una decisione del Consiglio Comunale del 1884 (ma non sono sicuro della data, potrebbe essere di qualche anno successiva), venne abrogata la regola edile per cui a Milano bisognava mantenere la tinta tradizionale delle case, quel "giallo-Milano" che avrebbe potuto diventare famoso come il "terra di Siena" o, magari, il "bordeaux". Fu fatto per accontentare quella gente che vive facendo palazzine: la chiamarono edilizia, poi immobilare e ora "real estate". Come se in fondo non fosse sempre quel desiderio di "casa" tanto caro agli italiani, alle italiane. Mi chiedo se Fellini conoscesse questa storia, cosa ne pensasse, se talvolta ne parlasse mentre camminava sulla spiaggia di Rimini d'inverno, tra quel che resta degli ombrelloni e una scenografia di mare, vento, onde e quella sabbia che mi riporta allo zafferano milanese.

Conservo la mia di memoria, non so quanto condivisa, probabilmente meno di quanto io pensi, o comunque vorrei. Ma non voglio imporla ad altri, però lasciatemela raccontare.

Non ho mai visto Rimini d'inverno, non voglio vederla. Rischierei di innamorarmene e di trascinarmi un amore troppo strano per un milanese. Uno di quegli amori di cui devi rendere conto. Ma se di Lyon posso spiegarlo, di Rimini appare assai più difficile. Non sono riminese, non sono e non sarò il Fellini che cammina sulla spiaggia d'inverno con dietro il mare grosso, almeno per quel che l'Adriatico può fare. E la spiaggia, e le onde e la sabbia, lo zafferano milanese si mischia con un cielo grigio, di quelle incredibili tonalità che solo il grigio sa assumere, senza bisogno di alcun colore. E il cielo grigio è poesia, e quindi fors'anche la Milano che dopo quella delibera diventò tutta grigiamente poetica. Nella mia via, dove mi piace di camminare d'inverno e primavera, con dietro il traffico grande o la notte quieta, tra quelle macchine lasciate a parcheggiare, vedo alcune case ancora gialle come a Milano erano una volta. Case piccole, di quando Milano non si era ancora innamorata vacuemente della Romagna, di prim'ancora che Fellini maturasse quelle storie di cui era solito ricordare quando, più vecchio camminava sulla spiaggia d'inverno.

Ecco sì, mi ricordo... io mi ricordo. Non pretendo la ragione, ma neanche la chiarezza nel raccontare, che richiede comunque fiducia e forse catarsi. Pretendo, rivendico il diritto di ricordare, ricordarmi, tenere vivi i miei ricordi, coi loro prezzi pagati, da pagare. Oggi è, per varie ragioni, il giorno in cui ricordarsi di ricordare i ricordi perchè io mi ricordo, sì io mi ricordo di Fellini... del mare e delle onde, di mia nonna, dello zafferano... Ad'ma r'cord... ma per favore non traducete la più famosa delle parole emiliano-romagnole, in Italiano suona male, malissimo: si perde il gusto di ascoltare Fellini parlare, il gusto di vederlo camminare tra il mare, le onde, la sabbia, si perde il gusto del risotto allo zafferano, si perde il gusto di tornare in quel manufatto edile che chiamiamo casa e poter, con umile orgoglio, affermare che "mi ricordo, sì io mi ricordo..."

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Sant'Ambrogio 2008

08/12/08

Storie del III millennio in cui ci si ritrova a Londra a festeggiare S. Ambrogio. Se la parte religiosa si riduce a leggere il (fantastico) discorso alla citta' del Cardinale, la sera e' il pretesto per uscire tutti assieme in un pub, rigorosamente all'inglese perche' lo spirito ambrosiano impone il rispetto per la cultura altrui. Con me, un vecchio amico che vive nella mia stessa via, la Kiwinella che abita nella provincia grande milanese e poi... poi si accolgono ovviamente amici dall'Italia, ma anche un'amica dalla Svizzera, una di quelle con cui sei uscito una volta di numero a Toronto e te la ritrovi in riva al Thames a festeggiare S. Ambrogio. E poi due amici americani, lui da New York, lei da San Francisco, una coppia di canadesi, ma se non bastasse si aggiungo, curiosi di questa tradizione, un cinese, un giapponese e una ragazza dalla Mongolia. Chissa' se il Santo Vescovo e Prefetto avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Eppure la loro curiosita' a sapere perche' ci si ritrovasse proprio il 7 Dicembre a ricordare una storia tanto vecchia di cui non sapevano niente. Non so se si e' praticato il dialogo auspicato dal Cardinale, ma mettere attorno a un tavolo tante culture cosi' diverse (dalla Svizzera al Canada passando per la Mongolia e il Sud della Cina) a bere e mangiare le stesse cose e' un piccolo grande miracolo.

E poi una storia degna di questi tempi. Frequentando uno dei blog che piu' mi divertono (divertivano?), ho conosciuto un altro blog altrettanto affascinante. L'Orsa e' persona che non conosco, ma leggerla mi ha appassionato. Quel che so, lo trovate sul suo blog, eppure ieri mi ha fatto arrivare dall'Italia (tramite Kiwinella) una bustina di zafferano per fare il risotto alla milanese: "una bustina per il sior Duca!". Fantastica lei, bellissimo il gesto, incredibile la storia.

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dal ponte

07/12/08

Passavo Blackfriars, ho guardato il Thames e mi ha ispirato un senso di pace, quiete e relax che non mi aspettavo. Il sole in questa domenica ambrosiana in Londra levava una nebbiolina che mi faceva quasi sentire a casa.

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cattive notizie da un paese in irrimediabile declino, dove la capitale economica e' maledettamente provinciale

06/12/08

L'Italia e' un paese in irrimediabile declino o, forse peggio, non diventera' mai un paese serio e moderno. Tre notizie che mi toccano direttamente.

Elio & le Storie Tese hanno giustamente rifiutato l'Ambrogino d'oro per denunciare la scelta del Comune di negarlo a Biagi, nonostante l'impegno del Sindaco l'anno scorso, e di negare la cittadinanza onoraria a Saviano. Premesso che credo che l'impegno del Sindaco sia stata una pantomima per cercare di salvare l'immagine pubblica di un sindaco bypartisan (cosa che non e', anzi... ricordo questo mio vecchio post), credo che sia una vergogna perche' si tratta di atti simbolici che la classe dirigente di Milano DEVE saper prendere. Mi sento umiliato, in particolare, dai rappresentanti cittadini che rivendicano valori cristiani: negano la cittadinanza onoraria a un fratello che ha avuto il coraggio di denunciare il peggiore dei mali che attanaglia i nostri fratelli che vivono poco sotto di noi. Potrei fare mille considerazioni implicite, ma i Cristiani sono chiamati alla Solidarieta', la Carita' cristiana passa anche per queste cose. Ambrogio non avrebbe mai approvato una decisione come questa. Che vergogna.

Pensavo che il mio fosse un dipartimento serio. Poi, controllo i risultati di quest'anno e scopro che e' arrivato secondo al concorso uno che era il leader politico degli studenti di CL, uno studente con una media decisamente bassa (scartato dal suo Dipartimento). Ma d'altronde era un giovane politicante tanto impegnato quanto feroce e aggressivo. Uno che non aveva rivali politici, ma nemici da attaccare, delegittimare, insultare e criminalizzare. Detto questo, ha fatto il concorso proprio quando "per caso", 2/3 della commissione erano di CL, "per caso" e' arrivato secondo, quando l'anno scorso gente con la sua media e' stata esclusa in quanto "inadeguata". Forse e' solo un caso, e' vero, ma ero convinto di vivere in un'isola felice (o comunque un dipartimento serio), in passato erano entrati nello stesso dipartimento altri ragazzi di CL che pero' erano gente preparata, passata all'esame quando la commissione era mista e infatti hanno fatto carriera. Che tristezza.

Infine, la mia (ex?)Facolta' (Architetti+Planner) organizza la festa di Natale dei laureati. Bell'evento! Quest'anno e' anche l'occasione per lanciare la sezione 'Architetti' dell'Associazione Laureati. Peccato che usino l'invito per far si' che nella sezione rientrino anche i Planner, che pero' ne hanno gia' fondata una e non vogliono essere confusi perche' - senza offesa per nessuno - hanno studiato cose diverse e fanno un mestiere diverso. I laureati in Architettura rispondono che e' giusto distinguere due profili che fanno cose diverse, ma la Facolta' (dominata da vecchi baroni-architetti) non vuole saperne di perdere il monopolio e accettare che c'e' gente che fa cose diverse perche' significherebbe mettere in discussione la corporazione. Che miseria.

Queste tre cose, avvenute tutte nell'ultima settimana, mi fan capire che l'Italia e' un paese provinciale, che se non sa gestire queste piccole cose non sapra' gestire manco quelle grose.
- Biagi e' morto, se Moratti&co volevano sminuirlo potevano dargli l'Ambrogino e far tacere la notizia col loro monopolio dei mezzi di comunicazione.
- Per far entrare qualcuno in un dottorato, invece di far quello che hanno fatto esiste lo strumento delle borse 'a tema' che rende piu' trasparente il processo di selezione.
- La Facolta' poteva semplicemente aggiungere un invito che non costava niente.

Ma ormai, come disse tempo fa il caro Carlop, e' razionale andarsene dall'Italia, da un paese allo sfascio e vittima del suo provincialismo, si resta Italiani solo per sentimentalismo, solo per sentimentalismo...

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oggi si parla di... sesso

29/11/08

Sebbene reputi il sesso un tema di cui non è necessario parlare così tanto in pubblico (torna d'attualità un mio vecchio post), due articoli del Corriere mi invitano a parlarne apertamente.

Il primo articolo riguarda una sventolata nuova porno-tax. Premesso che chiedere a Bondi di stabilire cos'è 'hard' e cosa no e' una barzelletta di per sé, trovo assurda questa decisione per le seguenti ragioni:
_ é un settore largamente informale, spesso legato all'illegalità (leggi, Camorra). Cinema e teatrini, riviste e pornoshop sono l'unico lato ragionevolmente legale e legalizzato, trasparente e che probabilmente paga pure l'IVA. La tassa potrebbe essere applicata solo lì, sostanzialmente disincentivandoli e invitandoli a diventare (tornare?) un'economia informale (illegale), in pratica un regalo alle associazioni criminali.
_ è un settore dilagante in internet (scaricare qualcosa da eMule e' ormai uno slalom tra i porno... cercavo un eserciziario di microeconomia... dentro al file zip ho trovato un pieno di porno, che la Microeconomia non e' che sia proprio eccitante...).
_ è un settore che sta risentendo pesantissimamente della crisi finanziaria in quanto i principali clienti erano gli stessi che di giorno speculavano nella finanza. La pornografia è il primo settore andato in crisi, a causa della crisi della finanza (cosi' come le gioiellerie milanesi andarono in pesante crisi quando si scopri' Tangentopoli...). Nella teoria economica, tassare un settore in crisi è assurdo; in Italia è un regalo alle Mafie che cosi possono appropriarsene (e così non pagano manco l'IVA...).

E poi ecco il nostro "amico" Vespa che non perde occasione di parlare di sesso, nudo, tette&culi. Se e' vero che le donne italiane sanno benissimo come essere le piu' belle e ammirate, non e' che le si debba sempre sbattere in TV a ogni costo. Gli inglesi - giustamente - ci prendono per il culo, nessuno come noi nella mercificazione della donna e del sesso. Aggiungo che sono rimasto sorpreso in questi mesi nel notare su FB il proliferare di gruppi (rigorosamente in italiano) che predicano il sesso libero. Quasi che agli Italiani abbiano la necessita' di dichiararlo, di rendere pubblica questa liberta', dichiarata (ma non so quanto praticata, almeno riferendomi a quei miei amici che su FB vi si iscrivono...). Gli stranieri ci prendono in giro per questo, e hanno ragione.

So che rischio di passare per il bacchettone che non sono, ma trovo ci sia uno squilibrio insopportabile, dannoso e gravemente sbagliato nella quota di attenzione che la pubblica opinione italiana riserva al sesso.

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boundaries

27/11/08

I understand the boundaries of myself when - escaping - I keep on doing some mistakes, when I repeat the same mistakes and that's the most mistake. I don't mean the big mistakes of the life, these happens few times in the life; I mean the little, non-dangerous and daily mistakes.

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razzismi e pregiudizi: inconsci, decostruiti, ridefiniti

25/11/08

Siamo un po' tutti razzisti. Un tedesco e' quadrato, un americano si crede chissa' chi, un africano e' sporco, uno spagnolo caciarone, un italiano latin-lover casinista.

Pregiudizi.

Li abbiamo, inutile negarli. Inutile dire di esserne immuni, di essere superiori e condannare chi ha questi pregiudizi. La mia soluzione e' di accettarli e riderci sopra, scherzarci, prenderli talmente sul serio da ridere che la risata e' il linguaggio piu' umano del mondo (anche piu' di un bacio, che' alcune culture lo intendono diversamente).

Quando conosci una persona da un posto, la sovraccarichi di tutti i pregiudizi di quel posto. Inevatibile, credo sia sbagliato negarli ma piu' saggio prenderne consapevolezza.

E poi...

Poi conosci due, tre, cinque persone di quel paese. Ne conosci dieci, venti e destrutturi quel pregiudizi. Impari a capire che i francesi sono al loro interno tanto diversi quanto lo siamo all'interno noi italiani: bretoni cordiali e chiusi, parigini altezzose e di mente aperta, marsigliesi caciaroni, lionesi seri lavoratori aperti al mondo ma sempre un po' provinciali.
E cosi' con gli spagnoli e con i tedeschi.

C'e' un tipo di pregiudizi che tengo cari, che sono quelli positivi. Coi polacchi mi sono trovato sempre bene, per non parlare degli spagnoli. Sempre cordiali i tedeschi, meno bene con gli inglesi che non sono maleducati ma non molto ospitali.

Scrivo questo perche', all'insegna del mio pregiudizio positivo per i polacchi, con cui ho maturato alcune amicizie bellissime, seppur brevi, ho accettato una cena al banchetto polacco dell'international food fair. Ho sbiascicato quelle due frasi che so di polacco che mi han fatto guadagnare uno sconto che ho rifiutato perche' so che i polacchi sono tanto gentili e accoglienti quanto 'poco abbienti'.
Per £1 ho guadagnato una salsiccetta striminzita che ho affogato nel pane, un cioccolatino di dubbio gusto e, peggio di tutto, una brodaglia che all'inizio pensavo fosse vino o almeno succo di frutta, ma che alla fine ho scoperto essere un'orrenda 'chicken soup', che non capisco come si faccia a pasteggiare con quella roba... tant'e'.
Ho approfittato della confusione per andarmene, mischiarmi tra i messicani e gettare via quella brodaglia che mi aveva dato il voltastomaco, ma sono rimasto colpito dall'orgoglio del sorriso di quella ragazza polacca, l'orgoglio di poter esserci e presentare il suo paese, grande pianura massacrata da guerre e dittature e ora finalmente e difficoltosamente libera, accolta nell'assise del grande Occidente Europeo.
Gente umile i polacchi, di un Cristianesimo sincero, che solo un stupido superficiale definirebbe conservatore. Piuttosto un Cristianesimo conservato come orgoglio identitario portatore di valori genuini.

Me ne sono andato rimuginando sui miei razzismi: sui brasiliani che nonostante i pregiudizi camminano come persone normali, senza ballare la samba; sugli argentini che sento intimamente fratelli come gli spagnoli; sui canadesi di cui confermo il pregiudizio che siano l'America (del Nord) venuta bene...

Ancora ho delle difficolta' a capire la gente oltre gli Urali, imparero' appoggiandomi, decostruendo, accettando, ironizzando questi pregiudizi e razzismi, conservando la mia simpatia per i polacchi, la fratellanza con gli spagnoli e la parentela coi francesi, la cordialita' dei tedeschi e la curiosita' degli svedesi per noi gente latina e poi ancora e ancora e se non bastasse ancora una volta e un'altra ancora, costruendo, ricostruendo, decostruendo, strutturando e ristrutturando giudizi, pregiudizi e preconcetti, accettando le catene che impongono, pronto a romperle ed accettarne altre.

Ovviamente senza mai prendere tutto questo troppo sul serio, che' se cosi' fosse cadremmo nel razzismo, quello vero e distruttivo, quello per cui dei polacchi non ci si fida, per cui dei polacchi non si prova neanche quello che hanno da offrire.

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mi sono fermato un momento ad ascoltare questa canzone

22/11/08

Fango (Jovanotti)

Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo

sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l'odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

la città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente
un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che nn sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

e mi fondo con il cielo e con il fango

e mi fondo con il cielo e con il fango

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Italia impaurita

Dopo una discussione avuta su un altro blog, un articolo mi da ragione, che poi la mia tesi non era affatto rivoluzionaria, anzi ovvia pero' e' bene ricordarla. Leggetevi l'articolo.

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Dell'emigrazione italiana

20/11/08

Agli inizi del '900 gli Italiani emigravano da un paese arretrato: poca la gloria, la miseria abbondante. Sognavano la loro patria al fine dignitosa, mentre loro si sudavano una nuova esistenza in terra straniera. Il Fascismo sembrò loro la consacrazione della grandeur all'italiana, ché Noi manco abbiamo una parola per questo sentimento. Gli emigrati si identificavano e sono rimasti tendenzialmente da quella parte politica, con gli opportuni adeguamenti temporali. I piedi esprimevano non un voto, ma la fame, l'istinto di sopravvivenza.

Oggi, l'emigrazione italiana pesca non solo dalle regioni arretrate, al contrario Roma e Milano sono i centri di questa massiccia diaspora. Non poveri contadini, ma un ceto medio che scappa da un paese di scarse prospettive e incerta condizione civica. I nuovi migranti sono laureati, sognano non la ricchezza, ma una patria un po' migliore. Si scontrano con le colonie di Little Italy che incontrano, loro che sono giovani e cittadini del mondo, loro a cui non la miseria ma la mancanza di futuro li ha fatti migrare perché oggi, diciamolo, non è il presente il problema dell'Italia.

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Rubare un'immagine mentre qualcuno mi parla

Mi pulisco di dosso la polvere della pipa finita sulla sciarpa. Mi porto dietro questo pezzo di stoffa bordeaux da alcuni giorni, dopo che il mal di gola era diventato cronico. Davanti a me il fiume scorre placidamente in piena, mentre mi mangio una caramellina: anche queste me le porto dietro per il mal di gola, ma ormai le mangio solo per gola.
Un cane mi corre tra i piedi. Riporta al padrone non so cosa, mentre riprendo il mio cammino. Riscopro la cattedrale dietro di me, i suoi Gargoyle mi guardano in una reciproca diffidenza. Non ci faccio caso e tiro dritto, mentre la cattedrale non sembra offesa del fatto che mi fossi dimenticato della sua sacrale presenza.
Ripenso al mio primo amore, a quando prendevo il banco dietro di lei per poter passare tutta la lezione a guardarla, ad ammirarne il collo, la purezza delle spalle ed i capelli di un colore che a tutti appariva banale ma che per me era poesia. Rubare uno sguardo mentre si sforza di capire cosa dice il Professore. E dire che gliel'avrei rispiegato io volentieri, se solo avessi avuto il coraggio di parlarle e non limitarmi a qualche stupidata. E come dimenticare quel primo caffé tra noi... certo, andammo in tre perché io non avevo il coraggio di invitarla e avevo parlato tutto il tempo con l'amica comune, mentre lei restava lì, assorta e bellissima.
Il fiume scorre mentre mi allontano ripensando al prossimo viaggio a Strasburgo, un lavoro ordinario per una tavola rotonda, niente di particolare. Racconterò e sentirò sempre le solite storie, mentre mi godo la mancata capitale d'Europa.
Cammino tra la gente noiosa in questo soleggiato tramonto di fine Novembre. La metrò piena che si pigia per andare chissà dove, e dire che io - dopo tanti anni - ancora fatico a ricordarmi tutta la rete. La cattedrale è ormai un profilo del paesaggio, mentre mi ricordo che domenica devo andare a pranzo a Montmartre da mio cugino, appena arrivato e che non conosce ancora nessuno. Mio cugino... non ho mai capito se siamo amici o parenti, se la nostra amicizia dipenda solo dal sangue o se sia così avere un parente.
Cammino mentre la pipa s'è ormai spenta e penso che l'acqua che prima guardavo sarà già scesa a valle, fors'anch'è già arrivata all'Atlantico e ora costeggia la Normandia. Sale un po' di vento, mi piace che la sciarpa svolazzi un po' via così. Non mi chiudo la giacca.
Ripenso all'ultimo matrimonio a cui sono stato, ma non riesco a ricostruirlo, mentre ricordo benissimo l'ultimo funerale. Proseguo su vie che sembrano non aver niente da dirmi, se non fosse per il fascino della cortina che mi avvolge.
Non mi ricordo da quando sento Parigi come la mia casa, quando ho iniziato a maturarne il sentimento casalingo. Non me lo ricordo, ma in fondo m'è piacevole naufragare in questa nebbia.

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G.G.

18/11/08

Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.

Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che è tutto calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui m'incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.

Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.

(Io non mi sento Italiano, G. Gaber)

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camminavo

16/11/08

Sovrappensiero [Bluvertigo]

Sovrappensiero ti guardi vivere e ti incammini
puoi fare tante cose contemporaneamente
raggiungi alti livelli di comunicazione
raggiungi altri livelli di concentrazione
assisti ad una spiegazione (e ne alteri il contenuto)

sovrappensiero è arrivata una primavera
si va a un concerto e ci si perde

c'è almeno una strada che si fa sovrappensiero
alle processioni si va sovrappensiero
tutte le ossessioni sovrappensiero
c'è almeno una strada che si fa sovrappensiero
ai matrimoni si va sovrappensiero
in fondo anche l'amore è un sovrappensiero

se non fosse perchè sono tuo figlio
mi avresti già giudicato male
del resto sei distratta, sovrappensiero

se per esempio io volessi deluderti
nel fallimento sarei contento,
-in questo caso anche l'ironia è un sovrappensiero-

c'è almeno una strada che si fa sovrappensiero
alle processioni si va sovrappensiero
tutte le ossessioni sono un sovrappensiero
quello che non faccio è sovrappensiero
ai funerali si va sovrappensiero
una canzone serve al sovrappensiero

la visione è un sovrappensiero,
le azioni non la rappresentano
e finchè sarò in vita, lamia morte sarà
un sovrappensiero

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prendere e lasciare

13/11/08

Prendo la mia vita come un caso studio.
Prendo la mia vita come uno strumento per capire la mia vita.
Prendo dalla mia vita i pretesti per capire la vita, mia e degli altri.

Lascio la vita viversi, osservandola criticamente.
Lascio che gli strumenti mi incuriosiscano, sforbiciando nuove strade.
Lascio agli altri certi pensieri che non si lasciano pensare.

Lascio e prendo, in un gioco vitale.
Prendo e lascio pensieri, in un lavoro infantile.

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non passi inosservato, ma con una piccola precisazione

12/11/08

Non passi inosservato questo articolo.
La piccola precisione riguarda la Regina d'Inghilterra che, sebbene costi decisamente meno, è anche vero che è la prima beneficiaria della Politica Agricola Comunitaria (PAC) per cui, in buona parte, la Regina (di un paese non propriamente europeista*, anzi...) è mantenuta niente po' po' di meno che dall'UE (curiosa distribuzione di costi/benefici, per cui alla fine gli Inglesi hanno rifilato il mantenimento della Monarchia all'Europa...).
Detto questo, Buckingham Palace costa meno del Quirinale e del nostro sistema istituzionale, però forse sarebbe anche il caso di riformare la PAC (sempre per la cronaca, il secondo beneficiario è la Nestlé che non è proprio una dolce compagnia di campagna, ma una spietata multinazionale di dubbia etica).

Saluti...

*
Sto seguendo un corso di Academic Writing, dei testi che ci fanno analizzare molti riguardano le storture dell'UE, quanto non funzioni e quanto sia burocratizzata... Giusto per far capire come la vedono qui...

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dolce frammento casalingo

10/11/08

Una dura giornata incartato a scrivere una cosa tanto importante quanto estenuante. Arrivo a cena e la cucina è occupata... Poi, mentre mi cucino la mia pasta al pesto, ideale per quando non hai voglia di farti niente, inizio a parlare con questa ragazza brasiliana. Mi tiene compagnia mentre lei prepara un dolce per una festa a sorpresa di lì a un'oretta.

Poi, finita la mia pasta, mi fermo ad aiutarla: sostanzialmente c'è da fare delle palline con le mani da questa cioccolata iperdensa che ha preparato (sembra Nutella, ma un po' più liquida e più dolce). Un gioco e intanto chiacchieriamo, mi parla dei suoi bisnonni italiani mentre io mi impiastriccio le dita di questa roba marrone.

Un frammento, mi sono fermato con lei anche se avessi molto da fare, ero sedotto da quel lavoro semplice, artigianale, gustoso, con un sapor da bimbo che si sporca le mani. Una sorpresa inattesa nelle poche sale della mia stessa casa, una dolce sorpresa per staccare da un impegno tanto gravoso.

:-)

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stato d'animo

Ho perso le parole (Ligabue)

Ho perso le parole
eppure ce le avevo qua un attimo fa,
dovevo dire cose
cose che sai,
che ti dovevo
che ti dovrei.
Ho perso le parole
può darsi che abbia perso solo le mie bugie,
si son nascoste bene
forse però,
semplicemente
non eran mie.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
e vorrei che ti bastasse solo quello che ho,
io mi farò capire
anche da te,
se ascolti ben se ascolti un po'.
Sei bella che fai male
sei bella che si balla solo come vuoi tu
non servono parole
so che lo sai
le mie parole non servon più.

Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me,
io so che dovrei dire
cose che SAI,
che ti dovevo, che ti dovrei.
Ma ho perso le parole
VORREI CHE MI bastasse solo quello che ho,
mi posso far capire
anche da te,
se ascolti bene
se ascolti un po'.

Credi
credici un po'
metti insieme un cuore e prova a sentire e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero.
Credi
credici un po' sei su radiofreccia guardati in faccia e dopo
credi
credici un po' di più di più davvero

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assolutamente da leggere

07/11/08

Questo articolo è illuminante, assolutamente veritiero (nella sua prospettiva) e da leggere con grande attenzione e riflessione, senza ch'io debba aggiungere nient'altro.

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information

Obama called back the nine most important leaders in the world, the best US allies. (Check here).

1. Prime Minister Rudd of Australia

2. Prime Minister Harper of Canada

3. President Sarkozy of France

4. Chancellor Merkel of Germany

5. Prime Minister Olmert of Israel

6. Prime Minister Aso of Japan

7. President Calderon of Mexico

8. President Lee of South Korea

9. Prime Minister Brown of the United Kingdom


Where Italian PM's? He told us (=italians) that grace him we've an incredible consideration face US Government? Political reasons? No no, Obama called back also the right-wing government such as France and Germany.

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macchiavellico

01/11/08

Sempre la solita tattica: c'è una manifestazione pacifica contro decisioni (scomode) del Governo. Se la manifesazione prende troppo piede, si fomenta un clima di tensione rilasciando qualche intervista prima, si crea l'idea che ci sia un rischio di scontro, ché sempre c'è ma se si evitasse di rilanciare e fomentare questa cosa magari ci sarebbe meno tensione (teoria della comunicazione: molto più che il reale pericolo, ne conta la percezione collettiva e che qualcuno dica che c'è, se resta un implicito pericolo allora tutti lo sanno, ma lo sentono di meno). E poi, inevitabilmente, serve che "qualcosa" succeda, perché sai che c'è sempre qualcuno pronto a far volare le mani, basta metterlo nelle condizioni e lui lo fa, lo trovi di sicuro. Sai che c'è.

E allora il gioco è fatto (meglio se non ci sono troppi danni ché quelli li deve pagare il Governo): d'improvviso una manifestazione diventa lo scontro Governo-Sinistra e il dibattito non è più sulle decisioni scomode del primo (giuste o meno che siano, l'importante è che NON se ne parli), ma su quello che è avvenuto, su chi ha iniziato e chi ha provocato e così via.

E' una tattica politica da manuale, ché tutti i Governanti l'hanno usata e la usano. Conoscerla, riconoscerla è il primo passo per chiederne conto ai politici eletti.

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frammento casalingo

30/10/08

Stasera ho tenuto una piccola, piccolissima e profondissima festa. Si festeggiava il fatto che Io e Anais abbiamo fatto il cambio di cucina per cui io non devo più andare al piano di sotto, ma ce l'ho qui di fianco alla mia stanza; lo stesso per Lei che prima doveva salire dal piano di sotto e venire sul mio piano per cucinare.
Un cambio di appena una cucina, una chiave, un piano in scale da non dover più fare, eppure era come ricomporre il frammento di una casa. Ho festeggiato semplicemente cucinando, offrendo a Anais, questa bellissima ragazza francese, e ad un'altra cara amica italiana (genovese) con cui sento di condividere la coabitazione in questo studentato (in particolare, la cucina).
Ho cercato di rispettare la tradizione italiana delle mie terre: tortelloni con formaggio Parmigiano -Reggiano e antipasto/secondo con (simil) piadina e Prosciutto Crudo di Parma. Entrambi certificati dai Consorzi di Parma, la piadina in realtà era un surrogato (erano tortillas di una qualche marca di chissà dove, ma tanto sembrano "abbastanza" uguali...) ed i tortelloni di una qualche marca sconosciuta, ma d'altronde era il meglio che sia riuscito a trovare in questa festa improvvisata (budget permettendo). Comunque era buono, Anais e Gaia hanno apprezzato. Anais ha fatto un superbo aperitivo di bruschette francesi, mentre io avevo preso il Primitivo del Salento a ricordare il legame con una terra che mi ha fatto innamorare quest'estate. Anais ha pure provveduto con i calici ché bere un buon vino nei bicchieri di carta non va bene. Gaia è arrivata in ritardo, ma con un suo sorriso glielo si perdona.
Condividiano le stoviglie improvvisate che abbiamo (in realtà sono di Gaia...), nessuna tovaglia ché dobbiamo ancora comprarla. Il vino scorre semplicemente, ma senza sbronzarci ché non sta bene per gli Europei oltremanica. Sembrava un desco familiare, anche se improvvisato come gli esuli. Certo, la nostra situazione non è affatto disperata, dobbiamo solo organizzarci.
Pensavo alla benedizione che i Nonni davano al desco familiare, penso alla terra da cui venivano i nonni dei miei nonni, penso a quanto fosse lontana Londra per loro, sempre che anche solo ne conoscessero l'esistenza.
Penso al piacere di vedere i loghi dei consorzi delle mie terre, il Primitivo salentino che scorre, ma sempre con moderazione ché non è tempo di esagerare.
Io e Anais abbiamo inventato una cerimonia improvvisata per lo scambio delle chiavi delle due cucine, tutto in sobrio stile repubblicano ché Italia e Francia non amano le corone.

Poi si va a studiare ognuno nelle proprie stanze, Gaia e Anais lavano le pentole al volo con un gioco di squadra ché se l'Europa fosse così unita sarebbe veramente bellissimo. Io riordino la nostra piccola cucina.
Mentre scrivo, ho dietro di me la bottiglia di primitivo avanzata: una goccia colata sull'etichetta si confonde tra una lacrima e una ferita per la nostra piccola patria lontana, arroccata tra vallate che si aprono sulla pianura del grande Fiume Po.

Penso a come festeggiare Sant'Ambrogio in questa terra lontana...

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vale la pena riprendere l'ipotesi di Calamandrei

29/10/08

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche! alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
Piero Calamandrei


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Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell'Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l'11 febbraio 1950

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tales

I've some tales, some my tales (someone could call just anecdotes), which I like tell, and tell again. I like live and live again these fragments of my life. Some friends of mine say that I repeat them always the same tales, but I like it, it's a way to keep its alive. So, dear friends, don't worry if I repeat these tales.

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de la Regina

28/10/08

La Regina oggi appar sì bella e gaudente, como nel dìa in cui Coronna divenne sua. La Reggina rivestita di sguardi de l'aristocrathìa tutta, et ancar ddi più et ppiù.
La Regina appar bella, vincente anca si la guerra n'n l'appartiene, at Ella l'esploratione et lo viaggio maggiormente s'addicono. Et in essi, Ella trova sfide et victorie che noialtri temiamo d'affrontare anche solo. A vederla la si direbbe fragile et elegante, quand'anche fosse Ell'é fort'et determinata. Esplorò terre di cui qui nel Ducato solo giungono racconti, ma mai viste furono.

Elegante nel suo abito migliore, cammin' ad alta testa quando la sfida necessita, sa abbassarla per non far pesare la sua Regalità a Noialtri. Accogliente, Ella pensa et in esto s'admira la Jente che viene a visitar lo suo Regno, sia esta un'Ambasceria magna o un saggio viandante. Alli mercanti forse delusione arriva, ma ad essi saggezza non appartiene et destinatzione sbagliarono ché questo non è porto di merci, da Qui non si passa qui si deve restar. Quel Regno è la terra delle persone, la mercantzìa è futilità che la Regina disdegna. Di esto Regno, il Ducato è fedele.

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One month later

26/10/08

Tonight, I've organised an evening for my first month in London. Just a fish&chips, few good friends 'cause I don't like chaos, not today.
My new life is an easy life, with few things and a lot of papers to study. Milano seems as far as it has to be; I keep in my soul just few friends, with who I know I'll never feel alone. I just need to enrich my new life, but I choose a step-by-step approach, so different to my past life in Edinburgh.

Tonight I'd like to share a beer with some friends who are supported me strongly in this first month.

Tonight we'll look at the same star, I'll be just in front of the Thames, so different to my past river. The Duke is still ruling his duchy, we've just changed the river.

Tonight, quietness 'cause the Duchy don't like noise...

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frammento politico personale

24/10/08

Ho iniziato a fare politica, o comunque attivismo associativo, in mezzo agli Architetti, poi sono finito in mezzo a tutti Ingegneri ed è partito il confronto: aperti e dispersivi i primi, ottusi ed efficaci i secondi (entrambi con felici eccezioni, ovviamente). Ieri, sono finito a discutere in mezzo a Economisti, un altro mondo ancora: sono contenti quando riesco a applicare una qualche teoria...

Imparo a voler bene a tutte le categorie.

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pura politica

23/10/08

Le affermazioni di Berlusconi sulla polizia contro le proteste in Università sono un chiaro e consapevole messaggio. Il commento di Repubblica merita di essere letto prima di proseguire.

Il problema di Berlusconi è che, per la prima volta da tantissimi anni, l'Università è massicciamente occupata, anche nella sua Milano. Per il Premier, il problema della protesta è che vede assieme studenti e docenti, mentre nelle occupazioni passate c'erano solo i primi.
Quest'unione adulti-giovani lo spaventa, gettando benzina sul fuoco sa che ci saranno studenti facinorosi che estremizzeranno lo scontro e così si romperà il fronte anti-governativo con la facile possibilità di criminalizzarlo attraverso le (sue) TV.
Lo fece già Cossiga anni fa mandando i carri armati a Bologna.

Il 2008 non sarà un nuovo '68, al più un 1967. Attenzione perché l'anno prossimo arriverà la crisi nell'economia reale, sull'onda lunga di questo pastrocchio fatto con l'economia finanziaria. Aggiungo che è assai curiosa la dottrina liberale dei vari Bush, Berlusconi, ecc per cui si è liberali quando c'è da guadagnare, ma quando si perde paga lo Stato.
Non mi risulta che funzionasse così il mercato...

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non-equilibri

22/10/08

C'è un tempo per ridere e scherzare sulle proprie labbra,
alla nostra testa viene dato il tempo di studiare e imparare,
per meditare, pregare e riflettere al cuore è dato un altro tempo ancora.

Non credo sia questione di equilibri, quanto di non perdere i propri tempi.

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For a Common University & Research Policy

Actually, the EU is based on 3 pillars: Common Market, Common Agricultural Policy (CAP) and Structural Fund for Regional Development.

I'm convinced that European Countries need to share High Education and Research Policy, such as they share Agricultural Policy. Of course, in a different way!
One central agency which manage and allocate resources and define common framework, university and public research institute as local administration, national ministries become useless.

It is necessary for the competitiveness of Europe, to have economies of scale and to promote cooperation between universities.

Don't think how hard is, imagine how Europe will!

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Frammento di una cena in quel di Perugia

19/10/08

In una qualunque sera, a una cena di festa quell'uomo si ritrovò a tavola con la sua ex Moglie. Lui ormai aveva superato la cinquantina, dal loro divorzio ne eran passati almeno 10. Aveva ormai superato quella storia, non era la prima volta che si re-incontravano, ma erano occasioni sempre un po' così. Dopo, non avevano più affrontato l'argomento e forse anche durante il divorzio non ne avevano mai parlato. In fondo in fondo, sapeva che se la sarebbe ritrovata quella sera a cena, un certo effetto ma nulla di più: né astio né malinconia tantomeno - figurarsi - rancore.
Una cena tranquilla tra amici in questo agriturismo nella campagna umbra, con Lei giusto qualche convenevole mentre Assisi si dipingeva sulla collina di quella serata umbra. Cucina tipica locale, portata dopo portata si arrivò tranquillamente al dolce.
Quell'uomo rimase un attimo titubante alla sua fetta di torta al cioccolato con la panna, quando seccamente e asetticamente la sua ex Moglie dall'altra parte del tavolo lo fermò ricordandogli i suoi problemi con la dieta. Un commensale dissé che la torta era talmente buona che per una volta si poteva fare uno strappo alla regola; Lei fu inamovibile e ripeté la stessa identica frase.

Lui avrebbe voluto dir di sì, cedere alla voglia di quella torta proprio davanti a sé, già pronta con la sua forchettina da dolce lì sdraiata su quella tovaglia umbra. La voce della ex Moglie che gli ricordava i suoi gravi problemi con gli zuccheri gli rimbalzava in testa, ammutolito credeva che gli tremasse la forchettina in mano: semplicemente, si sentì il peso di tutta l'esistenza, la sua, addosso. La decisione di scegliere la gola ora o di salvare la sua salute.
Sentì un profondo silenzio infinitesimale nel caos della sala: proprio lui si ritrovò incapace di quantificare il confronto tra il piacere di una fetta di torta e il danno alla sua salute. La gola oggi o la salute domani? Perché proprio la ex Moglie dovesse svolgergli questo ruolo, ricordargli l'importanza che bisogna fare piccoli sacrifici nell'oggi per assicurarsi il domani, proprio Lei. Perchè una domanda così impegnativa in una serata tranquilla e piacevolmente passata senza particolari pensieri, se non il gusto di ritrovare quella regione a lui tanto cara.
Crescevano in lui gli opposti, la gola e l'orgoglio di dire sì, il suo Sì, quello che lui voleva, quello che lui voleva lì e ora, quello che Lui aveva sentito, pensato senza esitazione. Era consapevole, convinto che fosse il modo migliore per finire la serata; davanti, quella sua coscienza che diceva un no, chiaro e inequivocabile, per il suo bene. Un rifiuto argomentato, giustificato e soprattutto giusto, sì giusto era la parola che più gli rimbalzava dentro.
La gola e l'orgoglio del suo Sì contro la saggezza e il sacrificio di quel No.

"Mi piacerebbe, ma ahimé devo lasciar stare" disse al commensale davanti a sé. Neanche un cenno alla Moglie, neanche un segno di riconoscimento per essere stata la sua buona coscienza. Neanche un segno per dire che Le aveva dato ragione, anzi per il resto della cena non si salutarono neanche e si lasciarono lì, in quell'angolo di tavolo tornando immediatamente ognuno alle proprie vite.
Tornò a dormire nel suo letto con la semplice convinzione che fosse stato giusto porre quella domanda, quanto altrettanto giusto accettare quel no le cui argomentazioni restavano implicite. Rinunciare a quella torta, senza aver bisogno di argomentazioni.

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sempre ha fatto quel che ha voluto

15/10/08

E' una gatta trovatella, per caso, a Milano.
A vederla non la si direbbe elegante, selvaggia e addomesticata come i gatti sanno essere. Affronta il giardino di casa come una combattiva fiera.
Deve aver subito maltrattamenti in passato: di fronte agli uomini più alti di un tot, se poi hanno la barba, diventa timorosa.
Fa quel che vuole, entra e esce da casa senza rispettare gli orari tuoi. Reclama i croccantini all'ora dovuta, e la sera dolce s'accoccola a farti le fusa.
Tenera, pelosa, si lecca la zampa come Audrey Hepburn si fuma una sigaretta da Tiffany, ma niente tubino per carità!
Condivide le fusa anche con altri ospiti, se uomini devono star seduti altrimenti s'intimorisce. Ti guarda di soppiatto, sorride e quel che concede non le dev'essere richiesto, altrimenti va e se ne scappa sotto il letto.
Di notte, ogni tanto, viene a dormirti addosso, ma raramente questa grazia ti concede, ché a noi uomini non è dato di capire fino in fondo.

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radicale

14/10/08

Mi son ritrovato a (voler? dover?) ricordare una vecchia storia, una specifica che conservo sempre qui con me.
A differenza di altre, ne conservo sempre il sentimento radicale e con esso i risvolti di amore e di odio che questa storia si trascina.
Chi mi parlava, incuriosita di quanto fosse viva questa cosa, mi chiese quanto tempo fosse passato.
Al mio conteggio, ci fu stupore nel vedere che comunque, dopo tanto tempo, quella radice fosse così presente.
Il tempo l'aveva sotterrata come ogni cosa radicale, nonostante fosse ormai stata recisa restava lì forte, immutata come quando fu tagliata.
Fatica richiederebbe riesumarla; eppur resta lì, d'altronde, immutabile di fronte a ciò che tempo e terra dovrebbero pur fare.
Curiosamente, tornano due capolavori di esattamente un anno fa: una grande canzone e una poesia eterna e perfetta.

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From Via Dal Re to Kingsway

11/10/08

Via Dal Re is a minor street in Milano, close to Viale Espinasse (NW). I spent a lot of most amazin' evenings there. I enjoyed a life as university student in Milano, I understood the beauty of an united Italy, how much is stupid someone who wants to divide my country in two parts. I met people from the united Europe and I called them "amici".
Via dal Re is not just this flat, there're also other part of my life like the shop where I bought my motorbike or the other one where my mobile phone had been repaired. These two technological devices are the symbol of a kind of life. Not status symbol, please, but sign of the technology which could upgrade your life, sincerely.

Now, Kingsway is the street between Westminster and the City, is the area of my new university, my new life. Kingsway is a very chaotic street, as usual in London, where my new life has a new reference. Kingsway, I walk there a lot of time. Kingsway was the boundary among two cities, the English City of London and the Royal Westminster.

Two streets so differents. One is the new life, the other one's the past one. Kingsway is an important street as have to be in a monachy capital; Via Dal Re is not for the king, but for someone who I don't know. It's amazing this crossroad.

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Il futuro non è più quello di una volta

10/10/08

Questa frase è di K. Valentine (un comico tedesco dei tempi della Repubblica di Weimar, se non sbaglio), ma è diventata celebre quando fu ripresa da B. Brecht.

Frase molto divertente, drammaticamente vera e oggi quanto mai attuale. Gli storici che l'hanno analizzata hanno confermato che per la prima volta dal 1600, la generazione nata negli anni 1970-80 rischia di non avere la ragionevole certezza di stare meglio di quella precedente. Sono circa 4 secoli che, guerre permettendo, ogni generazione ha la ragionevole certezza di stare meglio di quella che l'ha preceduta. Ora non è più così e il futuro non è più quello di una volta.

Mi rimbalza in testa questo ragionamento da un po, poi alcuni fatti e due post di un mio amico (1 e 2) mi han convinto a scriverlo. Ripenso a un mio vecchio post sempre attualissimo e a un'intervista a D'Alema dell'estate 2007 (che proprio non riesco a recuperare).

La rivoluzione è finita, è vinta! La battaglia culturale e ideologica degli anni '70 - diceva D'Alema - è finita, vinta con la sconfitta del pensiero unico dominante, nessuna rivoluzione deve essere attesa, adesso c'è tutta la libertà culturale possibile, al punto che chi ieri comandava oggi ripete ossessivamente che il problema è il pensiero per cui tutto è relativo, confondendo una giusta analisi con la rivendicazione del potere culturale perso.

Oggi c'è lo spazio per fare, senza ideologie come gabbie, basterebbe fare e prendersi il posto che ci spetta. Facile da scrivere su un blog, molto meno da fare. La difficoltà è fare non da soli, altrimenti diventa Titanismo, ma altresì senza cadere in nuovi corporativismi.

La rivoluzione è vinta, ma il futuro non è più quello di una volta. Forse per questo ce l'hanno lasciata vincere, tanto ormai il loro tempo felice l'han fatto e ora sono XXXXX nostri!

"Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assasssina...".

Ideologie, banalità, guerre culturali da vincere. Ma il Futuro non è più quello di una volta; negli anni '90 Morgan cantava "viviamo una decade di decadenza". Ti guardi intorno e vedi che per l'Europa dura ancora

Manca un piccolo grande passaggio però: bisogna riconoscere le cose buone, come insegnava Ambrogio, Prefetto dell'Impero e poi Vescovo di Milano, nei tempi di crisi bisogna unirsi attorno alle Istituzioni collettive che funzionano e prendere esempio dai Santi, ovvero da chi attorno a noi vale la pena di essere eletto ad "esempio" (sanctus, appunto).

Questi piccoli tasselli sono scritti tra il realismo di una considerazione di fondo nata guardandomi attorno qui a Londra, città che trasuda onori e monarchia, guerre e sangue. Viviamo un'età di pace insospettabilmente lunga. Alla crisi del '29 seguì un'onda lunga che portò alla guerra del '39. Erano anni molto diversi - lo ben so - e, soprattutto, la storia mai si ripete. Ma temo profondissimamente che il decennio prossimo venturo possa portare a ben più accesi conflitti che coinvolgano direttamente i grandi paesi.

L'Italia? Vista da qui si fa sempre più piccola e provinciale a causa della sua incapacità di essere seria e di giocare il suo ruolo che pure avrebbe nel mondo (potrebbe benissimo essere una potenza come sorella minore della Germania, europaae princeps).

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Interessanti risvolti politico-giuridici: ancora una volta si paga l'incompetenza della Moratti

08/10/08

Non mi riferisco alla Moratti Sindaco, ma alla Moratti Min. dell'Istruzione di qualche anno fa. Con una decisione quantomai sbagliata e miope, la Moratti inserì i Docenti di Religione tra i Docenti della Scuola in modo che non fossero più pagati attraverso le Diocesi, ma direttamente attraverso il Ministero dell'Istruzione (=pagarli molto di più, garantirgli ruolo e status di docenti, far sì che le nomine fossero congiunte). Fece scalpore, ma non più di tanto: sembrò solo l'ennesimo regalo berlusconiano a dei vertici porporati quanto mai vicini e accondiscendenti.

Una recente causa portata avanti dai Radicali (anti-clericali in maniera bieca e non costruttiva) ha il merito di trovare l'aspetto inatteso dalla Moratti (ché se avesse avuto una minima conoscenza della Storia d'Italia e di senso delle Istitutzioni avrebbe evitato). I Radicali dicono, in sintesi, che non si possono assumere Preti come Docenti di Religione in quanto si tratta di una discriminazione religiosa.

Ecco il cavillo! La DC, che aveva il senso dell'Istituzione ed era più seria di questa gentaglia, aveva fatto sì che gli Insegnanti di Religione non fossero Docenti scolastici in modo da lasciar libere le Diocesi di nominarli e pagarli indipendentemente, senza correre il rischio di discriminazione sul lavoro in funzione della Religione. La parificazione ingenuamente introdotta dalla Moratti per garantire un regalo finanziario ai Preti risolve questo giro introducendo una discriminazione che si ritorcerà contro. Quelli della DC non erano mica scemi!

Come andrà a finire? Molto semplice, qualora i Radicali vincessero la causa arriverà una sanzione UE contro l'Italia che pagheremo pur di non cambiare la regola, almeno finché al Governo ci sono questi dilettanti che non sanno fare manco i loro interessi.

PS
La Chiesa Cattolica guadagnerebbe molto credito, rispetto e coerenza con la sua Missione evangelica se si liberasse da questi giochetti.

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First day at LSE

06/10/08

After one week as tourist walking around London, today it's the first day as student. First course? Writing in English, nothing special. After a short presentation... the selection of the level... I was free: nothing special!

Tomorrow I'll start the real student life.

One week as tourist walking very very much. I lost the way a lot of time, but I'm starting to feeling something like "home" (but not "casa", ok?). London is more enjoable to live than I thought, much better than New York. London has a great history, also it is full of blood.

Tomorrow I'll start the real student life.

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roads and friends

How many mistakes could I do in one life?
How many my friends?
How help each other to don't? We're friends just to help each other to avoid mistakes, to learn from each other, but how does it work?

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Leon

05/10/08

An hot dish at Leon, £ 5.65

A caffé espresso, £ 1.30

Play scrabble in English with Mr. Luciano... no price!

PS
Mr Luciano, please give me back my umbrella! It's the only one I've, I need it!

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Una prima volta

03/10/08

Ieri la prima sensazione curiosa: girare sopra il Blackfriars bridge e trovare un senso di familiarità nel vedere quelle forme illuminate dall'altra parte del Thames.

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certe notti

Questo post non riguarda Ligabue.

Penso agli inglesi, che guidano sul lato sbagliato. Penso che stanotte non ho voglia di andare a dormire prima di mezzanotte.

Penso che io non debba diventare il miglior amico di un ragazzo indiano solo perché l'ho aspettato e abbiamo preso l'ascensore assieme, anche se lui la pensa così. Credo che se tengo la porta alla ragazza dietro di me che sta passando non significa che ci sto provando e lei deve ridazzare imbarazzata guardandomi anche po' male perché sono troppo vecchio per lei.

Penso che gli Inglesi sappiano organizzare le cose molto bene. Ma se succede qualcosa fuori dal previsto, loro vanno in crisi. Noi Italiani organizziamo molto peggio, ma siamo molto più bravi nell'organizzarci. Penso che in quest'anno sotto la Regina non uscirò mai dal previsto, ho già avuto abbastanza guai.

Penso che un certo livello di fortuna ogni tanto sia giusto. Ho girato invano a lungo per il quartiere senza trovare ciò che cercavo. Per ricompensarvi, visto che pioveva mi sono concesso thé e briosche in un fast food. Anche se stavano chiudendo, mi hanno accolto e - scusandosi - han detto che non potevano pagare e che quindi potevo mangiare gratis (a saperlo prima...).

Penso che l'Inghilterra sia un grande paese con una grande storia. Ma non capisco perché i guerrafondai siano i tedeschi, non è che gli inglesi siano stati proprio pacifisti... l'Impero mica l'hanno costruito con le rose e la diplomazia... Penso che in Italia le cose vadano male, ma altresì penso che non vadano poi così male perché comunque siamo un paese dell'Occidente avanzato.

Penso che London sia una gran bella città.

Certe notti penso tutte queste cose e mi piace condividerle con chi legge, con chi ha la pazienza di ascoltare chi - certe notti - non solo perde la dote della sintesi, ma anche quella della linearità espositiva. Penso che dopotutto sia ora di andare a dormire...

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piccole grandi soddisfazioni

02/10/08

Dopo una giornata a camminare un po' disorientato, entro per concedermi un thé e una brioche. Il locale sta chiudendo, come tutto a Londra dopo le 5. Chiedo se almeno qualcosa mi danno. La cameriera, molto cortese prepara dicendo che stanno chiudendo, io mi affretto a dire che avrei fatto in fretta. Lei risponde che non c'è problema, ma dice che "purtroppo" non può farmi pagare perché ha già chiuso la cassa e quindi thé e brioche sono in regalo. Ringrazio, e ne approfitto.

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the "right" end of the story

29/09/08

After all these troubles, when I finished to blog I came back to my room, finally relaxed. I was on my bed at 22h30, sleeping relaxed and enjoying my new room when... 23h30 FIRE ALARM TEST!!!
Awful test, erevybody must get outside. "Dannazione!"

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At LSE, thinking about Economics

Mom and Family...
God and Faith...
Love and Friendship...
These are the most important things in the life.

No one is provided by the Market: Why so many economists stress ourselves saying that the Market is THE solution?

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First days

28/09/08

Premessa n. 1.
Questa e` la vera storia dei miei primi giorni londinesi.

Premessa n. 2
Non saro' breve.

Partenza
"Londra? Si'". La faccia, chiaramente Meridionale, di quella poliziotta pensavo che sarebbe stato l`ultimo contatto ufficiale con le autorita' italiane. L'ultimo passaggio di frontiera prima di prendere un volo destinazione London-Gatwick. Il suo tono indifferente, strafiottente ma anche distaccato e fintamente autoritario strideva con il mio si' assolutamente asettico, privo di emozioni, ma non meccanico.
L'arrivo rigorosamente sotto la pioggia, tutto normale se non per il caos che in una citta' come London dai per scontato.

L'arrivo
Mi dirigo in questo hotel di seconda categoria trovato su internet. Hotel strano, uomini indiani alla reception e donne ucraine (o giu' di li') in cucina. Sembra che non si conoscano, che non abbiano contatti. Mi chiedo se esistano uomini ucraini e donne indiane, mi chiedo se queste due etnie le' siano un esperimento di riproduzione e mix etnico. Senza risposte, mi ritrovo in un buco di stanza che pero' per i primi giorni ci puo' stare, ho pure la copertura wi-fi senza problemi e questo mi rassicuro. Ma ancora ignoro cosa sara' di me.

Primo impatto con l'LSE
Mi dirigo subito in universita'. L'LSE e' una sorta di Bocconi, molto piu' internazionale ma solo marginalmente British. Mi guardo attorno, niente di particolare. Mi oriento cercando l'ufficio assistenza per capire chi mi aiutera' a trovare un alloggio: uno stanzone con due studenti che ti aiutano e un sacco di PC con i siti delle case costantemente visitati. Non sembra male, non fosse che a London non esiste il concetto di 'economico'.
Giro i siti, inizio a orientarmi, poi si fa tardi e caschi il mondo ma alle 5 qui si chiude. Considerato che ero arrivato alle 4h30... Tant'e'...
Riparto in giro per Aldwych, trovo l'adattatore per le prese che avevo dimenticato in Italia e mi preparo per un'apero-cena col mio amico Frass (grande personaggio! giunto all'Imperial College perche' in Italia non trovava lavoro, mentre li' e' apprezzato e ben pagato come ottimo PhD student...). Mangio qualcosa con lui e i suoi colleghi in un tipico pub dove capisci subito le principali caratteristiche della cucina locale: tutto fritto, carne, birra e comunque paghi tanto rispetto ai gia' alti standard milanesi.

Il primo giorno, la crisi
Ero andato a dormire subito, mi risveglio con qualcosa che mi prude sulle braccia. Fingo, cerco di dissimulare.
La giornata scorre tra la registrazione all'LSE, dove pare che ognuno voglia darti il suo tesserino universitario (con questo, siamo a quota 7!!!) che pero' di apre molte porte. Il kit di benvenuto hatre caratteristiche che non ti aspetti: a differenza di quelli italiani non tutto e' inutile; mi regalano l'ennesima borsetta che non mi usero' mai, ma almeno e' biodegradabile che' la sostenibilita' almeno provano a perseguirla (se non mi davano tutta quella carta era meglio, ma e' un altro capitolo...): l'universita' ti regala beni di prima necessita' per uno studente tra cui una tessera SIM (figo, peccato che non sapendolo me ne fossi appena comprata una) e un preservativo (bel gesto simbolico, risparmio battutine a sfondo sessuale che mi paiono fuori luogo...).
Finito la trafila per cui mi sono arricchito del nuovo tesserino universitario, torno a cercare di prendere contatti per cercare un appartamento. Fondamentalmente giri su internet, scrivi mail e chiami (l'universita' ti mette a disposizione anche dei telefoni, wow!). Nel pomeriggio, proseguo il lavoro dall'hotel.
Tra quella sera e la mattina dopo arriva la crisi. Il prurito alle braccia ha un nome preciso che dopo la seconda notte in quell'hotel diventa insostenibile: pulci! Da tutte le parti, soprattutto nel letto. Le mie braccia e le mani sembrano quelle di un lebbroso pieno di pustole: dall'Italia una mi deride via MSN dicendo "ma sembri uno che non e' mai uscito da casa sua" (ma non glielo faccio epsare), l'altra inconsapevolmente e provvidenzialmente mi offre di andare a casa dei suoi genitori appena trasferiti li'. In preda alla crisi da reazione alle pulci la mattina dopo la chiamo, accetto, litigo con quelli dell'hotel e vado a casa dei suoi genitori.
Improvviso il trasloco e finisco... in Ambasciata! Effettivamente, la mia amica e' figlia del n.2 della nostra Ambasciata e io, in crisi sia per la mancanza di alloggio, sia soprattutto per le pulci, mi sono presentato alla nostra Ambasciata conciato come un barbone. Nella miglior tradizione italiano-cattolica ho ricevuto accoglienza di tutto rispetto, addirittura lussuosa a fronte di una condizione di cui mi vergognavo io stesso (anche ora mentre scrivo ho le mani piene di pustole, dannati indiani!).

la svolta, o quasi
Dopo essermi risistemato, torno in universita' dove finalmente la situazione cambia: arriva l'offerta per lo studentato: ho 3 h per accettare. Corro a vederlo perche' la media e' alta, ma la varianza altrettanto e rischi di finire in una bettola. Grattandomi per le pulci, corro, lo vedo e lo trovo decisamente soddisfacente, torno per pagare la prenotazione ma ovviamente il bancomat non funziona. Corro nelle 3 banche della zona, ma niente, alla fine spendo meta' del credito della mia nuova SIM con il mio amico della banca che mi sblocca il bancomat e con ben 17' di anticipo riesco a procurarmi la camera. Per festeggiare vado a mangiare (da Burger king, rendiamoci conto) e mi concedo il lusso di comprarmi delle medicine antipulci... tant'e.
La sera a cena rivedo la mia amica Kiwinella, e poi torno in Ambasciata.

Quarto giorno, l'ultimo sforzo.
Dopo la notte in Ambasciata, vado dal mitico Faso che mi aveva offerto di ospitarmi a cambio di dargli una mano per il trasloco. Io ormai l'alloggio l'avevo trovato, ma mica potevo dirgli di no e quindi eccomi tutta la giornata a scaricare mobili, scatoloni, televisori e scrostare bagni, armadi, aspirapolveri.

Finalmente oggi questa trafila e' finita, vi scrivo dallo studentato che e' figo, dietro la Tate Modern Gallery a 30' dall'Universita'. ha il solo difetto che qui sono tutti undergratduate, ovvero pischelletti neo-universitari, ma tant'e'...

Conclusioni
1. abbiate fiducia negli amici
2. A London qualunque cosa e' cara, l'unica cosa che non paghi e' quello offerto da altri italiani.
3. da quando sono a London, sono sempre stato con italiani, gli altri sono Indiani che mi hanno riempito di pulci.
4. avere le braccia piene di punture di pulci non e' bello
5. sono fiero dell'Ambasciata italiana, per quel che ne so funziona!

Per una settimana ora sono in vacanza a spasso per London, me la godo da quanto ho capito dopo saranno lacrime e sangue...

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London calling

24/09/08

E' da alcuni giorni che questa canzone mi rimbalza inesorabile in testa. Nessun'altra andrebbe bene, l'animo punk, il suo: 'fanculo la tecnica, voglio sentire la tua anima.

Dopo mesi di tribolazioni burocratico amministrative che mi hanno fatto vivere intimamente il senso di precariato, eccomi al fine alla partenza. Ho fatto domanda ad Aprile alla LSE, mi hanno spiegato le modalità amministrative dopo la scadenza dei termini per cui ho presentato la domanda. Quando mi han detto come correggere, loro hanno perso i documenti. Poi mi han detto che mi prendevano con una borsa parziale se facevo il TOEFL a 100/120, di corsa sono andato a Genève e ho fatto 99, mannaggia a me! Ma grazie al cielo sono stati clementi e quindi parto. Solo che l'ho saputo meno di una settimana fa, dopo aver litigato per l'ennesima volta con la loro Segreteria. Parto in fretta e furia, senza un'adeguata organizzazione, senza un alloggio, senza aver potuto neanche realizzare che parto.

Londra la destinazione. In realtà è una seconda scelta, ma se questo era il piano B... beh, scusate se è poco!. Città cara, che non amo particolarmente, ma su cui ho pochi pregiudizi. Non amavo neanche Grenoble prima di andarci. Ho forte in mente il mio primo viaggio in solitaria in UK: andai per una summer school a Bath. Mi ricordo da solo, sperduto su una corriera da Heathrow a Bath. Non parlavo praticamente inglese, all'ultimo mi ero ricordato del dizionarietto e frugavo nella sacca cercandolo: trovai sì il dizionarietto, ma Italiano-Francese, geniale! Ma sopravvissi.

Oggi la partenza è assai diversa. Attesa da mesi, più che una partenza sembra una fuga da un paese che mi toglie speranza (ne ho scritto sul vecchio blog). Un paese che lascia sfiduciati, interdetti per attacchi da Repubblica del III Mondo come quello che all'Authority per l'Energia che, nominata da Berlusconi, appena ha detto qualcosa contro il suo Governo (nucleare...), invece di essere integrata nei 3 membri mancanti (al momento ce ne sono solo due su 5!), viene azzerata. Peccato che le authority funzionano solo se il loro mandato è indipendente, altrimenti sono agenzie... Stasera Letta lo doveva urlare, ma la gente applaudiva Scajola.

Paese che mi ha deluso, profondamente. In ufficio, la frase ricorrente è "beato te che te ne vai", un clima di sfiducia, flebile voglia di lottare contro lo smantellamento dell'Università, almeno per vendere cara la pelle, sapendo già che al più si attutiranno i danni. Blocco del turnover al 20% dice la gente, il mio amico che sta in Svezia dice che là le università gongolano perché possono portarci via i migliori senza pagare! Volevo andare a Londra a giocarmi le mie carte, ora parto con la faccia mesta di un esule. ASFE, Amore studii fecit exuli, si diceva nel Medio Evo.

Ripenso inevitabilmente alle persone che mi stanno attorno. Mia madre che cerca di barare per farmi partire un giorno dopo e poi pensa che stia via due anni, invece di uno. Mio padre che dice "beh, ma torni per il week end, no?". Non ho avuto tempo di salutare molti amici, non me ne vogliano spero che capiranno la situazione. Alcuni attestati sinceri di stima e amicizia.

Penso di non avere colleghi, in Dipartimento il clima è buono.

Penso alla mia Psicologa, riferimento fondamentale per il mio equilibrio. Penso a quella mia Amica con cui non viviamo più di sei mesi nella stessa città da anni e anni. Sabato sera l'ho vista alzarsi 2 metri da terra appena uno strano lui è arrivato. Ripenso a quella che va a vivere da sola, quella che inizia a lavorare e quella che inizia la tesi.

Ripenso a quella che, anche se si offende, avrebbe potuto essere l'unica buona ragione per restarsene in questa città. Ma così non è stato. E dire che avrei soltanto voluto dormirle addosso. Ripenso a quell'Amore perso nel tempo, ché se tornasse l'amerei subito; ripenso all'altra che non ha capito la distribuzione di crediti&debiti.

Medito sulla rabbia per un paese che vedo sempre più inerte, assuefatto di veline e StudioAperto. Manca l'orgoglio.

Vedo che dei miei amici di valore, tolti i milanesi quasi nessuno rimane in questa città, tutti vanno altrove. Sarebbe tempo di porsi delle domande.

Penso a Londra, a se e quando troverò un luogo da chiamare casa. Ricordo i due amici che ieri sono arrivati sotto casa mia a salutarmi, al mio maestro ed ai dirigibilisti, all'altro siciliano che non sono riuscito a salutare. A discepoli che hanno già salpato la via lontana, oltre le Alpi. Penso alle Alpi, eterne immutabili, possenti, anartificiali, anche se par difficile credere che la Natura possa tanto.

Intitolo questa sezione "Zeta", in contrasto con l'Alfa iniziale perché c'è uno scarto semantico che rende la crescita non circolare, ma a spirale. Inizierò presto una nuova sezione Duke's tale, ma solo Oltremanica.

Ripenso a Lei che stasera non vorrei dormirle addosso, non siamo bravi negli addii. Penso a nipotino, fratelli, parentado. Penso a mio Nonno che risalì la Via Emilia per ragioni affini alle mie, ma era un altro mondo. Penso di non avere grandi aspettative ed è meglio così. Mi dicono che saranno un anno importante, molto più impegnativo di quant'io possa pensare. Giocherò, ballerò. Penso al momento in cui su FB cambierò la città, penso molto poco al giorno in cui tornerò a Milano. Penso di esagerare alcune cose e minimizzarne altre.
Penso di non essere sempre chiaro in quello che scrivo, penso che la Pornografia non sia il peggiore dei mali di questo mondo, mi preoccupano molto di più i "furbetti" che stanno causando questa crisi economica. Tett'e culi belli sodi da sventolare contro vietnamiti che muoiono di fame. La gente sembra preoccuparsi dei primi, tanto i secondi in TV non li vedi...

Penso ai miei errori, fatti, imparati e quelli fatti e ripetuti. Penso di non avere una conclusione per stasera, se non tanta confusione, sentimenti che si addensano. Penso a quella mia amica che s'è fumata una sigaretta mentre domenica sera la riaccompagnavo a casa, quella solita casa dove la riaccompagno ormai da 7 anni. Penso a quell'altra più timida che ho messo in imbarazzo parlando di sesso, mi sono divertito non tanto per il tema ma per l'imbarazzo.

Penso che dovrò parlare inglese, non sarà facile, ma voglio crederci. Penso che non voglio inire questo post, lo lascio incompleto con la più ovvia delle conclusioni.

London calling (Clash)

London calling to the faraway towns
Now war is declared - and battle come down
London calling to the underworld
Come out of the cupboard,you boys and girls
London calling, now don't look to us
Phoney Beatlemania has bitten the dust
London calling, see we ain't got no swing
'Cept for the ring of that truncheon thing

The ice age is coming, the sun's zooming in
Meltdown expected, the wheat is growing thin
Engines stop running, but I have no fear
Cause London is drowning and I, live by the river

London calling to the imitation zone
Forget it, brother, you can go at it alone
London calling to the zombies of death
Quit holding out - and draw another breath
London calling - and I don't wanna shout
But while we were talking I saw you nodding out
London calling, see we ain't got no high
Except for that one with the yellowy eyes

The ice age is coming, the sun's zooming in
Engines stop running, the wheat is growing thin
A nuclear era, but I have no fear
Cause London is drowning and I, I live by the river

Now get this
London calling, yes, I was there, too
An' you know what they said? Well, some of it was true!
London calling at the top of the dial
And after all this, won't you give me a smile?
London Calling

I never felt so much alike, like-a, like-a...

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