currunt

31/07/08

Tempi confusi corrono. Tecnologia che si ribella, dal PC al cellulare che se lo spegni perde l'ora... un'amica censurata ché in Cina non si può più accedere ai siti coi blog, un'altra imprò in arrivo (martedì 5, ma solo per chi resta a Milano). Tempi da percorrere di corsa, questi.

In questi tempi ho gli occhi spesso arrossati, infastiditi dall'eccesso di aria condizionata quando spesso basterebbe aprire la finestra; la gola, logorata dallo smog, si appesantisce della climatizzazione artificiale. A molti sembrano eroici gli antichi che riuscivano a lavorare anche senza queste ventole magiche, preistorici!

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in caldi pomeriggi casalinghi

27/07/08

In questi caldi pomeriggi casalinghi, quando posso restare a casa a fare le mie cose, indosso una maglietta capitata nel mio armadio per caso (credo l'abbia dimenticata mio fratello, ma lui dice che non se la ricorda).

E' una di quelle magliette di cotone, grigia con un disegno orribile dietro e la scritta "S.M.S. Falcone e Borsellino". Non conosco quella scuola (SMS=Scuola Media Statale), poco m'importa. Mi piace però portare sulla maglietta il ricordo di Falcone e Borsellino, di quello che hanno rappresentato, della lotta dello Stato contro la Mafia, contro l'illegalità, contro la privazione di libertà dovuta al pizzo, alla violenza, all'oppressione. La lotta delle Istituzioni per la Democrazia, la Libertà, la Giustizia. Una lotta da ricordare a prescindere dalle stagioni.

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Per una visione veramente laica della Storia

A proposito di laicità e giustizia, vi propongo una rilettura della Storia dell'Unità d'Italia veramente laica, che so che potrebbe apparire provocatoria e ideologica.

C'era un Regno, in centro Italia, legittimamente autonomo da secoli e secoli. Era un Regno abbastanza debole al suo interno, ma che grazie a importanti relazioni diplomatiche era riuscito ad acquisire un ruolo internazionale e garantirsi l'indipendenza.
Questo Regno subì prima la propaganda sobillatoria di un altro Regno, più forte, poi fu attaccato, invaso, occupato militarmente, annesso ed il suo Sovrano rinchiuso in ostaggio nel suo Palazzo. I beni di questo Regno, posseduti anche di fuori dai suoi confini, vennero espropriati e molti fedeli a quella Corona sommariamente processati, perseguitati e spesso uccisi.
E se non bastasse, la storia di questo Regno venne ovviamente riscritta dai Savoia vincitori dicendo che era il bene dell'Italia se il Regno della Chiesa era stato attaccato, invaso, occupato militarmente ed annesso. D'altronde, si sa, sono i Vincitori che scrivono la Storia, quella ufficiale a cui i cittadini devono credere.
Quelle Terre diventarano colonie di sfruttamente dei Piemontesi, le tasse imposte dalla nuova Corona uccisero la già debole economia e pochissimi investimenti vennero fatti per alleviare le condizioni di arretramento in cui si trovavano.
E' forse questa Giustizia? Si fece credere che fosse giusta questa militare conquista del Regno della Chiesa, un sacrificio sull'altare dell'Unità d'Italia di cui il Pontefice rappresentava un intralcio insormontabile, si diffuse l'idea che fosse ingiusta l'esistenza di uno Stato con radici plurisecolari e piena legittimità internazionale e giuridica. Si insegnò nelle scuole la Storia dei vincitori, come sempre, dicendo che quello della Chiesa era un giusto sacrificio davanti all'inesorabile avanzare dei tempi.

E' la Storia dei vincitori quella che sempre viene raccontata, perché spesso il Bene non è un valore assoluto ma solo la posizione da cui ci troviamo ad osservare la Storia.

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com'è possibile?

26/07/08

Dopo l'11 Settembre, gli Americani si chiesero "com'è possibile che ci odino così tanto?". Un'improvvisa epifania della loro non-perfezione, il rendersi conto che il mito americano non era condiviso dal mondo ormai libero dall'incubo sovietico.

Nel mio piccolo, in questo momento sto vivendo (in maniera molto molto meno drammatica, grazie al cielo) un sentimento simile: il Governo taglia, dismette, umilia l'Università italiana (ci sono tre miei articoli dove spiego in cosa consista la proposta del Governo sono 1, 2 e 3). Come può un Governo essere così ignorante da voler ridurre, tagliare, affamare, dismettere le Università pubbliche? Senza dirlo in giro, senza un progetto organico, senza correggere quelle leggi che ne causano il mal funzionamento ma semplicemente affamandole e mandandole in miseria. Unità funzionali lasciate ad esaurirsi, come un vecchio da lasciar spegnere negandogli il cibo.
Questo articolo di Diamanti è interessante: lo svilimento della funzione educativa attraverso l'innalzamento del mito di chi non deve imparare niente, la scomparsa dello studente, del ricercatore e contestualmente dell'insegnante a favore di imprenditori, opinionisti ignoranti e veline scosciate.
Mi riesce impossibile provare stima per un paese sìffatto. Pensavo che scegliendo la carriera universitaria non sarei mai diventato ricco, ma che in fondo ci si può vivere dignitosamente facendo un lavoro con un valore sociale. Al contrario, esiste una denigrazione delle istituzioni formative che mi preoccupa, soprattutto perché non se ne ha consapevolezza e si stenta a razionalizzare il problema per poterne uscire fertilmente.

Ambrogio insegnò che in tempi di crisi, l'unica salvezza è stringersi attorno alle istituzioni, soprattutto le persone di buona volontà. E quindi, pronto a scappare da un paese ridotto così venderò almeno cara la pelle perché si capisca che è un errore.

Sono arrabbiato e deluso, confuso sulle prospettive e in attesa di saperne anch'io come andrà a finire.

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Cose semplici e banali

Ho spesso scritto in questo blog del valore dei ricordi, della memoria, delle storie passate vissute animate di emozioni andate che, in fondo in fondo, è piacevole tenersi, come scrigni preziosi. Perché la nostra identità, più che il DNA, la fanno le esperienze vissute. Il Passato ci eleva e ci inchioda al Presente indirizzando il nostro Futuro. In termini angloscientifici si dice "path dependency", sia nel bene che nel male. Ci sono aneddoti del passato che mi diverte far rivivere, ci sono storie del passato che è meglio lasciarsi indietro, non recuperarle, obliarle. Alcuni addirittura arrivano a rinnegarle. Alcuni sono litigi superati, altre rotture inesorabili volute da noi, o da uno solo di noi due, o dal tempo. Però in quest'ultimo caso mai dire mai. Altre ancora sono storie da cui, intimamente, ho maturato un credito che non è fondato sull'orgoglio, se così fosse il dubbio insinuerebbe la vacuità del credito maturato, ma sul fatto che esiste un livello di rispetto relazionale che non può essere travaricato. Ieri mi hanno sbattuto in faccia una di queste storie, me ne sono andato perch'è un credito che non voglio esigere, inestinguibile, inconciliabile, vano ridiscuterlo sarebbe . Non credo che il Passato si riconcili con i grandi discorsi esistenziali su errori orgogli responsabilità, anche se innegabilmente talvolta possono servire. Ma non un discorso costruirà il futuro, un discorso che è un'azione già indica qualcosa di diverso. Non sono criptico, ma si capisce il senso-peso della politica diplomathìa per cui conta non solo cosa si dice, ma anche chi, come, con quali tempi.... La Chiesa di Roma e quella Greca ortodossa sono ancora divise da vicende di millenni fa, la cosa mi diverte e mi incuriosisce: com'è possibile che un litigio di 9 secoli fa sia ancora preso seriamente in considerazione come argomento di divisione? Quant'acqua ha dovuto alleviare le ferite dell'Europa da dover ritenere ancora valide argomentazioni di liti millenarie? Il tempo inganna solo se lo si vede come costante fluire esterno. Il tempo talvolta si ferma all'ultimo incontro, all'ultimio scambio di parole, all'ultima notte passata assieme. Per riconciliarsi con pezzi di passato può bastare pochissimo: un bicchiere di passito, un contatto online, una pugnalata nei fianchi per farla finita con quella persona consegnandola all'altro mondo. In Passato si usava spesso quest'ultimo metodo, oggi la psicologia ci affida armi più fini e raffinate. Caravaggio ebbe problemi con la giustizia; Caravaggio è uno dei miei pittori preferiti, uno dei più grandi Artisti della Storia. Decontestualizzo trapiantando e adattando questa frase: arrendersi e fuggire o rimanere e lottare, tutto sta nel decidere se appagare una personale ambizione, o battersi per il miglioramento del futuro dei nostri successori, in ogni caso è una questione di grande coraggio. Salvare se stessi, al presente, il proprio futuro o cercare di salvare anche chi siamo al di fuori di Noi. L'ho ricordato, lo ripeto: per i latini "Noi" non era il plurale di "Io", c'è uno scarto concettuale enorme. Ma tutte queste sono considerazioni dis scarsa utilità in tempi come questi, dove l'unica preoccupazione sociale è di affermare se stessi, senza l'umiltà di voler apprendere.


Cose semplici e banali (Afterhours, 1999)
Oggi le mie mani sembrano d'avorio
È l'inizio di una nuova era anche per me
Oggi è mattino e mi ha afferrato lucido
E se fossimo noi ad esser sbagliati
E se fossimo noi pazzi e malati
Hai il coraggio o no?
Cose semplici e banali per riconciliarmi
Con gli anni sprecati e dentro ci sei tu
Grazie a tutti per davvero siamo alla fine
E ho perso l'inizio
Ma ho un senso in più

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c'era una volta Marco Pantani

18/07/08

Tutte le volte che passo davanti alla casa di quel mio compagno di scuola non posso non pensarci, ed in questi giorni il pensiero ha una ragione in più per tornarci.

Andrea abitava (e forse abita ancora), in una di quelle vie circolari che coronano l'Arco della Pace e disegnano l' "arco "da cui parte Corso Sempione, a Milano s'intende. A casa di Andrea andavamo tutti i pomeriggi di tarda primavera, dopo aver fatto i compiti, a vedere le puntate del Giro. Eravamo un gruppetto di liceali che si entusiasmava per un solo ciclista: "quando parte il Pirata?", "dai sento che adesso Marco parte... eccolo, si alza sui pedali, adesso non ce n'è per nessuno!". Il "nemico" da battere era Miguel Indurain, quello spagnolo noioso che "però è un signore, un vero campione". Ma cosa ce ne fregava, noi tifavamo solo per Pantani. Pomeriggio dopo pomeriggio attraversavamo l'Italia tifando e urlando per quell'omino in giallo che veniva dalla Romagna: "Ci sono stato a Cesenatico" potevo vantarmi io per aver visto quel piccolo centro in riva all'Adriatico.

Erano i suoi anni d'oro, come la sua maglia. Poi, Noi ci separammo come gruppo mentre anche lui aveva qualche guaio, qualche brutta storia col doping. Le prime volte che accadde già non ci trovavamo più a casa di Andrea (per cicli nostri della vita), ma continuavamo a commentare per telefono chiamandoci mestamente dopo l'ennesima esclusione.

Fino al giorno più brutto. Quella sera in cui arrivò la notizia. Quei miei amici erano lontani, li sentii solo alcuni giorni dopo. Lontani erano anche Andrea e la sua casa (chissà che fine ha fatto, ogni tanto l'avevo rivisto in giro...). Il suicidio di Pantani non è il suicidio di un drogato, né il gesto titanico di un eroe. Un uomo distrutto da un sistema che non perdona, che ti spreme, ti sfrutta e poi ti dimentica nel male peggiore. La sua è una parabola sociale che trascende il dramma personale (pure grandissimo). La solitudine di quella stanza d'albergo era la nostra solitudine, il nostro aver smesso di seguirlo nonostante tutto, nonostante la gloria sia passata. E' facile e forse retorico, ma credo non sia banale né sbagliato dire che Pantani sia stato vittima del sistema, un sistema di merda che ha distrutto un uomo, e da questo non si torna indietro.

Sì, mi metto tra i ragazzetti che si entusiasmavano per quel pelatino romagnolo. Ci stava simpatico sin da quella sua prima fuga quand'era alla Carrera con Chiappucci. La sua storia è quella per cui tifavo perché mi entusiasmava.

Da allora non seguo più il ciclismo, mi è impossibile. Mi piaceva Gotti, mi stavo entusiasmando per quel... Riccò... già, questo giovane che pareva farmi rivivere quei momenti e invece temo di rivivere la stessa analoga storia, ma l'hanno stroncato sul nascere prima che ci si potesse entusiasmare. Vederlo circondato dai gendarmi fa male sia a lui, sia alla mia memoria che ricorre a Marco.

Sì, io ricordo. Io mi ricordo i pomeriggi a casa di Andrea a tifare Pantani, entusiasmarmi sulle sue salite, gli stacchi, l'allungo che non arrivava mai... ma quando arrivava!!! e quando cantò la sigla del Giro e quando si fece il sellino con il pirata e quando festeggiò a base di piadine e poi ... e poi... la fine, brutta brutta, che peggio non poteva andare. Sì, io stavo per Pantani e mi ricordo, sì io mi ricordo...

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La dismissione del patrimonio universitario italiano

17/07/08

Ho scritto sul vecchio due articoli per i gravissimi tagli che stanno colpendo l'università (1 e 2). Questo significa che, per chi come me ha scelto l'università, non c'è futuro, e questo a prescindere dal merito o da qualunque altro criterio di selezione. Ovviamente tutto questo a Luglio, quando la gente è in vacanza...

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studiando economia

16/07/08

Trovo molto stupido chi pensa che il Mercato sia l'incontro tra la Domanda e l'Offerta, la questione è talmente più complessa che tale incontro appare assolutamente marginale, a tratti direi anche irrilevante. Politica, gestione, coordinamento, innovazione sostanziale o percepita, prezzo imposto e percepito sono talmente più rilevanti che quelle due righe che si incrociano sull'asse cartesiano diventa una rappresentazione sciocca e fuorviante di un problema ben più complesso. Se mi è chiara la curva di Offerta (quanto mi costa produrre), quella di Domanda è talmente diversa che mi chiedo perché la si usi ancora. Può andar bene a livello individuale, ma nessuno produrrà qualcosa solo per me. Ma tant'è...

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il curioso caso delle alleanze del PD

15/07/08

Trovo assai curioso il caso del PD che deve decidere lui con chi allearsi, dico curioso perché un partito di quelle dimensioni e con quelle aspirazioni dovrebbe essere lui il riferimento della Politica di una certa parte, non dovrebbe oscillare tra IdV e UdC. Il problema di con chi allearsi dovrebbe essere relegato ai partiti al 2-4%, loro dovrebbero decidere se allearsi col PD, non viceversa.

Ma tant'è...

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Dei luoghi della mia città

14/07/08

Il valor' de' luoghi lo danno le relatzioni che ivi s'instaurano tra'le persone. Le relatzioni miej, direttamente vissute, et anche qvelle ereditate da chi venne di me prima. Mai da quelle future, ché chissà in quali luoghi vivran le loro relazioni.
Un luogo un ricordo, ma non è sì vero: il senso di città si costruisce attorno ad un insieme di luoghi in cui si vivon una molteplicità di relazioni. Gli amici et le diverse compagnie con cui andai et vado sempre in quello stesso locale, ove andai anche solo con la mia Lei, si trattass'anche si sola aspirazione, e la volta che vi andai, sempre lì, per parlar di quel nostro progetto che finì ora in successo et ora l'altra in nulla. L'aula in cui seguii le lezioni di diritto et la stessa in cui seguii Scienze politiche et anca programmazione et anca ancora ivi svolsi lezioni et poi esami et ancora incontri di progetto, interrogatsioni, colloqui, amicizie, qualche caffé bevuto.
Di quei luoghi in cui sovrappongo ricordi di storie e di relazioni, quelli sono innanzitutto luoghi e di quelli è fatta la mia città.
Ci sono anch'i luoghi ereditati: Sant'Ambrogio eredità secolare, ma anche i Navigli et lo Duomo, e poi in là l'Architettura okkupata et lo Piazzale Loreto fino a Piazza Fontana: tutti luoghi il cui significato ha valore per me, ma lo valor è ereditato da generazioni precedenti. I miei posteri erediteranno le Tangeziali, probabilmente.
Nonostante tutto, mi rendo conto che sia solo la seconda volta che scrivo di città.
Alcuni luoghi hanno una significanza monotematica, ripenso a quel locale qui nella Via dietro casa mia dove vado sempre, ma solo la sera. Ma 'l mio pensiero particolare va a quel complesso luogo che è un altro Viale, sempre qui dietro casa mia: vissuto di notte e di dì, luogo di partenza et d'arrivo, di chiacchera e di passaggio, paesaggio alberato per lo parcheggio et lo transito, al semaforo o sulle strisce, a chiacchierare o a mercatare, a litigare, innamorarsi o semplicemente parlar di politica e filosofia. Quello è un luogo multiplo 'l cui valor dipende dalla ricchezza delle diverse relazioni che, mai in un filo logico, avrebbero dovuto/potuto/saputo intrecciarsi.

Di questi luoghi è fatta la mia città la quale, è però fatta anche di luoghi che non mi appartengono, ma che non significa che non appartengano ad altri. In pochi casi come la città la forma urbana e la sostanza differiscono in maniera eclatante.

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Bisogna sempre e per forza?

13/07/08

L'ultima volta li avevo sentiti la sera del mio orale di maturità, per festeggiare andai con la mia psicologa di fiducia a sentirli. Siamo tornati a sentirli per la loro "reunion". Che effetto strano.

Noi, invecchiati di 7 anni, loro cercavano di scimmiottare se stessi, lui non ce la faceva più e non so se gli altri lo so(u?)pportassero. Bello l'effetto revival, ricordare tutte le canzoni a memoria ed i ricordi connessi. non avevo un blog allora, non ero molte cosa che ho fatto nel frattempo. Ma oggi appaiono loro fuori dal tempo. Ma gli darò la possibilità di rinnovarsi con quello che mi immagino che sarà il nuovo CD. Intanto, ritorna una delle mie canzoni preferite perché in fondo, a me, i testi (e le musiche) dei Bluvertigo piacevano, ci sono cresciuto assieme.

I2 (Bluvertigo)

Bisogna sempre per forza parlare d'amore?
Bisogna sempre comunque far nascere il sole?
E' necessario far credere di fare del bene?
E' necessario alle feste donare le rose?
Ripeto:
Bisogna sempre per forza parlare d'amore?
Bisogna sempre comunque far nascere il sole?
E' necessario far credere di fare del bene?
E' necessario alle feste donare le rose?
Beh, io sinceramente provo anche:
ODIO - la mia vicina che reclama
ODIO - per il frastuono che procuro
ODIO - e questa una canzone sull'
ODIO - un sentimento umano e duraturo
ODIO - quando sono esasperato
ODIO - e non mi sento esagerato
ODIO - sinceramente sono fiero
ODIO - forse ora un po' troppo sincero
ODIO - sempre scomodo parlarne
ODIO - poi sembra di essere gli stronzi
ODIO - veramente un paradosso
ODIO - forse meglio lasciar stare
ODIO - Masini e le sue ansie
ODIO - e provo tutti i sentimenti
ODIO - oltre all'amare e il tollerare
ODIO - quando mi portano ad odiare

Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Bisogna sempre scrivere solo testi d'amore?
E' necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
non sarebbe meglio liberarsi e confessare?
Bisogna sempre tentare di farsi accettare?
Bisogna sempre scrivere solo testi d'amore?
E' necessario ogni volta mentire al nostro cuore?
non sarebbe meglio liberarsi e confessare?
Beh, io sinceramente provo anche:
ODIO - la mia vicina che reclama
ODIO - per il frastuono che procuro
ODIO - e questa una canzone sull'
ODIO - un sentimento umano e duraturo
ODIO - quando sono esasperato
ODIO - e non mi sento esagerato
ODIO - sinceramente sono fiero
ODIO - forse ora un po' troppo sincero
ODIO -

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frasi

12/07/08

"Ascoltare è davvero pericoloso, significa sapere, significa essere informato ed essere al corrente, le orecchie sono prive di palpebre che possano chiudersi istintivamente di fronte a ciò che viene pronunciato, non si possono proteggere da ciò che si presume stia per essere ascoltato, è sempre troppo tardi”. j.marìas. corazon tan blanco pg.80

"Sempre l'ignoranza fa paura
ed il silenzio è uguale a morte"
(Canzone per Silvia, F. Guccini)

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silenzio.sa.mente

11/07/08

stringimi madre
ho molto peccato
ma la vita è un suicidio
l'amore un rogo
e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida

senza un finale che faccia male
coi cuori sporchi
e le mani lavate
a salvarmi
vieni a salvarmi
salvami
bacia il colpevole
se dice la verità
my sin
my sin
my sin
my sin

passo le notti
nero e cristallo
a sceglier le carte
che giocherei
a maledire certe domande
che forse era meglio
non farsi mai

e voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
a salvarmi
vieni a salvarmi
salvami
bacia il colpevole
se dice la verità
my sin
my sin
my sin
my sin

voglio un pensiero superficiale
che renda la pelle splendida
a salvarmi
vieni a salvarmi
salvami
bacia il colpevole
se dice la verità
my sin
my sin
my sin
my sin

(Voglio una pelle splendida, Afterhours)

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Posto di Bloggo

06/07/08

Mi ispiro al blog di uno dei miei gruppi preferiti per riordinare il molto scritto oggi, per chi volesse orientarvicisi e quindi eccomi a parlare di Mani e di Lingua, di Politica, di Vita e di Santi.

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Di Santi e città, ovvero di Benedetto e Ambrogio

Benedetto fondò i primi monasteri, oasi di Cristianità nella barbarie medievale: "Ora et Labora", la regola su cui fondare comunità di vera Cristianità, luoghi dove coltivare la Santità; Ambrogio, Vescovo e Prefetto, viveva in Città e portava i Santi in città, viventi come Agostino o morti come Vittore per il quale rischio moltissimo andando a recuperarne il corpo a Lodi. La Santità si coltivava nei monasteri o si sporcava e confondeva con il chiasso della città; la Santità esibita nel Chiostro del ristoro dove trovare la Pace interiore, oppure la difficile rotta da tenere nel mare in tempesta.

Io ho scelto, non amo i Monasteri, meglio il caotico rumore della tempestosa città dove è difficile identificare la rotta.

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sono cose della vita, belle s'intende

Le cose belle della vita sono re-incontrare dopo alcuni anni uno di quegli amici che, anche se poco frequentati, è un grande amico, uno che si stima, un Architetto ed un Artista con la A maiuscola... trovarlo sbronzo per Corso Garibaldi a far la festa di addio al celibato, si sposa, che figata!
Ritrovato così, conciato com'era conciato (in accappatoio e costume...)... che figata. Ha trasformato una festa di addio al celibato in un'istallazione artistica vagante, questo sì che è un genio.

A allora auguri Lo, per chi volesse saperne di più trova la sua musica qui.

L'unica nota stonata è stato il pensiero a cosa mi combineranno i miei amici per la mia di festa di addio al celibato, visti i trascorsi per la laurea...

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della politica del Luglio 2008

Liberata Ingredi Betancourt, la crisi economica che impazza nel mondo e l'Italia si affanna a ridurre in briciole la sua stessa Democrazia ridicolizzando la divisione dei poteri per cui, quel che conta, non è la legittimità del Potere, ma la Popolarità di chi lo detiene.
La Chiesa fu salvata dalla Rivoluzione francese dal Diritto per cui, l'odio con cui i Rivoluzionari la perseguitarono bruciando, saccheggiando e profanando tutto quanto le appartenesse si scontrò contro i Tribunali della stessa Rivoluzione: se la Repubblica si fondava sul Diritto, nessun diritto era riconosciuto a favore di questi violenti, che pure tanto male fecero a quella parte di Chiesa che invece avrebbero dovuto apprezzare (morirono e furono saccheggiati i monasteri e le parrocchie di provincia, non i grandi porporati ingioiellati!).
Allora, il Diritto si levò a difendere i deboli dalla Politica. Oggi, in Italia con 3 secoli di Storia in più (e che secoli!) ci ritroviamo a far leggi che ribaltano l'evoluzione giuridico-sociale-democratica di un Paese che, oltre alla Repubblica ora vorrebbe vivere la Democrazia.
Quel che mi preoccupa non è la disorientata Opposizione, ma la totale mancanza di pudore di chi sostiene la Maggioranza: meglio il Lodo Alfano, che pure non mi piace, ma che è trasparente e chiaro nella volontà di difendere Berlusconi, alla norma Blocca-Processi che manda a sfascio la Giustizia italiana per salvare un solo uomo con i suoi amici.

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della parola italiana

Della parola e soprattutto della lingua italiana mi diverto a giocarne le espressitività. L'Italiano è una lingua bellissima perché, come quasi nessun'altra lingua, parte dalla Grammatica rigorosa del Latino (quanto la Matematica rigorosa e ricca d'espressività) ma poi in realtà ha attraversato secoli dove ha saputo ibridarsi, esplorarsi, rivoluzionarsi e conoscere fertilmente altre lingue. Ha attraversato Secoli e Regioni assumendo forme nuove, mai nessuno ha mai realmente imparato a governare la nostra lingua, l'Accademia della Crusca, istituzione pure meritoria, è in realtà un'idea importata.
Dell'Italiano mi piace raccontare il fatto che, nel '600, a Siena, culla della nostra lingua, non ci si capiva da una Contrada all'altra da quanto erano diversi i dialetti cittadini. Fino agli anni '50 un Milanese aveva difficoltà a capire un Bergamasco, ed erano solo 50 Km. Da bambino, quando frequentavo di più l'Emilia, mi divertivo a distinguere le cadenze da Modena a Carpi ai Bolognesi, sporchi di accento romagnolo, fin'ovviamente su alla mia Parma ché di tutti i dialetti emiliani resta il più duro, mentre a Reggio il più bello dei dialetti, non solo di quelli emiliani di cui pure è il più morbido ed aggrazziato sebbene la città reggiale sia la più popolare dell'Emilia.
Dell'Italiano mi piace attingere alle sue versioni arcane del XII secolo ed alle sue inflessioni dialettali. Mi piace storpiarlo, almeno quando posso, per verificarne l'espressività e scoprirne radici semantiche arcane, vere o forzature comunque fertili.
Dell'Italiano sono innamorato, l'ammetto, e detesto vederlo storpiato e maltrattato.

Vi lascio con il più antico indovinello della nostra lingua.

ϯ separebabouesalbaprataliaaraba & albauersorioteneba & negrosemen
seminaba
ϯ gratiastibiagimusomnipotenssempiternedeus

(Qui la soluzione, mentre qui ne trovate un altro).

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Capace più d'ogn'altro di conoscer et modificar lo Mondo

Incredibil più di tutte le parti de'lo corpo è la mano. Lung'affusolata articolata articolante, delicata accomodante la mano è lo specchio dell'uomo, simbolo arcano archetipico ancestrale della nostra separazione dalla Natura, in cui pur restiam compresi, come la mano resta ad noi attaccata.
Le dita in numero arcanamente sovrabbondante, la mano sa a'carezzar pugnar s'accordar con noi, facilmente difficile per 'na simmetria ch'alla mano sì poco s'addice, et con l'altro nostro conratziale, più complesso ma non per la di mano colpa che se per ella fosse si stringerebbe assaj bene con le di Lei simili (purché sian dello stesso lato, ben s'intende). La mano è nella mano dell'Amante del Contraente del discolo Discepolo irrispettoso; martoriate, picchiate raffreddate sudate, con le mani si fa all'Amore et alla Guerra et all'Odio et all'Amicizia... No, forse quest'ultima men s'avvale della mano. Cortese elegante nel pianista, la mano è rude pe'l minator. Scrive suona stermina sfalcia via il grano maturo. Accorda strumenti, belli fa i quadri, conosce le sinuose curve dell'Amata, dolor copre quando la ferita sopraggiunge. La mano supporta l'Arte di pittura di scultura, meno quella di forgiatura, così come 'l cul' quand'è da pulire. La mano regge il neonato, lo quale ama metter la sua 'n bocca, a conoscenza di un arto articolato capace più d'ogn'altro di conoscer et modificar lo Mondo. Lung'affusolate le dita mie che danzan ivi per scriver poco più lontano et la prosatura già non appartien' più alle danzanti estremità. Le unghie restan fascino incredibile, arcano retaggio della fiera nostra origine, le unghie restan oggi decorate sobrie smangiucchiate. Poco curate. E dir che loro sporcizia dimostra assaj bene 'l rango sotsiale. Le mani son spesso il cuore delle Religioni, del rapporto co'l mondo altro: per man si tiene il Trapassante, mani accolgono il Nascituro. Et man sotto la gonna indica il veritier passaggio d'intimità, od'abuso od' piacer altro in cui, comunque, la mano resta protagonista. Godibili, edibili et soffribili la mano ci rende. La man che benedice, la mano che suona, la mano del forgiatore che instancabile martella ché gli oggetti son solo estensione della mano nostra. E non può ch'esser mano a chiuder questa storia con lo punto, ch'ella è schiva e parola non le è data. Clap.

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Perché tacerne è indegno

03/07/08

Sono in una fase particolarmente incasinata per una serie di scadenze e incertezze mie, ma tacere di fronte a quanto sta accadendo in Italia mi renderebbe indegno del mio status di cittadino del BelPaese (lo stimolo decisivo a scrivere quel che già pensavo deriva da questo appello).

La norma Blocca-processi di Berlusconi è indegna di una Democrazia, di uno Stato di Diritto, di una Nazione europea, queste cose accadono nelle disprezzate repubbliche sudamericane...

Ciò che lascia sbigottiti sono
1. Non solo Berlusconi vuole chiaramente bloccarsi i processi, ma finge un'urgenza ingiustificata (se non ragioni personali) e propone un provvedimento sgangherato (qual è il principio con cui alcuni reati si bloccano altri no? a scorrerne la lista non si trova alcuna razionalità), nonché di dubbia costituzionalità (esiste un obbligo di procedimento penale insormontabile, senza di cui lo Stato di Diritto e la convivenza civile imploderebbero).
2. L'Opposizione non può che essere sbigottita e non dico tanto perché qualcuno pensava che si fosse redento (colombe del PD) o perché "l'avevamo detto" (i saputelli dell'IdV), ma perché ha appena ricevuto un'investitura democratica senza precedenti. Io stesso mi chiedo come si possa protestare di fronte a chi ha ricevuto un consenso così forte dai miei concittadini.
3. E' assurdo che in una Democrazia ci sia chi sostenga un premier che evita la legge. In una democrazia la legittimità del premier non deriva dalla sua popolarità, ma dal fatto che la Legge riconosce la legittimità della volontà d'investitura popolare, può sembrar contorto ma è una distinzione fondamentale. Ce l'insegnò già Louis XIV che "lo Stato era lui", ma era pur sempre lo Stato ad essere sopra di lui, accentrava tutta la Francia su di lui ma era la Francia che doveva accentrarsi su di lui perché la Nazione era prima. Nell'Italia del XXI secolo no, le leggi sono sotto a chi governa, investito della sua popolarità. E' un ribaltamento filosofico-giuridico copernicano o, meglio, tolemaico visto il ritorno al passato.
4. Penso che se fossi un professore di storia di una Scuola del XXIII secolo chiederei ai miei studenti un tema di confronto tra le squadracce fasciste con cui Mussolini vinceva le elezioni e la tempesta mass-mediatica con cui Berlusconi manteneva il suo potere (Balbo come Fede?). E la violenza fisica viene sostituita dalla circonvenzione mediatica con un sicuro progresso (meglio Studio Aperto all'olio di ricino!!!), ma un costante risultato.

Queste osservazioni nascono da un senso di impotenza: come si può avere fiducia in chi fa norme "strafalcionate" per difendersi dalle irregolarità commesse, alla faccia anche del buon senso (che richiederebbe norme almeno sensate) e dell'evidenza (negare che l'urgenza è dettata dalle sue stesse sentenze). Un mio prof di scienze politiche suggeriva di guardare al comportamento dell'opposizione per verificare lo status politico di un contesto. Le opposizioni attuali, a parte le rispettive posizioni, non possono che sentire uno sconfortante sconforto nel sapere che, comunque, devono combattere contro qualcuno che ha una legittimazione democratica senza pari. Aggiungo, che la mobilitazione mi sembra quanto mai difficile da far emergere nella cittadinanza nel momento in cui è così recente la delega elettorale.

Chiudo dicendo che non ho citato il Parlamento il quale, con questa maggioranza, è chiaramente esautorato di ogni funzione e di ogni possibilità che l'Opposizione parlamentare possa sortire qualunque effetto procedurale, se non un estenuante ostruzionismo (che però non può essere l'unica arma parlamentare concessagli!!).

Sul dafarsi, accetto consigli.

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