the "right" end of the story

29/09/08

After all these troubles, when I finished to blog I came back to my room, finally relaxed. I was on my bed at 22h30, sleeping relaxed and enjoying my new room when... 23h30 FIRE ALARM TEST!!!
Awful test, erevybody must get outside. "Dannazione!"

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At LSE, thinking about Economics

Mom and Family...
God and Faith...
Love and Friendship...
These are the most important things in the life.

No one is provided by the Market: Why so many economists stress ourselves saying that the Market is THE solution?

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First days

28/09/08

Premessa n. 1.
Questa e` la vera storia dei miei primi giorni londinesi.

Premessa n. 2
Non saro' breve.

Partenza
"Londra? Si'". La faccia, chiaramente Meridionale, di quella poliziotta pensavo che sarebbe stato l`ultimo contatto ufficiale con le autorita' italiane. L'ultimo passaggio di frontiera prima di prendere un volo destinazione London-Gatwick. Il suo tono indifferente, strafiottente ma anche distaccato e fintamente autoritario strideva con il mio si' assolutamente asettico, privo di emozioni, ma non meccanico.
L'arrivo rigorosamente sotto la pioggia, tutto normale se non per il caos che in una citta' come London dai per scontato.

L'arrivo
Mi dirigo in questo hotel di seconda categoria trovato su internet. Hotel strano, uomini indiani alla reception e donne ucraine (o giu' di li') in cucina. Sembra che non si conoscano, che non abbiano contatti. Mi chiedo se esistano uomini ucraini e donne indiane, mi chiedo se queste due etnie le' siano un esperimento di riproduzione e mix etnico. Senza risposte, mi ritrovo in un buco di stanza che pero' per i primi giorni ci puo' stare, ho pure la copertura wi-fi senza problemi e questo mi rassicuro. Ma ancora ignoro cosa sara' di me.

Primo impatto con l'LSE
Mi dirigo subito in universita'. L'LSE e' una sorta di Bocconi, molto piu' internazionale ma solo marginalmente British. Mi guardo attorno, niente di particolare. Mi oriento cercando l'ufficio assistenza per capire chi mi aiutera' a trovare un alloggio: uno stanzone con due studenti che ti aiutano e un sacco di PC con i siti delle case costantemente visitati. Non sembra male, non fosse che a London non esiste il concetto di 'economico'.
Giro i siti, inizio a orientarmi, poi si fa tardi e caschi il mondo ma alle 5 qui si chiude. Considerato che ero arrivato alle 4h30... Tant'e'...
Riparto in giro per Aldwych, trovo l'adattatore per le prese che avevo dimenticato in Italia e mi preparo per un'apero-cena col mio amico Frass (grande personaggio! giunto all'Imperial College perche' in Italia non trovava lavoro, mentre li' e' apprezzato e ben pagato come ottimo PhD student...). Mangio qualcosa con lui e i suoi colleghi in un tipico pub dove capisci subito le principali caratteristiche della cucina locale: tutto fritto, carne, birra e comunque paghi tanto rispetto ai gia' alti standard milanesi.

Il primo giorno, la crisi
Ero andato a dormire subito, mi risveglio con qualcosa che mi prude sulle braccia. Fingo, cerco di dissimulare.
La giornata scorre tra la registrazione all'LSE, dove pare che ognuno voglia darti il suo tesserino universitario (con questo, siamo a quota 7!!!) che pero' di apre molte porte. Il kit di benvenuto hatre caratteristiche che non ti aspetti: a differenza di quelli italiani non tutto e' inutile; mi regalano l'ennesima borsetta che non mi usero' mai, ma almeno e' biodegradabile che' la sostenibilita' almeno provano a perseguirla (se non mi davano tutta quella carta era meglio, ma e' un altro capitolo...): l'universita' ti regala beni di prima necessita' per uno studente tra cui una tessera SIM (figo, peccato che non sapendolo me ne fossi appena comprata una) e un preservativo (bel gesto simbolico, risparmio battutine a sfondo sessuale che mi paiono fuori luogo...).
Finito la trafila per cui mi sono arricchito del nuovo tesserino universitario, torno a cercare di prendere contatti per cercare un appartamento. Fondamentalmente giri su internet, scrivi mail e chiami (l'universita' ti mette a disposizione anche dei telefoni, wow!). Nel pomeriggio, proseguo il lavoro dall'hotel.
Tra quella sera e la mattina dopo arriva la crisi. Il prurito alle braccia ha un nome preciso che dopo la seconda notte in quell'hotel diventa insostenibile: pulci! Da tutte le parti, soprattutto nel letto. Le mie braccia e le mani sembrano quelle di un lebbroso pieno di pustole: dall'Italia una mi deride via MSN dicendo "ma sembri uno che non e' mai uscito da casa sua" (ma non glielo faccio epsare), l'altra inconsapevolmente e provvidenzialmente mi offre di andare a casa dei suoi genitori appena trasferiti li'. In preda alla crisi da reazione alle pulci la mattina dopo la chiamo, accetto, litigo con quelli dell'hotel e vado a casa dei suoi genitori.
Improvviso il trasloco e finisco... in Ambasciata! Effettivamente, la mia amica e' figlia del n.2 della nostra Ambasciata e io, in crisi sia per la mancanza di alloggio, sia soprattutto per le pulci, mi sono presentato alla nostra Ambasciata conciato come un barbone. Nella miglior tradizione italiano-cattolica ho ricevuto accoglienza di tutto rispetto, addirittura lussuosa a fronte di una condizione di cui mi vergognavo io stesso (anche ora mentre scrivo ho le mani piene di pustole, dannati indiani!).

la svolta, o quasi
Dopo essermi risistemato, torno in universita' dove finalmente la situazione cambia: arriva l'offerta per lo studentato: ho 3 h per accettare. Corro a vederlo perche' la media e' alta, ma la varianza altrettanto e rischi di finire in una bettola. Grattandomi per le pulci, corro, lo vedo e lo trovo decisamente soddisfacente, torno per pagare la prenotazione ma ovviamente il bancomat non funziona. Corro nelle 3 banche della zona, ma niente, alla fine spendo meta' del credito della mia nuova SIM con il mio amico della banca che mi sblocca il bancomat e con ben 17' di anticipo riesco a procurarmi la camera. Per festeggiare vado a mangiare (da Burger king, rendiamoci conto) e mi concedo il lusso di comprarmi delle medicine antipulci... tant'e.
La sera a cena rivedo la mia amica Kiwinella, e poi torno in Ambasciata.

Quarto giorno, l'ultimo sforzo.
Dopo la notte in Ambasciata, vado dal mitico Faso che mi aveva offerto di ospitarmi a cambio di dargli una mano per il trasloco. Io ormai l'alloggio l'avevo trovato, ma mica potevo dirgli di no e quindi eccomi tutta la giornata a scaricare mobili, scatoloni, televisori e scrostare bagni, armadi, aspirapolveri.

Finalmente oggi questa trafila e' finita, vi scrivo dallo studentato che e' figo, dietro la Tate Modern Gallery a 30' dall'Universita'. ha il solo difetto che qui sono tutti undergratduate, ovvero pischelletti neo-universitari, ma tant'e'...

Conclusioni
1. abbiate fiducia negli amici
2. A London qualunque cosa e' cara, l'unica cosa che non paghi e' quello offerto da altri italiani.
3. da quando sono a London, sono sempre stato con italiani, gli altri sono Indiani che mi hanno riempito di pulci.
4. avere le braccia piene di punture di pulci non e' bello
5. sono fiero dell'Ambasciata italiana, per quel che ne so funziona!

Per una settimana ora sono in vacanza a spasso per London, me la godo da quanto ho capito dopo saranno lacrime e sangue...

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London calling

24/09/08

E' da alcuni giorni che questa canzone mi rimbalza inesorabile in testa. Nessun'altra andrebbe bene, l'animo punk, il suo: 'fanculo la tecnica, voglio sentire la tua anima.

Dopo mesi di tribolazioni burocratico amministrative che mi hanno fatto vivere intimamente il senso di precariato, eccomi al fine alla partenza. Ho fatto domanda ad Aprile alla LSE, mi hanno spiegato le modalità amministrative dopo la scadenza dei termini per cui ho presentato la domanda. Quando mi han detto come correggere, loro hanno perso i documenti. Poi mi han detto che mi prendevano con una borsa parziale se facevo il TOEFL a 100/120, di corsa sono andato a Genève e ho fatto 99, mannaggia a me! Ma grazie al cielo sono stati clementi e quindi parto. Solo che l'ho saputo meno di una settimana fa, dopo aver litigato per l'ennesima volta con la loro Segreteria. Parto in fretta e furia, senza un'adeguata organizzazione, senza un alloggio, senza aver potuto neanche realizzare che parto.

Londra la destinazione. In realtà è una seconda scelta, ma se questo era il piano B... beh, scusate se è poco!. Città cara, che non amo particolarmente, ma su cui ho pochi pregiudizi. Non amavo neanche Grenoble prima di andarci. Ho forte in mente il mio primo viaggio in solitaria in UK: andai per una summer school a Bath. Mi ricordo da solo, sperduto su una corriera da Heathrow a Bath. Non parlavo praticamente inglese, all'ultimo mi ero ricordato del dizionarietto e frugavo nella sacca cercandolo: trovai sì il dizionarietto, ma Italiano-Francese, geniale! Ma sopravvissi.

Oggi la partenza è assai diversa. Attesa da mesi, più che una partenza sembra una fuga da un paese che mi toglie speranza (ne ho scritto sul vecchio blog). Un paese che lascia sfiduciati, interdetti per attacchi da Repubblica del III Mondo come quello che all'Authority per l'Energia che, nominata da Berlusconi, appena ha detto qualcosa contro il suo Governo (nucleare...), invece di essere integrata nei 3 membri mancanti (al momento ce ne sono solo due su 5!), viene azzerata. Peccato che le authority funzionano solo se il loro mandato è indipendente, altrimenti sono agenzie... Stasera Letta lo doveva urlare, ma la gente applaudiva Scajola.

Paese che mi ha deluso, profondamente. In ufficio, la frase ricorrente è "beato te che te ne vai", un clima di sfiducia, flebile voglia di lottare contro lo smantellamento dell'Università, almeno per vendere cara la pelle, sapendo già che al più si attutiranno i danni. Blocco del turnover al 20% dice la gente, il mio amico che sta in Svezia dice che là le università gongolano perché possono portarci via i migliori senza pagare! Volevo andare a Londra a giocarmi le mie carte, ora parto con la faccia mesta di un esule. ASFE, Amore studii fecit exuli, si diceva nel Medio Evo.

Ripenso inevitabilmente alle persone che mi stanno attorno. Mia madre che cerca di barare per farmi partire un giorno dopo e poi pensa che stia via due anni, invece di uno. Mio padre che dice "beh, ma torni per il week end, no?". Non ho avuto tempo di salutare molti amici, non me ne vogliano spero che capiranno la situazione. Alcuni attestati sinceri di stima e amicizia.

Penso di non avere colleghi, in Dipartimento il clima è buono.

Penso alla mia Psicologa, riferimento fondamentale per il mio equilibrio. Penso a quella mia Amica con cui non viviamo più di sei mesi nella stessa città da anni e anni. Sabato sera l'ho vista alzarsi 2 metri da terra appena uno strano lui è arrivato. Ripenso a quella che va a vivere da sola, quella che inizia a lavorare e quella che inizia la tesi.

Ripenso a quella che, anche se si offende, avrebbe potuto essere l'unica buona ragione per restarsene in questa città. Ma così non è stato. E dire che avrei soltanto voluto dormirle addosso. Ripenso a quell'Amore perso nel tempo, ché se tornasse l'amerei subito; ripenso all'altra che non ha capito la distribuzione di crediti&debiti.

Medito sulla rabbia per un paese che vedo sempre più inerte, assuefatto di veline e StudioAperto. Manca l'orgoglio.

Vedo che dei miei amici di valore, tolti i milanesi quasi nessuno rimane in questa città, tutti vanno altrove. Sarebbe tempo di porsi delle domande.

Penso a Londra, a se e quando troverò un luogo da chiamare casa. Ricordo i due amici che ieri sono arrivati sotto casa mia a salutarmi, al mio maestro ed ai dirigibilisti, all'altro siciliano che non sono riuscito a salutare. A discepoli che hanno già salpato la via lontana, oltre le Alpi. Penso alle Alpi, eterne immutabili, possenti, anartificiali, anche se par difficile credere che la Natura possa tanto.

Intitolo questa sezione "Zeta", in contrasto con l'Alfa iniziale perché c'è uno scarto semantico che rende la crescita non circolare, ma a spirale. Inizierò presto una nuova sezione Duke's tale, ma solo Oltremanica.

Ripenso a Lei che stasera non vorrei dormirle addosso, non siamo bravi negli addii. Penso a nipotino, fratelli, parentado. Penso a mio Nonno che risalì la Via Emilia per ragioni affini alle mie, ma era un altro mondo. Penso di non avere grandi aspettative ed è meglio così. Mi dicono che saranno un anno importante, molto più impegnativo di quant'io possa pensare. Giocherò, ballerò. Penso al momento in cui su FB cambierò la città, penso molto poco al giorno in cui tornerò a Milano. Penso di esagerare alcune cose e minimizzarne altre.
Penso di non essere sempre chiaro in quello che scrivo, penso che la Pornografia non sia il peggiore dei mali di questo mondo, mi preoccupano molto di più i "furbetti" che stanno causando questa crisi economica. Tett'e culi belli sodi da sventolare contro vietnamiti che muoiono di fame. La gente sembra preoccuparsi dei primi, tanto i secondi in TV non li vedi...

Penso ai miei errori, fatti, imparati e quelli fatti e ripetuti. Penso di non avere una conclusione per stasera, se non tanta confusione, sentimenti che si addensano. Penso a quella mia amica che s'è fumata una sigaretta mentre domenica sera la riaccompagnavo a casa, quella solita casa dove la riaccompagno ormai da 7 anni. Penso a quell'altra più timida che ho messo in imbarazzo parlando di sesso, mi sono divertito non tanto per il tema ma per l'imbarazzo.

Penso che dovrò parlare inglese, non sarà facile, ma voglio crederci. Penso che non voglio inire questo post, lo lascio incompleto con la più ovvia delle conclusioni.

London calling (Clash)

London calling to the faraway towns
Now war is declared - and battle come down
London calling to the underworld
Come out of the cupboard,you boys and girls
London calling, now don't look to us
Phoney Beatlemania has bitten the dust
London calling, see we ain't got no swing
'Cept for the ring of that truncheon thing

The ice age is coming, the sun's zooming in
Meltdown expected, the wheat is growing thin
Engines stop running, but I have no fear
Cause London is drowning and I, live by the river

London calling to the imitation zone
Forget it, brother, you can go at it alone
London calling to the zombies of death
Quit holding out - and draw another breath
London calling - and I don't wanna shout
But while we were talking I saw you nodding out
London calling, see we ain't got no high
Except for that one with the yellowy eyes

The ice age is coming, the sun's zooming in
Engines stop running, the wheat is growing thin
A nuclear era, but I have no fear
Cause London is drowning and I, I live by the river

Now get this
London calling, yes, I was there, too
An' you know what they said? Well, some of it was true!
London calling at the top of the dial
And after all this, won't you give me a smile?
London Calling

I never felt so much alike, like-a, like-a...

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de complicitate

23/09/08

Dimani n' scriverò me'lio et aliae cose, or mi rimbalza 'l titol di quel film che in realtà mai ho visto, che non ne ricordo manco la trama, né tant'meno credo ch'io vorrja vederlo. Volevo soltanto dormirle addosso. Un roman'ico pensier che reclama l'Innocienthìa dinnantzi at certe malithìe, fraintendimenti che rischian d' rhovinar semplici bellethze. Malinconia, un pizz'co di rammarico pe' 'n esser riusciti a farsi comprendere, ché poi, 'n fondo, n'è successo gnente d' veramenti gravjo. Si tratta più ch'altro d'un amaro in la bocca, esto lascìa quella cosa che non tornerà. Complicità perduta da malithie, fraintendimenti n'n voluti, od forse semplicemente il Caso et lo Tempo che fanno il loro inesorabil mestiere. Ché non si pensi né all'amor né ad altro peccamine, ma d'una complicitate più semplice et sinthia malithia ninguna.

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curiosi rumori mediatici

20/09/08

Curioso effetto mediatico per cui Catania è su tutti i giornali per la crisi finanziaria del Comune, quando il Comune italiano finanziariamente messo peggio non è certo il capoluogo etneo.
Il principio "libertà = zero tasse" (come se la libertà fosse un prezzo da -non- pagare) sta mandando in bancarotta niente po' po' di meno che il Comune di Milano, il più indebitato d'Italia, vittima di banche fraudolente o, più probabilmente, di un comportamento spregiudicato e collusivo di una certa Amministrazione che non vuole neanche riconoscere la sfascio in cui si ritrova.
Oltretutto, ora per fare l'EXPO il Comune di Milano si dovrà indebitare ancora, peccato che si sia già sotto ricorso della Corte dei Conti.
Intanto, una crisi politica travolge Morattila che in 6 mesi ha bruciato 3 assessorati pesanti (Sanità, Cultura, Attività produttive). In altri paesi sarebbe una bufera, in Italia è un trafiletto sulle pagine locali.

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al volo

19/09/08

Tornerò a parlare di aeroplani, ma intanto non capisco lo scalpore legato ad Alitalia. C'è una trattativa la quale implicitamente impone che si possa NON raggiungere un accordo. Se il "sì" fosse alla fine comunque sicuro, che razza di trattativa sarebbe???
Il giudizio sulla storia non conta, è una questione metodologica: se c'è una trattativa, bisogna mettere in conto che si possa non arrivare all'accordo. Punto e basta.

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alberghi

18/09/08

Amo il minimalismo delle camere d'albergo, il loro saper ridurre al minimo le funzioni necessarie pur senza intaccare il senso di accoglienza mi affascina. Un surrogato della Casa dove si capisce che non sono le funzioni quello che fanno la differenza, quanto il senso di accoglienza.

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Più che ideologia era opportunismo: una storia di miopia istituzionale

A cavallo del 2000 imperava un approccio culturale detto iper-liberista. Teorizzato dagli economisti, quel Liberismo spinto era solo parzialmente contenuto dalla Politica di Bill Clinton con un risultato assai interessante che ha determinato una sostanziale crescita nel benessere mondiale. Quel liberismo ora feroce, ora mitigato da Clinton ha portato forti profitti ai già ricchi, ma ha anche avviato processi di sviluppo in certi paesi (ma non altri) facendo aleggiare un clima di generale fiducia.

Dall'entusiasmo, ci si è fatti prendere la mano e si è virato su G. W. Bush, spingendo nella direzione liberista: fuori lo stato, mercato mercato mercato. Ovunque, da tutte le parti, sempre e comunque, a qualunque costo. Qualche attrito con qualche No Global che è stato presto isolato dopo i fatti di Genova.

Piccolo problema: quell'ultra-liberismo però non ha funzionato, l'assenza di regole non è mercato e oggi la Fed deve intervenire a salvare colossi ritenuti incrollabili. Una funzione statalista in evidente e stridente contrasto con quell'iper-liberismo di cui dicevo prima. Il Bush che sostituì Clinton non avrebbe mai tollerato questo, oggi lo ritiene necessario.

Ma il mercato non funziona senza regole, il WTO lavora ad abbattere le barriere internazionali ritenendo così di liberare forze economiche. Peccato che, sin dalla nascita delle prime teorie economiche, si capì che le regole servono altrimenti il mercato crolla. L'ha capito l'Unione Europea che non ha abbattuto le barriere, ma ha costruito un mercato comune con uno sforzo di istituzionalizzazione oneroso quanto responsabile (non senza difetti ed errori, anche gravi, ma su un percorso significativamente diverso). Al contrario, quel liberismo estremista e irresponsabile è oggi imploso: la crisi dei mutui USA richiede oggi una statalizzazione per cui si paga tanto il fatto che ieri non si sia investito in istituzioni di mercato. Ieri si è risparmiato sulla creazione dell'istituzione "mercato" per avere un profitto immediato, ma oggi si paga un conto ben più salato. Rinunciando al coordinamento su lungo periodo per massimizzare i profitti di breve periodo alla lunga si paga un conto ben più salato.

Questa tesi qui esposta non è mia, ci sono fior fior di premi Nobel (tra l'altro anche economisti USA) che hanno dimostrato queste cose. Tant'è...

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Crediti&debiti tra Economia e Politica

13/09/08

In Scienza economica crediti e debiti sono modellizzati in maniera efficacemente semplice: una somma definita, un tempo per restituirla, un tasso di sconto e penali in caso di ritardo. Saldare i debiti e riscuotere i crediti è solo apparentemente un'attività antipatica, ridotta a procedura giusta su cui si basa l'istituzione di mercato. Addirittura, il debito/credito diventa trasferibile come qualunque altra merce. E poi, una volta saldato, restano solo come registrazioni contabili.

In Scienza politica no. Debiti e crediti non possono essere semplicemente quantificati e scorre anche un abisso tra chi esige il credito e chi salda il debito. Chi dei due primo si muove influenza il valore dello scambio in maniera determinante. Il tempo non è poi una costante lineare; l'interazione determina anche apprendimenti che sono inequivocabilmente cumulativi. Debiti e crediti non solo sono intrasferibili, ma proprio per gli effetti di apprendimento cumulativo restano in qualche modo attivi anche una volta saldati.

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Domani parto e starò via una settimana tra le Alpi di Bressanone. Tant'è.

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in equilibrio

10/09/08

Ogni equilibrio è sempre un po' precario, si cerca di tenerlo aggrappandosi alla propria volontà quando tutto fuori ti spinge da parti diverse. Aggrappato, mi sento tirato per la Manica, il tempo scorrendo mi farà cadere presto e ancora mi chiedo in quale direzione.

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era settembre

Era Settembre la stagione più bella per vivere Milano: il tempo, gli eventi, gli amici ritrovati e qualche straniero che passava per il centro della grande pianura negli ultimi scampoli di vacanza.

Sembra che quest'anno non sia dato di vivere questo Settembre ché vive d'incertezze e di affannoso lavoro. Almeno settimana prossima riparto verso le Alpi, la cui presenza costante, pacifica, millenaria mi manca da quel dì.
Certo, mi accoglieranno le Dolomiti ché di tutte sono le più imperiali tra le Alpi e questo mi mette un po' soggezione. Ripenso agli altipiani, al carico di morte ed eroismo della Grande Guerra.

Ripenso a tutta quella gente in spiaggia a fare l'aperitivo in Salento come fosse l'ennesimo Happy Hour milanesissimo. Penso a loro che nella calda calca trasudante ormoni e mojito ballavano il Capa, senza rendersi conto del messaggio che portava con sé.

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disarmanti fraintendimenti comunicativi

08/09/08

Appare disarmante notare come, alcuni buoni propositi, vengano poi recepiti in maniera negativa. Troppo facile dare la colpa alla malizia del ricevente o all'incapacità del comunicatore, inizio a temere ci sia un errore strutturale nella comunicazione inter-soggettiva.
E' vero che ogni messaggio richiede una semplificazione e sintetizzazione che, inevitabilmente, porta a omettere alcuni elementi, ma come superarla senza dover affidarsi ciecamente alla fiducia nella buona fede degli interlocutori?
Anche perché, se così fosse, intenzioni maliziose non potrebbero essere comunicate se non in via esplicita, che forse potrebbe rivelarsi un vantaggio collettivo, a scapito di alcuni vantaggi individuali.

Un interrogativo su cui interrogarsi interrogando difetti difficilmente interrogabili.

Tant'è...

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dal vecchio blog

Un commento ricevuto ha reso nuovamente attuale un vecchissimo post. Grazie a Giulia (chiunque essa sia) per avermi fatto ritrovare questo vecchio post.

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proposte, propositi, proposizioni | Settembre 08

02/09/08

incomba massa oscura che non muove
grumo di sangue putrido, poltiglia che fu cuore

gravoso legamento non visto non vede precipita procede
tormento che persevera malato che non muore assillo debitore del mio cuore

dolore secco non da compatire umida fatica da non alleviare
piedi gambe mani braccia collo spalle
sgobbare e onorare
sgobbare e onorare

vacui pensieri persi in cerca del passato, vogliosi di futuro
basta non è mai dato

pesantezza la vita, fatica da fatica su fatica di fatica
ostacolata lenta zoppicante
spogliata scortecciata d'ogni insidia scavata, ferita
da ferita su ferita di ferita rovina pericolante
essenza nuda esposta fragile resistente. immagine di me Io somigliante

né pesantezza che non si può portare
né pesantezza che si debba fuggire (propria conformità)

avevo una ragione da dirti s'è persa che ragione non c'è
avevo una proposta da farti s' è persa che proposta non è
avevo

Cadevo.

Cadevo [G. L. Ferretti]

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For wayfarers | Per i viandanti

Duke's guests | Ospiti regolari

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