il mio posto è (di) là

20/12/08

Alcuni segnali del rientro fanno capire qual è la direzione giusta da prendere.

Primo, torni e controlli se nella lunga assenza ti è arrivata posta, ma il dubbio è presto risolto perché ora non hai più manco la casella di posta: l'etichetta col tuo nome è stata strappata. Poi, i tuoi capi e colleghi ti accolgono a braccia aperte dicendo "bene che sei tornato, così ci dai una mano a far insediare la nuova collega nel tuo vecchio ufficio". Prima ci rimani un po' disorientato, poi vedi che la nuova collega si trova perfettamente a suo agio nella tua (ormai ex) scrivania. Infine, torni e finalmente rivedi quelle persone che a lungo hai sentito via Messenger, ti avevano pure chiamato prima per essere sicuri che ci fossi. E poi pare che senza la finestrella fatichino a riconoscerti.

Se tre indizi fanno una prova, allora forse meglio andarsene di là, cordialmente e senza polemica. Un di là dove sorridi ogni volta che ricevi una lettera nella tua casella (sperando che non sia né pubblicità né la banca...) o almeno una mail che abbia il .it alla fine, dove sei sorpreso di avere una camera accogliente dove poter dormire ogni sera in terra straniera e risvegliarti imparando a riconoscere la luce dalla finestra e dove ogni persona é un potenziale nuovo contatto con cui ridere o eventualmente non vedersi mai più.

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