con il treno

27/04/09

Faccio i conti del fantacalcio, inserendo i voti nelle caselline giuste dei giocatori mentre bevo il caffé serale: abitudinaria pratica del lunedì sera, da anni ormai.
Agisco meccanicamente con i voti di Del Piero, Beckham, Julio Cesar, controllo il risultato, la classifica. Inebetito.
In una settimana, mi sono ritrovato a confrontarmi con delle dipartite, e non delle partite, a distanza, da quest'isola in mezzo al mare. Prima fu la nonna di una mia amica, cent'anni di onorato servizio, ultimamente nella veste di splendida nonna italiana, di quelle donne per cui si è grati al Signore di avercele donate. A cent'anni, la morte viene accolta come un fatto naturale, sebbene fosse relativamente in salute puoi anche aspettartelo. Forse successo un po' all'improvviso ed il distacco si fa doloroso, ma appare il grande cerchio della vita.
Pochi giorni dopo, un altro caro amico di un altro mio amico: 48 anni, arbitro di calcio, perfettamente in salute. Non si è svegliato, morto nel suo letto e non si sa niente di più. Sgomento per l'amico scomparso, così d'improvviso senza poter dire niente. Non lo conoscevo, ma quando il tuo amico ti chiede supporto, provi a pensare a un qualunque senso. E il senso non c'è. Puf... un sonno, ti addormenti col tuo pigiama, magari accanto a tua moglie, e la mattina... non c'è mattina.
Oggi, un amico di famiglia, 34 anni, questo sì lo conoscevo di persona anche se assai poco. Fino a qualche giorno fa, vedevi il suo profilo facebook aggiornato. Oggi chiamo i miei genitori e non ci sono a casa, sono andati alla veglia funebre. 34 anni, aneurisma, niente da dire: pare che il fratello l'avesse chiamato più volte, non rispondendo ha chiamato l'ambulanza e non c'era niente da fare. Trentaquattro anni... Cosa devi dire?

Rimango sgomento, sebbene nessuna fosse persona a me particolarmente vicina, acquisisci un senso della vita di assoluta precarietà. Riprendi a inserire i voti dei giocatori nella casellina giusta, ti giri e guardi il letto da cui potresti non avere la mattina, e poco conta la tua salute. Non è un incidente, neppure puoi dire di essere andato a cercartela con un'overdose. No, niente di niente e comunque la vita ti finisce così. Se a 100 anni puoi pensare che sia il ciclo della vita, a 34 no, manco a 48. Non una malattia, non un incidente stradale che, al limite, quelli in qualche modo puoi provare a capirli.

Rimango inebetito mentre controllo la classifica, di cui non può fregartene granché, sembra un intermezzo, come quando chiacchieri sul treno in attesa di arrivare in stazione. Poco importa, poco ti importa, poco ci importa.

Mi hanno appena regalato una Madonna brasiliana, la loro patrona, arrivata direttamente da San Paulo. Mi ha pensato, sono uno religioso, devoto di San Francesco. Mi ha colpito, non pensavo di dare questa immagine così religiosa, ma in fondo mi piace conservarla. Il Poverello di Assisi è una buona compagnia per il senso di serenità che trasmette. Certo, metterei anche S. Nicola, S. Ambrogio e S. Agostino tra quelli a me cari, ma San Francesco è una buona compagnia, in attesa che il treno compia il suo percorso.

Sgomento, torni a studiare pensando alla compagnia di Agostino, Fede e Studio per migliorare il mondo che ci è dato in eredità. Dai nostri nipoti.

1 commenti:

Anonimo 28 aprile 2009 alle ore 00:02  

Un senso non c'è nemmeno quando si muore a 28 anni, in sella (o fuori sella) a una moto guidata dal tuo fidanzato, dopo anni di studi interminabili all'inseguimento di un sogno professionale profondo quanto tutti gli anni che ti sei portata addosso. Un senso c'è, ma è del tutto personale, solo se si pensa che ogni istante si va incontro un pò di più alla propria morte. Il dolore di una nuova assenza per coloro che restano, continuerà a non avere senso.

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