nell'attesa

21/05/09

Guardo la caffettiera metallica coi suoi colori così diversi. La base annerita dall'uso degrada in uno sporco grigio tutto metallico fino alla guarnizione. La vita di quel corpo squadrato segna un balzo verso un dolce grigio metallico, quasi familiare sebbene innaturale come colore. E poi, in testa, un coperchio assolutamente stonato, tendente all'azzurrino/avorio, ché mi chiedo come si possa anche solo immaginare un accostamento del genere.
Attendo il mio caffé un po' impertinente, ché non ho tempi di aspettare. In quel momento non c'è che lei, oggetto del desiderio il cui semplice vivere fomenta il mio desiderio, la mia pasione. Poco importa se razionalmente quella forma a chicchessia non piace, è la mia caffetteria, colei che da sapore alla mia mattina, rilassa il mio meriggio e, talvolta, mi accompagna dopo l'imbrunire. Lei che sa tenermi sveglio, ma anche farmi aspettare che il suo nero resoconto esca da quelle labbra metalliche. Mi concedo il diritto di metterci lo zucchero nel caffé, alla faccia di chi dice "il caffé amaro, le donne da amare", che comunque è un gran bel modo di dire.
Il caffé al mattino è un inno all'ingegno italiano che inventò la Moka, sempre che l'abbiamo inventata noi. Almeno, la Bialetti le ha dato un design inconfondibile, illogico nel numero di lati ma assolutamente pratico ché io al mattino non ho bisogno di nient'altro, acqua, zucchero e caffé esclusi ben s'intenda.
E quindi resto qui,in attesa che la moka dia il suo riscontro.

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