Provo un grande dispiacere

23/01/10

Provo un grande dispiacere per tutte quelle persone che sentono la chiamata dentro di loro, che sentono il senso profondo di Dio, ma che non hanno potuto incontrarlo come si deve o, peggio, perché la Chiesa si è dimostrata inadeguata.
Grande dispiacere perché confondono bellezza e forza del messaggio di Dio con limiti, manchevolezze ed errori della Chiesa degli uomini.
Il gesto disinteressato di una persona è la Carità cristiana, segno umano che va al di là della logica umana, un segno che testimonia la presenza di Dio non solo come opposizione all'egoismo distruttore che porta alla guerra o al menefreghismo accidioso del quieto vivere. Il sentire che davanti a sé non c'è un qualcuno, ma una persona, un soggetto di infinito valore, un valore indiscutibile, bellissimo, profondo, assoluto. Il valore della persona nella sua umanità non può essere relativizzato. Questo non significa che sia facile, ma che c'è tutto un mondo da scoprire, una prospettiva su cui mettersi in gioco.
Vengo da un incontro con Ernesto Olivero, grande uomo che vi invita a una grande iniziativa.
Mentre molta gente confonde il Cristianesimo col non scopare prima del matrimonio, il no al preservativo e gli sfarzi del Vaticano, dimenticando tutto il resto, ignorando la voce che hanno dentro di loro e che gli pone il dubbio che, in fondo, qualcos'altro ci sia.
Provo grande dispiacere per chi, vedendo limiti e errori della Chiesa, nega, ignora o non considera il messaggio evangelico.
Provo grande dispiacere per chi vede il Cristianesimo come una religione dogmatica, assiomatica, basata sulla Verità. Al contrario, è ricerca, interrogazione, è domanda e direzione, è cammino verso, non arrivo. Si pensi al Giubileo del 2000 che Giovanni Paolo II dedicò alla necessità di essere in costante conversione a Cristo, segno di un cammino in cui non sta a noi giudicare a che punto siamo arrivati.
Non me la prendo con i bestemmiatori e con gli altri, non è il moi giudizio quello che conta e, ancora di più, non sono certo io uno con la condizione tale da poter anche solo lontanamente criticare chicchessia.
Da Londra all'Italia ho visto un Cristianesimo molto diverso, vorrei poterlo descrivere come ho fatto domenica scorsa a voce. Lo farò, ora basti pensare che in Inghilterra l'ho trovato più genuinamente semplice e umile contro una certa boria italica.
Viene l'ora del dormire. Ernesto Olivero, grande maestro.

4 commenti:

Anonimo 23 gennaio 2010 alle ore 01:38  

Mi piace l'immagine del cristianesimo come 'viaggio' o 'esperienza'. Anche perche', mettendolo anche su questo livello, diventa piu' semplice il confronto e il dialogo con altri viaggi o altre esperienze. Anch'esse differenti e dunque in quanto tali altrettanto uniche cosi' come le persone che le vivono.

Sarebbe bello avere modo di fare piu' di un solo viaggio.

Papero

D21 23 gennaio 2010 alle ore 15:49  

Chi ieri mi ha ispirato questa piccola riflessione ha anche detto: "conosco tra i cristiani le persone peggiori. Ma anche le migliori".

Luciano Raso 25 gennaio 2010 alle ore 10:18  

Non sono gli errori della chiesa il problema, ma le posizioni. Faccio un errore, chiedo scusa, pago il dovuto, bona. Ma la chiesa su un numero svariato di argomenti assume posizioni a dir poco incomprensibili che mostrano che c'e' qualcosa, dentro, che non va.

D21 25 gennaio 2010 alle ore 12:17  

Che ci sia qualcosa che dentro non vada sono d'accordo, ma guarda che le posizioni sono spesso più articolate di quanto appaia. Non sono affatto così granitiche e univoche come molti pensano o come all'esterno appare.

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