Pover'Italia

14/09/10

Un tuffo nel mio passato, quello stimolante e glorioso dell'Università quando l'importante "non era aver ragione, ma generare ragione" (cit. da Trix) e ritrovarli ora alle prese col mercato del lavoro. Noto, con amarezza, che pochissimi sono rimasti a Milano. Giusto i pochi ingegneri più bravi capaci di entrare in una multinazionale più o meno buona. Molti dottorandi come me, che non han voluto tagliare il cordone ombelicale con la propria università o che lavorano in campi dove 1000 euro al mese sono un lusso. E poi molto umiliati e sfruttati con stipendi che, non raramente, scendono anche a 300 euro al mese. Vivere a casa dei genitori perché fino ai 30-35 anni non ci si può permettere una casa. Accettare stipendi bassi senza responsabilità, senza stima, senza che si possa essere considerati professionisti adulti.
Al contrario, all'estero si lavora anche molto di più ma per stipendi doppi e in condizioni e ambizioni decisamente diverse. Ho visto compagni d'università dal curriculum al più "mediocre", con responsabilità, stimoli e prospettive serie una volta trasferitisi. Ho visto compagni dal curriculum eccellente ridotti a lavori mediocri senza responsabilità né prospettive. Senza considerare gli stati sociali per cui, in Belgio, puoi pensare di fare un figlio perché lo stato ti aiuta, mentre in Francia veramente ti offre una culla o in Svezia arriverebbe a pagarti pur di farti fare un figlio (e dire che fare un figlio con certe svedesi non dovrebbe essere così difficile, mah...).
La conclusione appare ovvia: una generazione sacrificata, la mia, ma una cosa è leggerlo, una cosa è incontrare volti e facce e mani e gambe e braccia e tette e culi e capelli e sudore e sorrisi e aspirazioni e sogni di chi con te ha condiviso gli anni più belli.
Infine, mi piacerebbe ritornare su quegli anni per capire il peso culturale lasciato da quei momenti di fermento vero e sincero. Dovremmo farlo, amici. Sorprende, invece, il disinteresse e il menefreghismo della generazione dei nostri genitori, clamorosamente incapaci di capire e intervenire su tutto questo.

5 commenti:

Anonimo 14 settembre 2010 alle ore 10:20  

una mia compagna di università, laureata con 100elode:
http://viviallestero.com/interviste/59-interviste/288-italiani-germania
m.

D21 14 settembre 2010 alle ore 18:29  

Fantastico quando dice

"Cosa ti manca dell’Italia?
[...] La lingua perché ogni tanto per mandare a quel paese qualcuno ci vuole un sano “vaffa” e non le parolaccette educate che usano qui!"

:)

Anonimo 14 settembre 2010 alle ore 18:30  

"Sventurata non e' la terra che non ha eroi, ma la terra che ha bisogno di eroi".

B. Brecht

- Papero

Unknown 15 settembre 2010 alle ore 21:37  

Più che di genitori incapaci di intervenire, parlerei di genitori talmente preoccupati della propria pensione da non voler intervenire. Perchè intervenire, vorrebbe dire rinunciare al proprio privilegio e pagare il fatto di aver vissuto per 30 anni sopra le proprie possibilità. "non preoccuparti figliolo anche se prendi 300 euro, tanto ti aiuto io", questo è il ragionamento che i nostri genitori fanno. Ci tengono a casa loro fino a 30 e più anni per il loro tornaconto, i nostri 300 euro al mese gli convengono, altrochè.....

D21 15 settembre 2010 alle ore 21:52  

Quanta triste e amara verità in queste parole...

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