domani, un amico si sposa

14/10/10

Grande giorno, quello di domani, il compagno dell'università, quello con cui si sono condivisi esami, appunti, sudate notturne a fare le tavole si sposa. E così ritrovarsi, compagni profughi di un mestiere che non ci dà cittadinanza. Un mestiere disperso, maltrattato, vituperato, al punto che ne siamo usciti tutti malconci, precari, dispersi. Noi, che non eravamo manco una gran classe da quanto eravamo eterogenei, separati, confusi e confusionari, noi ieri eravamo lì a preparare qualcosa per l'amico che si sposa e poi, già lo so, torneremo dispersi e silenti a una professione che pochi praticano (io no, per esempio), come i compagni di un segno che fu e che rimane lì latente convinti che gli anni dell'Università siano qualcosa di speciale. Silenti siamo, a differenza di altre compagnie universitarie bavardeurs, complicate, caciarone, fanfarone, a differenza di altre compagnie fatte di amori, tradimenti, cose piccanti da nascondere e amicizie che superano tutto e tutti in chiometri, distanze, differenze. Questa mia gente è normale, vive la città conoscendosi, conoscendola, ma senza farsi riconoscere ché a Milano - si sa - si tollera tutto purché non faccia baccano, purché ci si lasci lavorare...
E poi, ovviamente, questa mia gente non si ritroverà al Roxy Bar, ma un buon bicchier di porto... quello sì che ce lo concederemo...

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