inizio a capire qualcosa di Ratzinger e del suo essere contro il Relativismo

22/10/10

Tema scomodo, ma fatemi spiegare.

Da un po' di tempo, ho scoperto di aver subito di un torto grave, di quelli che mi dareste sicuramente ragione per l'essere arrabbiato, ancora a distanza di tempo. Chi me l'ha fatto ha argomentato la sua difesa, tra le altre cose, dicendo che non sapeva che tipo di persona fossi Io. Ripensandoci un po' più a freddo, la cosa mi terrorizza ancora di più.

Mi spiego perché questo è il male del Relativismo, per cui appunto mi trovo d'accordo con Ratzinger: certe cose non dovrebbero esser fatte, a prescindere dalla persona che le fa o le subisce. Il Cristo si è messo dalla parte della Vittima, dell'Agnello sacrificale, del povero, dell'offeso e questo cambio di prospettiva è la vera Rivoluzione del Cristianesimo. Al contrario, osservando chi vive nel Relativismo queste cose si possono fare e quindi uccidere si può arrivare a fare perché "l'assassino non sapeva che tipo di persona fosse la vittima".

Premesso che come potete notare non sono stato assassinato, mi interessa l'aspetto generale, astratto, filosofico. Quella giustificazione mi terrorizza perché:
1) Conoscendo la persona, credo rappresenti questo tipo di mentalità, quindi potrebbe rifarlo con altri.
2) Se si assume un quadro relativista, è facile allora immaginare che tale torto possa ripetersi contro di me da parte di qualcun altro, solo perché non mi conosce. Ovviamente, sarebbe assai spiacevole.
3) Se da parte del colpevole non c'è l'immedesimazione nel punto di vista della vittima, allora queste cose possono ripetersi e, peggio, non si capiscono i torti subiti dalla vittima. Chi ha mai chiesto in quale Dio credesse l'Agnello sacrificato sull'altare?

Spero che il discorso non sia troppo astratto, i saggi delle nostre terre direbbero "non fare agli altri, quello che non vorresti fosse fatto a te". Se non si banalizza questo proverbio, c'è tutto il messaggio ratzingeriano contro il relativismo (parlo di Ratzinger e non di Benedetto XVI perché questo pensiero l'ha elaborato sin da prima di diventare Pontefice, ma in fondo questi sono dettagli). Tuttavia, il discorso è ampio e va tenuto presente, pena la caduta nel Relativismo e, pensateci, la prossima volta le parti potrebbero essere invertite.

3 commenti:

Anonimo 22 ottobre 2010 alle ore 13:12  

Non darei la colpa al relativismo.
Il relativista non dice "posso fare agli altri quello che voglio" ma si chiede "perchè non dovrei fare e agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me?". Il relativismo, come lo concepisco io, è solo un porsi domande e lascia all'individuo di darsi delle risposte chiare e definite. Risposte che potranno cambiare negli anni, ma che al momento sono chiare e ferme: il relativismo che piace a me non dice che la verità non esiste ma che essa è solo parzialmente conoscibile. Ma quella parte di verità che conosciamo non possiamo ignorarla.
Il problema insomma non è nel relativismo e nelle domande che solleva ma nelle risposte che uno si dà o non si dà.
m.

D21 22 ottobre 2010 alle ore 14:10  

Il Relativismo di cui scrivo è quello etico e morale.

La capacità di farsi delle domande non mi sembra l'elemento distintivo del Relativismo, almeno non di quello che ho cercato di descrivere qui. Il Relativismo è un modo per rispondersi a certe domande, ma il fatto di porsele non è esclusivo del Relativismo.

L'importante è porre un ? alla realtà, ma poi bisogna arrivare a delle risposte che siano consapevoli anche dei loro limiti e, questo, per me non è il Relativismo.

Mi fai pensare di essermi spiegato male... ma mi rendo conto che il tema non sia facilissimo e passibile di ambiguità.

D21 22 ottobre 2010 alle ore 14:16  

Aggiungo una cosa.
Mi spiace che ci si focalizzi sull'etichetta "Relativismo" che, come tutte le etichette così 'impegnative', si porta dietro tanti significati e ognuno vi legge un po' quel che vuole a seconda, probabilmente, della sua simpatia.
Mi spiace, forse non avrei dovuto usare quest'etichetta perché rischia di far perdere il senso di quello che ho scritto, al di là delle etichette.
Ma, in fondo, tant'è...

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