breve nota sulla crisi

17/01/11

La crisi non è passata e siamo sull'orlo di un ulteriore crollo. Questo articolo mi da un segnale chiaro: la crisi non è passata perché l'occupazione non risale e quindi la domanda rimane debole. Gli stati hanno finito i soldi per salvare le banche, le quali si sono arricchite al punto di provocare la crisi, si sono arricchite facendosi salvare e ora vivono sulla speculazione contro gli stati (Grecia, Irlanda, Portogallo, Ungheria ...). Gli Stati non sono forti abbastanza per reagire: Obama è stato azzoppato con le elezioni di medio termine, l'Europa è divisa.

Dunque, ricapitolando: se l'occupazione non torna a salire, la domanda non cresce. Con domanda depressa sul lungo periodo le imprese collassano. Oggi assistiamo al rimbalzo perché molte imprese sono collassate, quelle sopravvissute si sono leccate le ferite e ora occupano gli spazi rimasti vuoti. La crisi tornerà perché il meccanismo che l'ha generata non è stato toccato: l'eccesso di indebitamente e lo scaricare al di fuori degli USA i problemi indebitandosi prima o poi implode. Questa non è una crisi congiunturale, questa è una crisi strutturale del sistema economico globalizato, basato su un settore finanziario cresciuto oltre misura.

Io non credo nelle spiegazioni complicate alla crisi: il meccanismo di vendita dei debiti tra banche ha esposto troppo le banche in un delirio di arricchimento. Tra le cose giuste che ci sarebbero da fare c'è quella di far fallire le banche, anche quelle considerate troppo grandi per fallire. Lasciarle cadere (preservando i conti correnti fino a una certa cifra), fare che si preoccupino le banche di salvare loro stesse. Una pulizia meritocratica del sistema bancario in modo che si ri-educhi. Ho imparato che è sempre sbagliato dare sussidi alle imprese perché drogano il mercato. Gli si dia qualunque aiuto, ma neanche un Euro (o un dollaro).

Infine, gli USA si rassegnino a un mondo multipolare: accettino il petrolio scambiato in EURO, la fine del G8 in favore del G20, la ridefinizione dei seggi permanenti all'ONU. Si imponga una normativa finanziaria comune (almeno a livello Europeo), un embargo sui paradisi fiscali e una tassa sui paesi che non rispettano i diritti umani: ogni diritto non rispettato uguale a un 1% di tasse. Vuoi importare da un paese con la pena di morte? Bene, paga un 1% in più di tasse. E così via. Si facciano cioé ricadere nel sistema economico la politica. Infine, meno paura della Cina che è grande e complessa più di quanto si pensi. L'unica certezza che ho è che così non continuerà a lungo: o riforme o un'altra rivoluzione. Più promettenti India e Brasile ché son già democrazie.

4 commenti:

Anonimo 17 gennaio 2011 alle ore 21:42  

Io credo che gli USA accetterebbero la multipolarita' del mondo in modo meno drammatico se non si sentissero in forte 'minoranza' nel mondo allargato. In altre parole, vorrebbero poter contare su un alleato (L'EU) vero, con cui far forza per le ragioni comuni del mondo occidentale nell'inevitabile braccio di ferro con oriente ed economie emerse (e non piu' solo 'emergenti').

Insomma, mi sembra che l'anello che manca all'ingranaggio sia purtroppo l'Europa che vanta interessi su ciascuno scenario possibile ('amica di tutti') ma che rifiuta di avere una visione sul futuro per non dover scegliere.

Questo e' un peccato. Un gran peccato.

Papero

D21 18 gennaio 2011 alle ore 12:05  

Ma buona parte della debolezza UE è causata dalle ingerenze USA che, storicamente, hanno sempre visto con sospetto l'integrazione politica dell'Europa. Per loro, l'unica integrazione dev'essere di mercato. Per esempio, il loro promuovere la Turchia in Europa costituirebbe la fine del sogno di un'europa politica che, già a 27, non riesce a decidere veramente.
Io vedo colpe soprattutto negli USA e nel loro modello eccessivamente liberista pronto a scaricare all'esterno i costi del loro benessere...
Sfida aperta.

Anonimo 18 gennaio 2011 alle ore 16:14  

Pero' se fino ad ora il modello di integrazione politica europea e' monco non ci vedo piu' responsabilita' americane che non europee.

A me sembra che troppi paesi europei (come Francia ed Italia ad esempio, per non parlare del Regno Unito) siano convinti di strappare condizioni contrattuali migliori agendo come cani sciolti sul mercato e sulla scena internazionale piuttosto che come 'Unione Europea'. Da qui credo lo scetticismo americano che non vede nell'Europa ne' un soggetto unico ne' una strategia unica.

Certo gli US vorebbero un'alleanza alle loro condizioni e sulla loro linea, ma siamo sicuri che l'Europa ne abbia una propria e indipendente?

Papero

D21 19 gennaio 2011 alle ore 10:22  

discussione interessante. Sicuramente c'è un concorso di colpe, le divisioni dell'Europa sono state fomentate ampiamente dagli USA rendendo ancora più difficile risolverle.

Per esempio, un mio sogno politico è riformare la Nato in modo che da alleanza tra USA+paesi europei diventi USA+UE (+altri, se necessario). Sarebbe un grandissimo passo avanti.

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