Discussioni sulla porta | riflessioni sulla giornata della Vita

06/02/11

Questa riflessione nasce ieri da una discussione di quelle avute sulla porta mentre si sta uscendo che s'è fatto un po' tardi e bisogna andar via. Curiosamente, il Vangelo di questa domenica sembra riallacciarsi. Lo trovate sotto, ma alcuni spunti mi hanno incuriosito. Due in particolare.
Innanzitutto, in questo passaggio Gesù dimostra un certo caratteraccio, tutt'altro che simpatico e accogliente appare anzi un po' scontroso e liquida in fretta l'interlocutore. La bontà d'animo si scontra con un carattere un po' burbero. Tant'é.
Secondo, il miracolo è chiamato innanzitutto segno e nasce da qualcosa di piccolo, semplice, tutt'altro che evidente o sfarzoso. Richiede grande fiducia da parte di chi si rivolge a lui ed avviene lontano dai riflettori. Non c'è folla, non ci sono atti eclatanti. Avviene tutto sommessamente, come un frammento, un passaggio, qualcosa di importantissimo che però non si presenta come dire "ecco, finalmente, la Verità e la Vita". No, avviene con una tale piccolezza da risultare ancora più grande.

(Gv 4, 46-54)
In quel tempo. Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. 


Il secondo tema, decisamente diverso dal primo, riguarda invece la Giornata della Vita, inaugurata in occasione del caso Englaro. Premesso che non voglio entrare ora su quel caso, trovo sempre curioso e fastidioso che la Chiesa consideri il tema della 'Vita' come legato SOLO ad aborto ed eutanasia. Ora, senza negare l'importanza di questi due temi, mai che si consideri anche la dignità della Vita 'durante': la schiavitù è negazione della Vita, la tortura e la pena di morte sono negazioni della dignità della Vita, lo sfruttamento sul lavoro è negazione della dignità della Vita, così come l'inquinamento colpevole di certe industrie o il disinteresse verso l'Educazione e la dignità dei bambini. Insomma, c'è nella Chiesa una visione riduzionistica della Vita che si focalizza solo su alcuni aspetti critici e marginali, per quanto simbolici: quanti sono i bambini nati in vitro rispetto a quelli che soffrono di maltrattamenti? Quanti sono i casi di eutanasia rispetto alle morti sul lavoro?

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