4 convinzioni

13/06/11

L'esito del Referenda dice chiaramente che Berlusconi è, ormai, declinante. Le realtà organizzate capaci di promuovere temi ampiamente comprensibili (il nucleare si capisce, la servità coatta di elettrodotto no) hanno imparato ha raccogliere l'attenzione a fronte di un elettorato narcotizzato dall'impero mediatico di Berlusconi, ma sfiancato da una crisi che anche se non la fai vedere ti azzanna al collo.

L'esito del Referenda dice chiaramente che Bersani dovrebbe dimettersi dopo la clamorosa giravolta su nucleare e acqua, dopo aver osteggiato i referenda ora si dichiara vincitore rendendosi ridicolo di fronte a chiunque abbia memoria delle sue posizioni. Se ci fosse stato Veltroni o Franceschini avrebbero già invocato le dimissioni.

L'esito di queste votazioni (referenda+amministrative) mi convince dell'idea che una nuova forma di organizzazione politica stia emergendo. Vendola ne è il simbolo: un ottimo testimonial, capace di "narrare" la realtà e un progetto politico come un grande leader che, però, è in realtà vuoto di contenuti. Qual è la politica economica di Vendola? Quella istituzionale? Non avendo i contenuti (per scelta o per incapacità), Vendola li prende da un processo di partecipazione che alimenta un portavoce più che un capo. E' una nuova forma di partito che diventa piattaforma e riferimento di posizioni, un partito non come soggetto sociale, ma come luogo pubblico il cui interesse è far emergere idee di altri, non le sue. Pisapia ha vinto perché ha usato questo metodo in cui crede; De Magistris ha vinto perché voleva fare piazza pulita senza aver granché da proporre se non il ricambio. Ma vinsero così anche Formentini e Castellani 15-20 anni fa. La sfida è ora di metabolizzare questo metodo e crederci e, su questo, solo Vendola mi par crederci, anche se è troppo prematuro.

Ultima convinzione: questi referenda erano complicati, soprattutto i due sull'acqua. Le implicazioni del voto, nel merito, saranno complicate da capire. Vedremo.

3 commenti:

Anonimo 13 giugno 2011 alle ore 21:27  

L'ultima tua frase e' emblematica Duca: se le implicazioni del voto sono di fatto ineffabili, per cosa si e' votato (o si votera' in futuro)?

Secondo me il fatto che i temi 'semplici' (o meglio dire, che piu' semplicemente si prestano alla demagogia, in un senso e nell'altro) abbiano piu' presa non e' detto che sia una cosa positiva.

Votare per votare, cosi' a gusto, senza poter di fatto ponderare l'effetto del proprio voto e' un qualcosa che non mi piace.

Spero che questi referenda abbiano un lascito che non finisce al giorno del voto o ad una mera ricaduta politica del giorno dopo; ma so che su questo sia tu che io non abbiamo molte speranze.

Papero

Anonimo 13 giugno 2011 alle ore 22:12  

non c'è I like? :P
m.

D21 15 giugno 2011 alle ore 22:58  

@Papero
Si sono votati dei principi, in democrazia rappresentative è sempre così. Il problema è che vanno presi come tali, non per le virgole che cambiano nella legge. I politici devono ricevere il messaggio e declinarlo nella legge. Non si può pretendere che tutti capiscano tutto.
Proprio per questo non si fanno referendum su tutto e bisogna dargli il giusto valore e poi politica e pubbliche amministrazioni adattano i principi.
Inevitabilmente, avranno un riflesso politico, ma vedremo come...

@m.
"come se..." :-)

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