dedicato a Sofia

20/08/11

Città a cui voglio molto bene, la trovo simpatica nella sua grave povertà: "non guardate le belle bulgare, state attenti alle buche nei marciapiedi", dice la guida per stranieri.

Sofia è una capitale orgogliosa, pur nella sua povertà. Forse, qui il Comunismo aveva senso perché portò ricchezze che, oggi, il libero mercato sa solo succhiare: consuma, consuma e se non hai soldi te li do io e tu devi consumare.

Sofia, le sue chiese multisecolari nel buio e nella luce. Sofia ed il suo alfabeto che sta per essere soppiantato dalle luci al neon del consumismo. Sofia povera, probabilmente corrotta, demotivata, scoraggiata da una dirigenza miope e troppo desiderosa di potersi permettere gli agi occidentali, ma qui siamo a Sofia.

Qui accolsero Cirillo&Metodio, scacciati dalle loro terre di evengalizzazione. Serdica, la chiamavano i romani ed a guardare la grande vallata bulgara si capisce perché agli Imperatori doveva piacere tanto questa terra. Confine ortodosso davanti agli Ottomani, cadde e non si risollevò, quando ci provò ci mise tanta boria da ricadere subito.

Sofia, città abbandonata di una periferia europea ché par impensabile splenda sotto lo stesso cielo di Bruges, Malpensa o Aix-en-Provence. Forse, la Liverpool ferita la capisce, probabilmente no.

A Sofia dedico il primo post pubblicato in differita di luogo e di tempo (4h dopo averlo scritto).

Sofia la voglio pensare come un'amica affettuosa che ti accoglie anche se non ha più niente da offrirti: ti mostra il suo abito migliore e tu, teneramente, apprezzi.

Sofia fa riflettere sull'Europa, sulla commistione di alfabeti, sui suoi monasteri e l'orgoglio di chi fu sottomesso e discriminato dall'Impero Ottomano, mentre da noi Carlo V e Luigi XIV e Enrico VIII e Vittorio Emanuele II e altri numeri si alternavano.

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