breve pensiero sulla crisi

20/11/11

Questa non è una crisi congiunturale né una crisi di bilancio, è qualcosa di molto più radicale e per questo bisogna avere il coraggio di essere radicali. Per questo non provo entusiasmo all'idea di chiamare un tecnico che risistemi un po' i conti per evitare il fallimento e poi vabbé. Sì, insomma Monti è una brava persona e forse anche Papademos, ma non possono essere loro la risposta.

Oggi, la finanza è oltre 11 volte più grande dell'economia reale. Tutto basato su meccanismi di debito/credito, scommesse sugli andamenti di indici che ci siamo inventati. Provate a pensare ad un alieno che arrivi sulla terra e cerchi di capire cosa succede: gente muore di fame mentre finanziari obesi si arrichiscono vendendo azioni che non hanno, ma che creano una tale instabilità da affamare ancora di più i primi! 
Dire che questa è follia è poco, ma guai a dirlo, altrimenti siete complottisti, comunisti, sovversivi: Produci-Consuma-Crepa, cantava Ferretti quando ancora si occupava delle assurdità di questa società.

Servono soluzioni radicali basate su un principio a mio avviso semplice: l'economia deve essere basata sulle risorse, non sul debito. Vivo con quello che ho, con le risorse che ho, non consumo più di quel che ho ora e non mi gonfio la pancia infischiandomi se domani non avrò da mangiare. La civiltà umana esce dalla preistoria quando capisce che è più saggio coltivare un campo spendendo tempo a seminarlo ed ararlo aspettandone con pazienza i frutti piuttosto che andare a guerreggiare con l'altra tribù, ché dopo un po' le tribù con qualcosa da mangiare finiscono.

Ecco, perso il senso della misura bisogna riacquisirlo. Rinunciando ad una certa finanza che col debito gonfia la pancia, a qualunque costo, rimettendo la gestione delle risorse al primo posto.

Doloroso, doveroso.

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