Dalla Messa a Compay Segundo

04/03/12

Riprendo quanto imparato oggi a Messa.

Nessuno può pensare di camminare tutta la vita solo ché la Vita è fatta non solo di pianure. La pianura è buona per il vinandate che al suo passo attraversa città, campagne e colline ché però poi diventan montagne. E quando le montagne sempre più irte arrivano c'è poco da chiamarle Alpi o Pirenei o Urali. Lì, allora, bisogna aver compagnia, sapere di non esser soli. E se una volta ce la si fa a passarle da Noi, c'è bisogno di qualcuno in più per non perdersi, perché l'inverno non faccia paura e si sappia quale valle ci porterà più facilmente di là. Sterile l'idea di salvarsi fermandosi in montagna e sterile l'idea di fermarsi senza affrontare la montagna, come se restare chiusi nella propria valle sia la soluzione.

Esco dal seminato di quel Prete, ma sono ragionevolmente convinto che volesse farmi pensare più che pretendere che io memorizzassi la sua predica. Saggio uomo, eppure umile come solo i latinamericani sanno essere. Gente semplice, accogliente, allegra e malinconica allo stesso tempo. Donne e madri la cui bellezza non è estetica (su quello, anzi...). Però, ti senti a casa in latinamerica perché sono le nostre radici, il passato che abbiamo rinnegato, tagliato, maltrattato e colonizzato pensando che frigo e auto luccicanti vincessero.

E invece, la musica di Compay Segundo mi terrà compagnia mentre cerco di districarmi in questa montagna. Ché il Signore protegga chi mi ha dato come compagni di viaggio e ci guidi e ché il cammino sia lungo e ci porti là dove c'è da andare.

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