Di Giochi

15/04/12

Ho appena scoperto Angry Birds, molto carino, anche se non è altro che una riedizione del vecchio Worms e dell'ancor più vecchio giochino dove c'erano due punti e ci si sparava uno contro l'altro. Poco importa l'originalità, è un giochino divertente. 'Sti Martphone stanno ri-lanciando tutti questi giochini 'per adulti', cambiando anche l'idea che si ha di giochi per adulti che, spesso, intendono giochi erotici... come se gli adulti facessero solo quello. Al contrario, si scopre che moltissimi grandicelli si divertono con questi giochi per adulti, e questo è bello. Inutile dire che io sia uno di questi, anche se abitualmente mi diverto a cercare di conquistare il mondo... ehehe.

Scherzi a parte, il gioco ha una funzione bellissima, da troppo sottostimata. Insegna, il gioco insegna. Insegna a gestire le risorse per conquistare il mondo, insegna a calcolare traiettorie per uccidere maialini, insegna a guidare, insegna a interagire con gli altri per conquistare la Kamchatka, insegna che bisogna essere organizzati e avere tutti gli elementi, altrimenti la torta non viene bene se prima non ci siamo procurati le risorse. Poco importa fare una torta o scoprire l'assassino di Cluedo. Non è roba da poco, insegna lezioni utili per la vita reale. E lo fa divertente, distraendoci, insegnandoci attraverso la simulazione della realtà. Da troppi sottovalutati, i giochi sono qualcosa di talmente serio che li usiamo come strumento fondamentale per educare i nostri figli. Noi stessi siamo cresciuti giocando, perché li consideriamo così poco? Il gioco è entusiasmo e passione, è apprendimento e interazione. Non dico che la vita sia un gioco, a un certo punto ci sono realtà più complesse, ma questo si impara (anche) attraverso questo genere di simulazioni.

Dice Ferretti che il gioco è qualcosa di serissimo: provate a dire a un bimbo che si tratta solo di un gioco. Quindi, lo si prenda sul serio, non lo si demonizzi tra gli adulti e non si riducano i giochi per adulti a giochi erotici! Il gioco anche in età adulta insegna, e lo si capisce anche senza essere pedagoghi/psicologi.

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