Sapori natalizi

28/12/12

Il Caffé, bevuto ancora in pigiama quando già l'orologio indica le 9, è un sapore natalizio, il sapore di vacanza casalinga con la doccia che può aspettare. Un sapore caldo, poi tiepido e che infine lascia i suoi segni sul fondo della tazzina. Il telefono silenzioso ed il computer qui davanti a me con quei compiti delle vacanze che stento a voler fare, ritardo.

Il Natale è anche la vacanza, il riposo, per quanto di questi tempi non ce lo si dovrebbe permettere. Eppure, mio malgrado, è il segno di un'umanità cui non voglio rinunciare, sempre che restar solo in una stanza con una tazzina di caffé vuota di fianco possa considerarsi un atto umanizzante.

Probabilmente, di tutto questo non resterà granché tra 5 anni, se non il sentore di casa ché pure tra 5 anni non so in che casa sarò a passare il Natale.

Ricordo anni fa che studiavo uno degli esami più belli della mia carriera: analisi delle politiche pubbliche. Un grande tomo pieno di fotocopie era il testo preparato da un grande docente ché ormai non c'è più, e me ne rammarico. Lo studiavo nel Natale in cui morì mia nonna con addosso un assurdo maglione tutto peloso e la stessa atmosfera di caffé, ma forse non sapevo allora apprezzare tutto quello.

Guardo l'orologio e sento il richiamo al dovere. Ancora una mail a un amico che vorrei poter rivedere presto, una sbirciatina alla Gazzetta come ultimo pretesto per rinviare il lavoro. Eppure, se arrivi alla Gazzetta, capisci che non hai più scuse e proprio devi iniziare a lavorare.

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