clandestini

16/11/14

Ieri ho assistito alla testimonianza di una donna italiana cacciata dal Belgio accusata di aver approfittato del sistema sociale belga. Una vicenda triste perché segna la mancanza di solidarietà europea e su cui, a entrar nel merito, ci sarebbe molto da dire perché, in realtà, lei non ne ha affatto abusato, ma essendo un'artista aveva contratti precari che non le davano la sufficiente stabilità di reddito.

Al di là della sua vicenda personale e delle complicatissime vicissitudini amministrative al punto che lei è diventata un caso politico europeo ed internazionale, quello che pensavo è che la vita è talmente breve che è assurdo perderla discutendo di nazionalità, clandestinità e discriminazioni razziste o burocratiche. E' molto triste pensare che si perda il tempo della vita per questioni del genere che poi, a dirla tutta, non hanno ragion d'essere. Non stiamo parlando di ladri, malviventi o farabutti, ma solo di un'artista che oltre ad avere delle difficoltà economiche si è ritrovata invischiata in una vicenda più grande di lei.

Ecco, si racconti allora questa storia, con o senza dovizia di particolari, purché ci si ricordi che la vita è troppo importante per perdersela dietro a vicende di clandestinità, di burocrazia e di cavilli legali.

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