per capire cosa significa narrativa dominante

28/07/15

I casi Crocetta e Marino, ma in parte anche Pisapia, hanno un messaggio chiaro e preciso: dev'esserci un solo uomo nel PD, un solo salvatore della patria, uno solo di cui fidarsi e nient'altro. Tutt'attorno solo "yes-man", uomini liberi di servirlo, adorarlo e condividerne tutti i tweet.

Crocetta è accusato di non aver reagito ad una fesseria che gli avrebbe detto qualcuno in una telefonata che probabilmente non c'è mai stata.

Marino è colpevole di un degrado causato dal suo stesso partito, fortemente corrotto, invischiato nei peggiori affari, incapace ed opportunista. La colpa sarebbe sua, poco importa che gli inquisiti vengano dal partito.

Ora, io non amo né Crocetta né Marino, ma non posso non notare il chiaro disegno politico: delegittimare chiunque non sia in linea con il leader renximo! Poco importa che i colpevoli siano gli uomini del partito del leader renximo, l'importante è non offuscare il suo potere salvifico.

La strategia poi la conosciamo perché Berlusconi mal sopportava i vari Formigoni e Fitto, molto meglio i Galan ed i Ghigo, i Caldoro ed i Cappellacci.

Ecco, la narrativa dev'essere: c'è un solo uomo che può salvare l'Italia, senza di lui tutto è perduto.

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dicono sia la modernità

Un tempo un imprenditore di successo era colui che, dopo anni di fatiche, arrivava ad avere una fabbrichetta con un qualche centinaio di operai, se era bravo ancora di più.

Oggi, un imprenditore di successo è quello che dopo 3-5 anni riesce a vendere la sua startup per qualche milione di dollari a qualche cinese.

Capite che non è la stessa cosa? Non è la stessa cosa...

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su quell'aereo

16/07/15

Volto delle 8h30 del mattino. Sveglia presto per check-in, boarding e metal detector, che se non parli inglese non sai a cosa vai incontro. Se parli inglese capisci che è solo noioso. Ritardo. Poi imbarcati e sbarcati. Finestrino rotto. Dodici ore di ritardo. Trasferimento da Malpensa a Linate. Caldo. Confusione. Non sapevamo che fare, se non seguire quanto ci veniva detto.

Dopo poco, eravamo una sorta di popolo di Lost. Ci conoscevamo, ognuno con la sua storia passata ed una totalmente diversa presente. Un presente dove eravamo solo noi. Dei passati che restavano con noi, lontani chissà quanto. Un mix di lingue, sorrisi, sguardi, storie, attese, aspettative, relazioni.

Poi, come d'incanto... il volo, l'atterraggio, tutto finito.

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la Grecia ha votato

Il Parlamento ellenico ha votato e si è preso la sua responsabilità politica. Si può essere in disaccordo, ma la decisione è democratica perché il Parlamento è sovrano. Non so bene che avrei fatto, forse avrei votato no chiedendo a Tsipras di tornare a Bruxelles a rinegoziare, ma non è andata così e forse il sì è una scelta ragionevole perché così Tsipras può continuare a negoziare anche se ha dovuto perdere questa stagione, ma almeno può continuare nella prossima.

Ora il dubbio è capire se e come voteranno gli altri Parlamenti chiamati a farlo. Mi chiedo cosa potrebbe succedere se uno dicesse di no. E' la democrazia europea, in fondo.

Intanto, questo articolo ha attirato il mio interesse: perché l'Eurogruppo continua a votare all'unanimità? Perché politicamente si vuole mantenere la coalizione unita, altrimenti non c'è altra spiegazione politica ragionevole. Scelta legittima, sia chiaro, ma di cui i responsabili dovrebbero prendersi la responsabilità politica in maniera chiara e trasparente.

Ancora non mi rassegno che l'Europa vada in questa direzione, auspico solamente che ci sia un riconoscimento di chi è responsabile affinché, chi non lo condivide, possa costruire un'alternativa.

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chiave europea

15/07/15

La chiave per sbloccare l'impasse europea è, a mio avviso, nel PSE dove vedo tre atteggiamenti prevalenti.
a) L'atteggiamento largamente maggioritario è rappresentato da Schulz, Djesselbloem, Gabriel, Renzi e Pittella: sostenere le tesi della Merkel perché è la via giusta. Questa posizione è nettamente dominante, sia come numeri sia culturalmente [la Destra].
b) Una serie di punti di vista sempre più critici ed a disagio con la linea prevalente di sostegno alla Merkel, ma che essendo minoranza limitata non sono in grado di influenzare la linea del partito. Su questa posizione vedo Di Rupo e Sanchez su tutti, ma non è che stiano incidendo particolarmente... [la Sinistra]
c) Esiste una terza fazione che non è in grado di riconoscere le altre due e rimane inerme. E' il caso di Hollande e del PS.fr che rimane confusa e finisce per non poter andare oltre al ruolo di mediatore (tra l'altro svolto male). [il Centro]

Ecco, in età post-ideologica, mi pare che questo partito sia rimasto veramente senza idee, se non poche e ben confuse. Se se le chiarissero, se almeno un pezzo uscisse coalizione con la destra merkeliana allora assisteremmo ad una politicizzazione dell'Europa aprendo una democratica competizione multipartitica destra-sinistra, mentre per ora rimane tutto decisamente bloccato nelle mani di Angela Merkel. Soluzione alternativa è fare come in Grecia dove il Pasok ha perso tutti i voti, il problema è che bisognerebbe aspettare fino alle prossime elezioni.

Io ci spero, ma non ci conto granché.

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leggendo

14/07/15

Ho letto questa interessante presentazione di Dino Amenduni (molto bravo) sul giornalismo politico in Italia. Mi viene da pensare che una simile riflessione andrebbe fatta anche nell'accademia (non solo italiana) perché mi sto rendendo conto quanto ci siano accademici seri e altri che sono fortemente normativi per non dire proprio partigiani senza fondamento scientifico. Per questo, probabilmente, per lavoro preferisco non occuparmi di politica, ma di politiche pubbliche dove è più facile restare attaccati ai fatti ed alla teoria. In politica, molte letture diventano inevitabilmente normative ed il piano fra interpretazione e posizione diventa labile.

Per questo cerco di distinguere la mia posizione fra quella interpretativa e quella normativa. Interpretativamente, vorrei convincere chi mi segue che la chiave mancante per capire questa crisi tutta politica (perché abbiamo avuto tempo di discutere tutti gli aspetti economici possibili) è il ruolo del Consiglio UE, di come è composto e di come vota. Il piano normativo è che non condivido la maggioranza che regge il Consiglio UE, ma non ne critico né legittimità né mancanza di democrazia. Ho avuto la mia voce, ho perso ed ora sono fuori dalle decisioni, però è la democrazia bellezza! Certo, torno normativo quando penso che le istituzioni debbano dare voce anche alle minoranze perché... è la democrazia bellezza! Credo, in particolare, che posizioni politiche come Le Pen, Farage ed i nostrani Salvini e Grillo debbano essere confrontati con la vita istituzionale, con il governo della cosa pubblica e non solo con la campagna elettorale permanente. Questo viene dalla teoria delle istituzioni dove si è visto che funzionano meglio se sanno coinvolgere anche chi la pensa diversamente. La gestione del dissenso all'interno di regole istituzionali è una delle grandi lezioni che dovremmo aver imparato in questi secoli. Invece, il Consiglio UE sta dimostrando tutti i limiti per effetti di un'involuzione impressionante del PSE. Un tempo il Consiglio UE funzionava perché i vari paesi membri la pensavano in maniera diversa, avevano maggioranza politiche diverse e questo organo garantiva la compensazione delle differenze, per quanto solo i giochi a somma positiva fossero possibili. Dalla crisi del 2008-2010 non è più stato così per l'appiattimento culturale del PSE sulle posizioni rappresentate dalla Merkel. Qui entra allora la sfida del rapporto istituzioni-partiti che, lo so, non sarà mai perfetta, ma almeno ci si ponga il problema di come incanalare il dissenso dentro alle istituzioni democratiche perché, senza questo, le istituzioni non sono più democratiche.

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Io non ho

13/07/15

Io non ho una soluzione per la Grecia, vorrei però convincervi di un argomento: tutto questo è perfettamente democratico ed è il risultato delle istituzioni europee che ci siamo dati.

Dei temi economici abbiamo parlato all'infinito, sappiamo tutto e non ci sono alibi per dire che ci sono temi non considerati. A questo punto, era tempo di arrivare ad una decisione politica e, nell'UE, le decisioni politiche le prende il Consiglio così com'è stata progettata l'UE. Il Consiglio è composto da una maggioranza di 27 primi ministri di centrodestra che hanno avuto ragione dell'unico di sinistra, per quanto questo fosse teoricamente in posizione di giocare la carta del veto, ma non c'è riuscito. Questo è l'esito di una decisione politica, democraticamente in linea con l'idea che in Europa a decidere è il Consiglio e nel consiglio siede una maggioranza di centrodestra, quindi prevale la linea di centrodestra (Merkel, per intenderci). Certo, è una coalizione quindi ci sono sfumature diverse, ma la maggioranza ha dimostrato di essere compatta al momento del voto.

Questa è la situazione, questo l'esito. Tutto in linea come abbiamo votato.

Soluzioni? A breve termine, se si vuole un'Europa diversa bisogna costruire un'alternativa che possa entrare nel Consiglio e, per farlo, la prima cosa sarebbe riconoscere la totale e definitiva irrilevanza dei socialdemocratici europei. Se si riconoscesse che questa decisione è figlia della maggioranza di centrodestra, forse chi si ritiene di sinistra uscirebbe dall'illusione di sentirsi rappresentato da questa maggioranza o, almeno, si porrebbe il problema di cambiarla. A lungo termine, esiste un problema istituzionale di come coinvolgere nelle decisioni chi la pensa diversamente. Il Consiglio UE rappresenta esclusivamente le maggioranze di ogni paese, le opposizioni non hanno voce nella stanza dei bottoni. Per questo non era un problema ragionare all'unanimità finché non c'erano opposizioni, ma ora che si è visto il rischio che qualcuno non in linea arrivi nel Consiglio, mi immagino ci sia qualche cambiamento. Se l'UE vuole sopravvivere dovrà prendere in considerazione la gestione del dissenso, altrimenti si chiuderà ulteriormente.

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