In un campo minato

18/10/15

Entro in un campo minato perché mi ci ritrovo. La discussione tutta italica sui vaccini è a mio avviso sorprendentemente superficiale e arenata sul vaccini sì/no, cosa che non mi piace per niente. Troppe fazioni stupidamente schierate che impediscono un dibattito un po' più "adulto" che, oltretutto mi riguarda anche in prima persona.
Premesso che sono tendenzialmente favorevole ai vaccini perché comunque sono stati un grande progresso per la storia umana, bisognerebbe fare qualche ragionamento un po' più avanzato per capire "quali" vaccini e perché c'è questo gran dibattito.

Punto primo. Perché ci sono vaccini obbligatori, consigliati, suggeriti e facoltativi? Perché lo Stato ne impone alcuni obbligatoriamente, mentre su altri lascia libertà di scelta? Perché alcuni sono rimborsati e altri no? Perché se, come sostengono i pro-vaccini, sono inequivocabilmente buoni allora lo stato non li impone per legge? E se c'è inconfutabile evidenza scientifica, perché le regole in Europa sono diverse da paese a paese, anche paesi con uguali livelli di sviluppo? Ecco che allora l'idea che una medicina che previene una malattia è sì cosa buona, ma forse non univoca.
Ecco, non sono domande triviali perché, per esempio, qui a Bruxelles abbiamo regole diverse per francofoni e nederlandofoni. Io sono molto restio a lasciare ai cittadini decisioni su questi temi: mi si dica cosa devo fare per la salute pubblica, ma non capisco sulla base di cosa io dovrei decidere su una materia come i vaccini. Mi spiace, ma questo liberismo mi pare pericoloso su un tema come i vaccini e per me non dovrebbe esserci libertà di scelta.

Secondo, esiste un argomento scientifico-economico perché comunque la medicina non è un blocco scientifico univoco e si mescola con le ragioni economiche. Allora, se c'è evidenza scientifica si fa un investimento pubblico di vaccinazione a tappeto, ma serve un'analisi costi-benefici al netto delle questioni epidemiologiche. Siamo tutti d'accordo che le medicine fanno bene, ma sarebbe opportuno portar avanti la discussione vaccino per vaccino. Purtroppo, è insopportabile l'idea di far di tutti i vaccini lo stesso fascio perché ognuno fa riferimento a malattie diverse. Per esempio, l'influenza aviaria si è rivelata una malattia che NON aveva bisogno di vaccini visto che aveva incidenza più bassa di un'ordinaria influenza, ma si è seminato un tale panico mediatico che ha generato un business economico ingiustificato. Un'autorità pubblica avrebbe dovuto cercare di prevenire questa cosa, soprattutto consapevole che i dati epidemiologici variano geograficamente.

Terzo, nel caso italiano la battaglia sui vaccini è invece una miserevole vicenda istituzionale a mio avviso assai becera. Il processo di regionalizzazione italiana ha affidato alle Regioni la competenza in materia, mentre il Governo Renzi vuole ricentralizzare anche la sanità al fine di svilire qualunque autonomia e qualunque potere decentrato. I vaccini, seminando il panico e riguardando i bambini, sono un tema comunicativamente ottimo per ottenere la ricentralizzazione delle politiche sanitarie. Peccato che in Italia abbiamo sia regioni che hanno ridotto il numero di vaccini obbligatori in nome della libera scelta (vedi punto uno) sia regioni che hanno introdotto piani vaccinali più estensivi di quelli statali (vedi punto due). Renzi vuole ricentralizzare tutto ed usa i vaccini come politica simbolica per annullare l'autonomia regionale.

Ecco chiudo qui il ragionamento consapevole di saperne troppo poco. Ho un solo auspicio, cerchiamo di andare oltre il vaccini sì/no, ma discutiamo dei diversi tipi di malattie, di costi e rischi relativi ad ogni malattie, delle vicende politiche ed economiche dietro ad ogni decisione. Io non sono né medico né epidemiologo e non sono in grado di decidere veramente con cognizione di causa. Sono però molto triste e preoccupato per come si sta svolgendo questo dibattito in Italia.


PS
pubblico questo qui perché ho il sentore che se lo facessi su FB ne uscirebbe un putiferio molto partigiano e poco incline alla riflessione.

4 commenti:

Unknown 22 ottobre 2015 alle ore 23:55  

Io separerei il problema a livello statistico: quello per cui abbiamo una statistica, e quello per cui non ce l'abbiamo.

Ci sono tante malattie per cui abbiamo statistiche favorevoli: oltre a costar meno, se si paragonano gli effetti negativi sulla popolazione legati al vaccino nel periodo di vaccinazione di massa rispetto alla malattia in se nel periodo senza vaccinazione di massa la popolazione va vaccinata obbligatoriamente. Punto.

Ci sono malattie in cui le statistiche sono meno evidenti. Per queste malattie non c'é una protezione quasi totale, oppure il vaccino ha diverse controindicazioni. Per quello occorre valutare il livello statistico di diffusione della malattia, se facendo il bilancio statistico questo non é evidentemente positivo allora lasciamo scegliere al singolo a meno che non ci sia un grande rischio probabilistico (e non statistico). Se il rischio probabilistico é alto, allora la vaccinazione diventa obbligatoria.

Poi ci sono le malattie per cui non ci sono statistiche complete, bé probabilitá evidenti. Lí i conti non vengono bene, e occorre fare valutazioni su dati incompleti. Per queste, mi piacerebbe che decidesse un organismo europeo. Se é vero che ci sono diffusioni locali differenti in Europa (tipo la tubercolosi che riappare nel vercellese, la difterie qua e la, il rotavirus, etc. etc.), é anche vero che queste sono ampiamente minoritarie, numerabili, e quindi gestibili. E tra l'altro, spesso non sono altro che il ritorno di malattie di cui sappiamo la statistica.

D21 2 novembre 2015 alle ore 20:59  

Eh ma la questione è proprio questo. Abbiamo evidenza del beneficio di alcuni vaccini, ma su altri c'è ancora incertezza. Che si fa in caso di incertezza? Urlare che tutti i vaccini sono buoni A PRIORI (come stanno facendo al ministero) mi pare irresponsabile, anche perché talvolta si tratta di malattie curabili senza rischi. Esempio, la nostra generazione s'è fatta il morbillo perché i vaccini ancora non erano a disposizione e la situazione è sempre stata tenuta sotto controllo, mentre i nuovi vaccini non sono stati testati al 100%.
Inoltre, il Ministero ha posto la soglia del 95% di copertura vaccinale, ma l'evidenza epidemiologica dice che spesso per alcune malattie basta molto meno.

Insomma, sono temi su cui decidere non è così lineare.

Unknown 5 novembre 2015 alle ore 20:33  

Io veramente son stato vaccinato contro il morbillo... :)

D21 6 novembre 2015 alle ore 10:04  

A parte che ogni volta mi lasci commenti doppi e mi tocca censurarti, la questione e' che anche ai nostri tempi con una copertura vaccinale minore o assente non c'erano focolai mortali di morbillo e si riusciva a tenerla sotto controllo con sistemi piu' economici...
Insomma, la tesi che sostengo é che stiamo parlando di cose complesse dove non esiste una soluzione unica ed inequivocabilmente migliore. Per esempio, ho visto studi che argomentano che con le nuove medicine a disposizione si puo' tenere sotto controllo il morbillo senza dover ricorrere ai vaccini, ottenendo lo stesso grado di protezione, ma un significativo risparmio economico sostanzialmente perche' li useresti solo con chi effettivamente contrae la malattia. Dunque, che si fa?

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