mutazioni elettorali ormai consolidate

09/12/16

Non sarò breve. Nè chiaro o lineare.

Il referendum costituzionale ha reso chiaro nuovi bacini elettorali. Mettendo in fila questo risultato con quelli degli ultimi anni si consolida ormai il PD come partito di centro/centro-destra votato da pensionati, ceti medio-alti con alti livelli di educazione e lavori stabili, regioni del centro-nord. Si tratta di una mutazione genetica che gli ha permesso di sfondare fino a Bergamo e Varese, ma con un effetto importante perché ora vince nel centro di Milano e di Roma, ma tracolla nelle periferie.

Questo movimento l'aveva intuito Bersani quando nel 2013 si candidò con Vendola, ma passò la campagna elettorale a flirtare con Monti e subito dopo le elezioni si ritrovò abbracciato a Alfano. In altre parole, si era capito che Berlusconi era finito e che quei voti erano in libera uscita, solo che Bersani non era né credibile né in grado di andare a prenderseli, al contrario i voti del m5s sono irrecuperabili. Renzi l'ha capito e si è mosso nella competizione elettorale andando a prenderseli quei voti con politiche sempre più berlusconiane come il taglio delle tasse sugli yacht, l'abbattimento del costo del lavoro attraverso la precarizzazione, il taglio della funzione pubblica ed il sostegno all'evasione fiscale. Renzi era/è consapevole che i voti che prendeva a destra erano molti di più di quelli che avrebbe perso a sinistra. Solo così si spiega il tracollo di FI alle ultime europee e soprattutto alle municipali, mentre il PD ha sfondato il recinto storico in cui era bloccato con Bersani.
Il travaso di voti da UDC/SC e soprattutto da FI al PD è stato evidente, netto, ma diluito nel tempo, come sempre accadde. Alcuni avevano abbandonato FI già nel 2008 andando con l'UDC, altri nel 2013, poi alle europee e ora col referendum. Sono movimenti lunghi che non accadono da un momento all'altro, ovviamente, e che sono spesso incoerenti.

Se molti dirigenti l'hanno capito, da Alfano a Formigoni, e si sono ricollocati, ci sono anche casi più scandalosi tipo Gori e Sala che dopo essersi ripuliti la coscienza sono addirittura stati eletti sindaci come PD, roba che per chi conosce i due soggetti era inimmaginabile. Il problema è che bisogna far apparire gli schieramenti come rivali, spiegare bene che in realtà Renzi non è Berlusconi, ma per chi è abituato al "voto non ideologico" non è un problema, oltretutto Renzi è potabile per chi non sopportava il vecchio Bersani.

Questa progressiva fusione con un centrodestra de-berlusconizzato presenta molte similitudini con la fusione PPI (ex-DC) e PDS (ex-PCI) di tanti anni fa: era da farsi, ma non si poteva dire. Difficile da digerire, ma necessaria perché era arrivato un elemento destabilizzante dopo decenni di competizione socio-politica radicale. Quindi perdi per strada Bertinotti da una parte e Casini-Buttiglione dall'altra, ma ormai gli elettori sono fusi insieme, probabilmente c'è anche qualcosa di generazionale perché se hai vissuto la politica ai tempi di DC-PCI poi è più facile intendersi rispetto a chi la viveva come Berlusconi. Oggi, se hai vissuto 20 anni di politica alla anti/berlusconiana, è più facile capirsi rispetto a chi vive di social media.

Ecco, sono arrivato fin qui senza aver voluto scrivere quel che volevo. Ci provo ora.

Se il PD si colloca ora nel centro-destra con elettori metà ubbidienti al partito "a prescindere" e metà ex-berlusconiani critici, è interessante notare che il M5S si colloca invece a rappresentare giovani, precari, meridionali, quelle stesse fasce sociali più colpite dalla crisi, gli esclusi, gli emarginati, quelli che sono ancora nella crisi, che hanno visto le divergenze aumentare, quelli traditi dal PD ormai spostatosi nel centrodestra a difendere chi una casa può permettersela (ecco perché Letta&Renzi erano interessati a cancellare l'IMU/ICI/TASI). Negli USA questo è diventato evidente con Trump, più che altrove.

Il fatto è che ora piddini e grillini sono diventati due mondi paralleli, assolutamente incompatibili, incapaci di comunicare l'un l'altro. La recente campagna referendaria ha dimostrato che dell'altro schieramento prendono solo gli elementi da denigrare in circuiti auto-cumulativi che portano a odiarsi e insultarsi. Certo, ci sono anche partiti secondari tutt'attorno come Lega e piddini non-renziani, ma fan contorno in questa logica di incomunicabilità degna dei tempi in democristiani e comunisti erano le due ideologie incompatibili.

Il M5S è ormai un'ideologia che esalta chi ne fa parte e viene denigrata a prescindere da chi non ne fa parte. A prescindere non potranno andare al potere, se non in qualche caso locale. A prescindere, bisogna denigrarli. Io non sostengo il m5s, ma forse sarebbe bene capire perché hanno successo invece di condannarli. Capire, prima di giudicare.

Ecco, ho scritto un post lungo, caotico, non rigoroso come volevo, ma per ora può bastare. Buona giornata e ricordate che non c'è niente di male ad essere di centro-destra o a votare m5s, basta esserne consapevoli e avere sempre onestà culturale.

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Comunque

05/12/16

Comunque la Costituzione e' piu' importante dei governi. E' profondamente sbagliato compromettere la Costituzione per salvare il proprio Governo, al contrario e' molto meglio sacrificare un governo per mantenere una buona Costituzione.

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Una mattina...

11/11/16

Questa mattina mi son svegliato con la speranza persa. L'elezione di Trump mette il vento in poppa alla campagna per il referendum Renzi-Boschi, ma sarà la Brexit italiana perché nessuno saprà poi come gestire quel che è successo. Nella furia di smontare il vecchio modello, si propone un sistema ignoto, un salto nel buio solo sulla fiducia di un premier che ha abilmente saputo costruirsi l'immagine dell'unico establishment possibile.

Non dimentichiamoci che l'Italia non segue i cicli politici anglosassoni: ai tempi di Reagan e Tatcher, l'Italia era ferma alla DC o al più a Craxi, neanche lontano parente di quei due. Ai tempi di Blair e Clinton, l'Italia al più rischiava un Prodi. E così via...

Il problema è che gli italiani sono tremendamente conservatori e soprattutto non mi regalano mai una gioia avendo eletto il peggio del peggio, da Berlusconi a Sala. Lo so che scrivendolo mi condanno alle profezie di Fassino, ma in Italia regna lo stato confusionale. Si confondono Brexit, Trump e Costituzione come se fosse tutto lo stesso perché, ormai, il pensiero complesso, quello più lungo di un tweet è stato bandito. Già questo post è troppo lungo per la maggior parte di voi.

Chiudo dicendo che come Obama ha deluso le mie aspettative (che erano molto molto alte), sono abbastanza sicuro che Trump non sarà in grado di rendere reali molte delle paure, appunto perché loro hanno istituzioni democratiche, mentre l'Italia sta facendo un salto nel buio smontando le proprie (come quando si approvò il Porcellum, ma qui siamo al rango costituzionale).

PS
non metterò questo su FB perché non ho più speranza che in Italia ci possa essere un dialogo. Dovrei solo imparare a rassegnarmi.

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Vittoria di Trump

09/11/16

Aspettate a trarre conclusioni. Non affrettatevi nel giudizio. Prendete tempo per riflettere, leggere, analizzare e comprendere. Non fate campagna elettorale sui risultati, cercate di capirli prima di trarre conclusioni.

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Lo stesso modo di ragionare

31/10/16

Odio le generalizzazioni. Odio generalizzare e odio coloro che generalizzano. Ma ora, più inquietante, è chi fa apposta a spingere alla generalizzazione. All'inizio furono cose tipo "marocchino stupra quindicenne" e allora tutti i marocchini diventano stupratori in un processo di generalizzazione noto, fuorviante, sbagliato, ma molto molto diffuso.

Ora, la cosa è più subdola. Ora la stessa cosa viene sistematizzata in maniera soft. Ora, basta che un grillino dica una cosa un po' stupida, tipo Virginia Raggi che nota un po' di frigo per strada o una senatrice che scrive una stupidata sul terremoto che allora tutto quel mondo diventa complottista, va deriso e si generalizza. Ora, se la Raggi si lamenta di un frigo, allora tutti quelli che come lei votano no al referendum costituzionale vedono un complotto dietro ai frigoriferi abbandonati.

Ora, le generalizzazioni sono pericolose. Ora, però, con i social media queste cose si possono misurare, rilanciare, sostenere, provocare e continuare a generalizzare contro qualche nemico. Ora, le generalizzazioni fatte al bar sono chiaramente estese e sistematizzate. Ora, non voglio dire che dire una stupidata sul terremoto abbia lo stesso peso di stuprare una quindicenne, ma ora si rilanciano le generalizzazioni nello stesso odioso meccanismo. Ora, basta generalizzare.

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a proposito di cognitivismo

27/10/16

Della assurda vicenda di Goro e Gorino che non vogliono ospitare una ventina fra donne e bambini, c'è una cosa che mi colpisce. Guardando i titoli e le prime pagine dei giornali, non si fa mai riferimento all'Emilia-Romagna.

Trovo curioso che in una regione che ha fatto dell'accoglienza e la solidarietà la sua bandiera (ad esempio, Novellara in provincia di Reggio Emilia, fu il primo comune a regolarizzare un extra-comunitario), ora sia improvvisamente scomparsa. Nessun riferimento all'organo regionale, quantomeno nei lanci di agenzia.

Ho come il sospetto che se fosse stato subito al di là del confine, si sarebbe detto "ecco, i soliti veneti razzisti!".

Racconto questa storia perché mi aiuta a riflettere sul senso del cognitivismo, di quanto le parole siano importanti e di come cambino la percezione, di quanta responsabilità abbiano ancora oggi i media nel lanciare nel dibattito pubblico notizie formulate in una maniera o in un'altra. Ha lo stesso valore di quando si scrive "albanese stupra 15enne italiana" oppure "idraulico stupra ragazzina per strada" oppure "sampdoriano stupra biondina in un vicolo buio": stessa notizia, percezione completamente diversa!

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Con sincero ringraziamento

14/10/16

Ho iniziato a capire e apprezzare veramente Dario Fo quando, appena rientrato a Bruxelles, mi ritrovai a vedere un pezzo di Mistero Buffo in nederlandese: non capii niente, ma capii tutto.

Iniziai allora a leggere alcuni testi di Dario Fo, in particolare il "Manuale Minimo dell'Attore" (caldamente consigliato). Una sfida per uno come me perché è un flusso di pensieri, racconti e aneddoti interminabile che affascina, ma sembra di non capirne niente. E invece da allora ho iniziato a entrare nel genio della sua creatività, nell'arte giullaresca che non è nata oggi ma ha una storia millenaria e quel misterioso buffone che si agitava sul palco in realtà continuava una storia di secoli e secoli.

Quella roba chiamata grammelot che mi pareva un'idiozia invece era legata a quando Dario Fo andò in Francia a portare il suo teatro... senza sapere il francese! Per questo parlava quella lingua strana, ma non era lui il primo a farlo: la Commedia dell'Arte nasce perché la controriforma (in particolare S. Carlo Borromeo, altro milanese) misero al bando il teatro costringendo quegli attori ad andare fuori dall'Italia. Così si inventarono quel tipo di comunicazione come un teatro veramente transnazionale. Molière li odiò, impose il testo scritto e soprattutto la lingua francese.

Ecco, non mi importa ora fare un trattato di storia del teatro di cui non ne ho le competenze. Mi importa che quella sera con l'attore che si dimenava sul palco capii che il teatro è una forma culturale profondamente umana, transnazionale, translinguistica. Lo capisco ogni settimana con Impro for Dummies quando improvvisiamo in Inglese, ma anche in Francese o Italiano, Bulgaro o Greco, Sloveno o Lettone, ...

In questa babele in cui vivo, Dario Fo è quantomai attuale. Bruxelles dovrebbe dedicargli una piazza tra quelle più importanti. Noi vi andremo a recitare e cantare, sempre col sorriso.

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Misteri politici dalla Spagna

29/09/16

Guardando la politica con occhi europei, ci sono casi misteriosi come le elezioni in Spagna. Io veramente non capisco i socialisti spagnoli che a Bruxelles/Strasburgo non hanno problemi a stare a braccetto con popolari (PP) e liberaldemocratici (Ciudadanos), ma a Madrid no! Peccato che poi oltre l'80% delle leggi spagnole venga da Bruxelles/Strasburgo dove i socialisti spagnoli votano sempre assieme ai popolari, ok eccetto sull'aborto e pochissime altre cose tipo i dettagli dell'intervento in Ucraina. Ma in Spagna no! Bisogna convincere gli spagnoli che PSOE e PP sono diversi, rivali, antagonisti, alternativi! Eh mi dispiace, ma se guardate ai fatti non lo sono più. Fatevene una ragione, ma soprattutto cerchiamo di guardare avanti e non ragionare più con schemi vecchi di 30 anni.

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Stupido io che ancora mi faccio illusioni.

22/09/16

Quando hanno annunciato la fusione Repubblica-Stampa con Calabresi direttore avevo sperato che portasse un po' della serietà del quotidiano torinese a capo di quello che è il primo quotidiano italiano per contatti online. Invece, la Repubblica, odiosamente faziosa, ha trasformato anche LaStampa in un giornalaccio illeggibile. Tutte le notizie hanno un solo obiettivo: denigrare il M5S, elogiare il governo Renzi. L'ultima cosa indegna è l'eBook sulle ultime telefonate fra Casaleggio e Grillo con gossip pruriginoso solo per denigrare il M5S, anche a costo di santificare Casaleggio, tanto ormai è morto e innocuo. Ogni notizia è buona per denigrare chi può insidiare l'unico leader che deve guidare il paese; ogni notizia scomoda tipo la disoccupazione che cresce deve essere manipolata per dare l'impressione che il paese sta bene, ancora un paio di hashtag e saremo tutti felici e contenti, basta un sì alla riforma costituzionale e vedrete... Stupido io che ancora mi faccio illusioni.

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della democrazia | frammento

19/09/16

Credo ci sia una certa confusione su un concetto a me molto caro. La Democrazia è la forma di governo più intelligente di tutte perché si parte dal presupposto che nessun individuo sia in grado di trattare da solo problemi collettivi, pertanto c'è bisogno dell'intelligenza di tutti. Bisogna però evitare che nelle discussioni prevalgano i (pre)potenti, garantire che tutti abbiano voce e siano ascoltati e presi in considerazione, anche e soprattutto quando dissentono dal (pre)potente di turno che cerca di imporre la propria voce. Ascoltare e ascoltarsi per capire, non per avere ragione, ma per generare ragione collettiva (cit.). Ci sono poi altri aspetti importanti, come la divisione dei poteri e la rotazione delle cariche, ma al momento trovo che troppo spesso ci si dimentichi dell'importanza di ascoltare, un ascolto attivo teso a capire. Non è solo una questione di politica che si legge sui giornali, è anche e soprattutto una questione di metodo alla scala più micro.

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Ai miei tempi, ora all'incontrario

15/09/16

Ai miei tempi, la si chiamava "giustizia a orologeria", la denunciava sempre Silvio e, in pratica, significava che i magistrati facevano arrivare avvisi di garanzia a lui e i suoi nei momenti-clou in modo da massimizzare la visibilità politica e danneggiarlo.

Ora, funziona nella stessa maniera, ma all'incontrario. La domanda di arresto per l'infiltrazioni mafiose a Expo è stata depositata, ma poi riaperta tre volte e resa esecutiva solo DOPO l'elezione di Sala, sia mai che questa cosa entrasse nel turbine di una campagna elettorale. Facili strumentalizzazioni e quindi meglio aspettare.

Poi, Sala aveva anche un altro paio di pendenze per cosucce non dichiarate. Vicende aperte, sollevate dopo l'elezione, tutte rimaste al caldo dei faldoni del palazzo di giustizia che si sa che l'estate milanese è calda e noiosa. Visto che però in seguito al linciaggio mediatico sulla omologa romana questa cosa in qualche modo emerge, ecco che prontamente arriva l'archiviazione. Subito, in fretta e furia prima che in rete riceva troppa attenzione. Poco importa sia incompleta, basta dare in pasto alla rete una notizia che abbia un qualche riferimento ufficiale e la rete poi ci gioca come vuole lei.

Curioso, vero? L'archiviazione per Sala arriva proprio quando c'è più attenzione mediatica. Come la vogliamo chiamare?

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Oltre ogni immaginazione

05/09/16

La disparità di trattamento mediatico che le Giunte Raggi e Sala stanno ricevendo a fronte degli stessi fatti è pazzesca, indegna di un paese adulto. La cosa che trovo più agghiacciante sono i piddini inferociti che vagheggiano fra l'ignorare, il minimizzare o l'evitare di affrontare le malefatte del loro sindaco.
Ecco, quando vedo queste cose capisco che per l'Italia non c'è speranza.

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la buona vittoria, finalmente a noi

03/08/16

Un argomento molto potente di Renzi è che non si può essere sempre contro, bisogna finalmente sostenere le cose che accadono e poter finalmente festeggiare la vittoria.

Questo argomento è legato a doppio filo al Berlusconismo per due ragioni. La prima e ovvia è che Renzi rappresenta la liberazione da Berlusconi nell'immaginario collettivo di chi è stato per anni all'opposizione. La seconda e meno evidente è che il Berlusconismo ha come elemento caratterizzante la totale scissione fra consenso e azione politica, in inglese si direbbe fra "politics" e "policy": si vota la simpatia (o antipatia) al personaggio, non quello che fa come governante.

Tornando al potente argomento di Renzi, la strategia è fatta: bisogna sostenerlo perché non si può sempre stare all'opposizione, finalmente ci siamo liberati di Berlusconi e quindi ora dobbiamo festeggiare e governare. Dobbiamo poter chiamarci l'un l'altro 'ministro' e 'assessore', i nostri incontri diventano "vertici di maggioranza" e alle feste dell'unità possiamo arrivare con auto blu e codazzo della scorta. Finalmente, siamo noi dalla parte della vittoria, non dobbiamo più arrabbiarci con un Emilio Fede che esulta per l'ennesima vittoria di Silvio. Non siamo più i condannati alla sconfitta.

Poco importa che poi si faccia una riforma costituzionale ancora peggiore di quella dei saggi di Cadore, poco importa che gli 80 euro siano uguali alla social card di Tremonti che fino a ieri criticavamo, poco importa che il 'jobs act' non sia altro che il completamento della Riforma Sacconi... perché io ora sono assessore, tu puoi finalmente vantarti di stare dalla parte della maggioranza vincente... e intanto possiamo anche pagare evitando la fattura perché hanno innalzato il limite per l'uso di contante. Ora, ci hanno ridato le feste dell'unità e io ci vado da assessore.

Buona vittoria a tutti.

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piccole cose

27/07/16

Parlavo ieri ad un amico di questo blog che ultimamente trascuro, decisamente. Oggi qualche piccola modifica di grafica perché lavoravo sui tipi di font da utilizzare, ma poca roba. Intanto, però, festeggiamo i 18 mesi dal 1500 post.
:-D

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Io ho paura, eppure ancora spero.

25/07/16

Io ho paura di questa politica. Io ho paura della politica della paura. Ma non tanto dei Trump, Le Pen o Salvini. Io ho paura della politica che si alimenta della paura di questi personaggi: votate me perché se Trump arriva alla Casa Bianca.... votate me perché se vincono i 5stelle... votate la mia costituzione perché altrimenti si finisce come con la Brexit! Io ho paura della politica che si alimenta di spauracchi.
Perché io non ci credo che il governo italiano non sia in grado di salvare i barconi nel Mediterraneo, non con le tecnologie di oggi e una storia che si ripete identica da dieci anni ormai. Io ho paura di chi teme Salvini e giustifica i vari ministri colpevolmente ignavi. Perché Hollande ci ha detto #jesuischarlie ma poi ha saputo solo mandare qualche poliziotto nelle banlieue. Allora meglio Merkel che prova ad accogliere i rifugiati siriani.
Io ho paura che questi governanti non abbiano idea di cosa fare, ma intanto noi li teniamo ben'attaccati alle loro cadreghe. Io ho paura della politica della paura che mi mette paura. Perché quello di München e poi quello di Nice e poi l'altro di Molenbeek e l'altro ancora... beh loro si alimentano di questa paura e di una politica che si giustifica solo grazie a questa paura.
Ma la mia paura più grande è che stanno soffocando la speranza. Quasi rimpiango quando la speranza era Berlusconi e la sua Italia senza tasse contro Prodi col suo buon senso moderato e solidale. La mia paura è che la politica della paura prevalga sulla politica della speranza.
Eppure ancora spero. 

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Intanto io non ho preso la metrò stamattina

12/07/16

Esco di casa, attraverso il rumoroso viale di fianco a cui vivo. Non sono ancora le 8 di mattino, devo andare giù in Comune per dei documenti. Evito il Palazzo di Giustizia e giro dietro in una via secondaria. Il Parco di Egmont è un gioiello ignoto anche a molti Brusseleir veri. Noto che la cancellata è chiusa dai sigilli della polizia, più avanti una strada secondaria sulla sinistra si ricollega al Palazzo di Giustizia e noto parcheggiata una camionetta dell'esercito. Vuota, i soldati li ritroverò più tardi. Scendo lungo una delle mie strade preferite dell'esacapitale, piaceva molto anche a Marguerite Yourcenar che in quel parco andava spesso. Io sono il responsabile della bellezza del mondo, diceva il suo imperatore. Quelle strade rende testimonianza alle grazie di questo mondo.
Svolto a sinistra, la strada è chiusa di fianco alla Sinagoga. Colgo due soldati di spalle mentre i due poliziotti sono in macchina fermi col motore acceso.Vorrei attraversare il Viale della Reggenza proprio davanti a loro, davanti alla sede del Benelux, ma forse non è il caso, giro lungo e attraverso all'isolato dopo senza dover arrivare fino alla Chiesa di Nostra Signora di Sablon. Scendo per le viuzze strette, storte e pendenti di questo che non riesco a definire veramente un quartiere. Fosse Roma sarebbe una borgata, ma è un concetto da Città Eterna, non per questo paesotto a cui è successo, volente o nolente, di diventare un'esacapitale. Mi verrebbe da usare la definizione di Capossela di 'Barrio', cioé un luogo urbano che gravita attorno a dove si va a bere perché, qui ancora più che in Spagna, è la birra che fa la società e la socializzazione. Mi viene da fondere le parole Brasserie e Barrio in qualcosa tipo Brarrio, ma suona tremendo. Consulto il dizionario di dialetto brusseleir, magari aiuta. Fatto. Parlerei di 'buurke' mischiando 'buur' (con la u lunga alla lombarda, tipo ü) con il -ke diminutivo tipico del dialetto di qui e che si distingue dal nederlandese del nord che preferisce il -je. Dunque, in questo buurke le strade sono stranamente deserte, passa una macchina ed è un'eccezione. il sole è già alto malgrado siano appena le 8 di mattina. Il centro ancora dorme.
Scendo ancora oltre gli antiquari dell'alta Marolles, i soldati di fronte al museo ebraico, i cioccolatai di Sablon e subito sotto i fotografi più famosi di Bruxelles. Passo di fronte a un qualche palazzo della mutua socialista dove di solito ci sono quattordicenni che limonano appassionatamente. Stamattina non c'è nessuno.
Scendo ancora, il Goupil fou ha chiuso e me ne rammarico assai. Mi faccio un film politico sul perché l'abbiano lasciato chiudere. Assieme al Toone erano due posti leggendari, bellissimi, un valore assoluto. Scendo lungo la via dei ristorandi greci e poco importa che meno della metà siano greci, ormai quello è il nome. Da lontano, il Grand Hotel Amigo porta le insegne italiane, belghe ed europee. Mattarella in town. Solo il Quirinale può permettersi quell'hotel. Giro a destra verso la Grand'Place. Mi lascio alle spalle la puzza dei ristoranti che hanno festeggiato la sera prima. Bruxelles Proprété pulisce con calma. Ieri sera c'era il Brussel Danst Festival, manifestazione rigorosamente nederlandofona di danza. Gli operai stanno smontando il palco. I turisti normali si fanno i selfie con il Municipio o la Broodhuis lì davanti o la casa del Re di Spagna o gli altri palazzi delle corporazioni. I turisti giapponesi si fanno i selfie con gli operai che smontano il palco. Tant'è.
I turisti più raffinati si fanno le foto di fronte alla Chiesa di San Nicola, a cui sono ovviamente molto legato. San Nicola è un santo strano, adorato in gran parte d'Europa e d'Asia è anche un santo profondamente frainteso nel senso che è patrono di un po' tutto, dai bambini alle madri, dai limoni ai mercanti, dagli avvocati ai traduttori. Succede, quando sei un santo di successo del III-IV secolo dopo Cristo. Qui si commemora il patrono dei commercianti. la chiesa è proprio dietro alla Borsa e lì sotto si trovano le poche rovine di Brosella, quel che resta della città del XIII secolo. Già, perché questa città non fu mica fondata dai Romani, che fondarono Halle a monte e Vilvoorde a valle, ma qui la Zenne faceva palude...
Giro sul grande viale di Anspach, sindaco d'altri tempi. Entro agli uffici comunali. Suono al metal detector e mi controllano lo zaino: tre libri, l'attesa è potenzialmente lunga. Il ragazzo dopo di me ha un grande scatolone, suona anche lui ma nessun controllo perché lo scatolone è chiuso. E potrebbe contenere 4-5 Kalashnikov.
L'attesa in comune è normale perché finalmente sono trattato come un belga (sic!), altrimenti significava almeno 4-5 ore all'ufficio stranieri. Esco, vado a tagliarmi i capelli. Entro ed il barbiere se ne va. Torna un 5-10 minuti più tardi. Mi taglia i capelli. Costa molto meno che a Milano. Non parliamo. Parliamo alla fine del fatto che lui pensa che io sia portoghese. No, Italiano. Di Milano. Lui marocchino, di Meknès, ha degli amici a Milano, marocchini anche loro. Io posso giusto rispondere che sono stato a mangiare al ristorante 'Meknès' sul sagrato di Sant'Egidio. Sorride. Pago.
Riprendo la strada in salita, questa volta faccio quella più veloce. I locali stanno aprendo. Una signora sta pulendo per metter fuori i tavolini. Innaffia le piante, mi bagna e si scusa. Io sono con la mente già a scrivere queste righe. Passo di fronte al Palazzo di Giustizia, i soldati guardano le persone che entrano e escono. Mostrano le loro belle divise. Io resto sull'altro lato della piazza Poelaert e mi limito ad avvicinarmi al Palazzo di Giustizia solo sull'altro lato, dove c'è il palazzo Montesquieu, più moderno.
Il Palazzo di Giustizia di Bruxelles, si dice, ha un collegamento con l'aldilà nei sotterranei. Condannato a non esser mai terminato, il Palazzo è uno dei luoghi più banalmente misteriosi del mondo. Amatodiato, domina la città senza averne voglia, come un lascito di un'età passata. Fuori tempo, deve stare sul palco. Il Palazzo è sede dei poteri dell'occulto, della magia, del dettonondetto. Tempio della giustizia progettato con criteri massonici. L'architetto impazzì e mori prima di finirlo. Almeno questo si dice di Poelaert.
Percorro il grande viale che avevo lasciato stamattina. Una tappa con un pain au chocolat di Paul che non si può tradurre in italiano. Ed ora eccomi davanti al computer.

Realizzo tutto quanto. Una città bellissima, magica, appoggiata disordinatamente in collina per non cadere in una palude che ormai non c'è più. Ho camminato. Sceso e risalito la collina. Ma io, in Comune, ci andavo in metrò. L'esacapitale è oggi una città in parziale stato d'assedio. Il parco chiuso. Le camionette dei soldati. I metal detector per entrare in Comune. L'esacapitale piegata al terrorismo che non sono solo gli attacchi, ma è uno stato mentale, una politica nel senso di modo di vivere insieme temendo non si sa bene chi cosa come quando dove. L'esacapitale con la sua storia, le sue strade, i suoi buurke giace indifferente al terrorismo. Accetta perché Bruxelles non si lamenta, teatro di sei sfere politiche accetta sonnolenta. Ci siamo divertiti ieri sera, il festival, la musica, le birre. Qualche brusselfie dei turisti ché la Grand'Place è proprio bella. Tutto con un velo di terrorismo ché non si capisce bene da chi. Erano belgi che hanno ucciso altri belgi, non è guerra civile questa? Forse troppo definirla così, allora forse un incidente, un gruppo di folli. Intanto io non ho preso la metrò stamattina. E non mi prendo neanche la briga di rileggere ché ormai il dado è tratto.

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Una nuova tradizione

08/07/16

Caldo micidiale nella prepositurale di Leith. Attaccato al pastorale, McWyzer tracolla. C'è da finire il rito, una sua nuova tradizione che già solo a pensarci è un problema perché le tradizioni non possono essere nuove. Praticamente vuota la grande sala, nessuno degli amici di un tempo, ma c'è un rito da portare a fondo. McWyzer l'ha voluto e così sarà. Il caldo, il sudore, la stanchezza. Perfino la noia. La Comunione viene come un sollievo che restituisce inattese calorie. Del vino solo un goccio che col caldo non si addice. Ma non ci si ferma. Stanco, sudato, all'orizzonte sembra di vedersi qualche nuvola che rinfrescherà il cielo di Scozia. Lontana Londra, Leith sotto le suole di McWyzer, la sua prepositurale, il suo rito, il suo sudore.

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canzone a manovella

07/07/16

Avevo voglia di condividere questa semplice e onesta canzone.


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ripensandoci

In queste settimane di discussione sulla Brexit, c'è un grande insultare i vari politici conservatori: Cameron per aver indetto il referendum, Johnson per non aver accettato il ruolo di nuovo primo ministro (salvo che nel partito non lo volevano), Farage per essersi di messo da leader dell'UKIP (senza riconoscergli che aveva raggiunto il suo obiettivo e comunque si è dimesso da leader di un partito, mica ha abbandonato la nave, comunque...).

Ma chi è il vero 'responsabile' politico della Brexit? Arrovellandomi su questo tema, ci sono due punti preliminari importanti.
1. Brexit non è stato un incidente, ma qualcosa di preparato nel tempo, almeno dal 2010 (su questo tornerò poi).
2. I partiti si identificano per le 'politiche di bandiera', quelle che ne segnano inequivocabilmente l'identità, politiche prioritarie (importanti, ma negoziabili) e politiche su cui sono indifferenti (quelle che non fanno notizia).

Bene, chiariti questi due punti la conclusione credo sia chiara: il responsabile di Brexit è niente po' po' di meno che Nick Clegg con i suoi LibDem. Ebbene sì, i più europeisti fra i partiti britannici sono a mio avviso i colpevoli della Brexit e ora vi spiego perché.

Come ricorderete, le elezioni del 2010 terminarono con la sconfitta della maggioranza uscente di Gordon Brown (Labour), ma senza la chiara vittoria dei Conservatori di David Cameron e si dovette creare un governo di coalizione Tories-LibDem (con Cameron premier e Clegg vice). Un evento rarissimo nella politica inglese.

E' importante soffermarsi un attimo sulla composizione dei LibDem, partito di centro e fortemente europeista che in quegli anni era cresciuto moltissimo, soprattutto raccogliendo i delusi del Labour post-blairiano. Molti dei più convintamente europeisti fra i Labour erano passati ai LibDem fondendosi con i vecchi LibDem (che solo occasionalmente entravano a Westminster e comunque mai al governo) e alcuni altri fuori-usciti dai conservatori.

Per i LibDem, quella era la prima volta da sempre di poter essere influenti, al potere, di poter diventare ministri ed esercitare un'influenza sul paese, anche al netto di essere un partito molto più piccolo rispetto a Tories e Labour.

L'alleanza Tory-LibDem non è scontata perché, numericamente, i LibDem potrebbero allearsi anche con il Labour, ma molti LibDem hanno lasciato quel partito e i Tory sono la maggioranza relativa. A questo punto però arriva il corto-circuito più interessante perché se i LibDem sono fortemente europeisti, i Tories non lo sono affatto, anzi sono tendenzialmente sempre più euroscettici al punto di lasciare il Centrodestra europeo (Popolari) per creare il gruppo euroscettico dei Conservatori e Riformisti.

Nel frattempo, il nuovo Governo Cameron-Clegg è composto da una maggioranza euroscettica ed una minoranza europeista. Se per i Tories questo non è un problema (tanto hanno la maggioranza interna alla coalizione di governo), per i LibDem significa che l'Europa non è più una politica di bandiera, ma l'europeismo viene retrocesso al secondo piano. Mentre Cameron porta avanti un atteggiamento sempre più anti-UE, Clegg rimane imbelle e, anzi, con la sua presenza al governo giustifica, legittima e minimizza l'atteggiamento anti-UE di Cameron: 'guardate, anche i più europeisti fra noi non hanno problemi a stare in un governo anti-UE...'.

L'UE diventa così un valore negoziabile, qualcosa di secondo piano che esce dalle identità fondamentali dei partiti. I LibDem, essendo minoranza, non hanno i numeri per incidere e lasciano passare un atteggiamento sempre più anti-UE di Cameron. Alla fine, vengono percepiti come insignificanti, irrilevanti e nelle elezioni del 2015 scompaiono uscendo dal governo Cameron-bis, che torna ad essere un mono-colore. Intanto, l'ala euroscettica è sempre più forte, arriva il referendum e vince Brexit. Le posizioni pro-UE sono state ormai compromesse dai LibDem che hanno perso di credibilità dopo aver sostenuto un governo fortemente anti-UE: se l'Europa è importante, come puoi stare al governo con chi vuole la Brexit? Intanto, i Labour avevano perso la sua componente più fortemente europeista e anzi hanno svoltato verso una Sinistra mai convintamente europeista (Corbyn). Gli unici europeisti rimasti sono in Scozia con l'SNP, ma lì la questione si interseca con le spinte secessioniste.

Complesso? Eh sì, ma non è che Brexit sia una vicenda che si può risolvere in poche parole. Ovviamente, poi, bisognerebbe analizzare anche il lato UE, ma quello sarà per un prossimo post.

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Un dettaglio non detto spesso dice molto

05/07/16

Questa notizia non ha avuto alcuna risonanza mediatica: un sindaco PD istituisce l'assessorato alla felicità. La cosa in sé è irrilevante, nei piccoli comuni è pieno di assessorati fantasiosi e idee strambe dei sindaci di turno, non è la prima volta e non mi scandalizza. Ma provate a immaginare se l'avessero fatto quelli del M5S?
Se l'avesse fatto un sindaco M5S, Facebook e giornali sarebbero stracolmi di derisione denigratoria per la stessa decisione perché non conta il cosa, ma il chi. Scrivo questo perché richiama il ruolo dei media, dei giornalisti, di chi riesce a orientare il traffico di FB et al. Le parole che si usano, le foto che inquadrano o meno il logo del partito, la posizione nei giornali la dicono lunga sulla volontà dell'editore di usare (strumentalizzare) una notizia a fini politici.
I social media danno a molti utenti la sensazione che partecipino anche loro alla campagna politica ed infatti è così, ma il nodo è la sorgente perché una notizia presentata com'è così dal Corriere ha impatti diversi che non la stessa notizia utilizzata come denigrazione politica. E tutti giù a ritwittare, condividere su FB e via whatsapp.

Rallentare, riflettere e provare a essere critici. Difficile in questi tempi di maree rapide.

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Non me l'aspettavo

08/06/16

Non me l'aspettavo che Parisi arrivasse così vicino a Sala, anzi mi aspettavo che Sala vincesse addirittura al primo turno. Invece, Sala ha raccolto un terzo in meno dei voti di Pisapia e circa il 50% di chi sostenne Pisapia non si è sentito rappresentato ed ha guardato altrove. Ci sarà tempo per analisi più approfondite e le riflessioni vere vanno fatte dopo il ballottaggio.

Però, ora, non mi aspettavo una reazione così violenta dai sostenitori di Sala. Sono arrivati a insultarmi, denigrarmi sia politicamente sia professionalmente. Anche un neo-marito di una cara amica ha usato toni che non gli appartengono, da altri me l'aspettavo. Purtroppo, però, ora è impossibile parlare coi sostenitori di Sala. Sono talmente aggressivi che non capiscono niente, ringhiano, abbaiano, insultano e non capiscono che facendo così dimostrano che la forza gentile che Pisapia rappresentava è scomparsa. L'unico argomento che hanno è di non far tornare i vari La Russa, De Corato e Gelmini. Peccato che per farlo abbiano scelto come candidato il peggiore di quel gruppo, l'abbiano ripulito per renderlo potabile con un'operazione resa possibile solo dall'attuale egemonia culturale del renzismo e ora tutti a ringhiare per difendere una qualche rendita di posizione. Perché se ringhi significa che non hai una prospettiva convincente.

Non me l'aspettavo una reazione così violenta da quelle persone. Molte le sto rimuovendo da FB e cerco di evitare le discussioni. Esiste una soglia di tolleranza che è stata ampiamente superata, ma ovviamente non mi chiederanno scusa. Mi allontanano e non è la prima volta che è successo.

Non vale neanche la pena di usare argomenti razionali perché ormai i sostenitori di Sala sono persi nella violenza con cui si rivolgono a chiunque la pensi diversamente. Non era questo Pisapia, non mi aspettavo che dopo cinque anni di Pisapia fossero così rabbiosi. Pisapia era gentilezza e concretezza, Pisapia era Piazza del Duomo che cantava tutta mia la città con Giuliano Palma. Tutto scomparso e non se ne rendono conto, anzi si ostinano a non vedere l'evidente.

Non me l'aspettavo, posso solo esprimere rammarico qui dove (quasi) nessuno di loro mi leggerà. Poi, ditemi che sono permaloso, ma io non rinuncio alla prospettiva di un'Italia migliore, anche se passo dopo passo la vedo allontanarsi. Questo sì, invece, me l'aspettavo: in tempi di renzismo bisogna far fuori chiunque la pensi diversamente, soprattutto se in grado di presentare un argomento convincente.

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Intoccabili

20/05/16

Pace all'anima di Marco Pannella. Non mi piacevi, ma ti rispettavo, anche se non mi sei mai piaciuto. Tuttavia, non è di questo che voglio parlare.

In Italia c'è un fenomeno strano per cui, ad un certo punto, si diventa degli intoccabili, dei mostri sacri, degli indiscutibili per cui qualunque cosa facciano è giusta ed è lesa maestà criticarli. Il caso più eclatante al momento è Napolitano, ma anche Pannella rientra in questa categoria e Gianni Agnelli prima di loro per andare a prendere un mondo diverso.
Non so bene come si raggiunga quello status, ma di fatto si può e una volta acquisito è a vita, ancor di più in caso di morte. Se uno osa dire che Napolitano ha fatto o sta facendo qualcosa di sbagliato, via critiche, insulti, delegittimazioni. Ma perché? Uno dovrebbe poter esser giudicato dalle azioni fatte, certo la sua storia conta ma finché si resta nei limiti di un dibattito civile, chiunque deve poter esser criticato. Prendete Franco Baresi, grandissimo calciatore, ma negli ultimi anni sentiva il peso degli anni e quindi era possibile che facesse errori, sbagliasse, avesse perso un po' di smalto. Dirlo non significa sminuirne il valore.

Potrei fare altri esempi, mi fermo qui ché devo uscire.

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bruttissima figura per l'Italia

10/05/16

La nomina di Carlo Calenda a Ministro è una pessima notizia. Non tanto perché lui è forte sostenitore del TTIP, ma soprattutto perché usa le istituzioni europee come un parcheggio, come incarichi di secondo piano. Calenda era appena stato nominato ambasciatore presso l'UE mettendosi contro il corpo diplomatico perché lui ambasciatore non è e quella è la carica più importante a cui un diplomatico possa ambire.
Cambiare capo delegazione dopo appena 2 mesi è uno schiaffo alle istituzioni europee, un suicidio politico-diplomatico, una figuraccia istituzionale. Su questo una colpa grave ce l'ha anche Mattarella che non doveva accettare un cambio così repentino.
Poi, per carità, Calenda sarà uno serio che accetta qualunque cadrega gli arrivi, le idee politiche sono quelle in linea col renzismo e così via, ma quel che vorrei spiegare è che l'Italia così si relega da sola a una posizione marginale. Un comportamento provinciale e dilettantesco.

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si cambia

27/04/16

Per anni ho criticato la cultura politecnica così orientata al 'problem-solving' argomentando in favore di una cultura più socio-umanistica dove la questione è il "problem-setting". Una cosa è risolvere un problema, una cosa è capirlo, definirlo e analizzarlo. Il rischio è che si cerchi di risolvere problemi mal definiti andando a causare danni peggiori. In medicina è evidente: se sbagli diagnosi, la cura non solo non funziona, ma rischia addirittura di essere contro-producente. Questo, però, richiede spirito critico, riflessività, capacità di analisi, creatività e consapevolezza della propria forma mentis.

Ecco, poi ci sono serate come quella di ieri o stamattina dove invece vorrei solo un buon "problem-solver", un bell'ingegnere che mi trovi la soluzione senza troppo girarci su o, come dice Vinicio, una bodyguard.

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per un'etica della scoperta

26/04/16

Esiste un mito molto americano che impone di sapere sempre cosa si vuole, dove si vuole arrivare. Avere le idee chiare, avere obiettivi ben definiti, sapere chi si è e sapere qual è la metà, per poi dimostrare di saper affrontare gli ostacoli.

Questa etica mi mette a disagio. Io spesso non so dove andare, non ho un obiettivo chiaro, mi lascio andare dall'esplorazione di cose che mi interessano senza una tesi da dimostrare. Non ho un'opinione su tutto, non ho un obiettivo sempre né una posizione da sostenere. Improvvisazione, la chiamo io, curiosity-driven research la chiamerebbero gli inglesi.

Esplorare, lasciarti portare dall'oggetto che si scopre e non dal soggetto che si vuole essere. Una forma di pensiero debole, entità debole aperta però ad agire, re-agire, plasmare l'oggetto dopo averne riconosciuto la natura. Non si capisce una macchina fino ad averla guidata, ma talvolta anche lasciarsi trasportare come passeggero ci può stare.

Mi è capitato di lasciarmi portare dalle città in cui arrivavo. Ricordo Edinburgh, la notte in cui arrivai senza neanche una carta della città perché era persa col bagaglio. Chiesi al tassista di portarmi in università. Della città non sapevo niente, neanche che ci fosse un castello, avevo visto solo qualche foto di Prince Street col monumento a Walter Scott, la città capitale del nord mi sorprese, mi ammaliò, mi svelo strade e percorsi che neanche immaginavo. Non avevo una tesi da dimostrare; Edinburgh mi fece rinascere insegnandomi a prendere le strade, ad andare in salita come in discesa, verso il castello o il Parlamento, con amici o da solo.

Ecco, io non conosco il percorso. Non chiedetemi la parola che squadri la realtà, come diceva il maestro. Io, semplicemente, non sempre so, ma sapendolo mi preparo ad impararlo. Certo, qualche volta finisco in qualche guaio, qualche pasticcio, una certa confusione ed una rincorsa all'ultimo. Ma diciamo che così è creativo, si scopre, si esplora.

Una birra, grazie.

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Questo 25 Aprile, teniamoci stretta questa Costituzione

25/04/16

No, non è un 25 Aprile come gli altri. Questo rischia di essere l'ultimo 25 Aprile con una Costituzione partigiana, una costituzione che fa del dialogo l'elemento fondante per gestire la cosa pubblica.
Una Costituzione partigiana accetta il diverso, lo valorizza come fonte per il confronto, il dialogo e ascoltare le idee degli altri è lungo, ma necessario.
La Costituzione antifascista rifiuta l'idea dell'uomo solo al comando, mette l'efficienza dopo la democrazia, mette la divisione dei poteri come garanzia che non si ripeta un nuovo fascismo.
La Costituzione italiana ha trovato un compromesso fra varie culture politiche dove ognuna aveva la sua dignità, dove il diverso era fonte di arricchimento purché accettasse il gioco democratico.

Essere partigiani significa lottare per un futuro migliore, anche se si hanno idee diverse. Il futuro migliore è per tutti, anche se oggi dissentiamo, perché è un bene comune. Non si può accettare un futuro solo per noi perché, in quel caso, l'alba dell'avvenire è proprietà privata ed il significato stesso di Repubblica viene meno. Res Publica.

La Costituzione italiana la può capire chiunque, leggerla è un piacere. Certo, forse richiede il tempo di fermarsi e capirla, un tweet non può bastare per capirne la profondità, la complessità e, in ultima analisi, la bellezza.

Scrivo questo esplicitamente in riferimento alla riforma costituzionale Renzi-Boschi basata su un pasticciato superamento del bicameralismo che, invece di andare verso il monocameralismo o un raccordo stato-regioni, propone un confuso bicameralismo asimmetrico. Inoltre, le competenze stato-regioni vengono confuse con una fortissima ricentralizzazione, in contrasto con l'ideale partigiano che riconosceva le diversità regionali. Poi, il Senato diventa un miscuglio dove non si garantisce più la pari rappresentanza di tutti i cittadini perché alcuni saranno rappresentati dai propri consiglieri, altri anche dai loro sindaci, ma quindi ci saranno alcuni cittadini con due senatori, altri solo uno, infrangendo il principio di uguale rappresentanza. Gli organi di garanzia vengono ridotti a nomine dipendenti dalla maggioranza contingente, limitando il diritto di rappresentanza istituzionale a chi la pensa diversamente.
Infine, un cenno alla legge elettorale che promuovendo una sovra-rappresentanza del vincitore mina l'ideale partigiano della proporzionalità dei rappresentanti. L'ideale di rappresentantività viene sacrificato in nome dell'efficienza, ma questo è in pieno contrasto con l'ideale partigiano di democrazia perché i partigiani ci hanno insegnato che se si vuole un futuro migliore bisogna lottare insieme, uniti nelle differenze, rispettando ideali diversi, ma il futuro o sarà in comune o non sarà.

Teniamoci stretta questa Costituzione.

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Così, la palude diventa luogo di incontro

23/04/16

Per una serie di ragioni che non ho voglia di stare a spiegare, sono un paio di settimane che sono solo a Bruxelles mentre moglie e figlio sono a Milano. In giro tutte le sere, birra e, soprattutto, dormire bene!
Ok, scherzo, però sto riscoprendo una grande bellezza di umanità che mi gira attorno. Amici, amici di amici, storie, sorrisi, affetto, cene (e pranzi) segno di una convivialità fatta di affetto, di amicizie, di storie che si intersecano in questa terra surreale venendo da Padova o da Teramo, da Izmir o da strade milanesi che non conoscevo. Qui, vorrei dire sotto la torre dell'Hotel de Ville se non fosse che l'hanno messa in fondo alla valle e quindi è più in basso di noi che viviamo su in collina, ma anche questo è il Belgio. Terra di storie che si intersecano là dove i Romani non hanno mai voluto costruire una città: Bruxelles è il luogo in mezzo alla palude, l'etimologia del nome non è chiara ma rimanda a questo e non si sa bene se si riferisca a una Chiesa, una casa o altro, ma di sicuro qui c'era una palude. O meglio giù a valle ché noi qui viviamo fuori dalle mura, giù dove scorreva la Zenne che ora non si vede più, mentre la collina qui è diventata centro città ormai. E il Palazzo di Giustizia. E i palazzi europei verso l'altra collina dominata dal Cinquantenario, parco costruito per i 60 anni del Belgio ché c'hanno messo più del dovuto e sono arrivati in ritardo.

Una bellezza, quella di questi amici, che ultimamente avevo perso per strada preso dalla bellezza della famiglia, ché è bellissima ma nelle 24 ore di una giornata è difficile far rientrare tutto. Gli amici col piccino di appena un mese, quelli con la bimba di oltre un anno, la neo-trentenne turca o la lettone per il teatro, dalla Calabria fino al Veneto le storie qui si intersecano, si incontrano e diventano nuove storie. Ché noi non si sa dove si andrà a parare, ché Bruxelles è una città usata, usata più di ogni altra città, usata a prescindere dalla sua storia regale e imperiale e industriale e europea.

Ora, la testa si fa pesante, il riposo è necessario e le parole escono più difficoltose. Ripenso però a un poster che mio fratello appese in camera sua tanti anni fa dove ringraziava perché chi ha fiducia nel Signore ha, come dono, persone meravigliose. Uno spirito molto cristiano, facilmente fraintendibile, che dona una ricchezza che le parole, che la mia grammatica non riescono a raccontare. Così, l'errore diventa creazione. Così l'ombra non fa più paura, ma è sfumatura che racconta di un mondo immaginifico. Così, la palude diventa luogo di incontro.

Un sorriso e buona notte.

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9 anni

21/04/16

Oggi, questo blog, compie nove anni. Dopo tre inizi ed un paio di finali, le parole che scrissi quando ricominciai su questa pagina virtuale sono da confermare, hanno acquisito un corpo, una linea (per quanto ondivaga, scostante, variegata) e una storia.
Ho imparato, per esempio, che la cosa importante è il percorso, l'evoluzione, la traiettoria con cui i singoli fatti, eventi, le singole scelte e decisioni si accumulano nella vita. Credo di aver avuto pochi cambiamenti radicali, forse.
Dicevano che non bisognerebbe auto-celebrarsi, ma si dicono tante cose e non è che tutti la pensiamo alla stessa maniera. Oltretutto, essere ancora qui quando tutti gli altri blog si sono persi lungo la strada, beh rimane un successo. Questo diario pubblico dove si accumula tanta, troppa politica, va avanti, forse diradando i temi, ma si va avanti. Una canzone e si va avanti.



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Raccontare la politica europea

19/04/16

Non è difficile, l'importante è smetterla di pensare che l'UE agisca come un unico corpo. Al contrario, dentro l'UE ci sono diversi partiti che propongono, discutono e, soprattutto, votano diversi provvedimenti.

Per esempio, in merito ai recenti Panama Papers, il Parlamento Europeo ha rapidamente discusso e adottato una risoluzione che - udite! udite! - protegga le imprese da simili fughe di notizie!
Ora, se voi siete superficiali potete prendervela con l'UE e dire che sono eurocrati in mano alle lobby, ma questo è sbagliato. Questa risoluzione è stata promossa e votata da 5 partiti: Popolari, Socialisti, Liberaldemocratici, Conservatori ed estrema destra, mentre hanno votato contro solo Verdi e Sinistra. Qui trovate tutti i dati che, in Italiano, vanno letti più o meno così:

PD, NCD, FI e Lega votano per difendere le imprese da altre fughe di notizie che potrebbero svelare i loro paradisi fiscali. 
Astenuto il M5S, contro la Sinistra europea. 

Invece, la scrivono così: l'UE difende le imprese e insabbia i panama papers.
Capite che non è la stessa cosa? Se in Europa ci fossero più Verdi e più Sinistra ci sarebbe più trasparenza e controlli sui paradisi fiscali, invece la maggioranza è per mantenere lo status quo.

Non sono dettagli...

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curiosità democratiche

18/04/16

Certa gente vede politica dove non c'è politica. Crede che ci siano strategie dove invece ci sono cose da fare, astrazione quando invece c'è solo pragmatismo. E quindi invoca la mancanza di democrazia che poi democrazia non si sa bene cosa sia se non un generico "voglio aver voce in capitolo". Poco importa che non si abbia granché da dire, il processo prevale sul contenuto. Poco importa che non ci sia granché da discutere, mi sento escluso. Ok, ricevuto. Quindi?

Un mese fa ho avuto un litigio dove mi hanno accusato di non essere democratico. Bene, ho chiesto quando e su quali decisioni ed i temi erano "il font del volantino", "il colore delle magliette" e "le scadenze per le quote". Premesso che le scadenze delle quote non le decido io, ma il padrone a cui devo pagare l'affitto, le altre due sono tipiche strumentalizzazioni che non stanno né in cielo né in terra: bisogna forse fare un'assemblea per decidere il font di un volantino? Se il logo è rosso e nero, di che colore vorrete fare le magliette: verdi e gialle? L'affitto lo pago quando lo dice il proprietario, il colore delle magliette è lo stesso del logo, il font dei volantini è lo stesso del logo perché quel poco di scienze della comunicazione che conosco (o solo buongusto) mi dice che sennò viene fuori un papocchio.

Eppure si invoca la democrazia di cui spesso non si riesce neanche a dare una definizione, ma una definizione concreta. Al contrario, spesso, ho visto che lo si fa per dire "non mi hai coinvolto" oppure "non sono d'accordo con te". Nel primo caso, poi, il non essere coinvolto è perché preferivi fare altro, eri in ritardo o non avevi voglia di perder tempo a discutere, ché va bene discutere, ma poi ad un certo punto bisogna decidere e se si è in tanti è difficile trovare il momento giusto, per non parlare che poi ci sono anche gli esterni e la data per pagare l'affitto non la decidiamo noi. Ma soprattutto, oltre a decidere, le cose poi bisogna farle: troppo facile tenermi due ore a discutere del colore per dipingere e poi dirmi "ecco il pennello, moh però fai tutto tu, e fallo bene mi raccomando!". Più complesso il caso del "non sono d'accordo": la democrazia prevede il dissenso, promuove l'espressione, ma non significa che poi si debba essere sempre tutti d'accordo. Democrazia non significa che alla fine siete tutti d'accordo con me e accettate la mia idea, anzi. Il tuo contributo sostenendo "bianco" può rafforzare il nostro convincimento per "nero". E' la democrazia bellezza! Ascolto il dissenso, ma non significa che tu mi abbia convinto. Dunque, che fare quando siamo in disaccordo? La mettiamo ai voti? Forse è meglio se continuiamo a discutere per non bloccarci sul sì/no, ma ricordiamoci che qui non siamo in politica: poi, le cose vanno fatte, non solo decise e se tu non le fai... beh...

Sia chiaro, non mi riferisco al recente referendum sulle cosiddette trivelle, ma a questioni molto più concrete, alla scala micro. Organizziamo un weekend tutti assieme? Auguri a trovare la data buona al 100% per tutti, il luogo che piace a tutti e, soprattutto, dare la possibilità affinché tutti propongano le loro destinazioni e tutte vengano equalmente discusse considerando i tempi di tutti perché io ho un sacco di cose da fare e ora non posso ma voi dovete assolutamente aspettarmi perché anch'io devo dire la mia e... no! La democrazia funziona se la si fa funzionare, con tutti i limiti di questi che non mi pare il migliore dei mondi possibili, ma un altro mondo io non ce l'ho.

Chiudo questa pars destruens, proponendo la mia pars construens basata sull'intelligenza di democrazia di Lindblom. La democrazia funziona perché attiva più intelligenze, permette di considerare più elementi che non quelli che può conoscere uno individualmente, permette di considerare aspetti di cui io da solo non mi ero ancora reso conto. Però, poi, i problemi vanno trattati, la razionalità sinottica non esiste e non è che si possa essere sempre d'accordo su tutto: "exit, voice and loyalty" è un libro magistrale assolutamente da conoscere! E' pure breve. Io alla fine il weekend con i miei amici me lo voglio fare, qualcuno deve prenotare sennò non andiamo da nessuna parte! Il volantino va fatto, stampato e distribuito ed il colore va scelto sennò le magliette non ce le hai!

Quindi, ora, accusatemi pure di non essere democratico, ormai non ci faccio più caso, almeno non finché voi non saprete darmi la vostra definizione operativa di democrazia. Allora, poi, potremo ragionarci insieme. Nel frattempo, ho capito che sto antipatico ad alcune persone, me l'avete detto in vari modi, una volta mi hanno pure espulso (ma forse è un'altra storia), ma forse non sapete ancora cosa penso io perché al momento ho altre priorità o forse preferisco il quieto vivere, preferisco il weekend ed ho imparato che forse è meglio avere le magliette pronte anche se non sono il top piuttosto che niente. Poi, se vorrete, parleremo anche della politica, quella vera, basta che la smettiate di ragionare come un Frank Underwood.

Buona serata.

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Un viaggio surreale

12/04/16

Dovevo andare a Glasgow per un workshop che ho organizzato assieme a due colleghi con ricercatori di vari paesi. Vado a Malpensa a prendere il volo per Edinburgh (quello diretto costava troppo), ma perdo il volo (lasciamo stare il perché...).

Una volta a Malpensa non ci sono alternative per raggiungere la Scozia o almeno l'Inghilterra per poi andare in Scozia in treno: la soluzione migliore costa oltre 750 euro e ci vogliono 4 voli e 16 ore. Tutto pieno perché in settimana c'era stato uno sciopero dei controllori di voli italiani e tutti avevano spostato la partenza.

Dunque, che fare? A quel punto ho deciso di tornare a Bruxelles, ma l'unica alternativa era un volo per Amsterdam e da lì ho preso il treno. Devo dire che per fortuna costava molto poco: 160 euro volo + treno. Ho passato la giornata in aeroporto, devo dire che il personale di Malpensa è stato molto gentile sotto ogni punto di vista. Il gate A26 è diventato il mio ufficio perché è l'unico posto dove c'è una presa elettrica (uops, forse non dovevo svelarvi questo segreto!) perché, sì Malpensa è l'unico aeroporto senza prese elettriche per lavorare col computer.

In sintesi, vado a Malpensa per andare a Glasgow via Edinburgh, perdo il volo e mi ritrovo a Bruxelles via Amsterdam.

PS - nota di colore
Ad Amsterdam sono addirittura a mangiare una pizza decente e ho coniato questo termine: riuscire a mangiare dignitosamente ad Amsterdam è come riuscire a pagare le tasse a Panama.

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Silenzio, per favore.

29/03/16

Le immagini che vedete in questa photogallery mi hanno colpito molto, moltissimo. Conosco bene quell'aeroporto, quello di Zaventem che molti si ostinano a chiamare "Brussels International" quando invece è "Bruxelles national" perché è l'aeroporto nazionale del Belgio. Tutti gli aeroporti belgi sono per forza di cose internazionali, non esistono voli nazionali in Belgio! Ma Bruxelles-national è l'aeroporto nazionale, lo dice la Costituzione che lo rende bi-lingue anche se in territorio fiammingo (l'aeroporto, non la stazione che infatti è monolingue fiamminga). Devo dire che ho provato a capirne i risvolti legali, ma non ci sono riuscito. Il fatto che sia chiamato Brussels International è marketing, si chiama così la società che lo gestisce, ma non l'aeroporto. Sottigliezze di un paese surreale bloccato da un'ingegneria costituzionale che lascia poco ottimisti.
Poco importa. Oggi quell'aeroporto è sventrato dalla barbarie del terrorismo. Innocenti uccisi. Punto.

Sì, direte voi, non è il primo attentato terroristico in Europa, ma il primo a Bruxelles e questo articolo evidenzia altri punti interessanti. Ma non è questo che conta.

Io quell'aeroporto lo conosco benissimo.
Lo considero un po' casa, per quanto si possa considerare casa un aeroporto. Se poi pensate che io non amo gli aeroporti.... Ho preso un'infinità di voli da quegli scali.

Tutto ruota con confusione. I giorni degli attentati ero a casa, al sicuro con la mia famiglia. E non so cosa dire, non ho verità da annunciare, non ho soluzioni al terrorismo. Però sì, io ho avuto paura. Non lo nascondo. Consoco bene quell'aeroporto e pure la metrò di Maelbeek, dove sono passato tante volte. No, né io né nessuno dei miei amici è rimasto coinvolto, ma non è una gran giustificazione, non è un gran sollievo.

Confuso, non so che pensare. Non chiederci la parola, non l'abbiamo e troppe inutili stanno scorrendo per commentare questi orribili fatti. Non chiedetemi un senso, non cercate la direzione. Azioni, morte, violenza.

Silenzio per le vittime ed i loro cari.

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eterna

Domani, a quest'ora, sarò in una città bellissima, la Capitale più bella del mondo, anzi la città che ha inventato il concetto stesso di città capitale.

Manco da Roma da ormai 6 anni e ci torno anche per un'occasione importante, ma purtroppo resterò appena 24 ore.

Era il 2010 l'ultima volta che andai a Roma: Alemanno era Sindaco, Ratzinger Papa e Totti Re. Per fortuna il Pupone è rimasto al suo posto, perché sennò non avrei resistito al colpo.

Io, irrimediabilmente milanese, confesso il mio amore per l'Urbe, città da cui c'è solo da imparare, unica, incomparabile, inimitabile. Ma non racconterò questa storia perché non ci sono ancora abbastanza parole per raccontare l'Eterna.

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In breve

17/03/16

Salvini ha ragione, ha trovato il modo per liberarsi del vecchiume di Berlusconi, ha trovato il modo di rottamare il vecchio e ingombrante padrone del vecchio centrodestra. Rifiutare Bertolaso è altamente simbolico per dire di rifiutare una certa stagione ormai passata, da cui Berlusconi non riesce a staccarsi. Edipo che uccide il padre, Salvini che cerca di liberare il centrodestra da Berlusconi per diventarne lui il leader. Mossa che apprezzo, al netto del fatto che comunque non li voterei mai.

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ieri

06/03/16

Quella che trovate sotto è la riflessione che ho appena pubblicato su Facebook. Mi andava di riproporla anche qui.


Ieri per me è stato un giorno molto brutto.
Mi sono ritrovato solo, a Bruxelles, malato. Moglie e figlio sono dovuti andare in Italia per il weekend; io a letto con la febbre tornata alta dopo che l'influenza stava passando, forte mal di testa, fatica anche solo ad alzarmi in piedi. Mi girava tanto la testa che faticavo anche solo ad andare in bagno. Per fortuna, degli amici meravigliosi sono venuti ad aiutarmi a farmi qualcosa da mangiare, prendere le medicine, tenermi un po' di compagnia.
Oggi sto meglio, l'influenza è tornata sotto controllo e domani torna la moglie.
Ma non scrivo tutto questo per lamentarmi di un'influenza particolarmente forte, lunga e noiosa ché quella (purtroppo) può capitare a tutti (se poi avete un bimbo al nido...).
Scrivo questo perché mi ha fatto riflettere sulla condizione di molti anziani soli e malconci nelle nostre periferie perché io in un paio di giorni me la cavo ed ho avuto amici subito pronti. Invece, nelle nostre periferie ci sono tante persone che vivono questa condizione tutti i giorni, per mesi per anni. Ecco, vorrei si potesse far di più quelle persone. Non so come, non ho la bacchetta magica, ma dopo essermici parzialmente ritrovato anche solo per un giorno, credo veramente che non si possa restare indifferenti.
Scriverlo su FB forse può servire a condividere questa riflessione, magari qualcuno ha qualche spunto interessante. Forse stando meno su FB e andando a trovare quelle persone. Forse inventando un FB reale per quelle persone. Anni fa studia i custodi sociali, progetto interessante, ma troppo limitato (esistono ancora?!). Spero quantomeno che questo possa lanciare lo spunto per qualche riflessione fuori dal solito brusio di FB dove, già so, se scrivi più di 140 caratteri sei obsoleto.

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libero matrimonio in libero stato

26/02/16

Ora, non sono un entusiasta sostenitore di tutta questa vicenda legata al DDL Cirinnà, sia in generale sia nel merito. Non seguo molto le vicende sui diritti civili perché ho sempre la sensazione di saperne troppo poco e di non sentirmi in grado di prendere decisioni così importanti su scelte di vita altrui. C'è però un punto di cui mi sono convinto.

Io vorrei liberare il matrimonio religioso dal riconoscimento civile. Il matrimonio in chiesa è un sacramento, così come lo è nelle altre religioni. La Chiesa, in particolare quella cattolica, è universale ed il senso del matrimonio prescinde (e deve prescindere) da dove avviene. E' una scelta universale di fronte a Dio e alla sua comunità. Trovo aberrante che un Parlamento nazionale decida del valore di un sacramento. I sacramenti, il loro senso e le loro regole, sono materia della Chiesa che ha nel Pontefice la sua guida. E' molto pericolosa l'idea che il matrimonio cristiano cambi dall'Italia al Belgio, dall'Argentina alla Corea. Qui in Belgio, ma anche altrove, un matrimonio religioso non ha valore legale. Se vuoi avere un riconoscimento legale, vai in comune. Date a Cesare quel che è di Cesare.

Mi sono convinto che se si liberasse il matrimonio religioso dal vincolo legale, che implica che anche i non-credenti decidano in merito a un sacramento, allora anche i matrimoni civili, le unioni civili e via dicendo sarebbero gestite in maniera molto più tranquilla, semplice e con meno fraintendimenti. Libera Chiesa in Libero Stato. Si diceva una volta. Una volta sciolta questa confusione, credo che anche i più bigotti e reazionari inizieranno a capire e maturare una convinzione più chiara di cosa sia il matrimonio.

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ai miei compagni

19/02/16

Chi si dichiara di Sinistra oggi é molto attivo per le vicende delle unioni civili che, soprattutto con Vendola, sono diventate bandiera della sinistra italiana. Bene, sono d’accordo anche se non sono per nulla convinto che la Cirinnà sia una buona legge: la prima parte e’ molto molto debole, un minimo riconoscimento civile, mentre la seconda parte pare inquietante come ben descritto qui.

Sono però infastidito perché quegli stessi valori avrebbero dovuto infiammare le stesse persone anche quando ci si é alleati con Berlusconi e si sono messi al governo nomi come Alfano, Schifani, Formigoni, Albertini, Lupi, Cicchitto... quando si sono tolte le tasse sui ricchi, quando governi ritenuti “amici” hanno tagliato sanità e istruzione, quando si é autorizzata la devastazione del territorio, quando si sono candidati i responsabili di disastri ambientali o personaggi notamente coinvolti in affari mafiosi. Hanno tolto i diritti dei lavoratori che ora possono essere licenziati senza giusta causa e hanno degradato i diritti di chi aveva un contratto a tempo determinato, ma niente, tutti silenti. Ora trovo molto preoccupante il divario fra la grande mobilitazione per questa legge e l’inquietante silenzio sullo smantellamento della Costituzione.


Va bene difendere i diritti civili, ma non si possono dimenticare i diritti politici, sociali e la dignità del lavoro. Bisogna rifletterci perché se la Sinistra é ridotta ai diritti per gli omosessuali allora diventa veramente poca cosa e raccoglie giusto le percentuali di SEL... 

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Breve commento sulla legge Cirinnà

22/01/16

La legge serve per poter dire che sono stati introdotti i diritti per le coppie omosessuali, in modo da accontentare l'elettorato di sinistra piu' ideologico, senza pero' introdurli realmente, in modo da non scontentare l'elettorato di destra piu' pragmatico. Intanto, poi, si buttano dentro altre cose che passano inosservate, ma che rischiano di avere un impatto ENORME sulla societa' italiana.

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Humour and listening

14/01/16

This video deserves to be shared. She was my professor during my university studies, a great lesson. 



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disgustioni mediatiche

Un misto di disgusto per le deviazioni mediatiche che distorcono una realtà chiara.
Per una Sindaco M5S su cui ci sono voci di coinvolgimento della Camorra ce ne sono 85 del PD che nel solo 2015 hanno ricevuto provvedimenti della magistratura per appartenenza ad associazioni mafiose. Solo nel 2015.
E' noto che le mafie vanno dove ci sono i soldi ed il potere di allocarli. Il PD ha un sostanziale monopolio delle istituzioni italiane, dalla Presidenza della Repubblica a Governo, Parlamento, Regioni (quasi tutte) e tutte le grandi città più una miriade di enti locali. Le elezioni servono proprio per ricambiare il ceto politico locale, evitare monopoli di potere e collusioni di lungo periodo, ma fintanto ché il PD avrà il monopolio de facto e, soprattutto, imporrà leggi che rinforzino questo suo monopolio, beh... non ci libereremo mai dalle mafie! Come quando il partito di Berlusconi era invincibile e monopolizza le elezioni, ma senza mai riuscire a cambiare gli assetti istituzionli grazie ad un rimasuglio di virtù repubblicana. Solo un sano ricambio di aria pulita può permettere di evitare il consolidamento di pratiche mafiose, per questo servono elezioni competitive e non sistemi dove chi vince piglia tutto e nessuno può far niente per cinque anni.
Solo il pluralismo politico ed una competizione partitica possono salvarci dalla competizione. E' noto da tempo, è ignorato da tempo.

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calcio e meritocrazia

10/01/16

Proseguendo sul tema della meritocrazia, ecco un'interessante analisi applicata al calcio. Fondamentalmente, da quando ci sono i diritti tv il fattore "fortuna" è venuto meno perché il divario di soldi è aumentato rendendo più prevedibili i risultati e, in fin dei conti, rendendo meno rischioso investire nel calcio. Questo a vantaggio di chi vuol investire, ma meno dei tifosi in senso generale. I supporter delle squadre che investono tanto sanno che hanno più probabilità di vincere, ma gli altri hanno sempre meno possibilità che la loro squadra sovverta le gerarchie economico-finanziarie.
In altre parole, se tifate per Milan-Inter-Juventus il sistema vi garantisce più soldi e meno rischio di perdere, infatti sono 20 anni che vincono solo queste tre squadre (con due eccezioni, Roma e Lazio, dove però la seconda fallì subito dopo aver vinto uno scudetto), guarda a casa da quando c'è la distribuzione dei diritti tv. E' una questione di quanto e come ricompensare il "merito" di aver vinto sul campo e se questo ricompensarlo non danneggi l'intero sistema a forza di effetti cumulativi. Pensateci, perché viviamo in un mondo di decisioni multiple e non singole, in un mondo di decisioni cumulative e non di una tantum.

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oltre le dicotomie date

Se riuscito ad aprire questo link, c'è una considerazione molto lucida sull'attuale sinistra italiana fra testimonianza identitaria e ripetizione di quel che fu l'Ulivo. E' interessante questa dicotomia mentale che azzoppa la nascita di una sinistra italiana, incapace di rompere questo schema. Presentarsi con una lista tipo Pastorino in Liguria per poter dire di aver piantato una bandierina o fare come SEL a Milano che pur di mantenere qualche seggio accetta Sala come candidato potenziale? Due scelte che alla fine porteranno a non incidere niente perché Pastorino non avrebbe mai vinto le elezioni e se le premesse sono quelle di un partito che candida Sala allora non puoi pensare di contare niente in una futura giunta, anzi comprometti l'intero partito.
Aver identificato questa dicotomia è molto importante perché permette di romperla e creare uno schema nuovo. Ci provò Vendola nel 2010 quando lanciò la cosiddetta OPA sul PD per portarlo a sinistra, ci è riuscito Renzi portandolo a destra. Tanto il PD segue acriticamente. L'esercizio intellettuale di riconoscere quella dicotomia è, a mio avviso, precondizione necessaria per l'emergenza di una vera sinistra di governo. In passato lo fece Prodi nel 1996 riuscendo a conciliare quello che fino a 7 anni prima sarebbe stato inconciliabile: dal PPI a PRC!
Chiudo dicendo che uno dei grandi limiti della politica corrente è l'incapacità di concepire soluzioni fuori dall'esistente. Quando si critica radicalmente una situazione insostenibile si riceve la contro-critica "ma tutte le alternative sono peggio" perché non si capisce che quello è un invito a concepire nuove alternative. Quando criticavo i DS milanesi incapaci di reagire a Berlusconi, arrivò poi un Pisapia che scompaginò le carte creando un'alternativa che fino ad allora nessuno immaginava. Prodi non l'avrebbe concepito nessuno nel 1991. Certo, il rischio di fallimento è alto, ma se non ora, quando?

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Sala Majorino Balzani. No grazie.

05/01/16

Chiariamoci su una cosa: le primarie per la successione di Pisapia mi hanno disgustato. Va bene, lo sapevate già, ora che ci sono i candidati è ancora peggio.

Sala è stato Direttore Generale del Comune per Letizia Moratti, uomo scelto da Tremonti e Formigoni per guidare Expo e ora pupillo di Renzi. Accettare la competizione con uno così significa veramente essersi venduti al Partito della Nazione perché accettarlo significa accettare la possibilità che vinca lui le primarie e quindi poi sostenerlo alle elezioni. Inaccettabile.

Majorino è stato segretario DS di Milano ai tempi di Ferrante, quello che senza Boeri a Milano non si vince e per questo mi dimetto, quello che quando era segretario DS grazie a lui Milano era la roccaforte... di Berlusconi! Un anticlericale convinto che ha fatto bene l'assessore ai servizi sociali grazie... alla rete ambrosiana! Insomma, una contraddizione politica vivente, un giovane vecchio, un bell'esponente di quella classe politica contro cui ho sempre lottato. Majorino ha già avuto le sue possibilità ed ha perso, in malo modo. Perché ora dovrebbe essere diverso? E poi, uno che ha sostenuto Civati dove volete che vada?

Balzani è onestamente il profilo più interessante dei tre per le competenze maturate a Genova e all'Europarlamento, però... parliamone! Si vanta di essere stata co-relatrice di maggioranza dell'ultimo budget UE. Bene, peccato che questa negoziazione sia stata un fallimento! L'UE ha un budget ridotto e per questo non è in grado di affrontare la crisi, in più si è auto-castrata perché gente come lei ha voluto l'austerità nelle Costituzioni dei paesi membri. No, perché poi sembra che l'UE vada male per colpa di oscuri burocrati. L'UE va male perché ci sono politici come Balzani che prendono le decisioni sbagliate (ovviamente, lei non era sola, ma questo non riduce le sue responsabilità politiche).

Ecco, definiti i tre profili, due previsioni. La prima è che la stampa di regime giocherà a far valere il dualismo Sala-Majorino dove Sala vince a mani basse perché obiettiva superiorità di competenze, curriculum e sostegno. Sala candidato e Majorino che ubbidiente come un civatiano si accoda ottenendo magari la presidenza del consiglio comunale. L'unico scenario per cui potrei ricredermi è se Balzani ottenesse il sostegno di Majorino (che si ritira) e riuscisse a sconfiggere Sala alle primarie dimostrando che Milano non vuole altri renziani. Non ci credo, ma se succedesse potrei ricredermi. 

In conclusione, non andate a votarli, nessuno. Isolarli è l'unico modo per (iniziare a) neutralizzarli. Nel frattempo vediamo che alternative emergono.

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Theforceawakens

04/01/16

Ho visto l'episodio 7 di star wars ed ecco tre commenti (no, non temete, non c'è nessun rischio che riveli qualcosa a chi non l'ha ancora visto).

1. A me è piaciuto.
Sì, un bel film, bello. Fatto bene, in linea con la saga: troppo secondo alcuni, ma per un appassionato come me va bene così. Se vai a vedere Star Wars alcune cose te le devi aspettare ed i primi episodi di ogni trilogia sono un po' deludenti, quindi bene così.

2. Giudizio positivo su Rey.
Bel personaggio, molto interessante, una donna come piace a me se non fosse che me ne sono già sposato una molto migliore. No, non è tanto una questione estetica: la ragazza è bella nel film, ma nelle foto delle varie presentazioni è decisamente anonima. La bellezza è nel personaggio, nell'interpretazione, nell'intrigo che lascia intendere senza essere banale, negli scenari che apre nella storia senza essere didascalica. Poi, un personaggio interessante, una donna protagonista in una serie che, nonostante tutto, ha sempre tenuto in grande attenzione le donne ma con un rischio di essere un po' sbilanciata sugli uomini. Insomma, personaggio per cui vale la pena tornare al cinema al prossimo episodio.

3. Giudizio negativo su Kylo.
Questo invece non mi è piaciuto. Lo trovo costruito troppo artificialmente, troppo artefatto e, soprattutto, non mi è piaciuto per nulla l'attore che l'ha interpretato. Troppo macchinoso, pessima la scena con la maschera di Darth Vader. L'attore non riesce a dargli un'anima convincente. Strano, di solito interpretare i cattivi è più facile perché sono i personaggi più interessanti, ma questa volta no. Vabbé, vedremo nel prossimo episodio.

Buona visione.

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