si cambia

27/04/16

Per anni ho criticato la cultura politecnica così orientata al 'problem-solving' argomentando in favore di una cultura più socio-umanistica dove la questione è il "problem-setting". Una cosa è risolvere un problema, una cosa è capirlo, definirlo e analizzarlo. Il rischio è che si cerchi di risolvere problemi mal definiti andando a causare danni peggiori. In medicina è evidente: se sbagli diagnosi, la cura non solo non funziona, ma rischia addirittura di essere contro-producente. Questo, però, richiede spirito critico, riflessività, capacità di analisi, creatività e consapevolezza della propria forma mentis.

Ecco, poi ci sono serate come quella di ieri o stamattina dove invece vorrei solo un buon "problem-solver", un bell'ingegnere che mi trovi la soluzione senza troppo girarci su o, come dice Vinicio, una bodyguard.

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per un'etica della scoperta

26/04/16

Esiste un mito molto americano che impone di sapere sempre cosa si vuole, dove si vuole arrivare. Avere le idee chiare, avere obiettivi ben definiti, sapere chi si è e sapere qual è la metà, per poi dimostrare di saper affrontare gli ostacoli.

Questa etica mi mette a disagio. Io spesso non so dove andare, non ho un obiettivo chiaro, mi lascio andare dall'esplorazione di cose che mi interessano senza una tesi da dimostrare. Non ho un'opinione su tutto, non ho un obiettivo sempre né una posizione da sostenere. Improvvisazione, la chiamo io, curiosity-driven research la chiamerebbero gli inglesi.

Esplorare, lasciarti portare dall'oggetto che si scopre e non dal soggetto che si vuole essere. Una forma di pensiero debole, entità debole aperta però ad agire, re-agire, plasmare l'oggetto dopo averne riconosciuto la natura. Non si capisce una macchina fino ad averla guidata, ma talvolta anche lasciarsi trasportare come passeggero ci può stare.

Mi è capitato di lasciarmi portare dalle città in cui arrivavo. Ricordo Edinburgh, la notte in cui arrivai senza neanche una carta della città perché era persa col bagaglio. Chiesi al tassista di portarmi in università. Della città non sapevo niente, neanche che ci fosse un castello, avevo visto solo qualche foto di Prince Street col monumento a Walter Scott, la città capitale del nord mi sorprese, mi ammaliò, mi svelo strade e percorsi che neanche immaginavo. Non avevo una tesi da dimostrare; Edinburgh mi fece rinascere insegnandomi a prendere le strade, ad andare in salita come in discesa, verso il castello o il Parlamento, con amici o da solo.

Ecco, io non conosco il percorso. Non chiedetemi la parola che squadri la realtà, come diceva il maestro. Io, semplicemente, non sempre so, ma sapendolo mi preparo ad impararlo. Certo, qualche volta finisco in qualche guaio, qualche pasticcio, una certa confusione ed una rincorsa all'ultimo. Ma diciamo che così è creativo, si scopre, si esplora.

Una birra, grazie.

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Questo 25 Aprile, teniamoci stretta questa Costituzione

25/04/16

No, non è un 25 Aprile come gli altri. Questo rischia di essere l'ultimo 25 Aprile con una Costituzione partigiana, una costituzione che fa del dialogo l'elemento fondante per gestire la cosa pubblica.
Una Costituzione partigiana accetta il diverso, lo valorizza come fonte per il confronto, il dialogo e ascoltare le idee degli altri è lungo, ma necessario.
La Costituzione antifascista rifiuta l'idea dell'uomo solo al comando, mette l'efficienza dopo la democrazia, mette la divisione dei poteri come garanzia che non si ripeta un nuovo fascismo.
La Costituzione italiana ha trovato un compromesso fra varie culture politiche dove ognuna aveva la sua dignità, dove il diverso era fonte di arricchimento purché accettasse il gioco democratico.

Essere partigiani significa lottare per un futuro migliore, anche se si hanno idee diverse. Il futuro migliore è per tutti, anche se oggi dissentiamo, perché è un bene comune. Non si può accettare un futuro solo per noi perché, in quel caso, l'alba dell'avvenire è proprietà privata ed il significato stesso di Repubblica viene meno. Res Publica.

La Costituzione italiana la può capire chiunque, leggerla è un piacere. Certo, forse richiede il tempo di fermarsi e capirla, un tweet non può bastare per capirne la profondità, la complessità e, in ultima analisi, la bellezza.

Scrivo questo esplicitamente in riferimento alla riforma costituzionale Renzi-Boschi basata su un pasticciato superamento del bicameralismo che, invece di andare verso il monocameralismo o un raccordo stato-regioni, propone un confuso bicameralismo asimmetrico. Inoltre, le competenze stato-regioni vengono confuse con una fortissima ricentralizzazione, in contrasto con l'ideale partigiano che riconosceva le diversità regionali. Poi, il Senato diventa un miscuglio dove non si garantisce più la pari rappresentanza di tutti i cittadini perché alcuni saranno rappresentati dai propri consiglieri, altri anche dai loro sindaci, ma quindi ci saranno alcuni cittadini con due senatori, altri solo uno, infrangendo il principio di uguale rappresentanza. Gli organi di garanzia vengono ridotti a nomine dipendenti dalla maggioranza contingente, limitando il diritto di rappresentanza istituzionale a chi la pensa diversamente.
Infine, un cenno alla legge elettorale che promuovendo una sovra-rappresentanza del vincitore mina l'ideale partigiano della proporzionalità dei rappresentanti. L'ideale di rappresentantività viene sacrificato in nome dell'efficienza, ma questo è in pieno contrasto con l'ideale partigiano di democrazia perché i partigiani ci hanno insegnato che se si vuole un futuro migliore bisogna lottare insieme, uniti nelle differenze, rispettando ideali diversi, ma il futuro o sarà in comune o non sarà.

Teniamoci stretta questa Costituzione.

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Così, la palude diventa luogo di incontro

23/04/16

Per una serie di ragioni che non ho voglia di stare a spiegare, sono un paio di settimane che sono solo a Bruxelles mentre moglie e figlio sono a Milano. In giro tutte le sere, birra e, soprattutto, dormire bene!
Ok, scherzo, però sto riscoprendo una grande bellezza di umanità che mi gira attorno. Amici, amici di amici, storie, sorrisi, affetto, cene (e pranzi) segno di una convivialità fatta di affetto, di amicizie, di storie che si intersecano in questa terra surreale venendo da Padova o da Teramo, da Izmir o da strade milanesi che non conoscevo. Qui, vorrei dire sotto la torre dell'Hotel de Ville se non fosse che l'hanno messa in fondo alla valle e quindi è più in basso di noi che viviamo su in collina, ma anche questo è il Belgio. Terra di storie che si intersecano là dove i Romani non hanno mai voluto costruire una città: Bruxelles è il luogo in mezzo alla palude, l'etimologia del nome non è chiara ma rimanda a questo e non si sa bene se si riferisca a una Chiesa, una casa o altro, ma di sicuro qui c'era una palude. O meglio giù a valle ché noi qui viviamo fuori dalle mura, giù dove scorreva la Zenne che ora non si vede più, mentre la collina qui è diventata centro città ormai. E il Palazzo di Giustizia. E i palazzi europei verso l'altra collina dominata dal Cinquantenario, parco costruito per i 60 anni del Belgio ché c'hanno messo più del dovuto e sono arrivati in ritardo.

Una bellezza, quella di questi amici, che ultimamente avevo perso per strada preso dalla bellezza della famiglia, ché è bellissima ma nelle 24 ore di una giornata è difficile far rientrare tutto. Gli amici col piccino di appena un mese, quelli con la bimba di oltre un anno, la neo-trentenne turca o la lettone per il teatro, dalla Calabria fino al Veneto le storie qui si intersecano, si incontrano e diventano nuove storie. Ché noi non si sa dove si andrà a parare, ché Bruxelles è una città usata, usata più di ogni altra città, usata a prescindere dalla sua storia regale e imperiale e industriale e europea.

Ora, la testa si fa pesante, il riposo è necessario e le parole escono più difficoltose. Ripenso però a un poster che mio fratello appese in camera sua tanti anni fa dove ringraziava perché chi ha fiducia nel Signore ha, come dono, persone meravigliose. Uno spirito molto cristiano, facilmente fraintendibile, che dona una ricchezza che le parole, che la mia grammatica non riescono a raccontare. Così, l'errore diventa creazione. Così l'ombra non fa più paura, ma è sfumatura che racconta di un mondo immaginifico. Così, la palude diventa luogo di incontro.

Un sorriso e buona notte.

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9 anni

21/04/16

Oggi, questo blog, compie nove anni. Dopo tre inizi ed un paio di finali, le parole che scrissi quando ricominciai su questa pagina virtuale sono da confermare, hanno acquisito un corpo, una linea (per quanto ondivaga, scostante, variegata) e una storia.
Ho imparato, per esempio, che la cosa importante è il percorso, l'evoluzione, la traiettoria con cui i singoli fatti, eventi, le singole scelte e decisioni si accumulano nella vita. Credo di aver avuto pochi cambiamenti radicali, forse.
Dicevano che non bisognerebbe auto-celebrarsi, ma si dicono tante cose e non è che tutti la pensiamo alla stessa maniera. Oltretutto, essere ancora qui quando tutti gli altri blog si sono persi lungo la strada, beh rimane un successo. Questo diario pubblico dove si accumula tanta, troppa politica, va avanti, forse diradando i temi, ma si va avanti. Una canzone e si va avanti.



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Raccontare la politica europea

19/04/16

Non è difficile, l'importante è smetterla di pensare che l'UE agisca come un unico corpo. Al contrario, dentro l'UE ci sono diversi partiti che propongono, discutono e, soprattutto, votano diversi provvedimenti.

Per esempio, in merito ai recenti Panama Papers, il Parlamento Europeo ha rapidamente discusso e adottato una risoluzione che - udite! udite! - protegga le imprese da simili fughe di notizie!
Ora, se voi siete superficiali potete prendervela con l'UE e dire che sono eurocrati in mano alle lobby, ma questo è sbagliato. Questa risoluzione è stata promossa e votata da 5 partiti: Popolari, Socialisti, Liberaldemocratici, Conservatori ed estrema destra, mentre hanno votato contro solo Verdi e Sinistra. Qui trovate tutti i dati che, in Italiano, vanno letti più o meno così:

PD, NCD, FI e Lega votano per difendere le imprese da altre fughe di notizie che potrebbero svelare i loro paradisi fiscali. 
Astenuto il M5S, contro la Sinistra europea. 

Invece, la scrivono così: l'UE difende le imprese e insabbia i panama papers.
Capite che non è la stessa cosa? Se in Europa ci fossero più Verdi e più Sinistra ci sarebbe più trasparenza e controlli sui paradisi fiscali, invece la maggioranza è per mantenere lo status quo.

Non sono dettagli...

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curiosità democratiche

18/04/16

Certa gente vede politica dove non c'è politica. Crede che ci siano strategie dove invece ci sono cose da fare, astrazione quando invece c'è solo pragmatismo. E quindi invoca la mancanza di democrazia che poi democrazia non si sa bene cosa sia se non un generico "voglio aver voce in capitolo". Poco importa che non si abbia granché da dire, il processo prevale sul contenuto. Poco importa che non ci sia granché da discutere, mi sento escluso. Ok, ricevuto. Quindi?

Un mese fa ho avuto un litigio dove mi hanno accusato di non essere democratico. Bene, ho chiesto quando e su quali decisioni ed i temi erano "il font del volantino", "il colore delle magliette" e "le scadenze per le quote". Premesso che le scadenze delle quote non le decido io, ma il padrone a cui devo pagare l'affitto, le altre due sono tipiche strumentalizzazioni che non stanno né in cielo né in terra: bisogna forse fare un'assemblea per decidere il font di un volantino? Se il logo è rosso e nero, di che colore vorrete fare le magliette: verdi e gialle? L'affitto lo pago quando lo dice il proprietario, il colore delle magliette è lo stesso del logo, il font dei volantini è lo stesso del logo perché quel poco di scienze della comunicazione che conosco (o solo buongusto) mi dice che sennò viene fuori un papocchio.

Eppure si invoca la democrazia di cui spesso non si riesce neanche a dare una definizione, ma una definizione concreta. Al contrario, spesso, ho visto che lo si fa per dire "non mi hai coinvolto" oppure "non sono d'accordo con te". Nel primo caso, poi, il non essere coinvolto è perché preferivi fare altro, eri in ritardo o non avevi voglia di perder tempo a discutere, ché va bene discutere, ma poi ad un certo punto bisogna decidere e se si è in tanti è difficile trovare il momento giusto, per non parlare che poi ci sono anche gli esterni e la data per pagare l'affitto non la decidiamo noi. Ma soprattutto, oltre a decidere, le cose poi bisogna farle: troppo facile tenermi due ore a discutere del colore per dipingere e poi dirmi "ecco il pennello, moh però fai tutto tu, e fallo bene mi raccomando!". Più complesso il caso del "non sono d'accordo": la democrazia prevede il dissenso, promuove l'espressione, ma non significa che poi si debba essere sempre tutti d'accordo. Democrazia non significa che alla fine siete tutti d'accordo con me e accettate la mia idea, anzi. Il tuo contributo sostenendo "bianco" può rafforzare il nostro convincimento per "nero". E' la democrazia bellezza! Ascolto il dissenso, ma non significa che tu mi abbia convinto. Dunque, che fare quando siamo in disaccordo? La mettiamo ai voti? Forse è meglio se continuiamo a discutere per non bloccarci sul sì/no, ma ricordiamoci che qui non siamo in politica: poi, le cose vanno fatte, non solo decise e se tu non le fai... beh...

Sia chiaro, non mi riferisco al recente referendum sulle cosiddette trivelle, ma a questioni molto più concrete, alla scala micro. Organizziamo un weekend tutti assieme? Auguri a trovare la data buona al 100% per tutti, il luogo che piace a tutti e, soprattutto, dare la possibilità affinché tutti propongano le loro destinazioni e tutte vengano equalmente discusse considerando i tempi di tutti perché io ho un sacco di cose da fare e ora non posso ma voi dovete assolutamente aspettarmi perché anch'io devo dire la mia e... no! La democrazia funziona se la si fa funzionare, con tutti i limiti di questi che non mi pare il migliore dei mondi possibili, ma un altro mondo io non ce l'ho.

Chiudo questa pars destruens, proponendo la mia pars construens basata sull'intelligenza di democrazia di Lindblom. La democrazia funziona perché attiva più intelligenze, permette di considerare più elementi che non quelli che può conoscere uno individualmente, permette di considerare aspetti di cui io da solo non mi ero ancora reso conto. Però, poi, i problemi vanno trattati, la razionalità sinottica non esiste e non è che si possa essere sempre d'accordo su tutto: "exit, voice and loyalty" è un libro magistrale assolutamente da conoscere! E' pure breve. Io alla fine il weekend con i miei amici me lo voglio fare, qualcuno deve prenotare sennò non andiamo da nessuna parte! Il volantino va fatto, stampato e distribuito ed il colore va scelto sennò le magliette non ce le hai!

Quindi, ora, accusatemi pure di non essere democratico, ormai non ci faccio più caso, almeno non finché voi non saprete darmi la vostra definizione operativa di democrazia. Allora, poi, potremo ragionarci insieme. Nel frattempo, ho capito che sto antipatico ad alcune persone, me l'avete detto in vari modi, una volta mi hanno pure espulso (ma forse è un'altra storia), ma forse non sapete ancora cosa penso io perché al momento ho altre priorità o forse preferisco il quieto vivere, preferisco il weekend ed ho imparato che forse è meglio avere le magliette pronte anche se non sono il top piuttosto che niente. Poi, se vorrete, parleremo anche della politica, quella vera, basta che la smettiate di ragionare come un Frank Underwood.

Buona serata.

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Un viaggio surreale

12/04/16

Dovevo andare a Glasgow per un workshop che ho organizzato assieme a due colleghi con ricercatori di vari paesi. Vado a Malpensa a prendere il volo per Edinburgh (quello diretto costava troppo), ma perdo il volo (lasciamo stare il perché...).

Una volta a Malpensa non ci sono alternative per raggiungere la Scozia o almeno l'Inghilterra per poi andare in Scozia in treno: la soluzione migliore costa oltre 750 euro e ci vogliono 4 voli e 16 ore. Tutto pieno perché in settimana c'era stato uno sciopero dei controllori di voli italiani e tutti avevano spostato la partenza.

Dunque, che fare? A quel punto ho deciso di tornare a Bruxelles, ma l'unica alternativa era un volo per Amsterdam e da lì ho preso il treno. Devo dire che per fortuna costava molto poco: 160 euro volo + treno. Ho passato la giornata in aeroporto, devo dire che il personale di Malpensa è stato molto gentile sotto ogni punto di vista. Il gate A26 è diventato il mio ufficio perché è l'unico posto dove c'è una presa elettrica (uops, forse non dovevo svelarvi questo segreto!) perché, sì Malpensa è l'unico aeroporto senza prese elettriche per lavorare col computer.

In sintesi, vado a Malpensa per andare a Glasgow via Edinburgh, perdo il volo e mi ritrovo a Bruxelles via Amsterdam.

PS - nota di colore
Ad Amsterdam sono addirittura a mangiare una pizza decente e ho coniato questo termine: riuscire a mangiare dignitosamente ad Amsterdam è come riuscire a pagare le tasse a Panama.

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