ripensandoci

07/07/16

In queste settimane di discussione sulla Brexit, c'è un grande insultare i vari politici conservatori: Cameron per aver indetto il referendum, Johnson per non aver accettato il ruolo di nuovo primo ministro (salvo che nel partito non lo volevano), Farage per essersi di messo da leader dell'UKIP (senza riconoscergli che aveva raggiunto il suo obiettivo e comunque si è dimesso da leader di un partito, mica ha abbandonato la nave, comunque...).

Ma chi è il vero 'responsabile' politico della Brexit? Arrovellandomi su questo tema, ci sono due punti preliminari importanti.
1. Brexit non è stato un incidente, ma qualcosa di preparato nel tempo, almeno dal 2010 (su questo tornerò poi).
2. I partiti si identificano per le 'politiche di bandiera', quelle che ne segnano inequivocabilmente l'identità, politiche prioritarie (importanti, ma negoziabili) e politiche su cui sono indifferenti (quelle che non fanno notizia).

Bene, chiariti questi due punti la conclusione credo sia chiara: il responsabile di Brexit è niente po' po' di meno che Nick Clegg con i suoi LibDem. Ebbene sì, i più europeisti fra i partiti britannici sono a mio avviso i colpevoli della Brexit e ora vi spiego perché.

Come ricorderete, le elezioni del 2010 terminarono con la sconfitta della maggioranza uscente di Gordon Brown (Labour), ma senza la chiara vittoria dei Conservatori di David Cameron e si dovette creare un governo di coalizione Tories-LibDem (con Cameron premier e Clegg vice). Un evento rarissimo nella politica inglese.

E' importante soffermarsi un attimo sulla composizione dei LibDem, partito di centro e fortemente europeista che in quegli anni era cresciuto moltissimo, soprattutto raccogliendo i delusi del Labour post-blairiano. Molti dei più convintamente europeisti fra i Labour erano passati ai LibDem fondendosi con i vecchi LibDem (che solo occasionalmente entravano a Westminster e comunque mai al governo) e alcuni altri fuori-usciti dai conservatori.

Per i LibDem, quella era la prima volta da sempre di poter essere influenti, al potere, di poter diventare ministri ed esercitare un'influenza sul paese, anche al netto di essere un partito molto più piccolo rispetto a Tories e Labour.

L'alleanza Tory-LibDem non è scontata perché, numericamente, i LibDem potrebbero allearsi anche con il Labour, ma molti LibDem hanno lasciato quel partito e i Tory sono la maggioranza relativa. A questo punto però arriva il corto-circuito più interessante perché se i LibDem sono fortemente europeisti, i Tories non lo sono affatto, anzi sono tendenzialmente sempre più euroscettici al punto di lasciare il Centrodestra europeo (Popolari) per creare il gruppo euroscettico dei Conservatori e Riformisti.

Nel frattempo, il nuovo Governo Cameron-Clegg è composto da una maggioranza euroscettica ed una minoranza europeista. Se per i Tories questo non è un problema (tanto hanno la maggioranza interna alla coalizione di governo), per i LibDem significa che l'Europa non è più una politica di bandiera, ma l'europeismo viene retrocesso al secondo piano. Mentre Cameron porta avanti un atteggiamento sempre più anti-UE, Clegg rimane imbelle e, anzi, con la sua presenza al governo giustifica, legittima e minimizza l'atteggiamento anti-UE di Cameron: 'guardate, anche i più europeisti fra noi non hanno problemi a stare in un governo anti-UE...'.

L'UE diventa così un valore negoziabile, qualcosa di secondo piano che esce dalle identità fondamentali dei partiti. I LibDem, essendo minoranza, non hanno i numeri per incidere e lasciano passare un atteggiamento sempre più anti-UE di Cameron. Alla fine, vengono percepiti come insignificanti, irrilevanti e nelle elezioni del 2015 scompaiono uscendo dal governo Cameron-bis, che torna ad essere un mono-colore. Intanto, l'ala euroscettica è sempre più forte, arriva il referendum e vince Brexit. Le posizioni pro-UE sono state ormai compromesse dai LibDem che hanno perso di credibilità dopo aver sostenuto un governo fortemente anti-UE: se l'Europa è importante, come puoi stare al governo con chi vuole la Brexit? Intanto, i Labour avevano perso la sua componente più fortemente europeista e anzi hanno svoltato verso una Sinistra mai convintamente europeista (Corbyn). Gli unici europeisti rimasti sono in Scozia con l'SNP, ma lì la questione si interseca con le spinte secessioniste.

Complesso? Eh sì, ma non è che Brexit sia una vicenda che si può risolvere in poche parole. Ovviamente, poi, bisognerebbe analizzare anche il lato UE, ma quello sarà per un prossimo post.

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