D’una serata per niente fluida, trattando un tema scottante.

24/07/22

Lasciando stare come mai, ho avuto una serata in cui ho guardato sia Transformers I che Downton Abbey. Difficile immaginare due mondi più distanti, devo dire che la serie è elegante, raffinata, colta e piacevolissima, l’altro rimane una delle peggiori porcate all’americana… ma quello che mi hanno colpito i ruoli femminili. Da una parte, Megan Fox incarna la gnoccolona pin-up: non solo lei ha -come dire- una naturale predisposizione estetica, ma anche il ruolo che le hanno cucito addosso (bambolona barbie che lascia il giocatore di football per l’eroe sfigatello e lei, ovviamente, si intende di motori per solleticare i più banali stereotipi maschili). Dall’altra, le sorelle Crawley, eleganti, raffinate, una con un carattere forte, l’altra all’opposto; una con vari spasimanti di cui nessuno sembra mai andare veramente bene, l’altra alla disperata ricerca di un qualche amore che sembra esserle negato. Potrei andare avanti, ma mi fermo qui per dire quanto siano diverse le rappresentazioni della donna: da una parte la gnoccolona che si appassiona di motori, ma dall’altra (e mi limito alla sorella grande) Lady Mary Crawley dal carattere forte che sfida gli stereotipi aristocratici e lavora occupandosi della gestione del patrimonio terriero.

Ecco, racconto queste cose per prendere due estremi di personaggi femminili. Questa breve prospettiva serve per mostrare quanto possano essere diverse le figure femminili, mentre temo che ci sia ancora troppo forte lo stereotipo che l’unico modello di donna debba essere quello alla Megan Fox, una barbie in cerca del suo maschio alpha. Ecco, no. Le sorelle Crawley sono una visione molto avanzata e io ringrazio che nel mondo in cui vivo c’è molto della varietà delle figure femminili (ma anche maschili) di Downton Abbey e molto poco della banalizzazione americanata di Transformers.

Perché’ racconto questo? Perché’ credo, vedo un’esagerazione nella storia della fluidità di genere. Mi pare che la fluidità di genere, un’estremizzazione poco utili della libertà all’americana assai poco capita in Europa, sia esagerata. Da un lato, apprezzo tipo i Maneskin quando vogliono smantellare il mito del maschio alpha all’americana, il quarter back che ha l’intuito vincente e porta la squadra a fare meta con le cheerleader che lo osannano in attesa di poter essere la prescelta, la Megan Fox di turno. Quell’idea, che grazie al cielo in Europa mi sembra meno predominante, esiste in figure come le Olgettine di Berlusconi, è alla base di una certa cultura che oscilla fra maschio alpha e patriarcato. La fluidità di genere mi pare un’esagerazione perché’ si riconosce che il ruolo maschile possa essere esclusivamente quello di maschio-alpha/patriarca e quello femminile di barbie sottomessa in cucina e a letto. Inoltre, non è che tutto sia sessuato, un pensiero che pervade di pornografia fino a Domenica In. Lo spiegava bene il corpo delle donne tanti anni fa: il problema non sono i siti porno perché’ offrono quello che ci si aspetta, ma il fatto che il linguaggio pornografico è diventato la normalità della cultura della comunicazione. Le foto Instagram/Facebook devono emulare quella pornografia su schermo che poi nella realtà non esiste e, non esistendo, crea disagio. In quel disagio, nasce una certa fluidità che, in età da teenager, mi sembra crei solo confusione. Sia chiaro, essere contro la fluidità è diverso da omosessualità. Gli omosessuali hanno sviluppato una loro identità sessuale, i fluidi mi sembra facciano solo confusione. Il problema si pone soprattutto quando la sessualità pervade tutta l’identità: crediamo veramente che un calciatore sia diverso se ama una donna o un uomo? No, un calciatore conta se fa gol, non per chi ama. Altrimenti, il sesso diventa tutta l’identità e questo mi pare assai sbagliato. Se non sei un maschio alpha, allora non è detto che devi essere fluido. Sul piano biologico, la stragrandissima maggioranza sono binari e i pochissimissimi che non lo sono, hanno sbilanciamenti ormonali problematici. In mezzo, c’è moltissima psicologia in cui la società influenza in maniera determinante l’identità sessuale sia proponendo un unico modello possibile (maschio alpha e la sua barbie), sia pervadendo di sesso tutte le rappresentazioni sociali (calciatori gay? E allora???).

Ecco, credo che il discorso sia sufficientemente confuso, scritto di getto, pieno di imprecisioni e salti logici, ma almeno mi è servito per avere un primo appunto. Buona giornata.

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da guardare

07/07/22

Un docu-film da guardare. Perche' siamo diventati delle micro-tribu' che non si parlano, non si capiscono piu'. Peggio, guardiamo le altre e le consideriamo irrimediabilmente stupide. Se nel medioevo non ci si conosceva, ora guardiamo la tribu' accanto e passiamo il tempo a dire quanto e' spregevole e questa cosa ci gasa all'interno della nostra tribu'. Trovo che le peggiori siano le tribu' dei ricchi privilegiati che si ritengono pure educati perche' magari ricoprono lavori importanti. Allora, piuttosto, meglio un po' di sano paternalismo, piuttosto che questo disprezzo per chi sta sotto. Colpa delle tecnologie? No, colpa di un modello di business deregolamentato perche' fondamentalmente transnazionale. Viviamo un tecno-medioevo dove gli stati si fanno la guerra e le multinazionali i profitti.

Anche a livello teorico, il caso della digitosfera e' interessante perche' e' un ambito ancora in velocissima evoluzione: cio' che era vero 2 anni fa, ora probabilmente non lo e' piu' e tutto e' radicalmente cambiato. Tutto. 

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