tornato da Liverpool

31/08/08

Tornato, ho scritto molto: ho rubato da da un blog amico, riflettuto di politica italiana, culturale o festaiola, ed un piccolo appunto etico.

Chiudo con una piccola grande verità appresa in riva al Mersey: "if New York had a swimming pool, it will be a little Liverpool".

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Etica fantastica

Mi piace il fantasy perché ricostruisce il mondo reale attraverso un'allegoria iper-realistica. Allegoria, non caricatura, significa che il mondo fantastico costruito serve non tanto in quanto tale, ma per i rimandi, le analogie ed i richiami che ha con la realtà. Mi piace questo stile, come forse si era già capito.Mi serve, ora, per stilizzare due estremi etici attraverso un dibattito in voga decenni fa.

Il "The Lord of the Rings" di Tolkien è l'allegoria di un'etica detta "di Destra": la lotta tra il Bene e il Male vede il Male come assoluto, indiscutibilmente minaccioso. Un'Oscurità implacabile, sicuramente violenta, tentatrice ingannatrice e sopraffattrice. Un'Oscurità da cui difendersi, lottare e da distruggere. L'Anello è da distruggere, nessuna alternativa, come nessuna alternativa per Orchi e Nazgul, anche chi è stato corrotto non torna indietro. Male assoluto, da cui resistere e da sopraffare.

"Star Wars" incarna invece l'Etica "di Sinistra" (chiarisco, che nulla ha a che fare con le normali fazioni politiche): il male è chiaramente identificato, ma è una tentazione in cui si cade e non è mai assoluto. Il simbolo è nella scena in cui Darth Fener riconosce Juke come figlio e, in fondo, capisce che quella era la via giusta, così come il figlio riconosce che il Male non è assoluto, ma che c'è sempre possibilità di redenzione.

Questa breve stilizzazione è da prendere come un'immagine fugace, per interrogare l'Etica: Manichei tolkeniani o Jedi dubitativi? Premesso che lo spessore letterario delle due opere è incomparabile (il mediocre Star Wars contro l'eccellente Tolkien), mi pare un'allegoria interessante per capire qualcosa di Etica.

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Del Meeting di Rimini

Dopo la lunga analisi politica, una breve considerazione: il Meeting di Rimini è ormai dichiaratamente una festa di partito. Lista di invitati, tipo di discorsi e accoglienza ricevuta dichiarano in maniera a mio avviso evidente come CL sia assolutamente identificabile con il Popolo delle Libertà.
So che questo post mi procurerà critiche da qualche CL - già in passato alcuni sono passati per le vie di questo blog - ma se avessero scelto altri invitati, accogliendo in maniera più critica e non con lo stile di una "convention repubblicana" gli esponenti di questo governo potrei dargli ragione. L'edizione di quest'anno è una festa di partito, come d'altronde riconosce anche il Corriere della Sera.

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Degli aspetti socio-culturali nella politica italiana contemporanea

Di ritorno a Milano, si parlava di quest'Italia. Mi sono reso conto che il tramonto di Prodi è il tramonto di una classe politico-culturale. Prodi e il suo entourage rappresentavano la maturazione della cultura politica nata comunista e che, sdoganatasi dall'ideologia della Falce&Martello, era maturata in una classe di governo.

Delle origini del Prodismo

Una generazione di intellettuali, molti di loro Professori universitari, che liberatisi da incrostazioni ideologiche avevano maturato un progetto di riformismo illuminato (su questo aggettivo ritornerò in seguito) per l'Italia. Una generazione di studiosi di Sinistra, nell'accezione più alta (direi "agostiniana"), che sapeva conciliare le frange avanzate della dirigenza democristiana (assai esperta nel gestire le cose dello Stato e in contrasto con il Democristianesimo conservatore e con quello - peggiore - clientelare) con la classe di intellettuali rossi. Dicevo "illuminati" perché in fondo incarnano lo spirito lungo dell'illuminismo, sebbene culturalmente non si possa dire che derivino da quella matrice (forse da Rousseau, non direi da Voltaire o, peggio, Diderot).
Quella generazione di prodiani venne eletta a guida da quattro diverse frange:
1. innanzitutto dal blocco popolare progressista (quello delle cooperative bianche) che formò il PPI (esperienza che per certi versi rimpiango e che ho rivalutato col tempo) staccandosi dalle frange conservatrici e più clientelari della DC. Da questo blocco direttamente veniva Prodi e questo blocco rialzava la testa dopo essere stato letteralmente decapitato attraverso la drammatica morte di Aldo Moro, omicidio umanamente brigatista, ma politicamente lasciato in agonia dai democristiani conservatori.
2. Una parte dell'ex-PCI che aveva maturato la volontà di assumersi la responsabilità di governo, allontanandosi e acquisendo autonomia definitiva dall'URSS e dalla sua ideologia, da cui era sempre rimasto critico e che aveva costituito la frangia decisiva per il successo del PC italiano. Culturalmente, era quella parte che aveva costituito il centro-sinistra degli anni '60 e che era pronto ad accordarsi con Aldo Moro.
3. Una blocco rosso opportunista che vedeva finalmente l'occasione di arrivare al potere, potendosi vendicare di decenni di sudditanza e angherie da parte della DC clientelare. Da un lato intuivano che quella generazione poteva essere l'occasione di arrivare al potere politico mostrando pubblicamente la faccia dei prodiani, ma dietro le quinte potendo sostituire il loro rosso clientelarismo con quello bianco che aveva dominato dal dopoguerra.
4. frange di sinistra estrema che avevano una loro base radicale e radicata, come in ogni paese, ideologicamente allineati al marxismo ortodosso. Frange estremiste incapaci di governare, ma che - da un lato - erano state coinvolte per accapparrarsi i voti e - dall'altro - vedevano finalmente l'opportunità di partecipare al Governo del paese, dopo anni e anni di ostracismo.

Queste quattro matrici che ho rapidamente stilizzato si accordarono attorno ad un progetto di cui Prodi era l'uomo-simbolo, ma le loro differenze portarono al fallimento del progetto. Progressivamente vennero incorporate alcune frange (come alcuni opportunisti bianchi per cercare di allargare la base e costruire maggiore consenso, ma a niente servì.
Attorno a noi, la Francia non ha mai intrapreso la via prodiana della Sinistra attraverso la marginalizzazione di Strauss-Kahn, mentre l'analogo di maggior successo di questa corrente è il tedesco Schroeder. Tali paragoni sono utili, ma difficili e da prendere con le pinze: l'unica raccomandazione è di non cercare paragoni con la politica anglosassone.

Del post-Prodismo: eredità personali e urbane

Ora il progetto di Prodi è definitivamente tramontato ed un altro centro-sinistra deve sorgere, anche se non vedo molti segnali di speranza né in Veltroni né in D'Alema. Letta appare - a mio avviso - l'erede del Prodismo, ma attorno a lui non c'è quello staff bolognese né lui ha la maturita politico-culturale per assumersi un ruolo di leadership.
In parte, è giusto che sia così perché dopo una sconfitta come quella recente bisogna andare giù giù, rimettersi in discussione per rinascere (come già fece Fassino coi DS dopo il 2001), solo che mi riesce difficile vedere elementi positivi di crescita.
Prodi cade portando al definitivo declino politico-culturale la città di Bologna, localmente implosa un decennio fa al punto da far vincere Guazzaloca e da dover ricorrere a un non-Felsineo per tornare rossa; Torino stenta a essere riconosciuta come guida per la Sinistra nazionale, nonostante a mio avviso sia l'unico valido progetto esportabile (assieme a Brescia, prima che fosse falciata dal fuoco-amico), a differenza di Firenze (più che un buon-governo, resta un'enclave di resistenza) o peggio Napoli (dopo la prima grande stagione di Bassolino, è implosa nel clientelarismo rosso). Torino è la speranza per la Sinistra, ma Fassino pare sia stato accantonato e non si capisce la forza del Castellanismo (Valentino Castellani era il Sindaco prima di Chiamparino, colui che ha aperto a quella generazione di Sinistra piemontese, restando poi lui marginale).

Delle gravi preoccupazioni culturali

Quello che assai più mi preoccupa è il montare e dilagare di un certo revisionismo culturale (più che storico). Mi riferisco al dilagare implicito che questa nuova Destra maturata nel berlusconismo e che sta dimostrando già da questi primi mesi di essere definitivamente matura. Ne parla Diamanti, ma lo si vede nelle fiction della RAI e, peggio, nell'elevazione a cultura di simboli intellettuali che, in quanto simboli, non hanno valore intrinseco ma sono solo buoni da elevare.
L'elezione di Alemanno a Sindaco di Roma è l'implicita autorizzazione politico-culturale alla Destra neo-fascista di spadroneggiare con le sue neo-squadracce. Parlo di "implicita autorizzazione" perché se la maggioranza della Città Capitale elegge un Sindaco con tale passato significa che quell'estremismo è, in fondo, considerato un male minore: pestare 3 ragazzi di Sinistra o devastare un negozio di indiani è qualcosa di tollerabile, marginale. In altri tempi, si sarebbe detto che le squadracce e le leggi razziali erano un minore sacrificio per avere un Impero con i treni in orario.
La Fallaci eletta scrittrice di regime (ché gli Architetti di regime non van più di moda), feticcio da adorare solo per dimostrare che la cultura è anche di Destra. Un proliferare di ricordi di D'Annunzio e Alighieri, di fianco allo sdoganamento (commercializzato, ovviamente) del "caro" Benito. Paccottaglia, più che cultura, come questo articolo dimostra: premesso che stimo e mi piace moltissimo Guareschi (lo giudico sicuramente un grande della cultura italiana del XX secolo), quell'articolo dimostra la pochezza culturale di chi vuole solo delegittimare il ruolo culturale di Pasolini e di certa cultura di Sinistra.

Per la cultura italiana, affermazioni faziose

Già, infine eccoci a parlare della cultura di Sinistra: delegittimata, annichilita, spodestata dal suo presunto monopolio. Un monopolio costruito sul fatto che chi studia, conosce, capisce, interroga e interpreta la realtà con spirito critico non può che arrivare ad essere "di Sinistra". Quest'appartenza non indica tanto da che parte si mette la scheda di voto, significa il voler cambiare le cose, riconoscendo le ingiustizie fatte a danno degli uomini e della Realtà che ci circonda, riconoscere la necessità di una Solidarietà umana (altresì detta "Carità cristiana") che non può tollerare violenza, ingiustizie e abusi. Poi, le soluzioni non sono univoche e per questo la Sinistra litiga e si divide su tutto. Sia chiaro che questa distinzione della Sinistra ovviamente non coincide con gli schieramenti politici, quanto con quelli (socio?-)culturali della politica.

Scrivo con la speranza che, in primis a me, la consapevolezza di tutto questo possa far sì che si attivi una reazione civile. Sogno il mio paese al fine dignitoso.

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ritorni di blog

Un bel post da un blog che mi piace.

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Di luoghi cartacei che si sedimentano attorno a me

26/08/08

Ognuno ha le sue manie, la mia deformazione professionale da Territorialista mi ha portato a riempire la mia camera di cartine dei luoghi di dove sono stato. E così il posto d'onore spetta a Milano, con l'ATM grande grande di fianco alla TAG di Grenoble (a cui riservo l'onore di avere ben due posti, assieme ad una piccola carta del piccolo centro storico della Capitale delle Alpi) e poi una vecchia carta delle metrò di New York di fianco al centro di Dublin, città tra loro intrinsecamente legate. E poi c'è la carta dei Commercianti di Stockholm poco distante dall'University of Edinburgh (Università della più bella Capitale del Centro-Nord Europa), più in là la Pro Loco della Regione Piemonte, subito sotto ai mezzi pubblici di Toronto che ti portano spediti alla Coldiretti del Salento, passando per la Presqu'Ile Lyonnais... Alcune città (Koeln, Bath), alcune regioni (Emilia e Val d'Umbria) ed isole (Elba) mancano all'appello, ma con calma sedimenterò tutto. Alcune le tengo in una scatola delle memorie dove riposano assieme le Regioni di Madrid e di Nykoping, dove la medievale Foligno si stringe vicino alla militare Karlskrona, mentre l'altezzosa Genève resta un po' in disparte. Città mie, le tengo sempre qui con me. Come se mi servisse ogni giorno ritrovare la via per le loro strade.

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scacchiere internazionale, facciamoci attenzione

25/08/08

Due articoli (1 e 2) postati da un blog con cui è sempre piacevole discutere, presentano alcuni interessanti aspetti dell'affaire georgiano. Riporto qui alcuni spot, in maniera spero solo apparentemente frammentata, perché meritano attenzione.

a. La Russia viene presentata come la cattiva che invade la Georgia, peccato che quel Governo filo-USA sostenga i ribelli dell'Ossezia che vogliono la secessione dalla Russia. Mosca non ha forse il diritto di difendere la propria integrità nazionale? Non che il governo di Putin mi stia simpatico in generale (ed uso un eufemismo), ma ha tutto il sacrosanto diritto di combattere contro chi lo sta attaccando.

b. Curioso che un giorno Francia-Russia firmino la pace e il giorno dopo USA-Polonia firmino l'accordo per i missili in Est Europa, curioso perché è chiaramente la mossa di Washington per dire che non vuole la pace con Mosca.

c. La Russia riconosce il diritto all'indipendenza delle due regioni georgiane. Curiosa vendetta per l'abominevole errore commesso da USA+UE a proposito del Kosovo, riconosciuto indipendente in barba alla benché minima forma di diritto (ricordo di averne già scritto, ma non trovo più il link).

Aggiungo una tesi che voglio sostenere: credo che queste "turbolenze" siano dovute in primo luogo all'incertezza dovuta alla campagna elettorale USA. Dopo un ventennio le due famiglie aristocratiche devono lasciare (Bush e Clinton) e le grandi lobby (USA, ma non solo) non sanno bene come andrà a finire. D'altronde, simili turbolenze ci sono state in occasione delle elezioni russe con la farsa della fine del mandato di Putin.

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rientro milanese '08

21/08/08

Tornato a Milano, ho scoperto un nuovo attivismo politico nelle scritte sui muri. Non solo orribili tag, ma una partecipazione politica inusuale in una città come la mia, mentre più tipica dell'Urbe che di politica vive e respira.

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La prima frase, di cui non ricordo le parole testuali, è il risveglio della città democratica, ma soprattutto civica, la città di Libertà&Giustizia e dei Girotondi, la Città di Tangentopoli ché s'indignò della corruzione e sostenne chi vi combatteva (lasciando le esagerazioni del linciaggio mediatico ad altri cittadini, ma questo andrebbe approfondito).

La seconda frase è il primo segno del Brunetta-style, la prima volta che le destre milanesi si esprimono sui muri. Una novità che mi ha colpito moltissimo.

Infine, la terza è di una bellezza incredibile. Un genio chi ha scritto quella frase su un muro, per il messaggio, per la bellezza del messaggio, per la bellezza della fonte.

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(nella mia via)
Il Lodo Alfano non cancella 1000 ingiustizie e 10000 vergogne

(davanti alla posta centrale)
via i fannulloni

(vicino alla metrò)
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. (Art. 4 della Costituzione italiana)

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...ché non m'interessa di sapere se a Melegnano c'è coda

Mi sono fermato in un Autogrill tra Fiorenzuola e Fidenza, ché quelli emiliani mi ispirano più fiducia. Fermatomi, ho spento la Radio ché non m'interessa di sapere se a Melegnano c'è coda.

Il mio amico, andando al cesso, ha dovuto allontanare un tipo che voleva qualche monetina; io pensavo a quella mia amica che se ne sta ancora in vacanza sulle Alpi, lavorando in quel baretto in paese.

Bevendo il caffé mi chiedevo se alla fine ci sarebbe stata coda a Melegnano oppure no, osservando futilmente chi si faceva questo genere di domande: tanto sei già in autostrada, non è che se lo sai prima allora cambia qualcosa.

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Di ritorno dall'Estate 2008

20/08/08

Trovo questa canzone molto commerciale (=fatta per piacere), però mi piace e quindi chissene dei pregiudizi che cadono su di lei.


Non ti scordar mai di me (G. Ferreri)


Se fossi qui con me questa sera
Sarei felice e tu lo sai.
Starebbe meglio anche la luna,
ora piu' piccola che mai.
Farei anche a meno della nostalgia
Che da lontano
Torna a portarmi via
Del nostro amore solo una scia
Che il tempo poi cancellera'
E nulla sopravvivera'.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e' solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu' incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Forse e' anche stata un po' colpa mia
Credere fosse per l'eternita'.
A volte tutto un po' si consuma,
senza preavviso se ne va.

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e' solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu' incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

Non ti scordar...
Non ti scordar...

Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non e' solo un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della piu' incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito.

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Cos'altro dovrei aggiungere?

08/08/08

Vieni a ballare in Puglia - Caparezza

I delfini vanno a ballare sulle spiagge. Gli elefanti vanno a ballare in cimiteri sconosciuti. Le nuvole vanno a ballare all’orizzonte. I treni vanno a ballare nei musei a pagamento. E tu, dove vai a ballare?

Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru, perché può capitare che si stacchi e venga giù.

Ehi turista, so che tu resti in questo posto italico. Attento, tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio. Mare Adriatico e Ionio, vuoi respirare lo iodio ma qui nel golfo c’è puzza di zolfo, che sta arrivando il demonio. Abbronzatura da paura con la diossina dell’ILVA, qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa. Nella zona spacciano la moria più buona: c’è chi ha fumato veleni all’ENI, chi ha lavorato ed è andato in coma; fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese. Turista tu balli e tu canti, io conto i defunti di questo Paese, dove quei furbi che fanno le imprese, no, non badano a spese; pensano che il protocollo di Kyoto sia un film erotico giapponese.

Rit.:
Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia, tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu, che devi ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù.

È vero, qui si fa festa, ma la gente è depressa e scarica: ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica. Tra un palo che cade ed un tubo che scoppia, in quella bolgia si accoppa chi sgobba; e chi non sgobba si compra la roba e si sfonda, finché non ingombra la tomba. Vieni a ballare, compare, nei campi di pomodori, dove la mafia schiavizza i lavoratori, e se ti ribelli vai fuori. Rumeni ammassati nei bugigattoli come pelati in barattoli. Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli. Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d’essere figli di emigrati. Mortificàti, non ti rovineremo la gita. Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vita.

Rit.:
Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia, tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu, che devi ballare in Puglia Puglia Puglia dove ti aspetta il boia boia boia. Agli angoli delle strade spade più di re Artù, si apre la voragine e vai dritto a Belzebù.

O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via. E subito penso che potrei morire senza te. E subito penso che potrei morire anche con te.

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dicotomie binarie ereditate da Aristotele

06/08/08

Una delle grandi illusioni della cultura occidentale deriva da Aristotele, grande pensatore e di sicuro il grande padre della maggior parte della cultura Occidentale (al più zio può essere considerato Platone, da me preferito ma sicuramente minoritario nell'influenza della nostra Cultura). L'illusione sta nel fatto che il mondo si divida in contrapposizioni binarie. Per intenderci, si crede che ci sia il dì e la notte, quando invece quest'ultima non esiste come esiste il dì. La notte esiste solo come assenza di dì, come non-sole. La notte non esiste, anche se noi gli diamo valore di entità in quanto contrapposta al dì. Poeticamente possiamo farlo, ma sostanzialmente no. Esiste uno scarto enorme tra 1-0 e tra 1-2, è un salto abissale e incomparabile. Solo l'astrazione euclideo-aristotelica può farci pensare che siano una progressione costante.

Ferretti canta dicendo che "colpe e difetti si pagano da sé". Mi chiedo se sia vero, voglio credere che lo sia anche se non posso esserne veramente convinto. I difetti, le mancanze, i limiti li paghiamo, volenti o nolenti: tempo, persone, fatti arrivano inesorabili. Non possiamo evitarli; mentre sul loro contr'altare (i meriti e le virtù) quello no. Non è vero che ci retribuiscono da loro: alcuni meriti non mi sono né mi saranno riconosciuti, così come credo che mi siano riconosciute virtù che non ho. Mentre su limiti, colpe e difetti non ci sono sconti, non c'è possibile evasione; sul lato solare si può barare, approfittarsene e il tempo non è detto che faccia emergere i veri valori, ma nella notte no.

Sì, questo lo credo, anche se mi sono spiegato un po' di fretta e forse non a tutti apparirà chiaro il riferimento a Aristotele, ma per ora va bene così.

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stoffa

05/08/08

Non riesco proprio più a lavorare in questa stagione avanzata, dopo un anno che più che impegnativo direi stressante. Brunetta direbbe che non ho la stoffa, io dico che di lavorare nell'incertezza totale per presente e futuro non è che aiuti, se hai un posto (pur a termine) non sai mai bene cosa ti succederà tra un mese.

Ma è di un'altra stoffa di cui voglio parlare.
Di quel pezzo di bianco, intessuto da chissà chi e appena tirato fuori dalla lavatrice.
Un piccolo insignificante pezzo di stoffa bianca; poi prendo la maglia che indosso, un po' più spessa ma sempre bianca o i pantaloni, ché quelli sono colorati.
La stoffa e in generale i tessuti mi affascinano per la loro delicatezza o rudezza, inamidati eleganti succinti provocanti.
I bottoni o le cerniere li rovinano sempre un po'.
Ho trovato dietro casa mia un negozio di stoffe, un cestone da cui compri a peso, come si faceva una volta.
Credo che mi confezionerò un vestito o qualcosa del genere; credo che non lo farò ché non ne sono capace, però difficilmente resisto al fascino della stoffa dei vestiti: cotone, seta, lino, cashmire e poi via i vestiti ché d'estate fa più caldo e ce li rimetteremo d'inverno.
Ma un po' di stoffa addosso fa sempre bene, non tanto per pudore (di questi tempi par sparito) quanto per il fascino del tessuto, della sua materialità, delicatezza, adattabilità, insignificanza da quanto si adagia comodamente su di noi.

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due frammenti affascinanti

04/08/08

Sono affascinato dagli orologi, mirabili prodigi tecnici la cui arcana essenza sfugge anche al più abile degli inventori. Mi affascinano perché, tra i prodigi della tecnica, sono gli unici a dichiarare qual è stato il momento della loro morte, trascendendo il fatal sospiro attraverso un segno indelebile di quell'arresto, cronico e cronologico.

Sono affascinato di come, d'Agosto, l'assalto automobilistico che i milanesi portano a danno delle Autostrade lasci la loro città irrimediabilmente domabile dalle biciclette, arresa inerme ai velocipedi.

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per l'estate

Vitti 'na crozza (tradizionale siciliano/Roy Paci)

Vitti na crozza supra nu cannuni
fui curiusu e ci vosi spiari
allura idda m'arrispunniu cu gran duluri
muriri senza ntoccu tocco di campani

leru la leru
la leru la leru
leru la llà (4v.)

setu li trona di nosciu Munci beddu - Vulcanu
chi jetta focu e fa li fiammi di tutti i lati
o matri mia o matri addulurata
sarva la vita mia sarva la vita da ma amata
passaru e siinnieru li me anni
e sninnieri e sinnieru un sacciu unni
ora ca sugnu vecchiu vecchiu d'ottantanni
chiamu la vita mia e sempri morti marrispunni

chi naiu a fari chiu
di la me vita nò
nun sugnu bonu chiu
pi travacchiari nò
sta vita e fatta tutta di duluri
e megghiu ca accussi staccu la spina iu nun vogghiu iu campari

cunzatimi cu ciuri russi lu me lettu pi favuri
pirchi alla fini già sugnu arriduttu comu un mutiri
ca topu tantu tantu veni lu tempu di lu rizzettu
lassu stu beddu munnu e lassu propriu tuttu tuttu

leru la lero
la lero la lero
leru la llà (4v.)

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curioso paese, sicuramente un reality show

Curioso paese di oltre 350.000 kmq che per proteggere 60 milioni di abitanti manda 3000 soldati in poco più di 3 città. Intanto, taglia la polizia ed i carabinieri e li lascia in compiti burocratici ché la metà basterebbe.
Ma d'altronde, in Italia, la sicurezza non è un problema della strada. La sicurezza è un problema inventato da StudioAperto per vincere le elezioni e cacciare i comunisti, è qualcosa che a Lucignolo piace molto ricordare per indagare notti che conosce solo lui e chi aspira ad essere velina.
D'altronde, uno stupro fatto da un rumeno conta come mille stupri fatti da italiani. Mille strupri fatti da italiani non generano insicurezza, uno stupro fatto da un rumeno sì. Mille donne stuprate da italiani sono al sicuro, quella donna stuprata da un rumeno è vittima dell'insicurezza montante che deteriora la società italiana come un cancro indomabile e il Tg2 deve indagare.
Curioso paese questo dove l'(in?)sicurezza non dipende mai da italiani né da mafiosi, dove la sicurezza è spettacolo, è voyeurismo, è reality show.
Già so che scrivendo questo parteciperò allo show come l'intellettualoide che gioca la parte del comunistoide controcorrente completando un quadro che, con la realtà, non c'entra più niente, ma che sta benissimo con il reality.

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le mie gambe

03/08/08

Tutto a posto (Nomadi)

Le mie gambe oramai
sono stanche vorrei
dare un po' di sonno agli occhi miei.
Scende l'oscurità
c'è una strada più in là
il mio viaggio adesso finirà...
è per lei.

Io vedo quella ferrovia
e fra i sassi la mia via
nel passato e nel presente
corre già.

E vanno indietro gli anni miei
e si fermano con lei
che la mente mia non ha lasciato mai.

Tutto è a posto, lo so,
tutto è a posto, perché
quello che lasciai ancora c'è...
le colline più in là
e la strada che va
so che fino a lei mi porterà.

Sono arrivato,
la notte azzurra intorno a me
luglio fra quei rami è
il profumo dell'estate ancora c'è.

E qualche passo ancora e poi
so che mi preparerà
una cena calda e il fuoco accenderà...
c'è il silenzio fra noi
guardo negli occhi suoi
e capisco la mia ingenuità.

Tutto è a posto, lo so
tutto è a posto, perché
tutto è come quando me ne andai
tranne lei...
ma tutto è a posto oramai
anche se ho capito che
il mio posto nel suo mondo più non c'è...
ma tutto è a posto oramai
anche se ho capito che
il mio posto nel suo mondo più non c'è....

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non so com'è

01/08/08

Oggi, per la prima volta, dopo due settimane, sono riuscito a rompere una pessima abitudine. Nelle ultime due settimane tutte le telefonate che ricevevo in motorino erano concentrate solo ed esclusivamente in quei 15' di motorino casa-ufficio (andata e ritorno). Sia che cambiassi leggermente gli orari, la gente che mi chiama lo fa solo in quel quarto d'ora col risultato che mi tocca riuscire ad accostare (e nel traffico non è automatico), anche se non sei sicuro che il cellulare sta squillando perché non senti bene, fermarti, toglierti il casco e rispondere. Un'operazione scomodissima che ho dovuto ripetere fino a 3-4 volte nel viaggio casa-ufficio, quando ovviamente per le restanti ore nessuno mi cercava.

Finalmente stasera mia zia ha rotto questa cosa perché era diventata ingestibile, ed ho ricevuto ben 2 chiamate in orari normali quando sono comodamente a casa che preparo la cena.

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Dalla mia piccola bicocca sul torrente Tanaro

Un mio vecchio maestro me l'insegno. Dovetti coltivare per molto tempo il suo insegnamento in fondo all'oblio della mia memoria prima di capirlo. Innanzitutto, bisogna scegliere il luogo con cura e poi, con pazienza, pezzo dopo pezzo costruirla.

E' così che ora vivo su una bicocca in riva a questo torrente chiamato Tanaro. La mia bicocca è piccola, fatta in legno come m'è stato insegnato. Da qui, dalla mia bicocca, guardo il piccolo fiume scorrere; di là, oltre quel crinale, esiste un mondo, o almeno così m'han detto. Dalla mia piccola bicocca vedo i pesci risalire la corrente. Tengo un bastone con un filo immerso nell'acqua la pastura e l'esca non sono accompagnati dall'amo, ché questo non me l'ha mica insegnato quel mio maestro.

Ogni tanto, col cambio della luna, mi levo di buon mattino e cammino fino in collina tanto quanto basta perché io abbia la fame del pranzo. Visito una vecchia pieve ché quel maestro dice che è stata costruita ben prima che nascessero i suoi di maestri. Cerco di riordinare mattone su mattone, pulisco le erbacce e poi mangiò lì davanti. Godendomi quella pieve che mi terrà compagnia quella notte. Poi, l'indomani ritorno a quella mia bicocca costruita sul torrente Tanaro.

Nella mia bicocca tengo poche cose: i piatti puliti dopo ogni pasto, i vestiti con cui mi copro quando fa fretto, utili anche quando fa un po' più caldo e c'è da scoprirsi. Nella mia bicocca tengo anche il giaciglio, mio e per i pochi viandanti che si fermano a trovarmi.

Un giorno so che lascerò la mia bicocca, scenderò giù dove c'è il grande fiume e, chissà, magari un giorno anche in riva al mare. Ché io manco so quant'è grande il mare. Ma dalla mia piccola bicocca in legno vedo il torrente che scorre e di là da quel crinale ci sarà il grande fiume, quel grande fiume dove finisce il piccolo torrente su cui ho costruito la mia bicocca in legno. Sopra di me quella pieve di mattoni resta immobile, mentre io vi scrivo della mia piccola bicocca in legno sul torrente Tanaro.

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