ancora sul tema meritocrazia

30/03/15

Ho trovato questo articolo molto interessante riprendendo concetti che avevo già espresso tempo fa. Bene che si continui la riflessione su un tema invocato acriticamente come panacea... soprattutto da chi ha avuto una famiglia ricca alle spalle, è nato in una regione sviluppata ed ha potuto studiare in scuole di qualità, probabilmente pubbliche e pagate anche coi soldi di chi non è potuto andarci.

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a Milano è un po' più complessa

27/03/15

La questione milanese è invece più complessa (vedi qui) perché è intervenuto uno come Pisapia, che purtroppo esausto lascerà la poltrona di Sindaco. Qui la questione è semplice ed in linea con l'esperienza romana: ha vinto chi si è presentato fuori da quel partito e quindi è riuscito a mettere un freno alla corruzione, che pure con Greganti e Penati ha dato prova di saperci fare anche fra i Navigli. Lavorare fuori da quella realtà corrotta è, per me, l'unica via d'uscita. Un gruppo di persone "altre" rispetto a chi fa politica da una vita e, soprattutto, vive grazie alla politica. Solo questo continuo ricambio sociale può permettere di mantenere sano il sistema, o quantomeno ridurre il rischio di cancrene.

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da Roma

Caspita, se un giornale mediamente moderato come il Corriere arriva a scrivere un articolo come questo, significa che la situazione è veramente ma veramente grave. Conoscendo il moderatismo metodologico del corrierone (chiamiamolo così...), significa che si sta parlando di un cancro irreversibile, come sostengo da tempo e come confermato dal Corriere. Un cancro irrecuperabile, marcio in ogni suo ganglio dove pure si dibattino uomini piccoli, ma onesti che ancora non hanno capito di essere circondati da fedeli affaristi e ladroni.

Sono molto critico con chi pensa che il PD si possa cambiare dall'interno, ormai è troppo tardi e rimane un apparato marcio guidato da un leaderismo di stampo berlusconiano. Renzi sicuramente è altro rispetto ad un partito marcio, ma le sue posizioni neoberlusconiane proprio non mi rappresentano. Se si vuole il bene dell'Italia e, possibilmente, di un'Italia di almeno centrosinistra bisogna iniziare a lavorare al di fuori di questo marcio irrecuperabile che in Veneto e ad Agrigento candida liberamente berlusconiani, che dalla Liguria alla Campagna candida condannati e cementificatori e così via. Si guardi altrove, siamo nella condizione che chiunque altro sia meglio. Meglio un inesperto onesto che un ladro professionista, anche se purtroppo in Italia questo genere di esperienza viene prediletta.

Chiudo dicendo che ho visto quanto malato sia il PD qui a Bruxelles. Un sistema di persone che vivono di politica, mercenari di valori pur di garantirsi la poltrona che è l'unica cosa che hanno... e che li rende ambiti da chi questa poltrona non ce l'ha. Difficile, ma necessario guardare altrove.

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Un bell'articolo

25/03/15

Mi limito a segnalare questo link che ho apprezzato molto.

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a proposito del fallimento di Pisapia

23/03/15

Sono e resto un convinto sostenitore di Pisapia e di quel progetto che lo portò a vincere primarie ed elezioni come Sindaco di Milano. Tuttavia, non posso nascondere che la sua amministrazione sia stata un fallimento e per questo sono contento che non si ricandidi. Purtroppo, non posso non sottolineare come credo nessuno abbia capito né ammetterà le ragioni di un fallimento che non sono per nulla riconducibili a Pisapia.

Personalmente, vedo tre limiti fondamentali fra loro collegati che hanno determinato questo fallimento.

1. Pisapia ha trovato alcuni buoni collaboratori, ma non ha mai costruito un soggetto politico organizzato, non un partito o altro che potesse dare forza al suo messaggio politico ed alla sua esperienza amministrativa. Un agire da solo che alla lunga logora quando si tratta di amministrare una grande città. Bisognava costruire una squadra che andasse oltre ai leaderismi.

2. Il cancro che ha azzoppato Pisapia ha un nome preciso: PD milanese, nelle sue varie anime. L'anima palazzinara delle coop rosse amiche di Penati, profondamente cementificatrici e disinvolte negli affari. L'anima arrogante dei renziani che pensano di comandare anche laddove non hanno partecipato alle elezioni. Il tutto condito da un partito che è ormai intimamente di idee di centrodestra, un partito le cui posizioni non differiscono dall'esperienza della Moratti se non per isolate personalità tipo Majorino che ho tanto criticato prima, ma che ammetto abbia lavorato bene come assessore, un partito che sopravvive grazie ad un'acritica disciplina di partito che ora va bene perché vincono. Ritrovarsi una partito di maggioranza relativa di destra è il male che ha provocato il fallimento di Pisapia e, legato alla mancanza del punto 1, si capiscono i fallimenti su scala locale.

3. L'errore di Pisapia è stato anche di non giocare mai un ruolo nazionale, come invece hanno fatto da sindaci Renzi, Veltroni, Rutelli o Chiamparino. La possibilità c'era quando per esempio Monti scaricava sulle disastrate casse comunali i tagli che faceva. Lì Pisapia doveva intestarsi la rivolta, ma avendo in maggioranza a Palazzo Marino lo stesso PD che faceva macelleria municipale a Roma ovviamente non poteva. Pisapia poteva essere una riscossa municipale alla crisi e invece si è limitato a fare il buon amministratore.

Vedo una possibilità, però, se Pisapia riconoscesse questi elementi e si unisse ad un processo come quello di Landini, personalità che a dire il vero non amo moltissimo ma che ha capito che bisogna partire da una coalizione sociale e non da una sommatoria partitocratica di eterni sconfitti.
Un altro mondo è ancora possibile perché, non dimentichiamolo, comunque Pisapia ce l'ha fatta e ha fatto molto meglio di Moratti, Albertini e tanti altri che rischiavano di portare Milano ancora più giù.

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Fraintendimenti

20/03/15

Molti non capiscono la crisi greca perché non capiscono il valore/significato dei titoli di stato. Uno pensa che i titoli di stato siano un prestito allo stato... invece si sbagliano. I titoli di stato, all'inglese "bond", sono invece un bene di garanzia per le banche. Essendo in teoria sicuri al 100%, i titoli di stato servono alle banche per essere sicure di comprare qualcosa che gli garantirà un ritorno al 100%. Su questa garanzia le banche possono fare quella che si chiama "leva finanziaria", cioé dire ai creditori "fidatevi, perché abbiamo questi titoli di stato e di sicuro avremo un ritorno di cassa di almeno X".
Ecco, questo spiega perché la crisi del debito sovrano in Europa era tanto pericolosa: perché le banche rischiavano di perdere qualcosa che pensavano di avere per garantito. Per questo è scattato il panico fra il 2010 ed il 2012. Ma c'è di più.
La più grande disgrazia per le banche in questo momento sarebbe la riduzione del debito pubblico perché significherebbe meno titoli di stato, quindi dover pagare di più per poter avere le garanzie di base della loro attività economica. In un momento in cui gli affari non vanno bene, i titoli di stato sono necessari per avere una base garantita (tra l'altro, questo significa esternalizzare allo stato il rischio di fallimento che invece dovrebbe essere interamente internalizzato all'impresa, ma questa è un'altra storia). Se i debiti pubblici scendessero, ci sarebbero in giro meno mattoncini sui quali garantire le banche... e se ci sono meno mattoncini, bisognerebbe pagarli più cari.
Chiaramente, se la Grecia fallisse questi mattoncini non sarebbero più così garantiti, ma ormai i bond greci ce li hanno solo le banche greche e gli altri stati europei i quali... ta-dà! potrebbero fare un accordo per cancellarsi vicendevolmente i debiti con un sollievo enorme per le rispettive casse statali visto che ormai i loro bilanci sarebbero in attivo se non fosse per gli enormi interessi sui debiti che devono pagare per garantire appunto le banche di cui sopra. Ma se si riduce il debito pubblico, di nuovo i mattoncini garantiti diventano più rari e le banche dovrebbero pagarli di più e così via. Insomma, un circolo vizioso da cui se ne esce solo se si accetta di far ricadere un po' di perdite sulle banche, non solo sugli stati.
Ma ovviamente questo non succederà... però per favore diciamo che i titoli di stato servono come garanzie fondamentali per le banche, altrimenti non si capisce il perché di tanto interesse per la Grecia. Ah, concludo dicendo che un interesse così forte della Germania per un caso così piccolo ed in fondo marginale mi fa pensare che si sia toccato un qualche interesse forte di Berlino... altrimenti se la sarebbero cavata in poco come con Cipro. Così, a naso né!

PS
so di essere stato un po' caotico, speravo di essere più chiaro... tant'è!

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Proprio non capisco

Uno dovrebbe dimettersi da Ministro perché il figlio lavora con un inquisito, senza che ci sia nessuna ombra di reato. Il fatto che sia un politico alla guida di uno dei gruppi di potere più corrotti di sempre non conta niente: ha aiutato il figlio a trovar lavoro! Aver aiutato gli amici a vincere appalti di tutti i tipi su cui ci sono fior fiore di indagini e condanne no, ma il figlio è un casus dimissionis.

Invece, aver fatto una legge per salvare la banca del padre facendo ricadere il fallimento sullo Stato... no, quello non è motivo di dimissioni. Così come aver aiutato il padre ad eludere il fisco non è motivo di dimissioni. Mah... misteri del doppio, anzi triplopesismo italico...

Perché poi sono queste le cose che ti fanno pensare che non ci sia più speranza e che l'Italia non guarirà mai dalla corruzione endemica e dalla mancanza di etica politica.

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della politica del timore

10/03/15

Non criticare l'austerità, altrimenti ti tagliamo gli aiuti.
Non invocare più diritti per i lavoratori, serve flessibilità... lo chiedono i mercati.
Non possiamo star qui a proteggere l'ambiente perché c'è la crisi e servono posti di lavoro.
Ti concediamo qualche diritto per i gay, ma non un nuovo welfare per le famiglie ché c'è la crisi.
Le regole europee vanno bene per i mercati, per i diritti non si può perché c'è la crisi.

E così via...

Chiunque provi a sognare un mondo migliore viene intimorito e deve smetterla perché c'è una qualche univocità nella traiettoria che è stata scelta che ci impedisce di sognare, anzi progettare un mondo migliore. Una politica della paura, del non possiamo permettercelo, del "non è tempo di grandi idee" e così via.

Al contrario, rimpiango il coraggio di Schuman, Adenauer, De Gasperi e Spaak che osarono progettare qualcosa di grande quando i tempi non erano certo facili sullo scacchiere internazionale. Uno scatto in avanti al di là della logica del "ce lo chiedono i mercati" o del "non possiamo scontentare Londra" e così via.

Ecco vorrei che ci fosse una politica della speranza che vince su questa politica del timore.

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Non, ma...

02/03/15

Non sono un grande fan di Tsipras, ma apprezzo molto come il suo governo ha impostato la negoziazione con l'UE. Trovo tatticamente molto interessante la scelta di puntare a spezzare il fronte pro-austerità, in questo caso riferendosi alle posizioni di Spagna e Portogallo. Tatticamente mi pare una buona mossa nel quadro della strategia di Tsipras. Credo che se terrà duro internamente questa scelta possa pagare per Syriza, ma vedremo... come dicevo è ancora presto per giudicare.

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