appunti agnelli

28/07/23

Mi han fatto notare che i giovani della generazione di Elkann erano nar e brigatisti, gente che ammazzava, lanciava molotov e occupava le università; mentre lui ora definisce "lanzichenecchi" i giovani d'oggi che parlano di calcio e gnocca... 

...e tutto questo senza parlare di quel che ha combinato suo figlio. Tuttavia, lui può scrivere su repubblica, io su Facebook. La terra dei cachi è tutta qui.

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3 concetti da un grande maestro

27/07/23

Marc Augé è stato uno dei miei maestri, forse quello di cui ho letto più libri, tipo una dozzina. Tre sono i concetti più importanti che credo di aver imparato da lui. 


I non luoghi. 

Gli aeroporti della globalizzazione, luoghi anonimi che potrebbero essere ovunque, tutti uguali fra loro, privi di radicamento territoriale e identità sociale. Si passa in attesa di saltare altrove dove si troverà un altro non luogo. Li capisci bene con le metro: non sai cosa c'è in mezzo, sbuchi da una galleria, mentre in bici o a piedi scopri che c'è tutta una città nel mentre dei viaggio. Ma di questo tanti hanno già scritto. 


La costante antropica del pendolarismo. 

Il suo primo grande concetto. Col migliorare dei trasporti pendolari la gente ha scelto di andare a vivere più lontano invece di ridurre il tempo speso per pendolare. Non è scontato. Se sono abituato a pendolare 1 ora al giorno, il miglioramento della mobilità porta a aree urbane più grandi con raggi di pendolarismo più lunghi. Sorprendente.


L'importanza di dimenticare. 

La nostra memoria è finita ed è importante dimenticare perché non ci può essere spazio per tutto. Possiamo allenare la nostra memoria ma dimenticare è importante. È importante per la città perché deve scegliere le cose "significative" da conservare dimenticandosi delle altre. Del medioevo conserviamo le cattedrali, i suburbi di catapecchie sono stati sostituiti da case di miglior qualità. Dimenticare significa fare spazio per nuove cose perché se non hai spazio non puoi guardare al futuro, se conservi tutto non potrai accogliere cose nuove. Ovvio che devi conservare ciò che è importante, ma è anche una lezione di vita per accogliere il futuro. 


Ecco, questi tre concetti io li ho imparati da questo grande maestro. Io misero lettore distratto e superficiale lo ringrazio perché non è mai stato banale, sempre stimolante, mai ovvio, costantemente capace di farmi vedere la mia realtà con occhi nuovi. RIP.

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25 Luglio. Festeggiamo mangiandoci una pasta asciutta!

25/07/23

Oggi è l'anniversario della deposizione di Mussolini, sfiduciato dal gran consiglio del fascismo e rimosso dalla carica di Duce e arrestato per alto tradimento. Secondo la tradizione, la famiglia Cervi festeggiò offrendo pasta a tutta Gattatico (RE), ma andiamo con ordine. 


Il fascismo era contro la pasta asciutta. Con l'aiuto dei futuristi, un po' poeti un po' pubblicitari, il regime scoraggiava la pasta asciutta accusata di essere per deboli e codardi. In effetti, causa sonnolenza dopo i pasti. La realtà è che l'autarchia imposta a seguito dell'embargo contro l'Italia fascista aveva causato una grave scarsità di grano perché non c'era abbastanza terra da coltivare in Italia e mancavano pure le tecnologie per farlo. "Grazie" al fascismo, la gente faceva la fame e l'Italia non poteva permettersi di mangiare la pasta. Il fascismo cercava surrogati ma la pasta era sicuramente un nemico della patria da osteggiare e condannare. 


Per questa ragione, la famiglia Cervi festeggiò la caduta di Mussolini offrendo pasta per tutti perché un vero fascista non avrebbe mai mangiato la pasta. Mangiare pasta significava essere antifascisti. A onor del vero, la pasta asciutta antifascista dei Cervi non la mangiarono il 25 Luglio perché la notizia dell'arresto di Mussolini, accusato di tradimento, fu data solo a tarda sera. Sappiamo dal suo diario che papà Cervi lo venne a sapere solo la mattina del 26. Inoltre, si può immaginare che ci volle un po' per organizzare, per cui si può pensare che la mangiarono qualche giorno dopo. Ma va bene anche così. 


La pasta asciutta della famiglia Cervi fu servita con burro e parmigiano reggiano. Probabilmente fu di pessima qualità perché nel luglio del 1944 non c'era granché da mangiare. Inoltre cucinare per tante persone con quelle cucine povere e senza strumenti portò a un risultato non esattamente da ristorante stellato... Oggi la potete benissimo condire come preferite. Non importa se sono maccheroni o tagliatelle, potete metterci pure il pecorino, l'olio o qualche sugo. Va bene lo stesso. 


Racconto questa storia, questo fatto storico (imparato grazie a DOI, denominazione di origine inventata), perché l'Italia non perda la memoria. Per l'incredibile storia della famiglia Cervi, cattolici antifascisti uccisi dal regime. Per il ridicolo campanilismo da gastrosovranismo alimentare italico che caratterizza l'attuale maggioranza di governo. Perché la storia è una cosa seria. 


Trovo ci sia un allarmante revisionismo storico che ha portato La Russa a presidente del Senato. Perché una pasta asciutta ha fatto la storia. Sì la pasta asciutta ha fatto la storia e mangiarla oggi non è roba da poco. Oggi abbiamo da mangiare anche grazie alla famiglia Cervi di ieri. Oggi mangiamo la pasta come la mangiarono ieri, per fortuna di migliore qualità, ma senza dimenticare. 



Mangiate pasta asciutta!

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21 Luglio

21/07/23

Amo il Belgio. O meglio amo Bruxelles ma in fondo anche il resto del regno mi piace. 


Amo il Belgio e una buona ragione per amarlo è che nessuno lo ama. O quasi. 

Amo il Belgio al punto da esser diventato belga attraverso una procedura assurda.

Amo il Belgio perché in fondo qui c'è la libertà dove ognuno si fa i ..ZZ. suoi visto che questo paese non è mai riuscito a costruirsi un terreno comune. 

Amo il Belgio per la sua incredibile cultura, dai pittori a J. Brel e Stromae, da Magritte a Lemaitre perché il Belgio è anche un paese di scienza. 

Amo il Belgio per la sua storia e le sue storie. Una su tutte: il Belgio è quella parte di Europa dove si sono combattute più battaglie, secondo wikipedia. Per la cronaca il paese coinvolto in più battaglie è la Francia e quella con più vittorie Inghilterra, ma venivano qui in Belgio a combattere... 

Amo il Belgio perché non si prende mai troppo sul serio e Magritte lo spiega meglio di chiunque altro. 

Amo il Belgio perché non c'è e non ci può essere nazionalismo, solo un "velemose bbene" che dura un giorno (il 21 luglio) e poi ognuno torna a casa sua a farsi il suo BBQ. 

Amo il Belgio perché le cose funzionano, almeno fin quando non c'è da interagire fra esseri umani e lì iniziano i problemi perche' i belgi, a differenza dei vicini a Nord, sono ingegneri industriali e non commercianti. 

Amo il Belgio perché condivide l'ideale di mangiare e bere bene. Il sogno è una birretta al tavolino a primavera con un paio di amici. 

Amo il Belgio perché in fondo non c'è ragione di odiarlo. Gli italiani qui si lamentano che piove, ma non è che Amsterdam o Londra abbiano sempre il sole... 

Amo il Belgio perché è pieno di piccoli gioielli, da Dinant alla Cambre, dalla Grand'Place a quel capolavoro di Brugge. 

Amo il Belgio perché in fondo i Belgi non esistono e siamo tutti un po' parenti arrivati qui per caso. 

Amo il Belgio e so che ho poca compagnia ma almeno faccio la mia piccola parte. 

Amo il Belgio anche se la bandiera mi mette un po' tristezza, dovrebbero mettere un giallo e un rosso un po' più vivaci. 

Amo il Belgio per quel senso di schivare i problemi globali mentre ci si incasina su problemi locali incomprensibili a qualunque persona di buon senso, tipo in che lingua fare i parcheggi dello stadio nazionale di Bruxelles visto che c'è posto solo nelle Fiandre (NB lo stadio è sul confine). 

Amo il Belgio perché alla fine sono birra, patatine fritte e cozze, ma in realtà c'è anche parecchio d'altro! 

Amo il Belgio, oggi. Perché in passato ha avuto estremismi intollerabili, dal Congo a Marcinelle, da Leopoldo II a Dutroux, ma oggi molto più moderato. 

Amo il Belgio perché la politica alla fine è tranquilla, De Wever non è Salvini e tanto non c'è un terreno comune per cui scannarsi. 

Amo il Belgio perché tutti lo pensano un paese da nord-ovest a sud-est, quando invece sono due valli da sud-ovest a nord-est che seguendo Schelda e Mosella fanno le Fiandre e la Vallonia, unite secoli fa da Anna di Lorena che cercò di avere un'alleanza unica con le 17 province di quello che oggi chiamiamo BeNeLux (a voi di giudicare il successo...). 

Amo il Belgio perché ogni volta scopro storie meravigliose, tipo che il palazzo di giustizia di Bruxelles sta incasinato perché il ministro lo fece fare a un amico suo (massoni entrambi) che non aveva mai studiato scienze delle costruzioni, ma era solo un restauratore... 

Amo il Belgio perché non si può non andare questo fazzoletto di terra pieno d'acqua a cui accadde di trovarsi crocevia d'Europa. 

Amo il Belgio per il suo senso di ironia, cosciente e inconsapevole. 

Amo il Belgio perché ne puoi parlare quanto vuoi ma quasi nessuno arriva a leggerti fino in fondo. 

W il Belgio, tanti auguri a questa piccola, meravigliosa parte di mondo.

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Leggere e scrivere

07/07/23

Fra le cose che girano su questi schermi ce n'è una che dice che il problema di oggi è che tutti vogliamo scrivere, ma non abbiamo voglia di leggere gli altri. Già mi chiedo se abbia fatto bene a scriverlo... però almeno mi impegno a leggere eventuali commenti.

Perché mi rendo conto che ho poca voglia di leggere i libri e articoli degli altri, un motivo valido per aver lasciato la carriera accademica che, vista da fuori, appare ancora piú assurda. Tuttavia, leggere significa anche un ascolto attivo, significa voler capire perché quella persona ha voluto scrivere quella cosa. Dietro a un tweet o una frase su Facebook, ci sono intenzioni, emozioni e pensieri, magari non sempre consapevoli. Ammetto, anzi confesso che mi viene piú facile l'ascolto attivo di persona che non online. Su questi schermi c'é troppa velocitá e un flusso eccessivo di cose scritte, condivise e rilanciate. 

Non so se averlo scritto mi fa stare meglio, almeno voglio ricordarlo a me stesso.

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