il solito teatrino

30/11/10

Un passaggio cruciale: la Gelmini fa saltare la discussione in Commissione per andare subito a votare in aula. Effetto: teorico accorciamento dei tempi, ma fate più attenzione.

- saltando la Commissione, tutti gli emendamenti introdotti dal Senato (=introdotti, votati ed approvati dalla maggioranza) decadono, si torna al testo originario del Governo, ma qualunque cosa approverà la Camera, dovrà tornare al Senato. Se si fosse invece passati dalla Commissione, valutando gli emendamenti del Senato, la Camera avrebbe potuto approvare definitivamente la Riforma Gelmini.

In altre parole, per cercare di fare in fretta la Gelmini si sarebbe tirata la zappa sui piedi.
Questo è falso, vediamo perché o meglio vediamo perché è miope pensare che la Gelmini (leggi: il Governo) abbia agito in maniera tanto stupida.

1. Le proteste rinforzano il governo.
Si sapeva che questo provvedimento avrebbe provocato tali e tante proteste, questo fa passare una serie di messaggi tipo: questo governo sta facendo qualcosa, qualcosa che non piace alla solita sinistra contro le riforme, che difende i baroni e bla bla bla. Questo solito teatrino è un'arma per la prossima campagna elettorale a favore del centro-destra.
Perché dico questo?
a. è una non-Riforma, cambia poco o niente... non tocca i baroni di destra (loro in qualche modo sistemeranno i loro portaborse) e introduce solo un gran taglio. E' una riforma che si può difendere senza grossi sacrifici di consenso e colpisce un elettorato per lo più di Sinistra.
b. il Governo non è in grado di fare riforme ben più significative, tant'è che ha spostato quella della giustizia e la finanziaria è passata sotto silenzio nel disinteresse di tutti (poi vedremo perché). Eppure, doveva far vedere che è un governo ancora in grado di fare riforme, almeno di poter dire di essere in grado.

2. le proteste distraggono l'opinione pubblica
Stiamo vivendo una congiuntura molto difficile: nel 2007-08 per evitare la crisi finanziaria si sono usati i fondi pubblici per salvare le banche, colpevoli di questa crisi. Ora, i fondi pubblici stanno finendo e le banche hanno trovato che questo è un business per arricchirsi. La Grecia ha già saputo questo attacco, Irlanda e Portogallo lo stanno subendo e poi la Spagna è pronta seguita da Italia e Belgio. A causa della debolezza europea, principalmente causata dall'Inghilterra di Cameron, la Merkel ha risposto in maniera stizzita ed egoista dicendo "se Londra non mi fa commissariare i paesi instabili, allora io penso a salvare giusto Berlino e dintorni". Di fronte a questa crisi, molti governi stanno cadendo: l'ultimo è Fillon, mentre mi sa che in Belgio ancora devono formarne uno... intanto Zapatero perde la Cataluna e Cameron si fa vedere potente all'estero per nascondere agli Inglesi che non è ancora in grado di far niente (ricordo che Cameron non ha vinto, è in empasse con i lib-dem, è Brown che ha perso).
In questa crisi, Wikileaks serve solo per destabilizzare ulteriormente Obama: mi aspetto di scoprire che questi siano spinti da qualche repubblicano, per i quali è troppo presto tornare al potere perché manco loro saprebbero cosa fare di fronte alla crisi.
L'Italia? Molto semplice, le proteste servono per coprire questa crisi. Lo dice Letta che la situazione sui mercati è preoccupante e poco vale che Berlusconi dica "tanto la Spagna sta peggio di noi".

La "riforma dell'università" serve dunque
- per mostrare i muscoli,
- distogliere l'attenzione da problemi ben più seri,
- procurarsi un'arma per le prossime elezioni.

Quella di far saltare la commissione a un DDL è una mossa semplice per un disegno strategico ampio e intelligente. Certo, che poi l'Università sia in agonia questo non gliene frega niente a nessuno, d'altronde dobbiamo continuare a poter fare i bunga bunga...

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delle reazioni al mio sfogo

29/11/10

Come mi aspettavo, ho avuto alcune reazioni al mio sfogo di qualche giorno fa. In generale, non è cambiato niente: chi ha capito il discorso, già l'aveva capito e chi non l'aveva capito continua a non capirlo, confondendo questioni personali e di gruppo, questioni di relazioni con questioni sostanziali.

Dalle persone che si son sentite accusate (e effettivamente so di non esserci andato giù affatto leggero), mi son sentito ripetere che metà delle cose me l'ero inventate perché avevo informazioni errate e l'altra metà che comunque avevan ragione loro. In particolare, tutto nasce da informazioni sbagliate che io sarei dovuto andare a procurarmi per capire che in realtà avevano ragione loro (grazie, bell'apertura al dialogo!).
Ogni commento è superfluo, ma l'insegnamento generale è che conta quello che uno sa e che non gli si può dare dello stupido se non sa cosa che non gli sono state dette (quante analogie con l'Italia berlusconiana...). Oltre al fatto, che non è carino che in una discussione si parta dal principio suddetto che uno è nel torto perché non si è informato e quindi la sua opinione non può che essere sbagliata.

Secondo, mi è stato detto che è colpa mia perché non sono andato incontro a gesti riconciliatori e che non era possibile che io non ne fossi a conoscenza. Tuttavia, se uno vuole riconciliarsi si preoccupa che l'altra persona venga all'incontro o, se non è venuta, ex-post gli chiede perché... sempre che gli interessi veramente riconciliarsi e affrontare il problema. Ribadisco, in questa storia nessuno è mai venuto a chiedere la mia opinione e, quando la esprimevo, mi ripetevano che era perché non ero informato e comunque che avevo torto. E se non bastasse, andavano in giro a dire cose tutt'altro che piacevoli sul mio conto.
Dal mio punto di vista, non ho forse ragione ad esserne arrabbiato? Evidentemente no, perché ero solo male informato e comunque avevo torto, ma se nessuno dice a me quello che mi riguarda come posso io saperlo e ammettere di avere dei torti che, in realtà, già ho ammesso sentendomi ripetere che comunque loro non ne avevan mai di torti? Non fa forse arrabbiare che si vada in giro a dire una "verità" che mi riguarda, che mi mette in cattiva luce, facendomi passare per quello che non sono (pazzo, permaloso, male informato, prevenuto), senza farsi lo scrupolo di dirlo a me?

Infine, mi è stato chiesto come sia potuta succedere una cosa del genere in un tal gruppo. La mia risposta è molto semplice e mi ha permesso di far maturare una regola che sento come generale. Per anni, si scelsero i candidati non per amicizia, ma per merito, per serietà, per impegno e come investimento sul futuro e su questa scelta si cercava di accompagnare, aiutare, collaborare, responsabilizzare chi veniva scelto. Vidi che poi, pian pianino, senza che molti se n'accorgessero, le scelte vennero dettate dalle amicizie, simpatie o antipatie. In Italia, ad un amico non si vuol mai dire che sbaglia, non gli si vuol mai dire che forse per il gruppo è meglio altro, non si può dirgli di no. Se un gruppo è guidato da un progetto, la gente si avvicina, si sceglie e si allontana funzionalmente a quel progetto, sia esso un partito, un'associazione, una squadra; se un gruppo è dettato dalle amicizie ci si diverte molto di più, ma non si riescono a evitare quelle storture per cui, se un amico fallisce, allora bisogna aiutarlo a rifarsi. Se un collega fallisce, allora forse è meglio riconsiderare le sue capacità funzionalmente al progetto generale.
A costo di rendermi ulteriormente accusabile e antipatico, non posso non notare che quel comportamento emerse quando finirono per prevalere le persone del Sud Italia su quelle del Nord: datemi del razzista, leghista, non me ne frega niente, ma credo che questo prevalere dell'amicizia sul merito è un male che colpì quel gruppo, così come colpisce il nostro bellissimo Mezzogiorno. Esplicito questa cosa nella speranza che possa anche aiutare qualcuno a prendere consapevolezza di quali meccanismi sociali (tecnicamente: istituzioni) affliggono il nostro bellissimo paese. E' meglio fare un favore a un amico che non preservare la qualità di un progetto che possa durare e maturare nel tempo. Sia chiaro, le persone del Nord non sono esenti da queste cose e non voglio in alcun modo far prevalere alcuna equazione nord=merito=bravi e sud=clientele=cattivi. Sia chiaro che non è quello che penso perché so che al sud ci sono persone bravissime, spesso migliori di quelle del Nord perché abituate a farsi il doppio mazzo per rompere meccanismi clientelari. Spero, sinceramente, che si capisca il senso profondo di questo mio paragrafo: come si scelgono le persone? In funzione delle amicizie o del progetto che si vuole perseguire? Questo vale nel piccolo, come nel grande: Bersani è stato scelto come migliore per un progetto o come figlioccio di D'Alema?

Infine, mi han chiesto se e come si possa rimediare. Il mio sfogo arriva quand'ormai è tardi perché sto finendo il dottorato. Innanzitutto, io non credo di dover andare a nessuna riconciliazione né di dover fare io alcun passo in avanti perché, quando ho riconosciuto i miei errori, mi sono ritrovato davanti un muro che continuava a rimbalzare sempre e solo su di me tutte le colpe, e allora mi sono stufato di sentirmi ripetere che è sempre e solo colpa mia. Io spero che gli altri miei progetti non vengano sacrificati da questa mia vicenda e che, per esempio, l'associazione dottorandi riesca in qualche modo a proseguire, malgrado tutto: là ho gettato dei semi in cui credo molto ché poi sono persone con le loro idee e, spero, il coraggio di trasformarle in azioni concrete perché, come dissi tempo fa, "la politica è filosofia in atto" e se mai un giorno si chiederà quale sia il mio pensiero filosofico(-politico), spero parta dalle mie azioni politiche più concrete. Là, mi sono sempre sforzato di circondarmi da persone che condividessero il progetto, non da amici, anche se poi con alcuni di loro siamo diventati amici. Sul rimedio umano-morale, non ho molto da dire e la ferita rimane. Amen, andrò avanti ché sono ancora vivo... dicevano gli antichi: quel che non ammazza, ingrassa. E io sono ingrassato, ferito ma ingrassato... Mi han chiesto se in futuro si potrà rimediare e riprendere a collaborare: peccato, che io abbia deciso, anche per colpa di questa ferita, di chiudere un rapporto ormai decennale col Politecnico (altre storie alla base di questa scelta non le ho (ancora) raccontate, ma tant'è... non credo neanche di volerle raccontare) e quindi, anche volendo, non vedo che possibili collaborazioni possano esserci.

Passo e chiudo, senza più voglia di parlare di questa vicenda perché a molte (mie) parole sono seguiti troppi pochi fatti (altrui) e, personalmente, sono stufo di sentirmi ripetere che ho torto, che sono solo permaloso, che dovevo informarmi meglio, che il mio punto di vista è parziale e limitato e che è tutto solo dettato dal mio cattivo carattere. Tanto, il tempo andato non ritornerà, le cose di una volta non si dimenticheranno, e sono stufo di parole senza atti concreti. Io so di aver fatto la mia parte, al meglio delle mie capacità, sapendo come e con quali persone si possono affrontare i problemi. Spero che questo ulteriore sfogo aiuti a capire un po' di questa lezione, agli altri che avran voglia e pazienza di leggere per cercare di capire (non per avere conferma che loro hanno ragione ed io torto) ma soprattutto a me che, grazie a chi mi ha spinto a sfogarmi, sto imparando la lezione che ho vissuto.

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oggi, malgrado Milano

28/11/10

Oggi sono contento e rilassato. Un po' stanco perché siamo dopocena e questo ci può stare, ma stranamente rilassato. Una sensazione di ben'essere che non sentivo da tanto tempo. Non un benessere da terme o da quando hai sfogato i muscoli con una bella cosa, ché quelli in realtà sono un po' appesantiti, ma ci può stare.
L'ozio domenicale mi ha fatto paura a lungo perché, soprattutto a Milano, si sovraccarica il week-end di aspettative quasi sempre disattese. Questo week-end non ho storie particolari da raccontare, se non qualcosa che credo sia una sorta di miracolo a Milano.
Ecco, oggi ho provato l'esperienza dell'ascolto, fatto o ricevuto ché quest'azione è bellissima perché il 'fare ascolto' è un'azione attiva che in realtà mette al centro l'altro e, viceversa, 'ricevere ascolto' è un'azione passiva che in realtà ci rende protagonisti.
Non è poco, è incredibile, credo sia la base dell'umanità e quando se ne fa esperienza ci si sente umani e, quindi, naturalmente benestanti... non nel senso materiale, certo. Un'esperienza di umanizzazione che, credo sia alla base del Cristianesimo, molto più di tanti proclami sull'uso del preservativo o sull'eutanasia.
Penso che questa cosa a Milano, forse anche in altre città, manchi tantissimo e sia alla base dei mali moderni. Non so dirvi se una volta fosse diverso, tendenzialmente non voglio mitizzare il passato. Credo però sia qualcosa di importantissimo e, una volta provato, si capisce chiaramente la differenza.
Ecco, vorrei dire tante altre cose, fare riferimenti e forse espandere il concetto, ma invece decido di chiudere qui questo piccolo ragionamento. Buonanotte e buona settimana.

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se in qualche modo il mio sfogo può aiutare ad esser di lezione ad altri sarò contento

24/11/10

Oggi si chiude, simbolicamente, una storia che mi ha creato grandissimo dispiacere perché combina un fallimento politico mio con la rottura di alcune relazioni che pensavo di amicizia, ma che evidentemente non lo erano. Lancio questo sfogo a cui penso da tempo nella speranza che quello che ho subito io, sebbene non possa essere ripagato, possa in qualche modo essere da lezione per altri perché non sbaglino a loro volta. Ormai, con oggi, si chiudono anche i termini per una possibile riconciliazione che fosse quantomeno politica, dopo quella personale. Ma procediamo con ordine.

Sono stato rappresentante degli studenti al Politecnico sin dal mio primo anno, grazie a un mio caro amico con cui - e questo è bellissimo - ho fatto tantissime discussioni, spesso molto animate e con profondi disaccordi, ma con cui alla fine eravamo sempre pronti a stare allo stesso tavolo per portare avanti al meglio il progetto comune in cui credevamo. Le 'discussioni animate' tra di noi, quasi proverbiali, alimentavano un rapporto di stima e amicizia che continua ancora adesso, anche se le nostre strade si sono un po' separate, ma non certo per rancori.
Racconto questo perché è, a mio avviso, segno di un rapporto virtuoso politico&personale.
Da rappresentante degli studenti, sono arrivato fino in Senato Accademico, la più alta carica che si potesse ottenere, grazie a un gruppo dove tutti erano interessati a lavorare l'uno per l'altro, a imparare dai più anziani ed a sostenere le energie fresche dei più giovani. Un gruppo unito dalla volontà di fare politica a Sinistra, se poi ne nascevano anche amicizie (e talvolta amori) tanto meglio. In 5 anni intensissimi, qualche vanto posso dire di averlo, nella consapevolezza che non sono mai meriti individuali, ma collettivi. Tre sono quelli che io considero i risultati migliori e più simbolici della mia attività:
1. con una raccolta di firme ottenemmo una ristrutturazione degli spazi per gli studenti di Architettura, e in generale di tutto il Politecnico in modo che ci fossero più banchi, più prese per i computer, orari più lunghi alla sera. 800 firme in una sola facoltà, mai nessuno come allora, se non ai tempi che furono.
2. preparai una riforma del bando delle attività culturali e viaggi degli studenti, correggendo un sistema marcio e avviando una maggiore trasparenza e regolamentazione in quelli che sono i fondi per le stesse associazioni. Un tema delicato perché toccava gli interessi diretti delle stesse associazioni di cui ero espressione, ma ci riuscimmo (salvo qualche ulteriore correzione minore che eran tecnicalità su una linea che ero riuscito a far passare).
3. riformai il consiglio degli studenti in modo da garantire agli studenti una voce più autorevole nell'Ateneo. Scrissi quel regolamento articolo per articolo, viaggiando tra gli uffici e la mediazione con le altre liste e studiandomi le leggi in merito. Mai nessuno prima di allora.
A seguito di questi 'successi', si creò un bel gruppo coeso e affiatato capace di far nascere amicizie attorno a un progetto che era in primo luogo politico. Dopo il mio mandato, vincemmo le elezioni per la prima volta dopo 15-20 anni, il bando per le attività culturali permise a molte associazioni di animare il depresso panorama studentesche e il nuovo presidente degli studenti poteva andare a parlare col Rettore con l'autorevolezza di chi guida un'istituzione che lavora e propone.

Non ero certo il migliore e, chi legge, sia consapevole che quei successi erano collettivi, non miei. Dopo di me, venne una generazione che era chiaramente migliore: impostarono una battaglia politica e culturale a favore della valutazione, una battaglia coi fiocchi ché io non sarei stato in grado di gestire. I loro nomi erano sulla bocca delle più autorevoli istituzioni per la serietà e maturità dell'impegno.
Io, nel frattempo, iniziavo il dottorato e partivo per London.

Una volta tornato, diventai rappresentante dei dottorandi, proseguendo quell'impegno di rappresentanza ché mi aveva dato soddisfazione, passione, esperienza ed amicizie (tralascio il tema degli amori, quelli non vi riguardano...). Una situazione difficilissima data l'assenza di ruoli istituzionali, la dispersione della categoria da rappresentare, l'assenza di esperienze pregresse e la necessità di creare un gruppo da zero, oltre a un mutato contesto culturale che obbligava una lotta per la difesa dell'esistenza e della dignità stessa dell'Università. Ci provai e qualche ramoscello dell'albero che stavo coltivando iniziava a fiorire: non tutti capiscono che le unità di misura non sono tutte uguali perché tra 45 e 46 si sale di poco, ma tra 0 e 1 c'è un infinito.
Al rientro, quel gruppo con cui avevo fatto tanto era ancora parzialmente presente, il naturale ricambio generazionale appariva promettente, poi una serie di eventi hanno portato alla storia che vi descrivo.
Premetto, che pensavo che una collaborazione tra le rappresentanze dei dottorandi e quelle degli studenti potesse essere virtuosa e, a parole, molti mi davano ragione. Se quando iniziai io gli 'anziani' erano un esempio, ora c'era la possibilità addirittura di collaborare.

Iniziai a capire che i tempi erano cambiati quando venni a sapere che avevano concordato con l'aspirante rettore la proroga del mandato delle rappresentanze studentesche. Quando io mi trovai nella stessa situazione, feci una battaglia ché mi costò un cazziatone memorabile dal Rettore perché ciò non accadesse: col 3+2 gli studenti si laureano in fretta e facilmente, dopo 2 anni, ti ritrovi che non hai più rappresentanti. Inoltre, se c'è una regola la si rispetta perché se il mandato è biennale è segno di poca considerazione dire "vabbé, facciamolo triennale perché quest'anno non abbiamo voglia di fare le elezioni ché abbiamo già altro da fare". La democrazia ha un costo, lo so. Oltretutto, ironia della sorte, i costi sono stati pagati lo stesso perché comunque il ministero aveva indetto le sue di elezioni studentesche e quindi si doveva votare. Ma quello che non capirono allora era che non si poteva accettare un rinvio: in un gruppo studentesco 2 anni sono un'enormità e se non si tengono le elezioni il gruppo non può rigenerarsi. Quel meccanismo di esperti+energie fresche si perde inevitabilmente. Provai a dirlo, invano, avevano già deciso senza ascoltare chi già si era trovato in quella condizione. Pensai non fosse così importante.

Durante le elezioni del Rettore, uscirono con una posizione molto forte a sostegno di uno dei candidati, quello che poi ha vinto. A prescindere dal merito di quella decisione, feci notare che i rappresentanti degli studenti non devono comunicare in pubblico per chi voteranno perché non è il loro candidato, per almeno un paio di ragioni. La prima è che se poi quello perde, come ti relazioni con il candidato che hai osteggiato e che è diventato Rettore? Secondo, gli studenti sono un elettorato atipico perché, al più, possono portare l'attenzione su alcuni temi, nulla più (no poltrone, no spartizione risorse, no influenza in generale). Non è poco, ma bisogna giocarsela bene: se uno dice voto X e poi dopo parla del perché, allora quei temi vengono sminuiti perché uno viene percepito da fuori che è organico a una lista: se Cicchitto dice che vuole A, B e C viene percepito come una richiesta berlusconiana. Se a richiedere A, B e C è la Marcegaglia, allora è un senso completamente diverso e con quelle richieste può bussare al PdL o al PD e negoziare con loro. Mi rendo conto non fosse un concetto facile, ma non immaginavo le conseguenze.
Quei rappresentanti degli studenti, con cui c'era un'idea di principio di collaborazione, andarono invece dal candidato, che era un mio professore, sparlandomi alle spalle, dicendo che facevo pressioni su di loro contro di lui e lui, ovviamente, poi mi fece chiamare. Passai una bruttissima mezz'oretta. Ma non era finita.

Con quel gruppo di dottorandi di cui ho parlato, cercavamo faticosissimamente di andare avanti, mentre quei rappresentanti degli studenti - a parole - rinnovavano il desiderio di cooperare. Bene, mi ricordai di quel bando che avevo riformato e decidemmo di parteciparvi: fu uno sforzo enorme per un gruppo così fragile, ma - previa verifica con gli uffici - fummo ammessi a parteciparvi e già quello fu per noi un grande successo. Nella commissione c'erano quel candidato poi diventato rettore e quei rappresentanti degli studenti. Il nostro progetto venne bocciato su iniziativa di quel professore e con l'avvallo dei rappresentanti degli studenti, anche quelli del mio gruppo.
Fortemente deluso, andai a chiedere spiegazioni. Tra le varie cose, mi dissero ché c'erano pochi soldi e quindi preferivano darli agli studenti (alla faccia della collaborazione coi dottorandi... e comunque verificai che i soldi ci sarebbero stati), mi dissero che i dottorandi sono una categoria di privilegiati (!!!) e che quindi non dovevano chiedere altri soldi, mi dissero che il bando non era per i dottorandi e che ce ne stavamo abusando (ma avevamo controllato con gli uffici che era falso perché potevamo partecipare...). Mi arrabbiai e mi fu risposto che non si può criticare un gruppo quando è in difficoltà: fui 'invitato ad andarmene' perché non si può criticare un gruppo (di Sinistra) quando è in difficoltà.

Da allora, ho ricevuto qualche telefonata di stima e solidarietà, ma poi un assordante silenzio a conferma del fatto che facevano sul serio nel volermi espellere. La cosa più umiliante è che venni a sapere che hanno organizzato una 'giornata di conciliazione' tra giovani e ex-rappresentanti, ma che non mi hanno invitato. Peggio, sono andati a dire agli altri ex-rappresentanti che io ero invitato, ma non a me. Proponevano cioé una riconciliazione, ma non con me.
Da allora, silenzio e disinteresse da parte di persone che ritenevo amiche, su cui io avevo investito. Me ne viene in mente una in particolare perché, alle ultime elezioni, avevo ceduto il mio seggio in suo favore, convinto come sono che sia meglio mandare avanti i giovani. Quello stesso che poi parlò da presidente di quell'organo che io avevo riformato e che, ora, si vantava andando in giro a testa alta. Ma che nel frattempo aveva sparlato di me col nuovo Rettore, nel frattempo aveva bocciato il mio progetto di associazione dei dottorandi, che nel frattempo non aveva detto niente sulla mia espulsione. Come lui, la maggior parte di quelle persone ha celebrato la 'giornata di conciliazione' esplicitamente escludendomi perché, se volevano, potevano chiamarmi. Invece, hanno detto agli altri che mi avevano chiamato e che ero io quello che faceva l'offeso.

Oggi, scadeva quel bando di cui ho parlato e per questo scrivo proprio oggi. L'associazione che avevo cercato di promuovere è implosa perché se tutte le proposte che fai sono ignorate o bocciate uno poi si stufa. Il bando a cui siamo stati bocciati è stato solo il colpo di grazia. Come 'conciliazione', avevano promesso di aiutarci e invece...

Ecco, questa è una mia grande delusione e, a costo di passar per permaloso, io credo di non meritarmi tutto questo, non meritavo la coltellata alla schiena da chi ho fatto crescere, non meritavo così tanto disinteresse e ostilità da un gruppo per cui mi ero dedicato pienamente. Non nascondo, questa è la mia più grande delusione politica ed umana, un fallimento che non è colpa del sistema, non era una lotta titanica: è un fallimento causato da chi avrebbe dovuto essere dalla mia parte, da chi mi diceva di stare dalla mia parte, da chi diceva che i dottorandi erano anche una loro causa, da chi aveva mezzi e possibilità di aiutarmi o, almeno, avrebbe potuto evitare di bocciarmi i progetti.
Con amarezza, so che non tornerà tutto questo. Ho aspettato un qualunque gesto di conciliazione, ma sapere che è stato fatto escludendomi esplicitamente mi fa naufragare la stima che potevo avere: un omicidio consumato nel tradimento ed a cui non ci si è mai chiesti se forse si potesse dire "scusa" o provare a rimediare.
Io so che in Italia a far politica con disinteresse e passione ci si fa tanti nemici, lo spiegai tempo fa, ma ci si fa anche qualche amico. Ora, rimango fortemente disilluso.

Un'ultima nota di rammarico: se mai le persone coinvolte passeranno di quà, già so che mi accuseranno di una versione parziale, di aver strumentalizzato le cose a mio vantaggio, di essere un permaloso che se la piglia per niente e che li accuso di cose che non esistono e che mi sono inventato. Già me l'hanno detto quando mi hanno espulso. Bene, a queste persone non risponderò perché, evidentemente, non interessa cosa penso io.
A tutti gli altri, spero che questa storia possa insegnare qualcosa perché, se possibile, loro facciano attenzione che non si ripeta.

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scarpe

Avrei qualche sassolino nella scarpa da togliermi. Sul Poli, io avrei non solo alcuni sfoghi, ma vorrei denunciare alcune cose subite nella speranza, forse effimera, che denunciare alcuni errori subiti da me possa evitare che si ripetano su altri.
Credo che lo farò, appena avrò tempo, per ora cerco di riflettere nella speranza che siano non solo sfoghi.

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etichette

23/11/10

Per varie ragioni, oggi ho voglia di scrivere e riportare un pensiero che in realtà volevo scrivere ieri.
Sono preoccupato quando la gente si preoccupa delle etichette e perde la sostanza; quando si guarda più all'etichetta 'cristiano', che non al senso di cosa voglia dire; quando si guarda più alla Chiesa come istituzione ché non al messaggio che cerca di portare; quando ci si preoccupa del crocefisso nelle aule e non del messaggio del Crocefisso; quando ci si aspetta incredibilità e si perdono le meraviglie della quotidianeità.
Ecco, vorrei che non si avesse paura di questo, di queste etichette, vorrei si parlasse semplicemente di ciò che c'è, che è sufficientemente incredibile, e non di ciò che dovrebbe esserci.

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"e' cosa 'e niente"

22/11/10

Questo splendido video l'ha appena fatto vedere Saviano. De Filippo, indubbiamente, è un artista assoluto, capace di riassumere in poche battute un'intera tragedia, una filosofia di vita, il dramma della contemporaneità che poi, forse, un tempo non era così diverso ma assai poco c'interessa, hic et nunc.

Mi dicono di essere rancoroso, di prendermela, di offendermi.
E' vero.

Ma è anche vero che se si passa sempre sopra alle offese, a certe offese, agli affronti e alle scorrettezze, a certi affronti ed a certe scorrettezze... beh, credo di perda la propria umanità, la propria dignità di essere umani. Non mi riferisco a difficoltà della vita, ingiustizie vaghe del mondo.
Mi riferisco a quelle scorrettezze fatte da chi si pensava essere amico, da chi ti fidavi, da chi pensavi che... e invece...
Mi riferisco a quando ti uccidono un progetto, parola per me sacra, su cui avevi investito tanto tempo e energie. Un progetto che avevi fatto crescere, un seme che avevi coltivato al meglio delle tue forze e poi... come se niente fosse... il tuo albero viene tagliato da chi, in teoria, ti era amico... la tua casa viene distrutta dal tuo stesso paese... il tuo figlio viene ucciso da chi condivide carne e sangue e nervi e sudore...

Passare oltre, dire che "e' cosa 'e niente" significa accettare la disumanizzazione di certe cose, perché se non sono sogni, progetti, amicizie, sentimenti, energie quello che ci rendono umani, cosa mai dovrebbero esserlo? Già lo dissi tanto tempo fa.

Ecco, allora, che se il perdono deve venire non può che provenire da qualche altra parte, più in alto, ché agli uomini se si toglie l'umanità ben poco resta. Delle ferite del mio cuore, ben poco resta. Progetti resi macerie da chi consideravo amico, e questo fa più male perché non sono vittime dei miei errori. Mi si dica pure che sono rancoroso, permaloso, ma credo che offendersi sia comunque un segno di umanità, credo che fare spallucce quando si passa sopra a queste cose sia disumanità. E poi, io, non ho mai cercato vendetta contro queste persone, anche se - certo - considerare amico chi ti uccide un progetto su cui hai investito energie, tempo, sentimenti, passione è, umanamente, impossibile.

Credo che non si debba ferire la tela su cui altri stanno costruendo dei progetti, credo che non lo si debba fare ai propri amici, credo che questo tradimento sia il problema, ma credo anche che il perdono possa arrivare come atto umanizzante di fronte a segni che fanno il pentimento.

Penso a quelle volte da cui ho subito queste situazioni, mi dicono che faccio male a prendermela, ma allora mi chiedo perché dovrei credere nei valori, sbattermi per cercare di realizzarli e chiedermi perché dei presunti amici dovrebbero uccidermeli. Perché quelle cose, non tornano indietro: se uccidi un figlio, i genitori non possono rifarlo. Farne un altro non può essere in alcun modo una sostituzione del figlio ucciso. Vado per casi estremi, ma sia chiaro che non mi riferisco ai progetti falliti, ma a quelli uccisi, non agli incidenti, ma quelli per volontà dichiarata.

Scrivo tutto questo un po' per giustificazione mia, ma molto perché credo che a ripetersi queste cose si possa fare più attenzione a cercare di non farle agli altri, io in primis. Anni fa, in maniera un po' naif, dissi che senza rispetto non ci può essere nient'altro. Un po' ingenua come affermazione perché andrebbe spiegata, ma ci dev'essere una base per sentirsi ancora umani.

Mi vengono in mente alcuni versi di maestri. Uno fa così: "E ho ancora la forza di chiedere anche scusa o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa" (troppo facile chiedervi di indovinare). Offendersi e chiedere scusa sono segni di umanità, di riconoscimento dell'umanità che c'è nelle relazioni umane, di un'umanità che non è scontata perché pochissime volte sento dire "scusa".

Io, cerco di fare del mio meglio, fare tutto il possibile, come diceva Willy Brandt, almeno di farlo nella speranza che gli ospiti di questa strana terra virtuale possano condividere capitoli di questa storia immaginifica, iperreale o surreale e che, in fondo, a me piace raccontare e se me la prendo, sappiatelo, è perché ci tengo alle persone, ai progetti e perché "Ho ancora la forza che serve a camminare, picchiare ancora contro per non lasciarmi stare: ho ancora quella forza che ti serve quando dici: "Si comincia!"."

Mi piace raccontarti sempre
quello che mi succede,
le mie parole diventano nelle tue mani
forme nuove colorate,
note profonde mai ascoltate
di una musica sempre più dolce
o il suono di una sirena
perduta e lontana.

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assai divertente

Ieri Casini annuncia che avrebbe trattato per aiutare il Governo Berlusconi.
Poco fa comunica che voterà contro la fiducia al Governo Berlusconi.

Quanto mi piace questa confusione? Attenzione, è tattica e non è approssimazione. Facite ammuina è un falso storico, ma è anche una tattica comunicativa: ti fai vedere disponibile al dialogo, ma cerchi di imporre le tue condizioni, e poco importa la confusione generale, siamo in una fase dove si gioca a salvare il proprio salvabile.

W la confusione, per il senso di responsabilità ne riparliamo la prossima volta...

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a cena nel dì di festa

Nonostante fosse l'ora dei vespri, non avrei saputo dire che ore erano: la piccola abbazia di Southwark era rischiarata da una luce innaturale perché le candele erano più del solito e le mura gotiche erano state addobbate come non mai, rendendo il tutto un contrasto innaturale. Le volte gotiche così illuminate sembravano serene ed eleganti, nonostante si trattasse di una semplice parrocchia, per quanto la più grande sotto il Thames.

Le più alte cariche del Regno erano riunite in quella piccola abbazia circondata da strade lugubri. Sedevo in fondo, mentre i vari nobili si alternavano nelle undici letture sacre. Quando von Braun e McWyzer si alzarono e andarono verso l'altare, la croce di St. Andrews pareva sovrastare i più fastosi paramenti del primate di Britannia. In quella luce così innaturale, la veste dorata pareva uno sfondo di fianco al manto blu con la croce bianca, non solo per la maggior statura di McWyzer a cui, improvvisamente, gli anni parevano non pesare più. Sua Maestà non aveva uno scranno sull'altare, ma uno più semplice tra l'assemblea.

I Vespri erano un'innovazione rituale voluta dallo stesso McWyzer per chiudere la giornata di celebrazione dell'incoronazione. L'aveva spiegato poche ore prima quand'era stato chiamato alla solenne benedizione a Westminster, lui che pure non era più il Cardinale Metropolita. Southwark era stata una sorta di area franca: l'assenza di titoli aristocratici e la volontà di non portare la guerra così vicino alla capitale ed agli interessi più forti del regno avevano preservato questo lembo di Londra dallo schierarsi. Ciononostante, Southwark grondava sangue di poveri e reietti, di prigioni dove molti senza nome erano stati passati per la spada per indebolirsi vicendevolmente. Molte stragi erano state commesse senza che i contendenti volessero ammetterlo. Le rivelazioni in pubblico diedero fastidio a molti, ancor di più la volontà di condurre il corteo da Westminster a lì lungo posti lugubri come Clink Street, un posto dove nessuno si sarebbe mai immaginato di trovare il Re di Britannia.

In quella giornata raffreddata dal vento, senza sole ma che non avrei mai detto di cattivo tempo, McWyzer era apparso un'altra persona. Incredibilmente, si era lasciato coinvolgere con un entusiasmo da ragazzino dalle gare di voga sul Thames: i migliori equipaggi del regno si erano sfidati davanti ai suoi, mentre l'Abate seguiva con attenzione passione. A qualcuno pareva pure che avesse tifato, per il Re, naturalmente. Qualcuno malignava che fosse pure ingrassato, mentre lui non nascondeva che ora la vita non si conducesse più tra stenti e fatiche, almeno non quelle fisiche.

Contro ogni aspettativa, l'Abate era stato chiamato a celebrare solennemente la Messa in Westminster, addirittura superando il rango del Metropolita. La sua omelia per i caduti e per i veterani commosse anche i più giovani, mentre fuori il vento sferzava il Thames regalando un po' di sereno alla città di Londra.

A cena, l'Abate era seduto a capotavola all'estremo del lungo refettorio della Torre Bianca, il Re al posto d'onore era in realtà più intento a colloquiare con i molti nobili che gli giravano intorno, mentre von Braun intratteneva gli ospiti rimasti a sedere. McWyzer mangiò di gusto intrattenendosi con i pochi rimastigli attorno, commentando la nomina del Vescovo Staturini al soglio pontificio.

L'Abate mi pareva un altro uomo, poteì osservarlo da vicino quando mi chiamò per chiedermi di far riaprire la Cattedrale di Southwark per la veglia notturna. Capii che non potevo chiedergli spiegazioni, raccolsi alcuni confratelli e andammo a preparare. Di lì a poco, arrivarono l'Abate con von Braun e pochi altri, nessun aristocratico. Recitammo un rosario notturno prima d'andare a dormire e fu lì che mi sorprese, ma non osai chiedergli perché proprio un Rosario, lui che con queste cose mai era andato d'accordo, mentre la notte aveva già inghiottito la giornata di festa e un altro sole si preparava a riemergere. Chiuso quest'insolito rito, uscimmo e una piccola nave ci aspettava lì fuori. Il Re ci salutò, mentre la bandiera di Scozia veniva issata, Noi tutti ci coricavamo e ci lasciammo trasportare verso St. Andrews.

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pause narrative

Ho bisogno di una pausa; racconterò un capitolo della storia di McWyzer.

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una necessità contingente

Bisogna uscire dalla contingenza dell'attualità, dalla quotidianeità schiacciante dell'attualità. Una sfida per guardare oltre e vedere cosa c'è dopo, una prospettiva temporale che vada oltre la giornata, la settimana. Bisogna guardare in faccia gli anni, con i loro passaggi più brutti e le gioie più belle. Uno schiaffo può farci svegliare e dirci che siamo fatti per qualcosa di più di questa quotianeità.
Ma tutto ciò non è scontato, non è banale, è faticoso e doloroso.

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perché ha ragione Casini

21/11/10

L'UdC apre al Governo: giusto! Il paese non ha nessuna voglia di elezioni, è stufo di questo clima e di questa situazione. Giusto tentare, provare... e arrivare a logorare Berlusconi con un governo allargato, come già avevo detto per Fini. E' giusto provarci, tanto un governo PdL-LN-UdC-FLI non durerebbe a lungo e presto imploderebbe arrivando sì alle elezioni, ma a pezzi. Inoltre, l'UdC fa bene a farsi vedere dialogante perché è nelle sensibilità del suo elettorato; il PdL un po' più accorto dovrebbe evitare questa trappola, ma non diteglielo, chiaro?

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alle radici dei mali dell'Italia

20/11/10

Ci sto riflettendo da tempo ed ho individuato due parole chiave che propongo in questa sede: investimento e rischio.

Investimento: all'Italia manca la prospettiva di lungo periodo. E poi cosa faremo? Dove il "poi" è temporale... cosa faremo dopo, domani, quando questa cosa che siamo ora finirà. Come vivremo da vecchi? Come vivranno i nostri figli? Che lavoro faremo domani? Come sarà il domani? Le brave formichine italiche al più risparmiano soldini, ma pochi investimenti in termini di conoscenza, di istituzioni, di regole. Poca fiducia nei giovani, poca voglia di dire "faccio questa cosa che oggi non serve, ma domani darà i frutti". Noi fummo popolo agricoltore, oggi non abbiamo più quella pazienza.

Rischio: c'è poco rischio imprenditoriale in Italia, il rischio è calcolabile, ci si espone in prima persona, ci si prova, si affrontano sfide che non sono dall'esito scontato, ci mettiamo in gioco. Ecco, questo manca: la voglia di giocarsi una partita sapendo che la si può perdere ma che, se è stata partita vera, una sconfitta ci avrà insegnato come giocare la prossima partita... e una partita è pur sempre una partita, mica la vita intera.

Ecco, vorrei io stesso imparare a entrare in questa prospettiva, imparare a investire sul futuro e rischiare con un po' più di fiducia. Vedo molti miei amici non fare questo e disperdersi. Vedo amici che hanno rischiato e stanno andando bene perché in fondo, noi, siamo meno peggio di quel che ci pensiamo addosso. E investire è qualcosa da fare perché non sono questi i brutti tempi che vogliamo vivere, credo che questa contemporaneità non ci piaccia, ma dobbiamo profondere uno sforzo collettivo perché gli investimenti diano frutti.

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bravo Boeri

Questa intervista è una risposta matura e intelligente a una sconfitta alle primarie. Un passaggio mi piace: "Devo ringraziare chi nel Pd mi ha aiutato in modo entusiastico. Credo che oggi, però, a Milano il Pd dovrebbe pensare a una scelta coraggiosa e radicale: un’assemblea costituente. Questo Pd è nato da un complicato calcolo di equilibri tra rappresentanti di un vecchio sistema di partiti e di correnti. Serve una rigenerazione che non può che nascere da una grandissima apertura verso le energie che stanno nella città reale" (S. Boeri).

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un intero programma politico che occuperà ALMENO una legislatura

19/11/10

In Italia, fatti 100 i redditi due terzi vengono da lavoro dipendente, un terzo dal lavoro dei liberi professionisti.

In Italia, le tasse raccolte dalle imposte sul lavoro dipedente sono 10 volte quelle raccolte dal lavoro come liberi professionisti.

Riequilibrare questa gravissima sproporzione non è solo una questione etica...

PS
I dati vengono da una qualche puntata di Report

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auspicio politico

18/11/10

Non si vada a votare con questa legge elettorale, punto e basta. Qualunque cosa per cambiarla. Io voto per il proporzionale alla tedesca, da copiarsi paro paro, ma ovviamente sono aperto anche ad altre soluzioni.
Lo faccia un governo tecnico oppure un centro-destra con l'aggiunta dell'UDC va bene lo stesso, purché la si cambi: se né Prodi né Berlusconi sono riusciti a governare col premio di maggioranza, significa che il Porcellum lo è di nome e di fatto.
A Sinistra, si pensi bene prima di invocare le elezioni perché, nello scenario più ottimista, una serie di coincidenze potrebbe farli vincere, ma non sarebbero maggioranza, ripeterebbero l'errore dell'ultimo Prodi e il centrodestra tornerebbe subito su, visto che è la vera maggioranza culturale di questo paese.
Leggendo i dati di Ilvo Diamanti, si nota come Berlusconi cala a favore di Lega e FLI; simmetricamente, il PD è fermo al palo e avanzano IdV e SEL. Si rifletta su questa simmetria.

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quel ch'appar evidente

Saviano critica Maroni sui legami Mafia-Lega Nord, non c'è il tempo di uno scambio di battute ché subito il più importante boss dei Casalesi viene arrestato a casa sua e subito Maroni dimostra quant'è bravo. Ehum... dunque... diceva Andreotti che a pensar male si fa peccato, ma ci s'azzecca sempre. Essendo io anima peccatrice, penso spesso male... noto la coincidenza... noto che il latitante più ricercato viene scovato a casa sua, in centro, nel posto dove era più prevedibile trovarlo...
Cerchiamo un sedicente leader di movimento religioso: tedesco, opera a Roma... t'oh! L'abbiamo trovato in San Pietro, a casa sua, aveva pure la sfacciataggine di affacciarsi regolarmente alla finestra... Riproviamoci: cercasi leader di gruppo dedito alla guerra internazionale, abbronzato e giovane... t'oh! l'abbiamo trovato in un palazzo bianco di Washington, dove viveva pure la moglie!
Mettendo in chiaro che sono contentissimo di quest'arresto, trovo una mediatizzazione assai sospetta, coerente però col regime mediatico berlusconiano...

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in Lombardia

17/11/10

Emerge, finalmente, lo schifo della Mafia qui in Lombardia. Ma la trasmissione di Saviano sbaglia nell'accusare la Lega Nord: è un errore in primo luogo di tattica comunicativa. Oggi, tutti guardano l'accusata, Maroni in particolare.
Ci si dimentica dell'accusa, ma soprattutto che quaggiù al Nord la Lega ha un potere radicato, ma in provincia, dove di soldi ne girano meno. Gli affari pubblici e privati più ricchi sono in città: Milano, Brescia, Monza, Como, ... La Mafia va dove ci sono i soldi e i politici che li gestiscono, e su questo sto dicendo una banalità, ma se seguite nomi, cognomi e appartenenze di quei politici coinvolti in queste vicende scoprite un'incredibile costante che è poi quella stessa che governa e spadroneggia in questa regione, come ha effettivamente denunciato più volte lo stesso Maroni, ma con lui anche Podestà e altri, seppur per diverse ragioni.

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e poi e poi...

16/11/10

Questo articolo mi rappresenta.

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dopo le primarie

15/11/10

Ho provato a commentarle con alcuni amici attivi nel PD ed han confermato alcune mie impressioni.

1. Critica il PD significa delegittimarlo, quindi niente critiche e bisogna lasciarli lavorare (chissà poi a far che cosa... se il confronto coi cittadini che non la pensan come loro è escluso...).

2. Più che scegliere il candidato migliore, nel PD volevano imporre il loro di candidato. Le primarie 'Bersani-style' devono essere la legittimazione dei candidati, non il meccanismo per sceglierli.

3. Più che sostenere Pisapia, il PD cade nel regolamento di conti interno: arrivano dimissioni, invece di dichiarazioni di sostegno al nuovo candidato.

Un po' di ironia per chiudere col mio status su FB.

Dopo le Primarie, i vertici del PD milanese si dimettono: grande delusione per non poter utilizzare i manifesti (già stampati) con la scritta "Vota Penati Sindaco di Milano!". E dire che il risultato sarebbe stato garantito...

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politica europea

Due punti di partenza: quest'articolo e la notizia che l'occupazione in Germania migliora, mentre si stanno per ridiscutere molti titoli di stato di paesi a rischio.
Tira brutta aria, bruttissima. Il prossimo mese le borse soffrirranno moltissimo. I soliti noti a rischio (Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e Italia), molti governi in fibrillazione politica (Francia, Belgio, Italia, Portogallo), mentre a Est permangono gli stati preoccupanti di Ungheria, Lituania e Cekia.
Eppure, la Germania migliora l'occupazione che, per me, dovrebbe essere il vero obiettivo politico di questa fase.
Come? Io vorrei riuscire a alzare le tasse sulle rendite e ridurre quelle sull'occupazione in modo da costringere il capitale a muoversi, facilitando le assunzioni così la domanda tornerebbe a salire mentre le tensioni sociali diminuirebbero. Facile a farsi, ma soprattutto mancherebbe una politica di ristrutturazione della finanza che continua a mettere in circolo quel sistema che ha generato la crisi che stiamo ancora vivendo. Tatticamente, converebbe riorientare l'Europa verso India e Brasile, magari la Russia, in modo da competere con l'asse USA-Cina.

Va bene, queste sono veloci note disordinate, ma c'è un senso...

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laboratori fermentanti

Laboratori politici, in Italia, ce ne sono. Sono luoghi dove si anticipano le tendenze socio-politiche nazionali. C'è la Puglia di Aldo Moro, la Firenze di La Pira, la Milano di Craxi, in parte la Bologna di Dossetti e Prodi. Assenti sono Torino, Napoli, la Sicilia e Roma dove tutto nasce già di rilievo nazionale e quindi, inevitabilmente, in ritardo.
Oggi, la Firenze di Renzi, la Puglia di Vendola e prima di lui Fitto, la Milano di Craxi indignatasi con Formentini e poi pienamente berlusconizzata con Albertini, ma soprattutto Formigoni&CL. Milano, politica da pubblicitari per coprire gli affaristi e quindi Albertini a immagine, mentre dietro CL si gestisce gli appalti indisturbati... ma quel che in Sicilia si chiama in altro modo, qui si chiama Sussidiarietà...
A Milano forse nasce qualcos'altro che politicamente forse sembra caos: Pisapia contro la Moratti che, subito sconfessata dalla Lega, dovrà ora fare i conti anche con Albertini e quel PD che vorrà sostenerlo. Chissà chi tirerà fuori l'UdC.
Fermenti.
Curioso notare che il partito che pensa di imporre le sue scelte di palazzo qui rimanga spesso spiazzato, come in Puglia, segno irreversibile di una spaccatura tra il palazzo-partito e la realtà. Attenzione, suonava simile negli anni '70, quando il PCI non sapeva più rappresentare il movimento della gente. Succede così a L'Aquila dove l'opposizione perde...

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commento a caldo sulle primarie milanesi

Un breve commento a caldo.
1. sono ovviamente molto contento per Pisapia, come già si poteva capire.
2. male l'affluenza, assai deludente, circa 70mila: pochi. Io credo che siano gli elettori del PD che non erano convinti del loro candidato e quindi è mancata la loro partecipazione, penalizzando così il loro candidato.
3. una lezione per quel certo PD che a Milano ha sempre perso, ora anche le primarie che ha cercato di ostacolare. Il PD milanese non è tutto da buttare, ma una certa parte sì, liberando spazi per quella invece più positiva che esiste ma è soffocata.

Rimane il fatto che bisogna vedere come andranno le cose a livello nazionale...

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ancora, per l'ennesima volta

14/11/10

Anni fa lo scrivevo (qui e qui), oggi di nuovo... la Formula-1 si decide all'ultimo giro, come sempre ormai. La mia tesi? Serve usare dei "correttivi" perché la gara rimanga in bilico fino all'ultimo GP, altrimenti si perdono sponsor: servono piste strette senza sorpassi per non correre il rischio di eccessivi rischi durante la gara, altrimenti basterebbe poco allargare le piste e smetterla di lamentarsi che è difficile superare.
La mia tesi è valida per formula-1, calcio, eccetera: visti quanti soldi girano, è necessario ingegnarsi per minimizzare il rischio che lo spettacolo non sia degno delle aspettative (qualcuno se n'accorge), se investo tutti quei soldi, voglio essere sicuro che sia un "prodotto" che tenga il pubblico incollato alla televisione, e così va bene tutto purché piaccia al pubblico. Siate seri: non è provocazione e polemica, è razionalità economica...

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alla stazione di Budapest

Ero alla stazione di Budapest diretto a Pécs, nel Sud dell'Ungheria, per una conferenza. Viaggiavo solo. Vado a memoria, ma se non sbaglio era la Stazione Est, in ogni caso: non proprio un posto dove vorrei portarci una bella ragazza.
Ero in attesa del mio treno e noto che, tra i binari, ci sono i soliti vecchietti disperati ché ci sono in tutte le stazioni, ma invece di suonare o chiedere l'elemosina mi invitavano a giocare... ma non a giocare alle tre carte, come talvolta succede anche a Milano... ma a giocare... a scacchi! Santo cielo, è un gioco lunghissimo, se mi parte il treno e non abbiamo finito la partita, che facciamo!?!?
Eppure, era pieno di questi vecchietti che mi offrivano una partita a scacchi. Dunque, a me piacciono come gioco, ma non sono particolarmente bravo e lo trovo un po' lungo, poi figuriamoci a capirci con un settantenne ungherese... E dire che i treni ungheresi non sembrano manco così male, sembrano un po' i nostri seconda classe interregionale: tutto sommato, non mi lamentavo... era un po' pieno, ma quello succede anche da noi... che effetto vedere i vecchietti tra i binari che offrono una partita a scacchi, molto divertente a ripensarci oggi.

PS
sebbene la stazione non fosse proprio un bel posto, non m'è successo niente.

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primarie milanesi

Pisapia, sì io ho votato Pisapia. Così ieri ho giustificato il mio voto, val la pena di riportarlo di qui.
Cordialmente, s'intende.



A proposito delle primarie milanesi, credo sia giusto prendere apertamente una posizione, lo farò per punti, in maniera schematica e semplice.
1. Le primarie sono andate bene, tante energie, tanti progetti, tanta partecipazione e questa è la cosa più importante.
2. Tre candidati su quattro sono di ottimo livello e meriterebbero tutti di vincere. Il quarto comunque ha dato un contributo utile.
3. Se ci sono state le primarie è, in buona parte, merito di Giuliano Pisapia che ha "costretto" gli altri a farle, nonostante titubanze e scorrettezze di una parte politica che cerca solo di imporre i suoi candidati, non capendo che le primarie servono se sono vere.

4. Visto che quasi di sicuro si voterà anche per le nazionali a primavera, l'esito finale dipenderà in buona parte da quello.

A proposito dei 4 candidati.

Sacerdoti.
Bene portare i temi ambientali, una candidatura di bandiera fatta in maniera pragmatica e intelligente.

Onida.
Quello più vicino ai miei ideali, una persona eccellente e di grandissimo profilo istituzionale, ma non è un politico: credo che sia un'ottima personalità, ma non per fare il Sindaco.

Boeri.
Vincerà lui le primarie, è stato mio professore e di lui ho stima personale: ha svolto bene la campagna per le primarie e ha ottime possibilità di vittoria contro la Moratti. Vincesse lui, lo sosterrei, sapendo che se vincesse chi voterò io molti dei suoi sostenitori non farebbero lo stesso. Purtroppo, però, temo che Boeri sia caduto in mano alla peggiore sinistra milanese, quella che non piace, quella per cui Berlusconi perde consensi, ma la Sinistra non ne aumenta. Boeri è stato scelto e imposto da quella Sinistra di cui la Sinistra sempre si lamenta. Mi dispiace, perché le tante energie che lui ha attivato rischiano di essere perse per colpa di questa gente che vuole solo spartirsi gli appalti con Formigoni&co.
Mi piacerebbe poter dire a quella Sinistra, quella che vuole un partito "stile-bocciofila", quella che vuole vedere i sondaggi elettorali e senza fare un discorso culturale, che non va bene, che non si vive di anti-berlusconismo, non si vive di spartizione di appalti tra cooperative. Se il PD in Lombardia è sceso sotto alla Lega significa è perché quella Sinistra non ci piace e dovrebbe farsi da parte.

Pisapia.
Mi piace perché ha un progetto ambizioso, culturale e non legato ai soli sondaggi o alle tattiche di palazzo. Pisapia è un indipendente che ha esperienza politica e giuridica, ha più esperienza e da più sicurezze di tutti gli altri.
Persona semplice e lavoratrice, Pisapia non insegue la Destra ma propone un progetto culturale di Sinistra. Senza di lui probabilmente non ci sarebbero state le primarie. Pisapia mi piace perché ha saputo mettersi/metterci in discussione rispetto a una Sinistra che a Milano non vince.
Mi ha sorpreso notare che nei sondaggi indipendenti, escludendo quelli finanziati dal PD, Pisapia risultasse il più competitivo contro la Moratti.
Per queste ragioni io scelgo Giuliano Pisapia, sapendo che se vincesse Boeri o Onida sarebbero comunque ottimi candidati, nella speranza che Milano guardi avanti, non all'ombelico delle bocciofile.


La Moratti? Beh, qualcosa va detto
1. Delle 3 linee di metrò finanziate da Prodi e grazie alle quali vincemmo l'Expò, grazie a Berlusconi ne rimangono due tronconi.
2. Milano non è più sicura, come dimostrano fatti del taxista pestato, i Rom rimbalzati da un quartiere all'altro, i cinesi ancora lì...
3. Milano è finita in mano alle Mafie, mentre la Moratti cancellava la commissione antimafia comunale.
4. Sull'urbanistica, il nuovo piano è un'enorme colata di cemento (propone +500.000 abitanti!!), mentre parchi e mezzi pubblici non migliorano mai.
5. Ottimo il bike-sharing, peccato che la società che lo gestiva è fallita creando un bel buco e l'assessore che l'aveva promosso sia stato cacciato dalla sua stessa maggioranza...
6. i parcheggi non sono ancora stati conclusi e molti edifici sono a rischio.

7. i giovani hanno sempre meno posti dove andare la sera.
8. il Comune ha un buco enorme, anche a causa della vicenda derivati su cui la Moratti non vuole intervenire.
9. la Moratti è stata condannata per vari reati legati alla corruzione (es. bandi pilotati per il figlio o assunzioni irregolari)
10. Dopo aver vinto l'Expo anche grazie al Governo Prodi, il progetto Expo è in pauroso ritardo mentre già tantissimo soldi sono stati buttati.

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ci vuole coraggio e incoscienza

Così mi scrivevano ieri e oggi, senza apparente collegamento, mi arrivano tre parole su cui mi val la pena fermarmi un secondo, perché - credo - c'è bisogno di valori, riferimenti, strade da scegliere. Anticipo che queste tre parole vengono dalla Messa di oggi dove il mio prete ha fatto un bel discorso, ma un po' impegnativo se penso che era la Messa dei bambini e ragazzi. Ma vabbé.

La prima parola è perseveranza, cioè non farsi scoraggiare anche di fronte alle tante difficoltà, guerre, terremoti, errori, distruzioni. Questa virtù è l'unica che porta a grandi cose.

La seconda è fedeltà, chiaramente collegata alla prima, ma un po' diversa. Non dalle difficoltà esterne, ma da noi stessi la fedeltà può esser messa a rischio, vanificando la forza della perseveranza.

Infine, Verità che è assai difficile ma che è la base e l'obiettivo che giustifica le prime due parole e che si trova solo nell'Amore, ricordandosi che l'unico errore è rinunciarvi.

Ecco, di queste piccole cose volevo parlarvi, ché non siano di contrasto con quel filo che par a me stesso di scorger tra queste righe.

***
EPISTOLA

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 2, 1-14

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta.

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balene

13/11/10

Mi han segnalato questo post da un blog: molto divertente, ve lo raccomando.

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ANSA politica

12/11/10

Sbaglia il PD a presentare la mozione di sfiducia: Berlusconi deve essere cotto a fuoco lento per farlo implodere. Casomai era Fini a doverla presentare, non Bersani (il quale manco sa a quanti governi Berlusconi siamo arrivati).
L'errore è che questo potrebbe ricompattare la maggioranza o, se si andasse a votare in tempi brevissimi, Berlusconi probabilmente rivincerebbe o, comunque, non c'è nel paese una maggioranza alternativa.
Ha ragione Vendola: Berlusconi va sconfitto culturalmente, non elettoralmente. E visto che in questo regime mediatico non è possibile pensare di vincere, bisogna far sì che sia lui ad implodere.

"Ma tutto questo, pierluigi, non lo sa..."

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benvenuto

11/11/10

Un nuovo blog, una buona notizia in tempi di crisi con una mortalità di blog largamente superiore alle nascite...

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tempi che ritornano

10/11/10

Oggi, semplicemente, mi torna in mente questo mio vecchio post. Tutto qui, null'altro da aggiungere se non che di quel post mi interessa la prima parte, la seconda è banalmente autocelebrativa, come d'altronde è tutto qui, da sempre.

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BASTA!

09/11/10

Basta dire che il Berlusconismo è finito: NON E' VERO! Se si andasse ora alle elezioni probabilmente rivincerebbe o, comunque, non esiste un'alternativa e quindi, anche perdesse, chi salirebbe a Palazzo Chigi dopo di lui non sarebbe in grado di governare veramente.
BASTA DIRE CHE BERLUSCONI E' FINITO!!!
E' molto più temibile di quanto si pensi, ci sorprenderà con energie inattese e, finché non esce DEFINITIVAMENTE dalla scena politica, è uno in grado di colpi vincenti.
Maggiore precauzione nel vendere la pelle dell'orso...

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votando oggi

Si votasse oggi (leggi: marzo 2010), credo che sarebbe un sondaggio pro/contro Berlusconi, con Fini il traditore e una Sinistra bastonata da se stessa. Grande fermento perché si sa che si voterà, la gente cerca un posto al sole, tutto naturale. Dipende chi porterà i voti.
Con questa legge elettorale, Berlusconi rivincerebbe anche perché ha sempre la sua potenza di fuoco mediatica e la sua egemonia culturale che la Sinistra manco lontanamente scalfisce. Il regime mediatico di Berlusconi è talmente potente che non cadrà a breve. Qualora non vincesse, non ci sono alternative che vincerebbero e, tempo poco, si ripeterebbe quello che è successo con Prodi: un governo alternativo verrebbe spazzato via in poco tempo dal monopolio mediatico berlusconiano.
Non credo che possa emergere una valida alternativa finché c'è questo regime mediatico, però se si facesse un'altra legge elettorale forse si potrebbe poi costringere Berlusconi a mediare con altre forze democratiche che, in ogni caso, oggi non sono maggioranza nel paese.
Ma poi, si sa, io non c'ho mai azzeccato con queste previsioni...

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mi rappresenta

Questo breve articolo mi rappresenta.

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breve nota politica

08/11/10

Sono convinto da tempo che si andrà a votare a primavera. Lo fece capire la Chiesa quando, durante il caso D'Addario, disse che c'era bisogno di una nuova classe dirigente guidata da valori cristiani. Lo fa capire la Mafia quando i pentiti iniziano a parlare. Lo fa capire la Camorra con la vicenda dei rifiuti di Napoli. Lo si capisce dalla scissione tra Berlusconi e Confindustria.

I leader politici al seguito di questo smottamento cercano di legittimarsi agli occhi dell'opinione pubblica: Fini che cerca di legittimarsi come nuovo leader della destra italiana scontenta dello strapotere di Berlusconi o, assai divertente perché ridicolo, Rutelli che si agita come un pazzo per legittimarsi come pontiere del cosiddetto terzo polo.

Tutto atteso, un copione in attesa solo di essere recitato. La scadenza? Quando i parlamentari matureranno il diritto alla pensione. Il portafogli conta, assai.

Personalmente, mi aspettavo un po' più di sadismo da parte di Fini nel cuocere Berlusconi a fuoco lento. Quello che non mi è chiaro è se hanno già una maggioranza per un governo tecnico che cambi la legge elettorale o se stiano bluffando e giocano al rischio sperando di attirare qualcun altro in fuga dal PdL.

Intanto, osservo due Sinistre scontrarsi. Da un lato, emerge una Sinistra che ora trova campo libero per progettare un post-berlusconismo fatto di sogni, ideali, principi nuovi; dall'altro una Sinistra che incollata alle sue cadreghe ha atteso il suo momento e ora non si lascerà scalzare. Una Sinistra conservatrice la cui unica strategia è quella di attendere che passi il cadavere del proprio nemico e che oggi si dimena goffamente per tacciare l'emergere di qualche energia nuova.
Ecco che Bersani convoca i circoli contro i "Rottamatori" di Firenze, indice una manifestazione per oscurare la nascita del movimento di Veltroni, impone Boeri a Milano per non correre il rischio di ridiscutere la (ultra-fallimentare) élite della pseudo-Sinistra meneghina. Che tristezza, una Sinistra dannatamente conservatrice e tesa a rigenerare se stessa, negli uomini e nelle gerarchie, senza capire che un vero partito funziona quando fa emergere idee, progetti e personalità nuove.

In ogni caso, io sabato sera mi sono entusiasmato per Vendola&Pisapia: una qualità del discorso senza precedenti. Una piccola nota in merito: con Vendola, essere Cristiani a Sinistra non è una colpa da nascondere, non ci sono occhi di disapprovazione e non sei trattato come un fenomeno da baraccone, una quota rosa (o meglio "bianca") e questo mi mette molto più a mio agio. Ecco, Vendola parla di un sogno politico, un progetto politecnico, una narrazione in cui sperare. Bersani mi parla di bocciofile e trame di palazzo.
Io ho scelto.

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ultimamente, politicamente

06/11/10

Intervista interessante e pienamente condivisibile al Sindaco di Bari. Ne riporto un breve passaggio perché interpreta perfettamente il mio pensiero.
"Chi ha paura di questa manifestazioni ha timore che si inneschi un meccanismo che non consenta più l’autoproduzione del ceto dirigente [...] Perchè spesso l’obiettivo è di continuare a campare, non di vincere le elezioni.[...] la responsabilità dovrebbe essere di chi prende i voti".
Credo che in questi pochi passaggi ci sia tutto il mio pensiero politico riguardo al PD.

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ha ragione Fini

04/11/10

Da questa crisi, ha ragione Fini: se si vuole veramente liberarsi di Berlusconi bisogna lasciar sciogliere l'Italia lentamente in questa brodaglia schifosa. Nessuna spallata, ma lasciare l'Italia in questo disgusto talmente abissale ché forse qualcosa si risveglierà. A un certo punto, nella storia d'Italia ci fu un sussulto e la pioggia di monetine su Craxi fu un atto non elegante, ma altamente civico: c'era gente a cui faceva schifo la corruzione. E poco importa che lo dimostrasse con l'eleganza di un rutto o una scoreggia, a quell'Italia Craxi faceva schifo e gli scoreggiava addosso, come fece quando poté con Mussolini: scena inumana quella di Piazza Loreto, ma con alla base un sussulto civile. Inumana e cristianamente ingiustificabile, è comprensibile l'odio per chi ha ucciso tanto. Auspicabile una reazione di fronte a schifi di questa portata.
Ma l'Italia non se ne accorge, l'Italia non è paese da rivoluzioni, scossoni, innovazioni. L'Italia ama il quieto vivere: la Marcia su Roma fu robetta rispetto alle rivoluzioni francesi, russe o americane. Anche l'Unità fu una guerretta di poca importanza con limitato impiego bellico.

E allora, tornando al tema in oggetto, ha ragione Fini nel lasciar bruciare Berlusconi a fuoco lento, il più lento possibile, finché l'Italia non arrivi al voltastomaco. Dovesse cadere prima di quel voltastomaco, significherebbe essersi auto-immunizzati e tenerselo per sempre.

PS
mi rendo conto di aver scritto alcuni giudizi sommari con espressioni facilmente fraintendibili e strumentalizzabili contro le mie intenzioni. Spero si capisca il senso del discorso e non ci si soffermi su passaggi più o meno felici.

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breve rassegna stampa

Due articoli tratti da ilgiornale.it hanno catturato la mia attenzione. Il primo è di Sgarbi; il secondo di una dottoressa-deputata PdL.Vi invito a leggerli, a voi lascio ogni ulteriore commento.

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di un certo potere delle donne

02/11/10

Sono spaventato di un certo potere delle donne che è quello di poter andare a letto con certa gente per poter ottenere i loro fini. Le donne ché tanto soffrono per uno stupro, violazione animalesca della loro intimità sessuale; le donne che vivono una sessualità molto più psicologica e mentale degli uomini hanno la capacità di prostituirsi per i loro fini, anche quelli più bassi. Conocendo la bassezza degli uomini, sanno che basta poco per accontentarli e renderli ricattabili. Ecco la D'Addario che si prostituisce per avere il suo hotel o cos'era forse manco importa.
Questa disinvoltura alla prostituzione per ottenere secondi fini stride enormemente con il dolore della violenza sessuale e accostare queste due cose mi lascia quantomeno disorientato. E' vero che fare generalizzazioni sull'universo femminile è difficile e, spesso, sbagliatissimo, però... però riesce difficile da razionalizzare.
Chiudo ripensando a quando vidi Paolo Rossi fare il monologo sullo stupro durante la sua versione del Mistero Buffo. Mi spiace non trovare il riferimento in giro, ma credo renda bene l'idea dello sbigottimento maschile di fronte alla reazione della moglie per quello ch'er successo. Se lo trovate in giro...

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questioni etico-naturali

Degli inconvenienti naturali che possono accadere, oggi uno mi affascina per le sue interessanti implicazioni etico-morali: credo che pochi fenomeni naturali siano così altamente simbolici per gli insegnamenti all'uomo (e alla donna).
L'indigestione è un concetto incredibilmente interessante: se ci lasciamo andare troppo a ciò che ci piace, poi stiamo male. E' incredibile questo concetto: "il troppo stroppia", se ci lasciamo andare al piacere di mangiarci ora una torta che ci piace "troppo", poi stiamo male. Il piacere effimero del presente che presenta il suo conto più tardi.
Vedete, il raffreddore è una cosa semplice: prendo freddo, sto male. Principio di causalità semplice. Al contrario, l'indigestione si basa sul piacere immediato che poi diventa controproducente. Al contrario, moderazione e sobrietà permettono di gustarsi la torta oggi, senza fare indigestione domani. Semplice, no?

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... di ieri, è buono ancora oggi

01/11/10

Volevo scriverlo ieri, ma citando Bianchi lo tengo per oggi. Poco importa se ieri fosse il 31 ottobre o duemila anni fa, è buono ancora oggi, pane o Vangelo poco cambia.
E' un pezzo duro, che mi ha urtato per un finale che ho trovato molto rude, da leggere con attenzione.

Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù riprese a parlare in parabole ai capi dei sacerdoti e agli anziani e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. E disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

Pochi commenti schematici.
- i servi sono mandati e poco contano per chi sono e per la loro qualità, ciò che conta è il messaggio di invito del Re. Fuor di metafora, conta poco la qualità della Chiesa di fronte all'importanza del messaggio di Dio.
- l'opportunità della chiamata è per tutti, ma sta agli invitati di accettare. Alla chiamata che arriva, sta a Noi decidere come rispondere. Questa cosa è bellissima, affascinante e incredibile: non è un ordine del Re, ma un invito; non un comando, ma la chiamata non all'ubbidienza e alla sottomissione ma alla festa di condivisione e gioia che sono le nozze del suo Figlio.
- Poco mi interessa che il Vangelo si riferisca agli Ebrei e al fatto che ignorarono Cristo, mentre i Pagani risposero meglio. Più interessante e fertile è leggere il fatto che spesso capiscono il messaggio del Re più chi gli è lontano, chi si è allontanato e caduto in povertà, di chi invece dovrebbe essergli 'naturalmente' più vicino. Mica roba da poco.
- Mi ha turbato l'immagine degli invitati "Legati mani e piedi e gettati fuori nelle tenebre, dove è pianto e stridore di denti": è un'immagine così in contrasto con il Dio dell'Amore e della Misericordia. Poi, piano piano, l'ho capita, fatemela spiegare.

Diceva il bravo Prete della mia Parrocchia (perché ce ne sono, non sono tutti pedofili come certa cultura di radical-Sinistra vuol far credere) della storia di S. Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti. Ignazio era un generale della Corona di Spagna che combatté contro i Francesi e, nel '500, mica si andava per il sottile tra i vicini pirineici. Ecco, lui scelse di abbandonare quella vita e entrò in convento, per poi fondare l'ordine. Di fronte all'invito del Re, accettò e si vesti con l'abito migliore che potesse indossare, mica andò al banchetto da Generale della Corona! Mi viene in mente il "mio" caro Sant'Ambrogio, che di fronte all'invito smise i panni di Prefetto e divenne Vescovo. Più in piccolo, mi viene in mente Aldo Moro che capendo i tempi dell'Italia anni '70, fece del suo meglio fino all'estremo sacrificio. Certo, Aldo Moro non era un santo, ma il messaggio è un altro. Una volta che si sceglie di accettare l'invito del Re, non un ordine, bisogna andarci non solo per mangiare, bisogna fare uno sforzo di indossare il proprio vestito migliore, il proprio modo di essere migliori, indipendentemente da quale sia (tant'è che non si dice nulla di come fosse vestito quello che poi venne buttato fuori).
Ecco, l'invito è un invito, non un ordine, è per tutti, ma non tutti rispondono. L'invito non sempre è fatto bene, ma è il messaggio che conta. Una volta accettato l'invito, bisogna impegnarsi nel meglio delle proprie vesti.
Fosse facile...

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Sinistra

Quest'articolo mi piace perché parla di un libro con un giusto approccio metodologico. Tuttavia, non mi piacciono le conclusioni, avrei preferito che Salvati avesse l'umiltà di limitarsi a riportare il pensiero altrui e non, per forza, darci la sua opinione sulla Sinistra. Comunque, il tema è interessante.

Nella Seconda Internazionale Socialista, Bernstein litigò con Marx che pretendeva il Comunismo. Bernstein faceva notare che già molti risultati erano stati raggiunti per i lavoratori e che grazie alle proteste si poteva continuare in questa linea graduale. Marx voleva la Rivoluzione a tutti i costi. Marx non era così determinato nella Prima Internazionale Socialista e nello stesso Manifesto la Rivoluzione è un'ipotesi, non l'unica Via da perseguire.

Willy Brandt fece scolpire sulla sua lapide questo motto: "ho fatto tutto il possibile". Ecco, questa è la Sinistra che mi piace, quella del possibile esplorato con principi validi e fermi, ma ben ancorati nel possibile, nel reale, nell'attualità. E' la Sinistra del primo Schroeder, prima che si corrompesse, è la Sinistra di Mitterand, di Delors e di Prodi, della Scandinavia e di Lula. Non è la Sinistra dei Turigliatto, del partito comunista francese o di Zapatero, abile quest'ultimo a far battaglie mediatiche su simboli civili, ma incapace di una politica economica di Sinistra.

Chiudo, rubando a quell'articolo questa citazione che mi piace moltissimo: [dal libro Gerald A. Cohen Socialismo, perché no?] "Promuovere comportamenti e creare istituzioni che consentano a tutti di sviluppare liberamente le proprie facoltà; favorire una reale eguaglianza di opportunità e andare oltre, aggredendo tutti i vantaggi/svantaggi di cui non si porta merito/demerito, anche quelli dovuti a cause naturali o alla fortuna; rendere ogni cittadino attivo nelle deliberazioni politiche della propria comunità attraverso un incessante stimolo alla partecipazione democratica". C'è forse altro da dire?

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della futilità dell'attualità e della sua banalità

L'oggetto è in contrasto con quello che voglio dire, volutamente. Volevo analizzare la futilità della situazione attuale, ma ho trovato un commento già fatto e ben più profondo del mio per cui, banalmente, vi invito a leggere questo commento di Pippo Civati. Dunque, questo mio commento sull'attualità diventa futile perché, in fondo, vi ho banalmente rinviato a un altro articolo. Tant'è.

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