Nessuno più si ricorda dell'Arcivescovo McWyzer

22/02/10

Il Cardinale Metropolita, l'Arcivescovo McWyzer chiudeva il lungo corteo col suo passo solenne. Là davanti, già ai piedi dell'Altare Maggiore, c'era il Borgomastro di Londra, il Conte Byrdzel, col quale aveva condiviso quegli anni di reggenza durante la guerra di pacificazione. Il Conte era un uomo tanto semplice, quanto caparbio e tenace: il suo aspetto pacioso confermava le sue origini dalla piccola Contea di Avonshire e all'inizio molti erano perplessi riguardo alle sue capacità di reggere la Capitale. Lo stesso Cardinale aveva nutrito qualche dubbio nel profondo del suo cuore, ma non l'aveva mai rivelato. Il Borgomastro aveva retto con pragmatica saggezza la situazione, proteggendo le corporazioni di mercanti che avevano finanziato la vittoria nella guerra.

Il corteo era partito proprio dalla Torre di Londra sotto la guida del Borgomastro. Dopo la benedizione ricevuta presso la Cattedrale, aveva attraversato la città a cavallo recando le insegne reali fino al limite occidentale delle mura dove il Re e gli altri dignitari di corte lo attendevano. Ricongiuntisi in riva al Tamigi, il corteo aveva proseguito in un clima di solenne festosità fino a Westminster. Le insegne reali furono deposte ai piedi dell'Abbazia per la benedizione del Cardinale, mentre tutt'attorno scendeva il silenzio.

Fu l'Ammiraglio Dancryng a raccogliere le insegne reali e, facendosene carico, a portarle dentro all'Abbazia. Un'antica e profonda amicizia legava l'Ammiraglio al Cardinale, amicizia nota ai più. L'Ammiraglio aveva servito fedelmente la corona e, nonostante l'età ormai avanzata, sarebbe rimasto in servizio ancora a lungo. Con ogni probabilità, l'Ammiraglio sarebbe stato promosso al grado di Feldmaresciallo generale di Britannia; il Cardinale non condivideva quella scelta, sebbene l'avesse appoggiata, perché non voleva oberare l'amico di un tale fardello. Uomo d'armi, fedelissimo della Corona, l'Ammiraglio era uno dei pochissimi ammessi nella cerchia privata del Cardinale McWyzer.

Dopo la benedizione, il corteo entrò a Westminster guidato dal Borgomastro e chiuso dal Cardinale. L'Abbazia era ornata a festa con le insegne dei casati presenti e gli araldi delle Corone giunte per l'occasione. Su tutte, la Corona di Russia era presente col suo Principe ereditario ed aveva mandato un cospicuo sostegno. Sperava, in questo modo, di ottenere i favori della Britannia ed assicurarsi un alleato forte nell'Europa del Nord. All'avvenuta unificazione della Corona di Britannia non era seguita la pace. Le altre città non accettarono il predominio di Londra ed il sovrano dovette passare i suoi anni da un assedio all'altro. Birmingham aveva condotto una strenua opposizione, anche grazie al supporto di Manchester e Liverpool. Il Regno appariva ora pacificato, ma stremato da una guerra tra poveri.

Il Borgomastro apriva il corteo, il Cardinale lo chiudeva: l'attenzione era tutta rivolta al Sovrano. Il giovane Re, Pietro I, non era stato praticamente mai nella Capitale impegnato com'era a sedare le rivolte delle città del Nord Ovest. Dopo aver preso la corona che fu di Re Artù, Pietro passò da un assedio all'altro cercando di far sì che alla sua incoronazione seguisse un'effettiva unità del Regno. Il Re era animato da un desiderio di tenacia misto a insofferenza per una guerra che si protraeva da anni: il suo animo focoso e violento in battaglia era accompagnato da una grande saggezza che l'aveva convinto a dedicarsi lui stesso alle campagne militari più impegnative, delegando ai suoi dignitari le funzioni di corte: il Borgomastro Byrdzel si occupò di Londra e delle attività commerciali, l'Ammiraglio Dancryng dei confini esterni, il Cardinale McWyzer aveva agito come sorta di Primo Ministro, dedicato alle province meno rivoltose.

Incedeva con passo lento, solenne. Sapeva che era proibito superare in velocità il passo del Cardinale metropolita. Il Cardinale si appoggiava al Pastorale di Westminster con sacralità in un misto di stanchezza per quegli anni così faticosi e di malsopportazione per l'atmosfera così affollata. Ieratico, il Cardinale fissava con affetto intimo il Re Pietro che andava a cedere la sua corona. Di fianco al Re, il nuovo Sovrano, Magnus I, suo lontano parente da un ramo laterale della casa di Svezia. Entrambi, come tutti, privi di qualsivoglia copricapo: il Re teneva in mano la sua corona, mentre il solo Borgomastro aveva il diritto di tenere il suo elmo, oltre naturalmente al Cardinale.

Mentre il corteo incedeva in un silenzio surreale il Cardinale pensava a suo padre, profugo tra le varie province celtiche, tra Munster e le Highlands. Ripensava al suo piccolo borgo di Cowdenbeath, vicino a Dundee, dove era cresciuto. Il Cardinale era uno scozzese bastardo, di limitata cultura aveva scoperto gli studi relativamente tardi. Ripensava ai primi incontri presso la Diocesi di Belfast dove fu mandato a studiare. In quel momento, ricordava il dialogo che ebbe col Cardinale Marzemino quando si trovava a Roma poco prima di diventare Cardinale: 'arriveranno tempi duri per il tuo popolo'. Facile profezia - pensò allora - ma in quel momento capì perché il cardinale avesse sottolineato più la parola 'tuo' che il resto della frase: ovvio che ci fossero problemi, McWyzer non aveva pensato che avrebbe dovuto seguirlo direttamente lui stesso.

Era un uomo schivo e scarno sin dai lineamenti. Asciutto negli zigomi, svettava naturalmente nell'abbazia per la sua statura. Segnato dalla durezza degli inverni scozzesi, mal sopportava gli agi della corte londinese. Aveva viaggiato molto, sia per accompagnare il Re sia per missioni sue. Aveva retto il regno occupandosi di tutto ciò che non fosse la guerra. Elevato agli onori di Cardinale Metropolita di Westminster dal Re, McWyzer aveva imposto regole dure e rigide. Sebbene non severe, quelle regole furono mal sopportate dopo un'epoca di anarchia e guerre. Uomo saggio, il Cardinale era stimato e rispettato, sebbene poco amato. Il suo fare chiuso e serioso gli faceva acquisire autorevolezza, ma molti insinuavano che fosse incapace di ridere.

Il Corteo attraversò tutta la navata principale e finalmente giunse all'altare. Il rito imponeva che tutti si aprissero al sopraggiungere del Cardinale e che, una volta salito sull'altare, fosse vietato volgergli le spalle. Di bianco vestito, il Cardinale non amava quel colore: si era auto imposto una semplice veste nera, talvolta corredata da una mantella porpora imposta dal suo status: giudicava quell'abbigliamento più consono ai tempi di guerra. Il bianco andava bene solo per le cerimonie più sacre.

Il Re Pietro I aveva ormai raggiunto i 65 anni e stava abdicando in favore di Magnus I. In questo modo si pensava che alla vittoria militare su Birmingham seguisse maggiore stabilità riducendo le ostilità personali tra il Re ed i Signori locali. Il Re era quasi coetaneo del Cardinale, anzi di qualche anno più giovane. Primo fu il Borgomastro di Londra a deporre le Chiavi sull'altare e poi l'Ammiraglio portò le insegne reali. A quel punto, Pietro I consegnò la Corona al Cardinale e si ritirò rispettando rigidamente la regola di non dargli le spalle. La pesante armatura divenne improvvisamente più lucida, leggera, mentre dietro di lui alcuni baroni e duchi si emozionarono.

Il Cardinale accolse quel semplice anello dorato che tante sofferenze aveva portato alla Britannia. La benedesse e la riunì alle sacre insegne di Bretagna. L'Ammiraglio lo guardava. Poco più in là il Duca di Canterbury deglutì fortemente: poco avvezzo alla vita militare, il Duca di Canterbury aveva passato quegli anni a girare le corti dell'Europa cercando assistenza per la Corona o, almeno, evitando che qualcuno se ne approfittasse della debolezza interna. Questa missione si univa per un disamore verso la Britannia dovuta alle sue origini metà linguadociane metà lorene. Il Duca di Canterbury aveva agito come una sorta di Nunzio esterno, godendosi le più agiate corti del Sud Europa.

Il Cardinale, nel ricevere la Corona, sapeva che di lì a poco non sarebbe stato più il Metropolita di Britannia. Per lui era prevista la carica alla Diocesi di St. Andrews, nella sua Scozia, dove avrebbe presieduto anche l'università che lui aveva elevato al rango di primate, al pari di Oxford e Cambridge. Molti malignavano che l'avessa fatto per suo stesso interesse, ma era una mossa per pacificare la provincia scozzese e rompere il monopolio oxoniano che, sempre di più, insinuava Londra. Inoltre, di lì a un anno la diocesi sarebbe diventato prepositurale di Scozia assegnandogli maggiore prestigio. Al Cardinale, tutto questo poco interessava. Viveva la cerimonia come la liberazione da un onere a cui erano corrisposti onori per lui poco interessanti.

Quando Magnus I fu incoronato, quel mondo finiva. Il viso severo del Cardinale era già in viaggio verso la sua terra, un tragitto finalmente più calmo dopo quegli anni di guerre. Il Borgomastro rimase a lungo a Londra godendosi una vita più tranquilla, mentre il Feldmaresciallo Dancryng coglieva spesso occasione per andare a salutarlo. Il Cardinale Prepositurale di Scozia tornò a Londra solo per la nomina del nuovo Cardinale Metropolita di Britannia, l'Arcivescovo von Braun di Ashton. Il nuovo metropolita era un suo discepolo della prima ora, sebbene assai diverso nei modi e nel temperamento.

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