Si festeggia, sobriamente

25/04/25

Io ce li vedo, a gonsolarsi per l’idea “geniale“ di estendere il lutto per il Papa in modo da « bloccare » il 25 Aprile. Invece, si sta rivelando un clamoroso autogol, ridicolo e patetico. Allora, meglio Berlusconi che ando’ a festeggiare all’Aquila fingendosi Partigiano per un giorno

Invece questi sono personaggi da commediuncola degli errori, neofascistelli che si gongolano di essere ora al potere, sfoggiando cimeli del ventennio. No, l'Italia e' piu' avanti. Per fortuna.

Sorrido e festeggio.

 

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

 

Piero Calamandrei

ehi mah! c'e' un'orribile Bestia nella tasca del mio palto'!

17/03/25

La morte di Dandy Bestia, chitarrista e cofondatore degli Skiantos, mi ricorda di questo gruppo che ha saputo portare tecnica e poesia nel primo rock demenziale italiano. Essere scemi, per scelta e sapendolo fare, pare oggi un gesto rivoluzionario. Una poesia fatta di scioglilingua, parolacce e non-sense in solo apparente contraddizione. La lunga carriera dimostra che non era solo musica demenziale, era satira, era grottesco, era caricatura della migliore tradizione giullaresca italiana. Ché il matto del villaggio è importante e spesso più intelligente di certi benpensanti allineati al pensiero comune, acritico e beneducato.

In ricordo, attenti al presente.

27/01/25

Un ciclo siamo macellati. Un ciclo siamo macellai. Lo canta GioLindo, lo dice la Storia. 

Ho imparato a guardare la storia da adulto, non conosco paese/nazione/comunitá che non possa di esserlo stati. La Francia di Louis XIV o Napoleone; la Francia devastata delle Guerre mondiali. L’Italia dell’Impero di Roma; l’Italia colonizzata e devastata. L’Inghilterra eroica della seconda guerra mondiale; l’Inghilterra imperiale. Il Belgio delle mille battaglie sul suo territorio; il Belgio in Congo. Potrei andare avanti a lungo -ahimé- citando le Nazioni che non esistono piú, quelle che manipolano la storia, quelle che la dimenticano.

Dunque, nessuna contraddizione. Ieri macellati nella peggior tragedia del XX secolo; oggi macellati con una reazione a dir poco spropositata e devastante. Colpisce perche’ credo neanche loro sappiano come uscirne dopo una tale atrocitá. 

Io non dimentico. Perché i forni crematori sono il progresso dei roghi, in un progresso tecnologico che rende solo peggiore il ruotare dei cicli. Le foto non si possono ignorare, ieri e oggi. Difficile mettere le parole in fila davanti tanta atrocitá. Sia la Pace agli innocenti vittime di tanta brutalitá.

Sia la pace.  

meraviglia

10 anni fa.

10 anni di meraviglia. 

Oggi. :-)

Bruxellando ovvero storie di una città nata dove una città non andava fatta.

27/10/24

Titolo ironico naturalmente, ma è vero che Bruxelles è stata costruita là dove una città non andava costruita. Sappiamo che gli antichi romani fondarono praticamente tutte le attuali città d’Europa, almeno quelle importanti, con pochissime eccezioni (tipo Madrid che infatti fu costruita dove faceva troppo caldo o quelle già costruite dai greci e altri prima di loro).

 

Dicevamo, Bruxelles non andava costruita li. I Romani costruirono quelle che oggi sono Halle e Vilvoorde, cioè due accampamenti a monte e a valle della Zenne. Bruxelles, se esisteva, era un villaggetto di campagna di poche persone, per lo più contadini gallici, che vivevano birra e vivevano vicino all’isoletta i Saint Gery che permette di passare facilmente da un lato all’altro della Zenne, che però già allora era un fiume paludoso, malsano e praticamente non navigabile.

 

Il nome Bruxelles viene scritto per la prima volta nel X secolo, molto tardi e quando l’impero romano era un mito passato ravvivato da certi franchi di passaggio. Bruxelles manco c’era e se c’era non si preoccupava certo della storia.

Come d’abitudine nel medioevo, esistevi se avevi una parrocchia o almeno una chiesetta. Bisogna dire, insegna il buon Barbero, che le chiese dell’epoca erano molto diverse da quello che vediamo oggi. I preti erano gli unici che sapevano leggere e scrivere, che avevano ricevuto una qualche educazione e di fatto amministravano le loro parrocchie. I vescovi medievali erano una sorta di sindaco che amministrava la città, eletti dalla gente con la ratifica del Papa che certamente non poteva stare a seguire tutte le nomine in giro per l’Europa, al massimo i più importanti ma poi era un ruolo importante perché le uniche leggi erano consolidate nella religione ché le amministrazioni, per farsi rispettare, avevano bisogno di Dio. Avvocati, magistrati e giuristi non c’erano (le guardie quelle sì, ma pochine che costavano molto più dei preti).

 

Bruxelles non esisteva per molti secoli. Ci sono tre probabili parrocchie all’inizio di Bruxelles, ma non ho trovato due storici che siano d’accordo su quale delle tre fosse la prima. Forse una parrocchia dove oggi c’è la cattedrale dei Santi Michele e Gudula che spiegherebbe perché mettere la cattedrale lì, in un punto tanto scomodo (che poi tanto la diocesi sta a Mechelen, ma questa storia verrà dopo). Forse San Nicola che da queste parti è il protettore dei commercianti e non a caso si trova dietro l’attuale borsa dove una volta c’era l’attracco del porto (oggi boulevard Anspach). Forse St. Gery dove però la chiesa è stata sostituita da un monastero che occuperà tutto l’isolotto, monastero ovviamente oggi distrutto e di cui resta solo la chiesa detta Riches Claires.

 

Dicevo che Bruxelles non andava costruita li. Se era facile seguire il corso della Zenne (oggi, il Boulevard Anspach) era troppo complicato il percorso trasversale: provate ad andare dalla Grand Place al palazzo reale, la salita rampa! Provate a farla in bici, provate a farla trainando un carretto spingendo il mulo su strade sterrate quando piove. Oltretutto, il terreno è friabile e per costruire la cattedrale si è dovuti andare più in là. Ancora oggi il Palazzo Reale è basso perché la collina tende a franare.

 

Bruxelles era indifendibile militarmente perché appunto non ci potevi costruire un castello in cima a quella collina. Il momento esemplare arriva nel XVII secolo quando l’esercito francese di Luigi XIV mandato a bombardare Ghent decide di prendere Bruxelles perché più prestigiosa. Si mettono sulle colline di quella che oggi è Berchem e iniziano a bombardare coi cannoni. Distruggono tutto, tutto. Nessun edificio precedente a quell’anno rimane in piedi, alcune chiese verranno ricostruite ma erano già state distrutte dalle guerre fra cattolici e protestanti (tutte tranne Notre Dame du Sablon perché era la Chiesa dei balestrieri, la guardia cittadina… sai com’è). Tutto distrutto.

 

Viene spontaneo chiedersi: ma perché Bruxelles non si è difesa? Premesso che alla fine Bruxelles resiste e vince, il forte di Bruxelles era costruito circa dove oggi c’è la gare du Midi, cioè in fondo alla valle. Non c’è bisogno di aver visto Star Wars per capire che se io sono in cima alla collina e tu sotto la collina, io ti bombardo più facilmente e i tuoi cannoni fanno fatica a arrivare qui sopra. Siamo alle basi della balistica, dai…

 

Bruxelles indifendibile, friabile nelle sue colline e facilmente allagabile. Tutti i nomi che finiscono per -beek indicano infatti dei fiumi o, meglio, dei torrenti. Piena d’acqua questa città e però acqua paludosa che non scorre bene, erode le colline lasciandole friabili in un mix che piace tanto ai geologi, ma fa impazzire gli ingegneri. Si fa la birra ché così c’è qualcosa da bere, l’alcol uccide i batteri e più la gradazione è alta, più ne uccide.

 

La birra, ovvero pane fermentato dice un mio amico. Il pane, la Broodhuys che in antico leuvener significa la casa del pane. È quel palazzo che trovate davanti alla Grand’ Place, molto bello. C’è il museo della città. È il segreto del successo della città. Nel XIII secolo, il Duca del Brabante lo fa costruire e dice che tutto il pane della città può, deve essere venduto solo lì, sotto il suo controllo. Il Duca si arricchisce, ma la cosa funziona talmente bene che sposta la capitale da Lovanium a Bruxelles. Funziona!

 

Qui c’è il pane, la piazza del mercato, si trova un punto dove costruire una cattedrale e un palazzo che poi sarà imperiale.

 

Ecco, per oggi mi fermo qui, fra frammenti incompleti di una storia raccontata fra il serio e il faceto. Qui dove una città non andava costruita; qui dove vivo da ormai ben più di dieci anni. Ah, dimenticavo: sapete cosa vuol dire Bruxelles? Nessuno lo sa con precisione, ma è qualcosa tipo “la chiesa nella palude”, “la casa nella palude”, “l’oratorio nella palude”, beh… avete capito. Chi mai costruirebbe una città in una palude? Ci siamo.

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