Una certa amarezza

26/11/12

Mentre è in corso lo spoglio per le primarie, il risultato è già sostanzialmente delineato e Nichi Vendola non è andato bene. Da questo deriva una personale amarezza perché invece ero convinto che potesse giocarsi una partita con Renzi per poter andare al ballottaggio. Invece, questa mia previsione s'è rivelata sbagliata e Renzi ha sbancato in molte regioni come Piemonte e Toscana.

Dai commenti a caldo, ci sono tre elementi che meritano attenzione e spiegano questo risultato, ovviamente sono un giudizio personale che mi riservo di ampliare mentre analisi più approfondite emergeranno.

1. Una narrativa mediatica
Renzi ha dimostrato di avere una narrativa che sa bucare lo schermo. La genialità di Renzi è la capacità di usare il mezzo televisivo. Oggi, lui e Grillo sono i due personaggi più mediatizzabili della politica italiana e questo è sicuramente un loro merito. Al contrario, Vendola non ha mai saputo bucare lo schermo eccetto quando invocava la sua relazione omosessuale. Dei contenuti di Vendola, nessuno è diventato mediatico. Al contrario, la polemica sulle regole di Renzi faceva parte della sua narrativa politica perché era il capitolo in cui i vecchi cercavano di imbrigliarlo, ma lui si ribellava. Quella polemica era un modo per costruirsi l'immagine del giovane rampante contro i vecchi che vogliono bloccarlo. Di Vendola non si ricorda niente di tutto questo, anzi una correttezza nei rapporti con Bersani che però non fa notizia: chi si comporta come deve comportarsi non è una notizia e quindi scompare. Pensate a Calderoli che fa il falò di leggi: quella è una notizia che convoglia un messaggio politico, così come quando Vendola gay era ostracizzato alle primarie regionali ma era lui il Golia che sfidava la montagna. Vendola aveva la possibilità di polemizzare creandosi una certa identità, ma non l'ha fatto.

2. il ruolo (scorretto) dei media e del PD
Se Vendola ha avuto il limite di cui sopra, è anche vero che ci sono state anche scorrettezze forti da parte di chi parlava di "primarie del PD", di chi ha volutamente focalizzato il dibattito su due soli candidati, di chi ha invitato a Ballarò 3 volte Bersaniani e Renzi e una sola Vendola-Puppato-Tabacci, dei telegiornali che hanno sovraesposto il candidato-segretario dando costantemente l'immagine di sicurezza e leadership (quante volte avete sentito dire "il leader del PD" al TG con una bella inquadratura di Bersani?). Rivendicazioni, queste, che segnalano da un lato la mancanza di volontà del PD di avere una sorta di par condicio perché doveva assolutamente vincere il candidato prescelto, dall'altra queste scorrettezza si legano all'incapacità di cui sopra. Già, perché anche Grillo è inondato di queste scorrettezze, ma sa come ribaltarle a suo uso e consumo. Sul piano politico, Vendola dovrà riflettere sul rapporto con questo PD perché si è dimostrato un pessimo alleato: ha fagocitato le primarie, ha giocato a escludere mediaticamente chi non fosse al suo interno, ha giocato molti messaggi politici autoreferenziali ed ha commesso molte azioni di campagna elettorale in sfregio alla sana e onesta competizione. Per quel che riguarda i media, Vendola non ha saputo catalizzare attenzione su di sé: non avendo alleati, doveva

3. L'importanza di un partito
Terzo elemento chiave del mancato successo di Vendola è stata la mancanza di un partito seriamente strutturato sul territorio. Investire nella costruzione di un partito è una scelta anche per il futuro. Significa avere una rete di persone coi loro contatti pronta ad attivarsi sul territorio parlando bene dei propri candidati e, soprattutto, avere un partito in grado di far crescere nuove leadership. Avere un partito significa avere una squadra e l'errore di Vendola è la sua corsa in solitario. Al contrario, sul piano mediatico bisogna imparare a far vedere anche altre personalità, da Migliore a Fava, da Cavalli a Zedda. Bisogna avere una rete di persone di cui fidarsi, che fanno campagna elettorale parlando bene con la gente e, soprattutto, saper fare emergere ancora nuove personalità, nuove storie di una Sinistra ecologista e moderna.

Chiudo facendo notare un semplice dato. Se si confrontano queste elezioni primari con quelle del 2005 dove vinse Prodi (le uniche paragonabili), Vendola ha preso suppergiù la stessa percentuale di Bertinotti allora e credo che questo debba far riflettere perché significa che non ci sono stati né grandi avanzamenti né arretramenti (nonostante la fuoriuscita di Rifo e PdCI, evidentemente compensata dall'ex Sinistra Democratica).

Devo dire che sono stanco di questa vicenda che ho trovato più che altro logorante e poco entusiasmante. Seguirò l'evolversi della situazione, ma al momento la mia decisione è di NON votare al ballottaggio perché né Renzi né tantomeno Bersani mi rappresentano.

5 commenti:

Anonimo 26 novembre 2012 alle ore 18:25  

d'accordo quasi su tutto
chi non c'è ha sempre torto: bisogna votare sempre e comunque scegliendo il meno peggio
ci vediamo, U-

Anonimo 26 novembre 2012 alle ore 20:07  

Concordo sull'oscuramento mediatico a favore delle due posizioni forti del partito dominante.

Pero' anche Vendola ci ha messo nel suo nel rendere parte (se non tutto) del suo messaggio molto filosofico e poco comprensibile. Diritti civili a parte, ci sono molti punti su cui poteva essere chiaro e non lo e' stato. Non solo sulla fiat, ma soprattutto sull'Ilva non si e' capito cosa ne pensasse seriamente. E proprio lui, pugliese e promotore di un modello di sviluppo sociale e ambientale alternativo (anche se quale non si capisce) non ha dato una risposta chiara ad un problema concreto.

Il rischio e' che il programma sia bellissimo, ma che non lo si riesca poi a declinare in un minimo accettabile di concretezza. E io penso che questo rappresenta un grande limite storico e culturale della Sinistra di cui lui e' rappresentante.

-Papero

D21 27 novembre 2012 alle ore 09:32  

Caro U-
Hai ragione sull'importanza della partecipazione, ma anche il non-voto può avere un senso.

Caro Papero
purtroppo hai in parte ragione. Credo di aver sottolineato gli errori di Vendola e mi dispiace quando dici che il rischio è che il suo sia un programma bellissimo, ma irrealizzabile. Al contrario, è realizzabilissimo come dimostrano i 7 anni di buona amministrazione pugliese. Però questo messaggio non è passato e questo è il limite che si ricollega a quanto sopra, ovvero l'incapacità di comunicarlo.

Luciano Raso 27 novembre 2012 alle ore 12:03  

Secondo me, un elemento che tu sembra non consideri, e' il voto strategico.
Quasi tutti sapevano che cmq bersani alla fine avrebbe vinto, e allora almeno hanno voluto veicolare un messaggio di critica, di cui renzi si faceva portatore.
Il messaggio di Renzi era infatti fortemente contro l'establishment del pd.
Vendola ha costruito una narrazione piu' articolata, ma se la priorita' e' un voto di protesta, allora la cosa migliore potrebbe essere votare renzi. Che ne pensi?

D21 27 novembre 2012 alle ore 12:18  

Credo che Vendola fosse la vera candidatura di rottura ma, come dici giustamente tu, non ha saputo spiegarlo. Credo che proprio questo sia il suo più grande limite. In fondo, se si vuole criticare il PD la cosa migliore sarebbe votare un altro partito (SEL, appunto). Se si vuole una rottura col governo Monti, il modo migliore sarebbe votare chi non l'ha sostenuto. E così via...

Eppure, tutto questo non è passato e bisogna fare autocritica.

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