Con sincero ringraziamento

14/10/16

Ho iniziato a capire e apprezzare veramente Dario Fo quando, appena rientrato a Bruxelles, mi ritrovai a vedere un pezzo di Mistero Buffo in nederlandese: non capii niente, ma capii tutto.

Iniziai allora a leggere alcuni testi di Dario Fo, in particolare il "Manuale Minimo dell'Attore" (caldamente consigliato). Una sfida per uno come me perché è un flusso di pensieri, racconti e aneddoti interminabile che affascina, ma sembra di non capirne niente. E invece da allora ho iniziato a entrare nel genio della sua creatività, nell'arte giullaresca che non è nata oggi ma ha una storia millenaria e quel misterioso buffone che si agitava sul palco in realtà continuava una storia di secoli e secoli.

Quella roba chiamata grammelot che mi pareva un'idiozia invece era legata a quando Dario Fo andò in Francia a portare il suo teatro... senza sapere il francese! Per questo parlava quella lingua strana, ma non era lui il primo a farlo: la Commedia dell'Arte nasce perché la controriforma (in particolare S. Carlo Borromeo, altro milanese) misero al bando il teatro costringendo quegli attori ad andare fuori dall'Italia. Così si inventarono quel tipo di comunicazione come un teatro veramente transnazionale. Molière li odiò, impose il testo scritto e soprattutto la lingua francese.

Ecco, non mi importa ora fare un trattato di storia del teatro di cui non ne ho le competenze. Mi importa che quella sera con l'attore che si dimenava sul palco capii che il teatro è una forma culturale profondamente umana, transnazionale, translinguistica. Lo capisco ogni settimana con Impro for Dummies quando improvvisiamo in Inglese, ma anche in Francese o Italiano, Bulgaro o Greco, Sloveno o Lettone, ...

In questa babele in cui vivo, Dario Fo è quantomai attuale. Bruxelles dovrebbe dedicargli una piazza tra quelle più importanti. Noi vi andremo a recitare e cantare, sempre col sorriso.

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