dubbio di politica economica

04/02/09

Perché mai dovremmo salvare in particolare il settore dell'automobile? Perché riservargli un trattamento privilegiato? Passino le banche che senza credito si blocca tutta l'economia, ma l'automobile? Non è certo uno dei settori trainanti dell'Italia, ma anche in molti altri paesi è difficile che sia uno dei settori di punti, forse solo in Germania. Pensiamo allora piuttosto al settore dei treni o all'agroalimentare, o alla chimica e alle biotecnologie. Queste ultime offrono maggiori prospettive di crescita, oltretutto sostenere l'automobile ha negative ripercussioni territoriali, salviamo i treni e le infrastrutture quelle ci resteranno ancora in futuro (pensate che in molte parti d'Italia si usa ancora la rete ferroviaria dei tempi del Fascismo...). Salviamo la chimica, le telecomunicazioni, smettiamola di investire in settori industriali cotti e stracotti, se non sono più produttivi tagliamo i rami secchi. Mi si può dire che così si salva l'occupazione, ma mi permetto di far notare che negli anni '90 a Torino con la crisi della FIAT l'occupazione non è certo stata salvata dalla cassa integrazione a Mirafiori, ma dal fatto che le imprese di subfornitura hanno capito che se volevano sopravvivere dovevano ri-orientare la loro produzione (su tutte, la Brembo è una realtà internazionale che non si è limitata a fare da subforniture alla FIAT e all'Alfa Romeo). E allora si investa nella riconversione industriale, le tecnologie ambientali e di risparmio energetico mi sembrano i settori economicamente e politicamente più promettenti. Per esempio, convertiamo le catene per i motori in catene per motori a bassissimo consumo. Altrimenti questa crisi la pagheremo due volte: oggi per la crisi in sé e domani perché non avremo saputo costruirci un futuro.

6 commenti:

Anonimo 5 febbraio 2009 alle ore 11:31  

sono completamente d'accordo. infatti Obama è partito come peggio non poteva, con ajuti al settore auto, aborti e staminali.

ti correggo sulla rete ferroviaria: a parte poche eccezioni (qualche "direttissima" come vr-bo-fi-rm in affiancamento a linee esistenti) essa risale al Risorgimento... comunque tutta '800.

alsam 5 febbraio 2009 alle ore 21:13  

in italia l'unica grande industria è l'auto. chimica, telecomunicazioni, elettronica, etc, etc, etc, non ci sono più.
pensare di lasciare andare a puttane l'auto per cause esterne (la crisi globale, non è come qualche anno fa che c'era una crisi industriale) credo sarebbe un errore. aziende come la brembo, per quanto siano fornitori anche di altri, senza la fiat andrebbero in crisi, così come tante altre dell'indotto.
certo vanno vincolati gli aiuti verso giuste direzioni e non il solito aiuto di stato.
detto ciò non vuol dire che bisognerebbe investire in altri settori, innanzitutto nelle energie rinnovabili.

Anonimo 6 febbraio 2009 alle ore 10:39  

forse il mercato dell'auto è stato pompato troppo. guarda gli spot in tv: uno su due-dueemmezzo è di auto. forse per anni abbiamo irresponsabilmente insistito su un settore pessimo: inquinamento, congestione, impoverimento (l'auto è tra i beni che più si svalutano a partire dall'istante successivo all'acquisto, e questo vale soprattutto per quelle di valore medio-basso), ulteriore incentivo all'irresponsabile sistema del credito al consumo per cui si spende più di quello che si può illudendosi di potere rimandare in eterno il saldo.

e se è così, cioè il settore auto è stato pompato troppo, è fisiologico che della gente che ci lavora perda il posto. pensare solo a salvare i posti di lavoro di questi mi smebra una stragegia miope e in perdita. ricollochiamoli. formiamoli. ma non buttiamo soldi.

D21 6 febbraio 2009 alle ore 18:28  

1. non capisco cosa centrino aborti e staminali con il settore dell'auto, per favore non facciamo confusione!

2. Non e' vero che la rete e' ottocentesca, al massimo i principali tracciati, ma comunque e' irrilevante, il giudizio e' che sia comunque estremamente arretrata.

3. non e' vero che l'auto sia l'unica grande industria italiana. Andiamo a vedere gli occupati nei vari settori: agroindustriale, tessile, ma anche chimico, energetico, eccetera sono settori rilevanti. In ogni caso, manuali di politica economica insegnano che la cosa piu' sbagliata che si possa fare e' semplicemente dare sussidi alle imprese, quello che serve sono politiche attive (non basta dare soldi e dire "ecco, ho fatto qualcosa!", e' dimostrato che questo e' il modo meno efficace di intervenire!).

4. ricollochiamoli, formiamoli e investiamo su settori con maggiori margini di crescita.

alsam 6 febbraio 2009 alle ore 20:44  

il problema è ricollocarli dove, in un sistema economico come quello italiano. basta vedere il problema di alitalia, dove i numeri erano minori.
secondo me dare incentivi per auto poco inquinanti è una buona cosa in questo momento di crisi. naturalmente deve essere accompagnate da incentivi per svilupparsi anche in altri settori (energie rinnovabili, telecomunicazioni, treni?).
sta di fatto che la fiat è la più grande industria italiana. ci sono altre aziende grandi, ma non nell'industria strettamente intesa (mediaset, telecom, eni, enel, ad esempio). se va in crisi anche l'italia starà male.

D21 9 febbraio 2009 alle ore 23:23  

Non e' che il governa debba ricollocarli tutti. Nei paesi socialdemocratici, il Governo fornisce corsi di formazione pagati e sportelli lavoro finche' il mercato del lavoro non gli offre una qualche opportunita'.
Non ossessioniamoci che il Governo debba ricollocarli tutti, ribadisco "basterebbe" prevedere una Cassa di Integrazione/salario garantita fornita pero' di corsi di formazione e poi far fare al mercato del lavoro.

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