lasciatemi dire: "ve l'avevo detto"

20/08/11

In questi giorni, vediamo avverarsi la crisi a W. Io l'aspettavo da un 4-5 mesi, moltissimi economisti spergiuravano dicendo che il peggio era passato. A differenza dei politici, gli economisti hanno la colpa che dovrebbero rendere conto alla scienza, non agli elettori, ma procediamo con ordine.

Nel 2008 le banche sono fallite perché si sono accorte di aver creato ricchezze finte o, meglio, avevano creato giocattolini talmente complicati che non si capiva se valevano o no, ma non valevano. Insomma, le loro ricchezze erano solo loro, le capivano solo loro che quando ad un certo punto uno ha chiesto "ma valgono veramente?", tutto è caduto. La corsa al petrolio del 2006, ed alle materie prime del 2007 significa che loro già sapevano e cercavano di salvarsi.
Nel 2008 cade la Lehmann e si semina il panico perché ciò che tutti sapevano, qualcuno ha osato dirlo: le banche vantano ricchezze che non hanno e se lo si scopre, quella banca non vale più nulla e fallisce.

La prima reazione fu il piano Paulson, ovvero ricapitalizzare le banche con soldi pubblici immettendo ricchezza vera in baracconi cresciuti troppo e troppo velocemente su ricchezza che non esisteva. A me non piaceva, io avrei lasciato fallire qualche banca in più, ma capivo che sul breve periodo poteva avere senso.

Poi, si smise di fare qualunque cosa, soprattutto non si inserirono regole nuove per correggere le storture che quel sistema aveva creato. Fu fatto perché si pensava che così potesse tornare a crescere e rigenerare la disoccupazione che aveva creato, ma si noti bene che, causato dalla finanzia newyorkese, la crisi si era riversata sulle altre industrie e sulle altre regioni. Alias, i danni causati dalla finanza londinese si sono riversati su altri settori industriali, localizzati tra Manchester, Liverpool e Birmingham, sulla Grecia, la Spagna e il Mezzogiorno, sull'Irlanda eccetera eccetera.

Questo è importante perché chi crede nel libero mercato dovrebbe pretendere anche che il fallimento di un'impresa dovrebbe essere pagato dall'impresa stessa, non scaricato sulle altre.
Secondo aspetto importante è che con questa crisi si sono ridotte le distanze relative tra paesi occidentali (USA-UE) e nuove economie emergenti (Cina, Brasile, India, Turchia, Russia, Sud-Africa, ...).

Ecco la seconda tappa: tra il 2009 e il 2011 a furia di ricapitalizzare le banche con soldi pubblici, gli Stati hanno finito i soldi e questo era ovvio dopo un po', anche perché la disoccupazione è raddoppiata in tutti i paesi occidentali e la crescita è mancata. In fondo, è facile capire che se la disoccupazione è alta sul lungo periodo, la domanda collassa e le imprese non ce la fanno. Ma i governi erano più preoccupati delle banche che non dei disoccupati. Dunque, quale reazione?

Per dare una risposta bisogna considerare un'ipotesi che però mi par talmente evidente da non necessitare dimostrazione: privatizzare le attività pubbliche per dare ai privati nuove possibilità di investimento. Ecco, dunque, l'idea dei Tea Parties e dei mega tagli a tutto (es. l'UK che taglia le università) affinché i privati abbiano nuove opportunità per fare profitti.

In tutto questo, segnalo un paio di aspetti su cui si dovrebbe intervenire.
Il principio da seguire, per me, deriva direttamente da Adam Smith: regole e mercato devono coincidere e non bisogna permettere che un attore sia così forte da distruggere/distorcere il mercato (il secondo punto non sono sicuro derivi da Smith).

Punto 1: abolire il valore legale delle agenzie di rating.
Se volete ancora fidarvi di chi non è stato in grado di vedere il crac Lehmann, fate pure... ma poi sono affari vostri e, per noi autorità pubbliche, quelle sono ormai carta straccia

Punto 2: impedire le grandi concentrazioni distorsive.
Le banche sono troppo grandi e fanno troppe cose diverse. Bisogna impedire la sovrapposizione tra funzione di credito e funzione di investimento: i fondi di investimento alle SGR, il credito alle Banche con impossibilità di sovrapposizione. Inoltre, le banche non dovrebbero poter possedere alcuna impresa, altrimenti la funzione di credito verrebbe distorta.

Punto 3: corrispondenza mercato e regole.
Chi non è soggetto alle regole internazionali della finanza, non può operare sui mercati finanziari. Alias, chi ha sede in paradisi fiscali dove non c'è estradizione per reati finanziari, non può operare sui nostri mercati finanziari (nostri=europei). In questo modo, mercato e responsabilità legale coincidono.
Sarò più chiaro: in Europa possono operare solo operatori soggetti al diritto europeo e dei paesi con cui ci sono accordi simmetrici, come gli USA, ma non Cayman e altri. Ovviamente, questo richiede un diritto comune europeo.

Punto 4: federalizzazione dell'Europa
Regole e mercato devono coincidere per cui non ha senso avere un mercato comune con regole balkanizzate: un'Europa federale, o almeno confederale, significa tassazioni omogeneizzate, possibilità di intervento della Commissione UE (da eleggere direttamente) su governi che non rispettano i patti, finanza europea (eurobond, borsa unica europea, IVA omogeneizzata, diritto comune per le imprese e le banche, ...).
Implicito in questo c'è il riferimento che chi non fa parte dell'Euro dovrebbe uscire dall'UE e resterebbe solo come partner commerciale (area europea di libero scambio e basta).

Infine, chiudo dicendo che se non si ha il coraggio di scelte di lungo periodo e coraggiose in questo periodo non si uscirà mai da crisi sistemiche. Mi sembra che Sarkozy sia l'unico che l'abbia capito, per quanto politicamente assai ammaccato. La Merkel è pavida e sbaglia ogni mossa provocando danni enormi, Obama è stato incatenato, Cameron è un leader piccolo piccolo.
In generale, la destra ha trovato l'idea di privatizzare lo Stato per creare nuove opportunità di investimento, mentre la Sinistra è ancora rincoglionita e non capisce che la sua parola chiave dovrebbe essere "sostenibilità": a parte Cohn-Bendit, non trovo un leader credibile per una Sinistra europea.

PS
e ricordatevi di togliere il titolo di economisti a quei professoroni che spergiuravano che la crisi fosse passata.

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