evoluzioni

05/05/15

Sto approfondendo le teorie di "evolutionary policymaking" di cui Slembeck sembra l'interprete più interessante. Insomma, si tratta di applicare la teoria evoluzionista alla politica. La cosa interessante è che quelle idee le avevo in testa da tempo e finalmente le trovo teorizzate in un modello completo ed esaustivo: l'importanza del pluralismo, le preferenze politiche come non-date ma potenzialmente evolvibili, la razionalità limitata degli attori che richiede il coordinamento per poter gestire i problemi complessi e così via.

Scriverò di più e meglio altrove, tipo qui, per ora mi basta dare una piccola lettura dell'Italycum, ma non sulla falsa riga di questo articolo. Anni fa mi insegnarono che per capire lo stato di una democrazia il primo indicatore era la condizione dell'opposizione. Bene, con l'Italycum le opposizioni vengono matematicamente condannate all'irrilevanza e questo è grave perché lascia il dissenso fuori dalle istituzioni che, invece, dovrebbero trovare un modo di rappresentare anche chi la pensa diversamente, come fondamentale strumento democratico (sia di costruzione del consenso sia per considerare opinioni divergenti). In questo modo la funzione democratica del Parlamento italiano viene svilita, come d'altronde sono stati sviliti i consigli comunali e regionali. E' fondamentale avere anche l'opinione di chi la pensa diversamente perché, laddove non c'è, non c'è democrazia.

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