the strange case of the socialdemocrats' victory

30/09/09

Here, you can find an interesting thesis: socialdemocrats are disappearing because they've won creating a welfare state and a social market system.
I think I agree, although we've to recognize almost three trends.
1) many socialdemocrats are now moving to right wing positions, like Schroeder or Bersani, in order to keep the power. This happens after a significant process of modernisation of their parties.
2) there is a (stupid) return of old-fashion left position to face the previous trend: Lafontaine and Royale are the signs of what I say. They refuse social market, whereas they are still based on the national welfare state*.
3) the new Left is driven by movement in favour of sustainability at the adequate scale. Sustainability does not mean just "environment", it means socio-economic sustainable development, plus sustainability in a temporal perspective.

If I should have to propose a 'manifesto' for a new left wing, I'd like to include also the fact that the EU is necessary as a scale for social state because, as this crisis has shown, we're so linked each other that we can't imagine to continue in this way, nation vs. nation. Usa, China, Brasil, Russia and India are our competitors, could we compete without an adequate size? Not only in terms of market, but politically. We should devolve to the EU policies like school, university and research, environment, VAT, defense, and job market.


We need to re-design a European left, recognizing that we've won in our countries (almost, where left wing gouverned). However, we could be reasonably optimistic if we recognize a general victory and that now we've to restart from zero.


*it's fuzzy the case of Spain, which is not aligned in cultural and political terms to the rest of the EU because it's the youngest democracy. However, Zapatero seems left wing only in terms of civil policy, while economically seems very similar to Aznar.

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Germania - Italia ovvero una questione di serietà

In Germania, dopo la sconfitta elettorale, lascia l'ondata schreoderiana, ormai degenerata in un "pragmatico affarismo personalista", dopo aver avuto a mio avviso il merito di aver almeno inizialmente saputo modernizzare la Sinistra e il paese. Sono un grande ammiratore dell'SPD, ma ultimamente si erano fatti prendere la mano, per dirla con un eufemismo, perdendo l'occasione di un ricambio generazionale e scendendo a compromessi pur di mantenere il potere: prima, nel secondo mandato come Cancelliere e poi con la Grosse Koalitione, che non poteva non punire l'SPD. Credo che l'SPD abbia perso così tanto perché tali coalizioni non possono reggere e dovevano scegliere decisamente di svoltare e allearsi con verdi ed estrema sinistra. Dovevano innovare, non l'hanno fatto. Hanno perso, ora lasciano.

La povera Italia invece ha una Sinistra che, dopo un tentativo di innovazione molto coraggiosa (il PD e Veltroni al Lingotto) ora si appresta a tornare indietro: i dalemiani stanno monopolizzando un congresso noioso, pieno di rigurgiti plutocratici a favore di potentati che apprezzano di stare in un'opposizione eterna che si spartisce gli appalti con l'altra parte. Narcotizzato dalle idee buone che non vengono fatte emergere (da nessuna parte), i dalemiani hanno appena lanciato un irresponsabile attacco a Franceschini, degno dell'espulsione dal partito di una persona che pure, in passato, stimavo. I potentati si stanno contando in modo che niente cambi, che vengano fatti fuori i tentativi di modernizzazione dei vari Franceschini, Fassino e Marino, mentre finalmente pare che ci si liberi di Rutelli, ormai avulso dalla realtà. La cosa triste e deludente è la logica del contarsi che non ha fatto emergere idee. Credo che all'esterno non sia arrivato mezzo messaggio di rinnovamento, anche perché niente è cambiato, anzi ritorna quella gerarchia di partito che dal 96 continua a reggere il partito, che vinca o che perda. Infine, perché non si creda che sia solo il PD in una situazione ridicola, leggetevi anche questo articolo.

E' una questione di serietà. Chi non ha più la fiducia della gente deve allontanarsi, ma veramente. Perché chi non aveva la fiducia della gente nel 2001 avrebbe dovuto averla nel 2006? nel 2008? E' una questione di serietà.

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Ho sognato

Canzone dalla fine del mondo (Modena City Ramblers)

Ho sognato che il vento dell'ovest mi prendeva leggero per mano,
mi posava alla fine del mondo tra isole e terre lontane.
Camminavo al tuo fianco sul molo guardavamo le barche passare,
mi cantavi una musica dolce più dolce del canto del mare.
L'orchestra suonava "The blackbird" nel bar sulla strada del porto,
i pescatori gridavano forte fra il vino, la birra e le carte.
Raccontavi le storie di viaggi, di strade, di amici caduti,
di amori incontrati lontano e di amori che il tempo ha perduto.
E i giorni correvano e il tempo nel sogno volava,
stringevo la donna delle isole, ballavamo leggeri nell'aria.
E i giorni passavano e l'oceano li stava a cullare
e il vento alla fine del mondo portava un canto del mare.
Seduti fra pietre e brughiere guardavamo i gabbiani volare
Raccontavi la storia del bimbo che un giorno scappò con le fate
Ma il vento dell'ovest chiamava ed il cielo d'Irlanda svaniva,
mi svegliai in una stanza deserta ubriaco mentre il sogno finiva.
E i giorni che passano sono lunghi e coperti di nero
mi trascino perduto nei vicoli a maledire una terra straniera
E i giorni son secoli aspettando di poter tornare
di nuovo la fine del mondo cullato dal canto del mare

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tempi ridotti

28/09/09

Poco tempo per scrivere, preferisco dedicarlo agli amici. Ma questo articolo merita riflessione.

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a distanza di tempo

27/09/09

A distanza di (tanto) tempo, questo post rimane ancora innegabilmente vero. Ahimé.

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qualcuno se n'accorge

26/09/09

Santoro, così come tutto il grillismo ed il dipietrismo, è un enorme regalo a Berlusconi, fanno vedere che c'è sempre e solo un'opposizione aggressiva, violenta, antiberlusconiana (e quindi intrinsecamente inesistente), che oscura qualunque spinta costruttiva e alternativa. Qualcuno l'ha capito anche nel PD.

Santoro fa il gioco di Silvio, al premier serve far vedere di essere odiato, fa parte della mess'in scena in cui è caduta la politica italiana.

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percorsi della memoria

23/09/09

Ho rifatto in motorino quella strada, quella di sempre dall'ufficio a casa. Le calme vie del quartiere universitario e il caos delle circonvallazioni milanesi, verso il centro dove si passa dagli sventramenti degli anni '20 e '50, fino al mio quartiere dove il tessuto ancora medievale è abitato da palazzi dell'ultima industrializzazione.

Ho rifatto quella strada solo apparentemente quotidiana. Esattamente un anno fa, la rifeci di corsa per preparare la valigia e poi, inconsapevolmente, prendere un treno la mattina dopo e ritrovarmi a London.

Abbandonata famiglia e città natale, mi ritrovavo letteralmente catapultato Oltremanica. Ora, mentre scrivo, riprovo tutta la malinconia strettamente personale, quel sentimento che non saprei spiegare se non nello sguardo sbarrato con cui ripercorrevo quelle vie. Era un martedì sera, oggi è mercoledì. Millenario disallineamento tra settimane e anni.

Convinto che il senso di un viaggio lo si acquisisca al ritorno, ora ne capisco molte cose e - ahimé - il confronto deprime data la prospettiva di dover restare nel mezzo della grande pianura, nella città che ha sperduto anima e umanità.

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In Italia bisogna abbandonare il protagonista e lasciarlo senza antagonisti

In Italia c'è chiaramente una strategia di regime comunicativo imposto dall'unico monopolista della comunicazione. La situazione è aggravata dal fatto che l'opposizione, o presunta tale, non capisce che le nicchie di spazio che gli sono riservate sono solo congeniali all'unico leader.
L'unico leader ha bisogno di far vedere che c'è un'opposizione divisa, cattiva, che lo odia e che non propone niente. Un'opposizione che dialoga, che fa congressi che dividono e basta, un'opposizione che si fa vedere sempre e in maniera disarticolata.
Il Pubblico vuole vedere che l'opposizione c'è per compatirla e sentire nell'intimo che il princeps è veramente l'unico leader, l'unico salvatore della patria, l'unica risposta ai nostri problemi. Bisogna mettere una carretta di fianco per far vedere che la macchina che stiamo vendendo è buona.
Di fronte a questo attacco non bisogna essere conniventi accontentandosi di accapigliarsi per quei pochi spazi da giocare come antagonisti comprimari, come d'altronde fa Di Pietro.
Un black out dell'opposizione in TV sarebbe un'ottima maniera di protestare. Uno sciopero bianco verso la TV per far capire che c'è un solo leader che in realtà assomiglia sempre di più a un despota che vaneggia, monopolizza, incapace di governare. Un despota mediatico che delira e che non risolve i problemi. Non c'è niente di più patetico di un despota che si affanna per trovare nemici da sconfiggere, finché non verrà accompagnato fuori scena dal pubblico. Si spera, prima che il pubblico se ne debba andare dal teatro.

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Milano leva il sorriso

21/09/09

Non dico che le altre città siano il paradiso, ma almeno a Londra qualche stranezza ti faceva sorridere. Il melting pot culturale evitava l'appiattimento asfaltato dei non-sorrisi milanesi.
L'unica cosa che apprezzo è che ci sono più ragazze "interessanti".

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one year ago | a small statue

18/09/09

One year ago, I didn't know the persons I met in London, their smiles, their eyes, their voices. A bit of melancholy and sweet surprise to discover you can share so much with someone coming from so far. I bring a small statue of the Holy Mary, from Brasil, right here close to me .

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perplessità

Non mi pare normale che Bernardo Provenzano scrivesse lettere a Silvio Berlusconi tra il 1993 ed il 1995 a proposito di movimenti politici nascenti.
Non mi pare normale che ci sia questa corrispondenza, sebbene ciò non costituisca un reato di per sé.
Non mi pare normale che in quegli anni Berlusconi facesse nascere un movimento politico.

Tutte queste cose non configurano nessun reato in sé, ma in una democrazia queste cose non mi sembra che siano normali...

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un'altra (grave) contraddizione della Destra, un'altra vergogna della Moratti

15/09/09

Questo articolo segnala il grave degrado degli asili nido milanesi a causa del taglio dei fondi effettuato dal Comune. La questione è di grande rilevanza perché la tutela del valore della famiglia passa attraverso questi servizi, mica dalle siringhe per fare figli! Quanti si fanno fecondare artificialmente (e con quale soddisfazione/rischio/problemi/costi) contro quanti oggi non posso usufruire del servizio di asili nido comunali? Con quale voglia andranno in classe le maestre che hanno avuto stipendi così drasticamente ridotti? Dov'è l'opposizione milanese, silente perché in fondo alcune sue cooperative sono comunque riuscite a prendere la loro quota di appalti, dimenticandosi di tutelare l'interesse collettivo delle famiglie?

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giorni milanesi

14/09/09

Oggi è uno di quei giorni in cui ti senti un po' vuoto: hai fatto poche cose che ti segnano la giornata, pochi sorrisi. Ordinaria routine, se non fosse che è stato il primo giorno di rientro nel vecchio ufficio. Il Dipartimento s'è spostato, siamo rimasti solo Noi del gruppo di ricerca: terremotati in una scatola di cemento, infissi e amianto. Tutto abbandonato, tranne Noi superstiti, derelitti in uffici vuoti, qualche scatolone e tanti calcinacci per terra.
La vita continua, ma oggi avevo un triste sentore... quello di chi non ritrova l'entusiasmo della nuova vita che comincia, del nuovo progetto su cui metti le mani. Certamente, il mio capo inizia a darmi le cose da fare e, in quello, non ho troppo da lamentarmi: niente di noioso, né di burocratico. Piano piano si riparte, com'è giusto che sia (anzi, pensandoci bene direi che il rientro va bene sotto quel punto di vista).

Eppure...
eppure mi ritrovo in un paese che non è più democratico perché i cittadini non possono più sapere cosa fanno i loro governanti, in un'università dove il gioco è tagliare i progetti cercando di far quadrare un bilancio che è sempre più un colabrodo, una città schiava di inquinamento, razzismo e assenza di futuro.
Ho tanta rabbia dentro, rabbia che fatica a trovare un progetto costruttivo fattibile. E dire che vedo lì l'alternativa, possibile, concreta, facile da individuare eppure così lontana. Mi piacerebbe veramente impegnarmi in politica attivamente, ma vedo il mio partito di riferimento assuefatto in un processo di masturbazione collettiva chiamato "congresso", il tutto per eleggere un segretario già scelto. Il Prescelto di questo rituale dove contano al più i numeri, ma il risultato è noto, bene il Prescelto va a braccetto con la fazione nemica, condannanosi a priori a perdere: ma ci vedete Bersani premier? suvvia! Uno che vuole il nucleare, non parla mai di sostenibilità e va a braccetto con CL può forse rappresentare l'Italia che vorrei???

Ma di tutto quello che mi lascia così, sono le persone quello che mi infastidisce. A Milano sembriamo tutti sempre troppo impegnati. Troppo impegnati per una chiacchierata con calma tra amici, abitiamo troppo lontani per prenderci un whiskey assieme e la birra costa troppo per accompagnarci fuori tutte le sere. La rabbia di non fermarsi per chiedersi come si sta, il fastidio per rinchiudersi nelle proprie case a guardare la TV perché, in fondo, uscire a Milano "è troppo uno sbatta" -ascolto gli U2- La fatica di mandare un SMS in più. Ammetto di sentirmi un po' disperso in questa nuova-vecchia realtà.
Apprezzo il mio compagno di dottorato, una sorta di fratello maggiore di quest'esperienza, che ha il merito di saper rompere quest'atmosfera. Eppur appare raro, lui nel suo sangue sardo-piemontese.
Non ho un filo con cui tessere un ragionamento stasera, è più qualcosa nell'aria, qualcosa di indefinibile che non riesco ancora a convogliare in una reazione costruttiva. Vorrei veramente giocare una partita per il futuro, per l'amore per la terra che mi ha dato la vita e che, oggi, vedo miseramente ridotta a iconografia auto-idolatrante di un mito che non c'è più. Se c'era un mito italiano, non è certo quello che noi oggi idolatriamo.

Esisteva una Milano che lavorava, che scopriva la Lambretta come status simbol di divertimento, ma innanzitutto serviva per andare al lavoro. Esisteva la Milano da bere, dell'aperitivo col Martini perché si iniziavano a godere i soldi fatti col lavoro. Oggi, esiste una Milano che sogna di farsi una velina, mentre intanto predica una morale ciellina e vota un primo ministro che fa le orgette: ma che razza di Milano è questa?! Gli intellettuali che dovrebbero denunciare tutto questo vengono relegati a macchiette caricaturali di loro stessi, mentre la politica gioca il ruolo di comprimario per dare una parvenza di democrazia. Ma la destra italiana non è manco più quella di De Gasperi o l'autoritaria di Cossiga, la destra italiana assomiglia alla Russia di Putin o all'ultimo Pinochet: tutto è concesso, tanto i media non informano di ciò che gli eletti non vogliono far sapere. Mentre la gente perde il lavoro: Malpensa non ha riaperto, le scuole hanno meno insegnanti e in università non si sa chi ci sarà. Ma CL si spartisce i fondi della sanità, gli finiscano come i Filistei. Quale entusiasmo può trasmettere questa città? Chiedetevi quanti e quali stranieri vengono oggi in questa città. Perché ci vengono, se era la loro prima scelta e perché ci rimangono: la città o qualcos'altro? Chiedeteglielo, e se non li trovate chiedetevi perché.

Milano non è la Verità. Milano non è la Verità.
Milano non è la Verità.

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Ieri sera il treno è arrivato in ritardo

13/09/09

Tornavo da Arezzo in treno. A Bologna, una signora milanese di fianco a me vede salire alcuni immigrati e inizia a scongiurare che non si sedessero vicino a lei. Mi giro e la guardo indispettito. Non so da dove venissero quegli "immigrati", non mi sono mancato voltato a verificare, presumo avessero la pelle più abbronzata della nostra.
Penso a quale insopportabile comportamento avrebbero arrecato con la loro presenza. Una cosa che infastidisce è quando, per esempio, si levano le scarpe e poggiano i piedi sul sedile per stendersi.
La donna, indignata dal semplice fatto di essere sullo stesso treno con degli "immigrati", si tolse le scarpe e si stravaccò poggiando i piedi sul sedile davanti vuoto lamentandosi di quanto avesse camminato quel giorno e che era in piedi dalle 6 del mattino. Ero lontano da non poter verificare il lezzo di quei suoi piedi, mi chiedo che differenza facciano piedi sporchi di un milanese con quelli dell' "immigrato", che comunque tiene i piedi a posto. Per gli immigrati, bisogna imporre la regola del non appoggiare i piedi sui sedili, per le milanesi è una cosa che in fondo non fa male a nessuno.

Amo Milano, meno i milanesi.

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Un grande articolo...

08/09/09

Vi segnalo questo grande articolo, cliccate qui e tutto il resto è da scoprire.

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Occitania

07/09/09

Storia di un reame, di quelli medievali che oggi chiameremmo una sorta di confederazione di signorati. Si estendeva approssimativamente da Barcellona a Genova, passando per Marsiglia e fino a Bordeaux. Nel Medio Evo non esistevano i confini, esistevano delle aree di influenza e cosa fosse l'Occitania nessuno lo sapeva. La Provincia Narbonense, come la chiamò Giulio Cesare, era un territorio un po' diverso. Distrutto dalla Crociata contro gli Albigesi, in realtà dell'Occitania rimane ben poco: tracce nel Sud della Francia, devastata e soggiogata dai regni del Nord, la rudezza dei Genovesi, fieri marinai caduti sotto i Piemontesi e la tenacia dei Catalani, sottomessi ai Castigliani da secoli.
Una terra appena appena percettibile, ché non la capisci se non percepisci il legame tra il Genovese e il Catalano, il mare rude delle montagne che diventano poesia nella palude della Camargue. Difficile capire Montale se non sei mai stato a Genova, difficile capire Picasso se non hai mai visto la Barceloneta. Ho visto Cézanne soggiogato allo Chiovinismo francese, loro... gli Occitani che avevano fatto della gioia di vivere una Fede perché, in fondo, se questa vita non fosse gioiosa il buon Dio sarebbe stato un pessimo creatore.

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