di oggi

31/08/12

La morte del Cardinal Martini è una notizia che, come potete immaginare, mi tocca moltissimo. Non ho riflessioni particolari così a caldo, se non due veloci.

La prima è l'auspicio che questa sia l'occasione per recuperare i suoi insegnamenti di cui credo che la Chiesa abbia tanto tanto tanto bisogno.

La seconda è invece una cosa bellissima che vedo su FB e su molti altri siti in giro. Vedo moltissimi non-credenti che si stanno unendo alla commozione per questa grandissima personalità. Questo è bellissimo perché è il segno che il Card. Martini riuscì a toccare i loro cuori. Non è roba da poco, successe solo ai tempi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, seppur in maniera molto diversa. Martini era più intellettuale, ma sapeva toccare al cuore. Martini non aveva la potenza mediatica del Vaticano, ma con raffinatezza e intelligenza toccava i cuori di moltissime persone. E' un'eredità incredibile e bellissima, diventata ormai una capacità unica nella Chiesa.

Ecco questi sono i due pensieri che mi vengono a caldo. Lascio alla preghiera altre ispirazioni.

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Una cosa che non riesco a razionalizzare

In quest'estate politica si parla di attacco al Colle e delegittimazione del Presidente della Repubblica. Quello che non capisco è sulla base di cosa si dica una robaccia del genere.

Le inchieste di Palermo indagano per verificare se Mancino sia colpevole di trattativa con la Mafia quand'era Ministro dell'Interno. Non capisco il legame con Napolitano? E' vero che Mancino è consulente di Napolitano e il Presidente lo sta difenendo in maniera scomposta e disordinata, ma non capisco dove sia l'attacco a Napolitano? Dove la delegittimazione di Napolitano? Perché attaccare Napolitano?

C'è un'indagine su Mancino, bene: vada avanti quell'indagine e, per precauzione, il Quirinale dovrebbe chiedergli una sospensione dalle funzioni che svolge in maniera cautelativa.

La cagnara che si è agitata su questo caso pare un modo per sviare il merito della vicenda. Pare un triste modo per evitare che si vada avanti. Non è che se uno oggi lavora per il Quirinale allora gode di immunità per eventuali reati passati. Qui il presunto imputato sarebbe Mancino, mica Napolitano! Al contrario ho il sospetto che si voglia creare confusione visto che si sta arrivando a qualcosa di importante, ma ovviamente è solo un sospetto...

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Lo diceva già allora uno che tra l'altro non è mica uno qualunque...

29/08/12

"La proposta di una nuova legge o di un regolamento di commercio che provenga da questa classe [i capitalisti] dovrebbe essere sempre ascoltata con grande precauzione e non dovrebbe mai essere adottata, se non dopo averla esaminata a lungo e attentamente, non solo con la più scrupolosa, ma anche con la più sospettosa attenzione".
(Adam Smith)

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Profondo disgusto

23/08/12

Questo articolo mi ha provocato un profondissimo disgusto e credo sia un buon rappresentante dell'atteggiamento che sta condannando l'Italia ad una condizione pessima, gravissima e devastante.

Ho argomentato altrove (non so dove) che il male dell'Italia è una generazione che non ha saputo investire sul suo ricambio. Esiste una generazione formatasi tra il '68 e gli anni '70 che è arroccata sul suo stesso potere. Formatasi in anni difficili con una sforzo assai significativo ha però contestato quella precedente e delegittimato quella successiva perché non si sarebbe formata con gli stessi sforzi.

Ecco, Caldarola fa lo stesso disgustoso ragionamento: visto che i Giovani Turchi non avrebbero maturato le sue stesse esperienze, allora non sono degni di svolgere un pieno ruolo politico. Ora, al di là dei giudizi individuali, la questione è puramente generazionale perché intelligenti e stupidi ci sono dentro qualunque generazione.

L'errore gravissimo che imputo alla generazione di chi oggi ha 60-70 anni è duplice.
Il primo è aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, lasciando un debito enorme ed un ambiente devastato con istituzioni spesso inadeguate.
La seconda, più specificatamente italiana, è di non aver mai investito su un meccanismo di normale ricambio generazionale. Ad una certa età, uno deve farsi da parte. Di più, bisogna impegnarsi affinché i giovani maturino esperienze di leadership dandogli fiducia, dandogli la possibilità di formarsi sbagliando, ricordandosi che errori e meriti li fanno i giovani come i vecchi (D'Alema sarebbe più affidabile di chi?!). Uno deve farsi da parte per il bene dell'istituzione che ha governato, sia essa una regione o un partito: se non c'è ricambio generazionale, le istituzioni muoiono.

Non è dunque incapacità dei giovani, ma incapacità dei vecchi. La nostra generazione non ha potuto maturare le esperienze utili a diventare classe dirigente e non è colpa nostra se abbiamo perso la guerra sociale con la generazione che ci ha preceduto.

Chiudo dicendo che è profondamente diverso avere un premier nonno oppure uno che sta per mettere al mondo dei figli. Lo sguardo sul mondo è profondamente diverso, è naturale che sia così, il futuro appare diverso, non è una questione di colpe. E' semplicemente così.

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Perfidia naturale

19/08/12

Il più alto e tremendo concentrato di perfidia della natura è costituito dalla Zanzara, animale che manco San Francesco riuscì a includere nel cantico dei cantici.

La zanzara è un simbolo di perfidia estrema perché
- non solo ti punge, ma ti rilascia pure quell'odiosissimo veleno che ti fa prudere la puntura
- ronza e di notte ti da un fastidio enorme quando cerchi di dormire, soprattutto d'estate ché tieni la finestra aperta e, infatti, è il momento in cui ti attacca.
- è piccola e difficile da beccare.

Ecco, queste tre caratteristiche fanno di questo esserino l'apoteosi della perfidia.

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economia

17/08/12

Sto leggendo un interessante manuale di storia del pensiero economico. Interessante è vedere l'evoluzione di una disciplina relativamente giovane, molto più giovane di altre come diritto o ingegneria.

Sull'idea di valore economico ci sono tre concetti fondamentali: utilità, scarsità e trasferibilità. Questi sono alla radice di quello che viene definito come il valore economico a cui dare un prezzo.

L'elemento che trovo mancante è quello del tempo: la questione della trasferibilità viene generalmente ricondotto alla possibilità di vendere da A a B un qualche bene. Io credo si debba riconsiderare il problema in termini di trasferibilità da ieri a domani di un certo valore.

Ecco allora che il Capitale assume valore perché è la contabilità del lavoro svolto ieri che ha valore anche oggi. Ieri ho combattuto e mi sono conquistato questa terra. Oggi quel valore rimane nella mia proprietà della terra. Io oggi pago i tuoi strumenti produttivi perché tu ieri hai lavorato per crearli. Io oggi compro la tua zappa che tu ieri hai costruito ed è diversa l'utilità della zappa che è indipendente dal tempo, è diversa dalla trasferibilità della zappa che sia io che tu sappiamo usare, è diversa dalla scarsità di zappe perché non tutti ce l'hanno.

Se si concepisce il Capitale come trasferibilità nel tempo del Lavoro (sia essa la guerra per conquistare un campo o l'artigianeria per fare una zappa) si capisce qualcosa di più della crisi attuale. A furia di anticipare i profitti rinviando il pagamento a domani si è venuto a creare prima un eccesso di moneta nello ieri che determina uno squilibrio nel domani strangolando l'oggi nella crisi che viviamo. In altre parole, se uno anticipa troppo i proventi futuri ritardando il lavoro, il meccanismo si inceppa.

Non so, non credo che esista un equilibrio generale perché l'idea stessa di equilibrio mi pare statica e, in questa prospettiva, si perde l'idea che il valore sia legato al tempo ed alla trasferibilità del Capitale nel tempo (mentre il Lavoro non può che essere hic et nunc).

Mi rendo conto che il discorso possa essere astratto e sicuramente non rigorosissimo, ma ci sto riflettendo da tempo. Dal punto di vista filosofico la questione diventa come trasferire il valore del Lavoro di oggi mantenendolo per il domani, trasformandolo cioé in Capitale in senso dinamico, come far sì che il valore si mantenga nel tempo. Vale sia a livello macro sia a livello micro del singolo individuo: come trasferire nel tempo il valore del Lavoro di oggi. Non mi pare roba da poco, anche se non sono ancora stato in grado di svilupparne una teoria completa.

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inflation

16/08/12

Voilà un article un peu different et très interessant. A lire, bien sure.

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Non mi dispiace

14/08/12

"Non mi dispiace di confessare la povertà del mio retroterra culturale [...].
Mi dispiace di essere ignorante, non di fare brutta figura".
(Gianni Rodari, Grammatica della Fantasia, 1973)

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Un po' malinconico

08/08/12

Rientrando a Milano e re-incontrando tanti vecchi amici mi assale una certa malinconia. Innanzitutto, dico che questo post l'ho scritto non nella data in cui verrà pubblicato, ma lo faccio differito apposta affinché tempo di scrittura e di pubblicazione non coincidano e neanch'io mi ricordi quando l'ho scritto.

Dicevo, una certa malinconia nel ritrovare gli amici di una vita bevendo, ridendo e scherzando come si sa fare quando ci si conosce da una vita. Forse, è che a me piace l'effetto amarcord. Forse, non tutti capiscono che andare all'estero, ad una certa età, non è più il desiderio di scoprire il mondo ché quello, almeno in una certa misura, l'ho già fatto. Andare a Bruxelles è per me una necessità lavorativa e professionale. Un obbligo per non morire di depressione impiegatizia e sfruttamento baronale. Andare all'estero è una necessità per sopravvivere e non rassegnarsi ad una vita lavorativamente repressa e depressa. Andare all'estero è un sacrificio enorme sul piano affettivo.

Sia chiaro: io a Bruxelles ho trovato persone splendide, bellissime, con percorsi di vita incredibili. L'incontro con queste persone è per me motivo di grandissimo arricchimento personale, un valore ineguagliabile per la mia vita. Lo è per Bruxelles come lo fu a Grenoble o London ma, in piccolo, anche a Lyon e Dublin, Edinburgh e Toronto.Ma conoscere queste nuove storie è stato, purtroppo, collegato al dover perderne per strada altre. E non certo per necessità, quanto per obbligo.

Ho in me una grande rabbia ed amarezza. Per anni, ho pensato che l'Italia potesse offrirmi condizioni lavorative di rango europeo dove poter avere una carriera europea nella terza città più grande d'Europa. Ahimé, non è così ed il paese è scivolato in un avvitamento su stesso umiliandolo con Berlusconi e mettendolo al tappeto con una crisi economica non-italiana che ha trovato assoluamente impreparato un paese sfiancato da mafie e clientelarismi, miopia e gerontocrazia.

Ecco, con questo rammarico volgo il mio sguardo alla prossima ripartenza, se e quando arriverà. Ché si sia nomadi e turisti di questo mondo, l'ho imparato. Ma esiste anche una necessità di piantar radici ché le mie le avevo, ma poi non mi portavano sufficiente nutrimento. Se qualcuno vuol portar fior et frutto n'ha bisogno...
Sì, sogno il mio paese al fin dignitoso...

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