economia
17/08/12
Sto leggendo un interessante manuale di storia del pensiero economico. Interessante è vedere l'evoluzione di una disciplina relativamente giovane, molto più giovane di altre come diritto o ingegneria.
Sull'idea di valore economico ci sono tre concetti fondamentali: utilità, scarsità e trasferibilità. Questi sono alla radice di quello che viene definito come il valore economico a cui dare un prezzo.
L'elemento che trovo mancante è quello del tempo: la questione della trasferibilità viene generalmente ricondotto alla possibilità di vendere da A a B un qualche bene. Io credo si debba riconsiderare il problema in termini di trasferibilità da ieri a domani di un certo valore.
Ecco allora che il Capitale assume valore perché è la contabilità del lavoro svolto ieri che ha valore anche oggi. Ieri ho combattuto e mi sono conquistato questa terra. Oggi quel valore rimane nella mia proprietà della terra. Io oggi pago i tuoi strumenti produttivi perché tu ieri hai lavorato per crearli. Io oggi compro la tua zappa che tu ieri hai costruito ed è diversa l'utilità della zappa che è indipendente dal tempo, è diversa dalla trasferibilità della zappa che sia io che tu sappiamo usare, è diversa dalla scarsità di zappe perché non tutti ce l'hanno.
Se si concepisce il Capitale come trasferibilità nel tempo del Lavoro (sia essa la guerra per conquistare un campo o l'artigianeria per fare una zappa) si capisce qualcosa di più della crisi attuale. A furia di anticipare i profitti rinviando il pagamento a domani si è venuto a creare prima un eccesso di moneta nello ieri che determina uno squilibrio nel domani strangolando l'oggi nella crisi che viviamo. In altre parole, se uno anticipa troppo i proventi futuri ritardando il lavoro, il meccanismo si inceppa.
Non so, non credo che esista un equilibrio generale perché l'idea stessa di equilibrio mi pare statica e, in questa prospettiva, si perde l'idea che il valore sia legato al tempo ed alla trasferibilità del Capitale nel tempo (mentre il Lavoro non può che essere hic et nunc).
Mi rendo conto che il discorso possa essere astratto e sicuramente non rigorosissimo, ma ci sto riflettendo da tempo. Dal punto di vista filosofico la questione diventa come trasferire il valore del Lavoro di oggi mantenendolo per il domani, trasformandolo cioé in Capitale in senso dinamico, come far sì che il valore si mantenga nel tempo. Vale sia a livello macro sia a livello micro del singolo individuo: come trasferire nel tempo il valore del Lavoro di oggi. Non mi pare roba da poco, anche se non sono ancora stato in grado di svilupparne una teoria completa.
Sull'idea di valore economico ci sono tre concetti fondamentali: utilità, scarsità e trasferibilità. Questi sono alla radice di quello che viene definito come il valore economico a cui dare un prezzo.
L'elemento che trovo mancante è quello del tempo: la questione della trasferibilità viene generalmente ricondotto alla possibilità di vendere da A a B un qualche bene. Io credo si debba riconsiderare il problema in termini di trasferibilità da ieri a domani di un certo valore.
Ecco allora che il Capitale assume valore perché è la contabilità del lavoro svolto ieri che ha valore anche oggi. Ieri ho combattuto e mi sono conquistato questa terra. Oggi quel valore rimane nella mia proprietà della terra. Io oggi pago i tuoi strumenti produttivi perché tu ieri hai lavorato per crearli. Io oggi compro la tua zappa che tu ieri hai costruito ed è diversa l'utilità della zappa che è indipendente dal tempo, è diversa dalla trasferibilità della zappa che sia io che tu sappiamo usare, è diversa dalla scarsità di zappe perché non tutti ce l'hanno.
Se si concepisce il Capitale come trasferibilità nel tempo del Lavoro (sia essa la guerra per conquistare un campo o l'artigianeria per fare una zappa) si capisce qualcosa di più della crisi attuale. A furia di anticipare i profitti rinviando il pagamento a domani si è venuto a creare prima un eccesso di moneta nello ieri che determina uno squilibrio nel domani strangolando l'oggi nella crisi che viviamo. In altre parole, se uno anticipa troppo i proventi futuri ritardando il lavoro, il meccanismo si inceppa.
Non so, non credo che esista un equilibrio generale perché l'idea stessa di equilibrio mi pare statica e, in questa prospettiva, si perde l'idea che il valore sia legato al tempo ed alla trasferibilità del Capitale nel tempo (mentre il Lavoro non può che essere hic et nunc).
Mi rendo conto che il discorso possa essere astratto e sicuramente non rigorosissimo, ma ci sto riflettendo da tempo. Dal punto di vista filosofico la questione diventa come trasferire il valore del Lavoro di oggi mantenendolo per il domani, trasformandolo cioé in Capitale in senso dinamico, come far sì che il valore si mantenga nel tempo. Vale sia a livello macro sia a livello micro del singolo individuo: come trasferire nel tempo il valore del Lavoro di oggi. Non mi pare roba da poco, anche se non sono ancora stato in grado di svilupparne una teoria completa.
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