Ridefinizioni politiche
02/06/13
Si parla tanto della crisi dei partiti e della politica, ma personalmente non è lì che vedo il cuore del problema. Il problema, a mio avviso, è che le istituzioni per cui i partiti si candidano non sono più in grado di affrontare i problemi che riguardano i cittadini che dovrebbero eleggerle. Pertanto, votare questo o quel partito significa poco o niente perché poi il potere decisionale è altrove.
Prendiamo il caso più eclatante: la disoccupazione determinata dalla crisi. La crisi finanziaria del 2007-08 non dipendeva dall'Italia, che certo s'è fatta trovare fragile e vulnerabile, ma in ogni caso l'Italia non potrà mai affrontarla da sola, al più come 1/27 dell'UE. L'Italia non è più in grado di gestire casi come l'Ilva visto che le acciaierie chiudono in tutta Europa, certo potrebbe gestirne gli aspetti ambientali, ma allora ridurremmo il problema ad una monodimensionalità quando invece è molto più complesso.
E' la globalizzazione, bellezza! Sì, è vero, però mi piacerebbe che le istituzioni politiche venissero ridisegnate per affrontare i problemi alla dimensione a cui sono. Faccio un esempio: in tutti i paesi UE, oltre il 50% delle leggi viene dall'Europarlamento. Bene, ma allora perché stiamo ancora ad ascoltare Cicchitto e Finocchiaro, quando decidono Schulz e Buzek? Poi, l'attenzione andrebbe posta anche al Consiglio UE, molto più che alle beghe per questo o quel segretario perché Micaela Biancofiore è irrilevante sui problemi delle pari opportunità, mentre Viviane Reding conta molto di più. Non è una questione di qualità personale dei politici di cui parlo (non è che i Commissari siano tutti di alta qualità, anzi...), la questione è che a livello UE forse si può pensare di incidere su alcuni problemi riguardanti i cittadini, ma a molti livelli inferiori non più.
Se io eleggo questo o quel partito voglio che porti avanti le mie idee e, entro una certa misura, che contribuisca a cambiare il posto dove vivo secondo una certa mentalità. Ma se quel partito viene eletto in una posizione dove non può farlo, il tutto viene meno. Ecco allora una ridefizione delle origini della crisi politica.
PS
ho fatto casino con questo post, lo pubblico un po' a caso...
Prendiamo il caso più eclatante: la disoccupazione determinata dalla crisi. La crisi finanziaria del 2007-08 non dipendeva dall'Italia, che certo s'è fatta trovare fragile e vulnerabile, ma in ogni caso l'Italia non potrà mai affrontarla da sola, al più come 1/27 dell'UE. L'Italia non è più in grado di gestire casi come l'Ilva visto che le acciaierie chiudono in tutta Europa, certo potrebbe gestirne gli aspetti ambientali, ma allora ridurremmo il problema ad una monodimensionalità quando invece è molto più complesso.
E' la globalizzazione, bellezza! Sì, è vero, però mi piacerebbe che le istituzioni politiche venissero ridisegnate per affrontare i problemi alla dimensione a cui sono. Faccio un esempio: in tutti i paesi UE, oltre il 50% delle leggi viene dall'Europarlamento. Bene, ma allora perché stiamo ancora ad ascoltare Cicchitto e Finocchiaro, quando decidono Schulz e Buzek? Poi, l'attenzione andrebbe posta anche al Consiglio UE, molto più che alle beghe per questo o quel segretario perché Micaela Biancofiore è irrilevante sui problemi delle pari opportunità, mentre Viviane Reding conta molto di più. Non è una questione di qualità personale dei politici di cui parlo (non è che i Commissari siano tutti di alta qualità, anzi...), la questione è che a livello UE forse si può pensare di incidere su alcuni problemi riguardanti i cittadini, ma a molti livelli inferiori non più.
Se io eleggo questo o quel partito voglio che porti avanti le mie idee e, entro una certa misura, che contribuisca a cambiare il posto dove vivo secondo una certa mentalità. Ma se quel partito viene eletto in una posizione dove non può farlo, il tutto viene meno. Ecco allora una ridefizione delle origini della crisi politica.
PS
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