Mi hanno sostanzialmente convinto

29/11/15

Già ero critico su Pisapia, ora mi stanno convincendo a non votare né alle primarie né alle comunali. Al di là che non so se un AIRE può votare alle comunali, l'idea che si scelga Sala come successore di Pisapia significa rinnegare completamente quell'esperienza, l'ideale iniziale e la pur modesta realizzazione amministrativa. La parte che dovrebbe rappresentarmi non solo ha deciso di sostenere non nome che non sosterrei mai, ma si ostina a fare una battaglia in difensiva contro un alleato che tanto ha già deciso per Sala e, peggio, un alleato che li ha già traditi e sbeffeggiati a Roma (Campidoglio e Palazzo Chigi), in Sicilia e Campania. Pisapia era l'idea di portare avanti una Sinistra municipale, anche a costo di far compromessi con un centro compromesso. Qui invece si gioca di retroguardia sperando che qualche candidatura di bandiera permetta comunque di non essere esclusi dagli assessorati. Non ci siamo proprio.
Sia chiaro: non ho niente di personale contro Sala, semplicemente lo trovo incompatibile con la mia idea di Sindaco di Milano. Sarà una brava persona, ma il progetto politico con cui nasce la sua candidatura è antitetico rispetto a quello di Pisapia, che invece mi rappresentava.
Il mio problema più grosso è che chi dovrebbe rappresentarmi non capisce che li stanno pigliando a pesci in faccia. Come si può essere alleati con chi spinge in questo modo per Sala? E non stiamo parlando delle dinamiche nazionali che ho capito che non siete in grado di collegarle (come se il Sindaco di Milano non avesse valore nazionale...).
Che fare? Bah, credo proprio che non voterò alle primarie ed alle elezioni se dovessi votare, butterei via il voto su qualche listarella indipendente o magari considererei il M5S, che non mi piace ma pur di non darla vinta a 'sti qua. Però visto come sta messo il M5S a Milano sarebbe una scelta abbastanza irresponsabile, ma non è che stare con chi vuole Sala sia tanto meglio.

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Dell'improvvisazione

15/11/15

Mi piace raccontare storie. Io non sono molto bravo, non so far ridere. Mi piace farlo collettivamente, questo richiede teatro e improvvisazione. Mi piacciono le storie spesso surreali. Mi piacciono le storie che non sanno dove vanno e con una spallata o un soffio sbandano e vanno dove nessuno lo sa. Dove io non so, anche se ne sono un attore.

Mi piacciono le storie, surreali e divertenti, immaginare o drammatiche. Mi piace raccontarle per il gusto di raccontare. Il gusto di avere qualcuno che ti ascolta pendendo dalle tue labbra mentre cerchi di allungarla ancora un po' per il gusto di raccontarla. Vorrei poterne raccontare ancora di più di quelle che posso.

Mi piace condividere questa passione e insegnarlo agli altri. Mi piace che piaccia agli altri raccontare le storie. Mi piace condividere questo piacere. Insegnare un piacere ché la natura certe cose non ce le ha donate. Mi piace perché a me l'hanno insegnato, anche se il piacere già lo provavo.

Ricordo come fosse ieri che sceso dal palco la mia migliore amica mi disse che anch'io, che non sono un comico, ero riuscito a ottenere applausi a scena aperta per un paio di battute fulminanti. Anche questo è piacere. Non sono un comico, ma far ridere fa sempre piacere. Glutine, ti ci vorrebbe del glutine!

Ora lo faccio in inglese che qualche difficoltà me la pone, ma aiuta a affrontarne altre. Io non so che altre storie racconterò. Ce ne sono un paio che vorrei poter raccontare, ma per quelle avrei bisogno di un regista. Mi affascinano moltissimo Dario Fo, Paolo Rossi e Ascanio Celestini. Sogno che una di quelle mie storie sia un giorno raccontata da uno di loro. Sogno di essere su un palco con uno di loro. Mi capitò di essere su un palco con Giulio Cavalli, ma era per un'altra ragione, tutt'altro che teatrale. Magari...

Nutritemi di storie. Non alla saturazione che certe storie è bello viverle e riviverle, raccontarle e ri-raccontarle, raccontarcele e discuterne. Vengo da un arido mondo di ricerca con introduction, literature review, hypothesis, methodology, empirical analysis, conclusions, reference. Voglio storie che mi sorprendano portandomi dove non pensavo di arrivare. Non amo i treni pendolari, sempre la stessa strada, ma i pendolari mi piacciono già di più perché ogni volta re-inventano un percorso con nuove interazioni, nuovi amori ed una vita che scorre ai lati del treno ed ecco che già all'improvviso emerge una nuova storia...

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ecco, ho imparato

Certi errori generano storie molto interessanti, non bisognerebbe punirli. Lo dice Gianni Rodari in "Grammatica della Fantasia". Ho un rapporto non bello con Gianni Rodari: da bimbo non mi piaceva perché faceva storie troppo banali, troppo da bimbo per me che volevo essere subito grande. No, "Favole al telefono" proprio non mi piacevano come le altre cose che mia mamma cercava di propinarmi dicendo che erano le belle storie per i bambini. Io volevo essere grande!

E poi un paio di anni fa mi capita per le mani "Grammatica della Fantasia", l'unico saggio teorico di Gianni Rodari sulle sue storie e improvvisamente si apre un mondo. Forse perché io ho bisogno di teorie, di astrazioni e dalle storie io non so arrivare alle regole o senza l'intermediazione dell'astratto io non so fare mie le storie. Non so, ma fu amore riconciliandomi con il grande maestro.

Ora, un'amica lettone dice che da loro Rodari è un'istituzione, un riferimento, tutti lo conoscono e tutti i suoi libri sono stati tradotti. Io sono rimasto colpito. Io che l'ho sempre disdegnato scopro che una nata nell'Unione Sovietica conosce tutti quei libri che io ho sempre disprezzato. Come osate???? E' nostro! Di noi che non lo leggiamo più! Rodari è nostro e non vogliamo che nessun altro lo legga!

Quindi, la lezione è che leggerò a mio figlio le favole di Gianni Rodari, come mia mamma non riuscì a fare con me. Ammetto che potrei metterci un po' di improvvisazione alla mia maniera, ma prometto di farlo per rispetto ad un maestro della letteratura che non seppi capire quando ero giovane e dovevo ancora fare tanti errori.


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Probabilmente, ma intanto

02/11/15

Ritorno sul tema Capitale dopo la surreale situazione della sfiducia a Marino. Dunque, i corrotti hanno sfiduciato l'alieno-probabilmente-onesto. Alieno da Roma, alieno dalla politica e dalla capacità di amministrare, alieno al suo stesso partito, alieno dalle cricche di affaristi lungo il Tevere, alieno dalla capacità di far politica dentro un partito che non sia una politica di corrente, mediatizzata, altamente visibile e per nulla efficace. Tuttavia, l'alieno è forse inetto ma almeno onesto. Sicuramente corrotti sono gli altri che si spartiscono il potere del Campidoglio in una ridicola alternanza con chi porta un colore diverso, ma condivide la logica clientelare di appropriazione privata della cosa pubblica.

Tuttavia, il mio punto è un altro. Tutta questa vicenda non ha toccato minimamente i cittadini, quelli che in Campidoglio non ci vivono ma che dalle borgate si aspettano qualche miglioramento, qualcosa che non li renda più periferia, qualche mezzo pubblico in più, qualche opportunità lavorativa, qualche immagine che li renda orgogliosi del presente almeno valorizzando un passato che evidentemente non tornerà più. Tutta la vicenda-Marino è avvenuta a prescindere dalla politica che influenza i cittadini.

Bene, avanti il prossimo.

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