Di questa pandemia
07/07/20
Una delle cose che mi ha colpito di questo periodo é la mancanza di "incontri nuovi". Chiusi in confinamento, non abbiamo potuto incontrare "l'altro", un "altro" che fosse nuovo. Chiaro che c'erano ragioni di sicurezza piu' importanti, ma non ho avuto modo di incontrare nuovi amici, nuovi colleghi o anche solo nuove persone che non conoscevo. Ho finito per essere rinchiuso nel gia' noto, nel gia' conosciuto. Ovvio che la prima preoccupazione va per le persone piu' care, ma lo spazio per aprirsi al "non conosciuto" o, meglio, al "non ancora conosciuto". Che é importante, é importante poter conoscere quel che ancora non si conosce. Bruxelles non é l'Europa, Milano non é tutta l'Italia, la cittá non sono le zone periferiche e questa pandemia non ha colpito tutti nella stessa maniera. Ovviamente, io mi ritrovo molto nelle difficolta' di stare a casa con bimbi piccoli, i nonni lontani, mentre altre prospettive mi mancano. Poi, ho un lavoro che si puo' fare benissimo da casa, ma penso a quel pizzaiolo col ristorante appena aperto di fianco al mio ufficio. Il suo sguardo, con la moglie bloccata ad Alessandria da una brutta malattia, non lo dimentico facilmente. Non dimentico i preti che si sono ritrovati davanti ad altari telematici senza piu' il contatto umano. Ecco, il teatro mi ha insegnato quanto sia importante cambiare punti di vista, mentre la pandemia ha sclerotizzato il mio. Gli stessi che leggeranno queste parole sono in realta' persone che gia' conosco, a cui gia' voglio bene quindi, forse, io stesso sto utilizzando il canale sbagliato.
0 commenti:
Posta un commento