Di Genova, 20 anni dopo
21/07/21
Mi ricordo il G8 di Genova.
Ricordo bene che, dopo quei tragici fatti, qualunque pensiero critico sulla globalizzazione divenne impossibile perché venivi irrimediabilmente associato "a quello che voleva cambiare il mondo col casco e l'estintore".
Criticare la globalizzazione del libero scambio come dogma, del profitto come valore imprescindibile e della progettualizzazione come unica forma di lavoro divenne qualcosa da violenti, qualcosa da stigmatizzare, qualcosa che nessun benpensante avrebbe neanche piu' lontanamente preso in considerazione, neanche fra i presunti progressisti.
Ricordo bene che non si arrivo' per caso a quei tragici fatti. Ricordo il TG1 che continuava a dare visibilita' a Casarini, ricordo Scajola che voleva fare il duro, ricordo la tensione nei media che non aspettavano altro che la tragedia. E la tragedia, inevitabile, arrivo'.
Ricordo che dieci anni dopo quei fatti erano ancora vividi. Un pensiero critico sulla crisi scaturita da Lehman's Brothers veniva ancora etichettato come No Global, come "quelli con l'estintore", come tu non capisco che non c'e' alternativa alla globalizzazione.
In tutto questo, pero', trovo grande speranza nei movimenti rappresentanti da Greta Thunberg perché, finalmente, il pensiero critico puo' avanzare, spezzando il monopolio del pensiero unico liberista, globalizzato e per il libero scambio. Pensiero critico, per me, significa mettere in discussione il buon pensiero comune e questo puo' anche portare a commettere errori di giudizio, ma con la volonta' di chiedersi il perché di certe disuguaglianza, da dove viene una certa ricchezza e quali conseguenze avra'.
Ecco, se c'e' una cosa che ho imparato e' a non smettere di interrogarsi. Non aver paura di farsi domande, anche quelle sbagliate, non smettere di ragionare anche se ci si ritrova in mezzo a contesti violenti e se degli amici fanno errori. Il senso di giustizia non deve fermarsi.
0 commenti:
Posta un commento