d'un libro letto recentemente

29/08/10

Ho appena finito un buon libro di Enzo Bianchi sul tema del dialogo tra Credenti e laici. Un libro relativamente semplice, almeno rispetto ad altri libri dello stesso autore, su un tema di grande attualità e che, personalmente, trovo assolutamente centrale nel dibattito italiano.

Esiste un muro di incomunicabilità, contrapposizione e radicalizzazione a proposito di Cristianesimo, religione, Fede e spiritualità. Concetti diversi, ma ovviamente legati e vicini tra loro. Non voglio farne un'analisi accurata, né una recensione: mi limiterò a farne un commento. Ovviamente, usando il mio stile frammentato e spezzettato che mischia contenuti del libro da idee mie.

In Italia c'è l'idea di una Chiesa assediata che pretende di re-imporre la sua posizione di 'religione' ufficiale, di imporsi come base per il substrato etico della società. Un problema comune a altri paesi, ma ricordo che quand'ero a London lì la Chiesa aveva consapevolezza di essere minoranza e non aveva la pretesa di esser monopolista. In Inghilterra, non c'è l'idea di un'etica basata su valori religiosi, posizione che invece avanza tremendamente negli US.

In Italia mi sono accorto ci sia un clima che rende impossibile un confronto sereno, c'è una radicalità che mi mette molto a disagio. Gli spazi di confronto costruttivo sono estrememante ridotti, le posizioni già maturate e quindi non disposte a ulteriori spostamenti. Gli Italiani vivono come tante rocche o guelfe o ghibelline con pochissime "città" dove l'aria sia libera e si possa confrontarsi, al limite anche cambiare idea.

Un dialogo in cui ogni critica alla Chiesa provoca un inalberamento e una condanna di relativismo mentre, dall'altra parte, c'è un fastidio alla sola idea di poter lontanamente pensare che la Chiesa possa dire anche solo un fondo di cose che si possono condividere. Noto, con rammarico, che appena c'è qualcosa di condivisibile anche dai laici, subito si parla di eccezione nella Chiesa.

Un clima che impedisce il dialogo e, soprattutto, la maturazione di percorsi individuali e collettivi che possano portare a una crescita. La Cristianesimo e anti-religiosismo si sono fatti cattivi, aggressivi l'un l'altro armati pronti a menar fendenti a più non posso. Triste epoca dove l'Evangelizzazione è vissuta come colonizzazione dei barbari che, giustamente, si difendono. Ma i Barbari, quelli veri, apprezzarono e capirono i grandi valori dell'Impero romani. Oggi no.

Il miscuglio con la politica, gli affari, gli interessi nell'intreccio di gerarchie, lobby, porporati e elezioni crea un disgusto più che comprensibile. S'è perso uno spazio mite di confronto. La religione, intesa come istituzione mondana, si mischia a supporto di tutt'altri interessi. La Fede ridotta a merce interessata a raccogliere l'8 per mille.

Personalmente, provo grande insofferenza per questo clima e non posso non tacerne. Provo sofferenza per posizioni ormai irrigidite su fronti non disposti a capire la ragionevolezza delle posizioni altrui. Provo insofferenza nel non poter mai avanzare critiche da nessuna delle due parti. Si sta, in questo dialogo, come tifosi di calcio, nella miglior tradizione italiana, anche lì giran troppi soldi e lo spettacolo degrada facilmente.

Proseguendo la metafora, mi piacerebbe trovar l'entusiasmo dei primi calciatori: i Piola, i Meazza, Ferraris e il primo campionato italiano che si disputò in un solo giorno. Sì, ecco, chiudo i miei pensieri sparsi con questa riflessione: la Fede come la gioca di giocare a calcio, una gioia presa nella sua semplicità, come San Francesco ché di certo non era un teologo che avesse letto mille libri, ma una cosa bellissima che può decadere miseramente, anche per colpa di chi la pratica. No, forse questa metafora non è convincente, quindi dimenticatela.

Mi piacerebbe solo ritrovare quel clima che conobbi a London di maggiore semplicità, umiltà e apertura al dialogo in un clima di maggiore disponibilità. Almeno, a quella London che io incontrai e vissi. Corrono tempi cattivi e non c'è da esserne contento perché si perde, lentamente, un senso di umanità condivisa, un senso di fratellanza e Comunione, un senso di responsabilità comune, collettiva e condivisa.

Trovo curioso che l'Italiano ci dia tanti vocaboli con la "c".

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