all'età di 30 anni
02/08/10
L'Italia era, negli anni '70, la frontiera della Guerra Fredda. Paese politicamente debole, economicamente sostenuto dagli USA, tecnologicamente e industrialmente arretrato, avevamo avuto lo sviluppo grazie all'alleato a stelle e striscie interessato a mantenere la frontiera. L'Italia aveva scelto di stare da quella parte, ma era pur sempre una frontiera, era pur sempre un paese di forti contraddizioni socio-geografiche, di criminalità organizzata e corruzione.
Io credo che la Strage di Bologna sia stata fatta dai neo-fascisti su mandato della P2 e dei servizi deviati dello Stato. L'obiettivo era quello di mantenere uno stato di tensione e allarme per rafforzare l'autorità e il controllo. Credo che gli USA abbiano dato il beneplacito a questa strategia, con la condizione di non esserne direttamente coinvolti: è una strategia simile che usavano con le dittature sudamericane.
Io credo che gli 85 morti di Bologna siano il prezzo pagato perché "alcuni" restassero a capo dello Stato, perché non ci fossero dubbi sul fatto che ci fosse bisogno di loro, perché loro potessero acquisire maggiore potere. Credo che quelle persone siano morte come tante altre nella stessa strategia. Dove la strategia non è un piano, non sono azioni deterministicamente pilotate a priori, ma una serie di mosse con un certo fine: non è il determinismo degli scacchi, ma l'incertezza di una partita di calcio.
Io credo che 30 anni dopo si debba ricordare che ci sono state persone che hanno ucciso 85 italiani per poter mantenere il loro potere. Ricordare che per quelle persone quello è stato un prezzo giusto. Io credo ci sia un collegamento con le stragi degli anni '90, la stessa strategia anche se persone diverse.
Io credo che Cossiga dica un mucchio di cazzate e non ho alcun rispetto per il Presidente emerito. Credo che Cossiga sia stato il referente politico degli USA per questa strategia di tensione. Lui ha mandato i carri armati a Bologna, lui ha coperto i servizi segreti, lui depista le indagini. E lui non ha mai agito da solo. Se si pensa a cosa teorizzava la P2, tutto quel progetto assume una coerenza lapalissiana e inquietante.
Io credo che dopo 30 anni, lo Stato dovrebbe svelare i documenti che ha segretato e, se ci sono dei colpevoli che dello Stato furono architrave, bene li si processi perché lo Stato è dei cittadini, non di chi ci lavora.
Pregare perché il buon Dio sollevi il dolore per quelle morti, non mi basta. Il buon Dio ci mette alla prova perché Noi si assuma la responsabilità delle nostre azioni, come collettività umana italiana. In questo, dobbiamo agire senza interventi divini perché altrimenti sarebbe tutto fuori di Noi: è una questione tutta italiana.
Io credo che sarebbe meglio portare alla luce questa Verità, per tutti. Meglio anche per i colpevoli.
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