perché il ricordo di Voltaire non sia a tempi alternati

15/01/08

Non posso che essere contro chi contesta il Pontefice prima ancora che parli. Chi non condivide le sue idee dovrebbe riconoscere il diritto democratico, sancito già dal Voltaire, per cui "anche se non condivido cosa dici, lotterò fino alla morte perché tu abbia il diritto di dirlo". E' un diritto sacrosanto che quegli studenti e quei docenti della Sapienza dimenticano. Questo non significa che io condivida alcune posizioni in materia di Etica scientifica di Ratzinger, ma che è assolutamente legittimo l'averlo invitato all'inaugurazione dell'anno accademico.

Stamattina, andando in Università sono stato colto dal volantinaggio di CL Università che - giustamente, a mio avviso - difendeva il Pontefice dalla contestazione dei Collettivi della Sapienza (NB purtroppo ho il volantino solo in cartaceo e non l'ho trovato online).
Avrei profondamente condiviso il loro appello se non avessi avuto nella mente la contestazione, altrettanto secca ed oltranzista, che loro stessi avevano riservato al (allora neo-) Ministro Mussi in Statale a Milano al grido di "anche tu eri un embrione" e, peggio per incoerenza, "mancano soldi per le borse di studio" (NB la contestazione sulle borse di studio era risibile visto che, allora, era in carica da 2-3 mesi ed i soldi mancanti erano colpa della coppia Moratti-Formigoni, sulle vicende degli embrioni la contestazione era a valle del discusso provvedimento europeo sulla ricerca sulle staminali).

La tesi che voglio sostenere è che non si può riconoscere il diritto di parola solo a chi la pensa come noi, come pure amava affermare il buon Alfieri tanto per restare tra pensatori del XVIII secolo ("amo discutere solo con chi mi dà ragione") . La vera laicità è quella che fa parlare Mussi e Ratzinger, ma anche Giuliano Ferrara e Wladimir Luxuria, Mastella e Bondi, è anti-democratico invocare una laicità che faccia tacere il Pontefice o che difenda solo il suo diritto di parola negandolo a Mussi.

1 commenti:

Anonimo 16 gennaio 2008 alle ore 15:01  

Ciao Duca!
Premetto che io non mi sarei aggiunto al coro della protesta. Ma la considero lecita, democratica. E' anch'essa un'espressione di libertà. Sicuramente forte, dura e di pochi (67 docenti su circa 4000...non è nemmeno il 2%) ma pur sempre una libera espressione di dissenso. La domanda non è se l'università è pronta ad ospitare un autorità che si auto-proclama come assoluta. Lo ha già fatto, il 98% avrebbe ospitato il papa volentieri. E' il papa, è l'autorità assoluta che si è negata, rifiutando di parlare anche in presenza di un dissenso numericamente minimo. Negli stati uniti qualche mese fa il presidente iraniano Ahmadinejad ha tenuto un intervento alla Columbia University a NY. Sono successe le stesse identiche cose. Proteste e discussioni sull'opportunità di invitarlo, di dargli parola ecc ecc...ci sono state contestazioni, però Ahmadinejad ha tenuto il suo intervento. Ha affrontato il dissenso, non lo ha evitato. Anche lui si atteggia in modo assolutista, anche lui sfida molti dei principi di libertà caratteristici dell'università. Però ci è andato. E di sicuro aveva più del 2% di dissenso attorno a se. Riflettiamo anche su questo. Lo spazio era stato dato al papa. E' lui che lo ha rifiutato non ritenendolo degno della propria presenza. Questo mi sembra molto più grave di una lettera inviata da 67 docenti al rettore.

Ciao, Yoller

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