Dell'emigrazione italiana
20/11/08
Agli inizi del '900 gli Italiani emigravano da un paese arretrato: poca la gloria, la miseria abbondante. Sognavano la loro patria al fine dignitosa, mentre loro si sudavano una nuova esistenza in terra straniera. Il Fascismo sembrò loro la consacrazione della grandeur all'italiana, ché Noi manco abbiamo una parola per questo sentimento. Gli emigrati si identificavano e sono rimasti tendenzialmente da quella parte politica, con gli opportuni adeguamenti temporali. I piedi esprimevano non un voto, ma la fame, l'istinto di sopravvivenza.
Oggi, l'emigrazione italiana pesca non solo dalle regioni arretrate, al contrario Roma e Milano sono i centri di questa massiccia diaspora. Non poveri contadini, ma un ceto medio che scappa da un paese di scarse prospettive e incerta condizione civica. I nuovi migranti sono laureati, sognano non la ricchezza, ma una patria un po' migliore. Si scontrano con le colonie di Little Italy che incontrano, loro che sono giovani e cittadini del mondo, loro a cui non la miseria ma la mancanza di futuro li ha fatti migrare perché oggi, diciamolo, non è il presente il problema dell'Italia.
3 commenti:
uè vecchio burocrate seminobile :-)
come stai?
http://ilbuoncaffe.blogspot.com/
anche il presente non è il massimo, comunque
x vicious
tutto bene grazie, anche se ora sono a Londra, quindi probabilmente per questo va bene.
x alsam
l'emigrazione e' la scelta razionale.
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