poesia | logistica

23/12/09

Niente di più bello. Una calda serata con fuori la neve. E poi, seppur un po' contro voglia perché stavi bene e perché fuori fa freddo, uscire camminare in una bellissima Milano di notte con 20 cm di neve fresca. Ché per poco Milano sembra Trento, le vie strette del centro storico medievale evocano il Gamla Stan, ma qui non c'è il mare. I palazzi delle istituzioni ammantati di soffice delicatezza, loro che nati in altri tempi rappresentano la mia Repubblica.
Camminare nella neve alta e freschissima. Incontrare un uomo che porta fuori il cane. La solidarietà di chi cammina a tarda notte; il pensiero più dolce per chi è al calduccio tra le coperte. Ma non si immaginino scene di tempeste di neve, Milano era calmissima, elegante, come una bella donna che non ha vergogna nel mostrarsi elegantemente nuda davanti a Tiziano, Manet o Picasso.
Non ho preso alcuna foto perché niente può sostituire il dolce sentimento del camminare nella neve fresca, insolitamente alta per Milano. Manco fosse Trento...

[fine parte poetica]
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[inizio parte logistica]

Con così tanta neve, è normale che il sistema vada in tilt. Succede praticamente ovunque nel mondo e, credo, sempre sarà così. Non lamentiamoci che questo succeda solo in Italia. Ho visto London andare in crisi totale per meno della metà della neve. Non discuterò di errori, limiti, leggerezze che pure ci saranno stati. Ma da quel che so anche altri paesi restano paralizzati in condizioni così estreme.
Quello che probabilmente manca (gravemente) in Italia è la cultura dell'emergenza e del prendersi cura dei propri passeggeri, del fatto che siano persone bloccate al freddo di stazioni e aeroporti. Ché una coperta, un thé, un biglietto rimborsato sono cose da fare per non dare l'idea di speculare sull'emergenza. Un'attenzione al passeggero che manca, quello sì.

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