D'Italico lignaggio

17/03/11

L'Italia dei miei avi, quelli da cui eredito il cognome, era un'Italia umile e povera, che viveva ai piedi dell'Appennino Tosco-Emiliano. Avevamo studiato ed avevamo imparato a fare strade, ponti e parlar di legge ché Bologna era la nostra Università, ché noi ci siamo inventati cosa sia un'università!
Gente umile ché i potenti, le teste coronate o anche solo quelle con la papalina erano gente lontana. A noi la terra e la pesca da mangiare, ai nostri vicini e il mare con la pesca per mangiare. Giochi di parole per una terra che aveva la nobiltà delle antiche vestigia di un tempo mitico, andato e sempre rinverdito in un filo culturale stridente con la povertà di molta gente.

L'Italia di mio nonno era finalmente unita, ammessa al tavolo dei potenti più per il suo lignaggio che per la sua nobiltà. Un vecchio parente nobile che torna, anche se povero in canna. Ma grande dignità in quella piccola Italia ancora disorientata e incerta sul dafarsi. E quell'Italia cadde vittima del suo disorientamento e dello scroprirsi incapace di esser se stessa. Cadde nella pagina più brutta della sua storia, cadde contagiando molti altri con la peggior invenzione politica che l'Italia potesse partorire. Mio nonno era persona semplice e di lui ho pochissimi ricordi: la sua Italia si scoprì però vincente.

L'Italia di mio padre è un calciatore che alza la coppa. La sua classe, lo spunto naturale sulla fascia, saltare l'uomo e ritrovarsi a infilare un gol che fino a un istante fa era impensabile! E' l'Italia dei Piola, Meazza, Ferraris, ma anche Scirea, Riva, Rivera e Paolo Rossi. Maldini e Roberto Baggio. E' l'Italia arrogante di Alberto Tomba e della gioia di andare in Lambretta. E' l'Italia di Mike Bongiorno ché le cose migliori le prendiamo dall'estero, almeno si pensa così. E' un'Italia che per la prima volta si scopre adulta: il seno non più abbozzato, ma finalmente maturo e le prime volte a truccarsi. Appena un po' di audacia e la gonna si accorcia a mostrare quello che prima si faceva vedere più che altro per povertà...

A me è arrivata un'Italia di campioni ché - però - sapendo di esser campioni, non si allenano e arrivano alle sfide decisive per il campionato col fiato corto e le gambe pesanti. La cicala che si fidava del suo talento ora fatica e il dribbling non basta più. Beccalossi stanco sbaglia davanti al portiere mentre la Lambretta, senza manutenzione, arranca sui colli bolognesi. La TV è al plasma, ma un libro tiene sù il comodino che traballa.

W l'Italia, l'Italia dell'Amore e l'Italia degli Italiani. L'Italia che parla Italiano sbagliando le regole che si è data.
W l'Italia che soffre e si dispera. L'Italia, paese incosciente e irresponsabile. L'Italia creativa ché non ha bisogno di allenarsi e l'Italia degli Ingegneri geniali.
W l'Italia che crede nell'Europa ma poi si dimentica di fare i compiti. L'Italia dalle mille parole, dalla rosa per la ragazza che gli piace e quella pasticciona che arriva tardi al primo giorno di lavoro.
W l'Italia, assurda e contraddittoria: bellissima nel paesaggio ché gli piace distruggere a più non posso!
L'Italia dove le donne sono belle anche se sono mediocri e quella dove l'immagine non conta però...
L'Italia papale e fintamente cristiana, l'Italia sincera ed eroica di don Milani e Danilo Dolci, di Falcone e di Borsellino, di Beccalossi. L'Italia di ieri, con i peggiori Re che pure ci siamo meritati e l'Italia dei soldi sotto al materasso. W l'Italia bianca rossa e verde ché noi il Tricolore lo chiamiamo con l'ordine sbagliato e l'Italia gialla, blu e arancio ché se troviamo un accostamento più bello... no, almeno il Tricolore quello non lo cambiamo.
W l'Italia, ma non auguro cento di questi giorni ché mi paiono pochi.
W l'Italia, ma soprattutto gli Italiani ché a noi piace moltissimo parlare del nostro paese, ma non accettiamo che nessuno venga a spiegarcelo. Noi ché copiamo ai compiti in classe e detestiamo valutazioni e controlli ché tanto sappiamo che le cose le abbiamo fatte bene e non c'è bisogno di altro. E spesso è vero, spesso no.
W l'Italia degli Italiani che non sono più in Italia, di tutte le generazioni intendo.
W l'Italia assonnata che, stanca, va a dormire.

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